Giorni della Merla, i più freddi dell’anno

 

“Se li gljorni de la merla voli passà, pane, pulenta, porcu e focu a volontà!

(Proverbio marchigiano)

 

“Se vuoi passare bene i giorni della Merla, pane, polenta, maiale e focolare acceso a volontà”: ecco il significato del proverbio di cui sopra. Il 29, il 30 e il 31 Gennaio sono i cosiddetti “Giorni della Merla”, i giorni più freddi dell’anno. VALIUM ne ha parlato diverse volte (leggi qui l’articolo del 2022), ma è sempre affascinante approfondire questa tradizione che affonda le radici nel folclore italiano: mitologia, leggende e proverbi si fondono in un amalgama antichissimo e molto suggestivo. La merla è la protagonista assoluta dei racconti popolari in questione. Nella leggenda più diffusa, sfoggia un piumaggio immacolato e viene puntualmente presa di mira da Gennaio, che quando la vede uscire dal suo nido scatena tempeste di neve, gelo e vento di tramontana. La merla, stanca dei suoi dispetti, mette in atto un piano: il 31 Dicembre fa provviste in abbondanza e si ripromette di chiudersi in casa finchè il nemico non se ne andrà. Il 28, all’ epoca l’ultimo giorno del mese, esce però dalla sua tana per sbeffeggiarlo. Gennaio si infuria come non mai. Chiede in prestito tre giorni a Febbraio e provoca una tremenda bufera. La merla è costretta a rifugiarsi in un comignolo, dove rimane fino al 31 Gennaio. Riesce a salvarsi, ma quando fuoriesce di lì si accorge che le sue piume sono completamente, irrimediabilmente nere a causa del fumo…Questa photostory è un omaggio ai giorni della Merla: predominano la neve, il ghiaccio, il gelo, i paesaggi imbiancati. I colori ricorrenti sono il bianco, il grigio e il marrone. Lo stesso bianco che si associa sì alla tonalità della neve, ma anche a quella del cielo “nordico” e glaciale di Gennaio. E in questo cielo immenso, monocorde, lasciamo vagare lo sguardo mentre un freddo pungente ci raggela il viso.

 

 

 

Buon Natale

 

” E così il pastore vide che l’uomo non aveva nemmeno una capanna: la donna e il bambino erano in una grotta, dove non c’era nient’altro che le nude e freddi pareti di roccia. Pensò che quel povero bambino innocente poteva morire congelato in quella grotta e, per quanto fosse un uomo duro, si commosse e gli venne voglia di aiutarlo. Si sciolse il sacco dalla spalla, tirò fuori una morbida e candida pelle di pecora e la diede al forestiero perchè ci facesse dormire dentro il bambino. Ma proprio nel momento in cui mostrò che anche lui poteva provare compassione, vide ciò che non aveva potuto vedere e sentì quel che non aveva potuto sentire prima. Vide che intorno a lui c’era un fitto cerchio di piccoli angeli dalle ali d’argento. Ognuno teneva in mano uno strumento a corda e tutti cantavano a voce spiegata che quella notte era nato il salvatore, che avrebbe redento il mondo dalle sue colpe. Allora capì che tutte le cose erano così felici quella notte che non volevano fare alcun male. E non era solo intorno a lui che c’erano angeli, li vide ovunque: seduti sulla grotta e sulla montagna e in volo sotto il cielo. Arrivavano a frotte e, passando, si fermavano a gettare un’ occhiata al bambino. C’era un tale giubilo, e gioia e canti e giochi, e tutto questo il pastore lo vide nella notte buia, dove prima non poteva distinguere nulla. Ed era così felice che i suoi occhi si fossero aperti che cadde in ginocchio e ringraziò Dio. “

Selma Lagerlof, da “La notte di Natale”

 

 

Fate

 

“Le fate tengono i loro grandiosi balli all’aria aperta, in quelli che vengono chiamati Cerchi delle Fate. Dopo, per settimane, è possibile vedere i cerchi impressi sull’erba.”
(James Matthew Barrie)

 

Manca poco più di un mese a Yule, il Solstizio d’Inverno, e qualcosa di fatato aleggia nell’ aria. Il freddo è pungente, il cielo si fa maestoso: tingendosi di nuance che alternano il grigio perla, il grigio piombo e il rosso del tramonto, instaura una perfetta armonia con la solennità dell’universo. Il fuoco crepita nel camino, il fumo svolazza dai comignoli sospinto da folate di vento. Nel bosco, dove l’odore della terra umida si mescola a quello della resina e degli aghi delle conifere, vagano presenze affascinanti e misteriose. Sono le Fate, creature del “Piccolo Popolo” (“Sidhe” in lingua gaelica) che include anche i Folletti, gli Elfi, gli Gnomi e i Goblin. Il termine latino “fatae”, in italiano antico “dame fatate”, designava coloro che dirigono il Fato; da esso derivarono il francese “faie” e l’ inglese “fairy”, che alcuni fanno però risalire a “faierie”, vale a dire “incantamento”. Le Fate usano i propri poteri a scopo benefico, si dice che proteggano i bambini. Sono magnanime, ma al tempo stesso vanitose ed egocentriche. La permalosità che le contraddistingue può spingerle a gesti inconsulti e a tramutare le benedizioni che elargiscono in terribili maledizioni. Fisicamente hanno sembianze femminili e lineamenti delicati, pressochè perfetti. Tuttavia, sono in grado di trasformarsi e di assumere qualsiasi aspetto. La leggenda vuole che dimorino in splendidi palazzi sotterranei e che qui permangano persino dopo la loro morte, sebbene vantino una vita secolare. Sono proprio le Fate ad accompagnarci lungo il percorso verso Yule, un tragitto costellato di potenti vibrazioni cosmiche e di ammalianti incantesimi: seguitele in questa nuova photostory (da notare il motivo ricorrente del fuoco, emblema di rigenerazione, purificazione e metamorfosi).

 

 

Foto via Unsplash e Pixabay

 

Rinnovarsi

 

” Non si stancava mai di guardare sorgere il sole: rosso acceso, dorato, lavato nelle acque del grande mare. Il sole nascente gli ispirava sempre lo stesso pensiero: a differenza dell’astro celeste, il figlio dell’uomo non si rinnova mai e per questo è destinato alla morte. L’uomo ha ricordi, rimorsi e rancori che si accumulano dentro di lui come strati di polvere finché gli impediscono di ricevere la luce e la vita che discende dal cielo. Il creato, invece, si rinnova costantemente. Se il cielo si rannuvola, poi si rasserena. Il sole tramonta, ma ogni mattino rinasce. Le stelle o la luna non recano le tracce del tempo. La continuità del processo di creazione della natura non appare mai tanto ovvia come all’alba, quando cade la rugiada, gli uccellini cinguettano, il fiume s’infiamma, l’erba è umida e fresca. Felice è l’uomo che sa rinnovarsi insieme al creato. “

Isaac Bashevis Singer, da “Racconti”

 

 

 

L’aquilone

 

L’azzurro di certe giornate in cui il cielo ti fa venire voglia di diventare un aquilone.
(Ferzan Ozpetek)

Due sorelle (gemelle) immerse nella natura del grande Nord. Capelli biondo cenere, abiti bianchi per riflettere la luminosità del sole estivo, il verde rigoglioso tutto intorno. La voglia di giocare con la loro specularità fisica, di sperimentare sensazioni quasi mistiche nella quiete del bosco. E poi, all’ improvviso, un guizzo di giocosità: un aquilone azzurro come il cielo che le spinge a correre nei prati, a calpestare l’ erba a piedi nudi, per farlo librare in volo e vederlo danzare con il vento…supremo emblema di libertà senza limiti nè confini.

Vi auguro buon weekend con la nuova photostory di VALIUM.

 

Foto di Cottonbro via Pexels

Arriva la Superluna del Cervo, la più grande e splendente dell’ anno

 

Guardatela bene, stasera, perchè una luna così grande non la vedrete più. Almeno nel 2022. Ad essere precisi, sarà una Superluna vera e propria: questa definizione, infatti, viene utilizzata per indicare un plenilunio al perigeo (nel punto, cioè, di maggior vicinanza tra la Terra e l’orbita lunare), una distanza solitamente quantificabile in circa 362.000 km. La Superluna del Cervo, così è stata chiamata la protagonista del cielo del 13 Luglio, raggiungerà il perigeo stamattina piazzandosi “solo” a 357.263 km dal nostro pianeta. Qualche ora dopo, esattamente alle 20.37, si tramuterà in una luna piena spettacolare, enorme e luminosa. In quel momento, la Superluna del Cervo si troverà a una distanza di 357.418 km dalla Terra. Ma perchè questo nome così particolare? Il motivo va ancora una volta ricercato nelle tradizioni dei nativi americani: Luglio è notoriamente il mese in cui i cervi rinnovano le proprie corna, un fenomeno che collocava la Superluna in un preciso ambito temporale. Tuttavia, non tutte le tribù le affibbiarono la stessa denominazione. Di volta in volta fu chiamata Luna di Bacche, Luna di Salmone, Luna Muta, Luna di Lampone…Dirvi come osservarla è superfluo. Basterà volgere lo sguardo a Sud-Est, e la Superluna del Cervo apparirà in tutto il suo splendore. L’ importante è che il cielo si mantenga il più possibile privo di nuvole, ma il sole che brilla sull’ Italia in questi giorni è una garanzia: vi consiglio di non perdervi per nulla al mondo lo straordinario show astrale che il cielo ci regalerà stasera!

Nel cielo color di rose

 

” Quando risuonarono le sette alla cattedrale, c’era una stella sola e limpida nel cielo color di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati. Non sopportai oltre. Presi il telefono col cuore in gola, composi i quattro numeri molto lentamente per non sbagliarmi, e al terzo squillo riconobbi la voce. “

Gabriel Garcìa Màrquez, da “Memoria delle mie puttane tristi”

Le storie del cielo

 

” La neve cadeva pesante, approfondiva il silenzio, veniva immediatamente dal cielo e portava con sé un mistero inesplicabile. Qualche fiocco restava appeso alla finestra e sembrava una piccola stella piena di luce. Altri cadevano sul davanzale e coprivano lentamente le briciole che aspettavano gli uccelli. Una volta pregai la nonna: «Nonna, raccontami anche una storia del cielo». Allora la nonna domandò: «Perché anche?». «Perché la neve viene di lassù e dice sicuramente che in cielo è tutto bianco». Allora la nonna raccontò storie del cielo; ma raccontava anche molto dei suoi ricordi di gioventù e le storie del vecchio mulino e delle magiche foreste. “

 

Adrienne Von Speyr, da “Dalla mia vita – Autobiografia dell’ età giovanile”

 

 

 

 

 

Arriva la Luna del Castoro, e ci regalerà l’eclissi parziale più lunga del secolo

 

Gli straordinari spettacoli lunari dei mesi scorsi si preparano a ravvivare anche il cielo d’Autunno. Annotatevi subito la data del 19 Novembre, perchè si verificherà un evento importantissimo: l’ eclissi parziale di luna più lunga del XXI secolo. Si parla esattamente di un’ “eclissi di microluna”, perchè l’ astro d’argento sarà prossimo all’ apogeo (il punto del suo moto orbitale che dista maggiormente dalla Terra) e apparirà, quindi, piccolissimo. L’ eclissi riguarderà la “Luna del Castoro”, che i nativi americani così appellarono in quanto coincideva con il periodo in cui erano soliti cacciare i castori per poi creare le pellicce che li avrebbero protetti dal gelo invernale. La Luna del Castoro è la luna piena dell’ Autunno, l’ultimo plenilunio prima dell’ arrivo della stagione fredda. Il cono d’ombra della Terra, durante l’eclissi, oscurerà il 97% della superficie lunare: questo fenomeno avverrà poco prima del tramonto dell’astro. Alle 7.02 del 19 Novembre inizierà la fase di penombra del nostro satellite naturale, mentre l’eclissi vera e propria avrà luogo a partire dalle 8.18 e raggiungerà il suo culmine alle 10.04 del mattino. Alle 11.47 lo spettacolo cosmico giungerà al termine, concludendosi definitivamente alle 13.03. La durata dell’ eclissi ammonterà, in totale, a ben 3 ore e 28 minuti, ma in Italia – purtroppo – non sarà visibile ovunque. Solo in regioni del Nord come la Lombardia, il Piemonte, la Val dAosta, la Liguria, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige risulterà distinguibile qualche minuto della fase di penombra, mentre in America, nell’ Europa Settentrionale, in Asia e nell’ Oceano Pacifico l’evento potrà essere ammirato nella sua interezza. 

 

 

La Luna del Castoro si troverà all’ apogeo tra il 20 e il 21 Novembre, precisamente alle ore 3.15: al confronto con le Superlune avrà dimensioni mini (la sua distanza dalla terra raggiungerà i 406.275 km), ma osservarla sarà altrettanto magico. Per goderci il plenilunio, invece, basterà scrutare il cielo alle 9.58 del 19 Novembre. E grazie a Dio, quello potremo vederlo tutti indistintamente! Nel frattempo, è stata già diffusa la data della prossima eclissi totale di luna: bisognerà pazientare un po’, perchè è prevista per il 16 Maggio del 2022.

 

Ottobre e il popolo dell’ Autunno

 

” In primo luogo era ottobre, un mese eccezionale per i ragazzi. Non che tutti i mesi non siano eccezionali. Ma ce ne sono di buoni e di cattivi; come dicono i pirati. Prendete settembre, un mese cattivo: cominciano le scuole. Considerate agosto, un mese buono: le scuole non sono ancora incominciate. Luglio, ecco, luglio è veramente splendido: niente scuola. Giugno, senza dubbio, giugno è il migliore di tutti, perchè le porte delle scuole si spalancano e settembre è lontano un miliardo di anni. Ma adesso guardate ottobre. Le scuole sono cominciate da un mese, e voi ve la prendete più calma, tirate avanti. Avete il tempo di pensare all’ immondizia che scaricherete sul portico del vecchio Prickett, o al costume da scimmia che indosserete alla festa dell’ YMCA l’ ultima sera del mese. E se è già il 20 ottobre e tutto odora di fumo e il cielo è color arancio e grigio cenere al crepuscolo, sembra che Halloween non verrà mai, in una pioggia di manici di scopa e in un fiottare sommesso di lenzuola agli angoli delle strade. Ma in un anno strano, buio, lungo e assurdo, Halloween venne in anticipo. Un anno Halloween venne il 24 ottobre, tre ore dopo mezzanotte. A quell’ epoca, James Nightshade, che abitava al 97 di Oak Street, aveva tredici anni, undici mesi e ventitrè giorni. Il ragazzo che abitava alla porta accanto, William Halloway, aveva tredici anni, undici mesi e ventiquattro giorni. Entrambi stavano per raggiungere i quattordici anni: già i quattordici anni tremavano nelle loro mani. E poi vi fu quella settimana d’ottobre in cui divennero adulti di colpo e non furono mai più giovani…”

 

Ray Bradbury, da “Il popolo dell’ autunno”