La colazione di oggi: bomboloni alla crema all’alba, nel baretto sulla spiaggia

 

Lasciamo da parte, per una volta, proprietà e benefici: la prima colazione di oggi non è particolarmente salutare per l’organismo, ma lo è per il palato e per il morale. Dopotutto, a Ferragosto è cosa buona e giusta fare un’ eccezione! E quale eccezione più ghiotta del bombolone? Colazione vacanziera per eccellenza, rimanda a notti di divertimento totale che culminano nella classica abbuffata di krapfen sulla spiaggia al sorgere del sole. In pochi, credo in pochissimi, riescono a resistere all’ appeal dei bomboloni. Pensate di affondare i denti nella loro pasta soffice, gonfiata a dovere, e subito dopo di immergerli in un delizioso ripieno di crema…Chiamatela coccola o gratificazione, ma per celebrare l’ apogeo dell’ estate il bombolone è l’ideale. Anche la location dove solitamente si consuma, trasuda fascino. Perchè il baretto sulla spiaggia è uno dei luoghi “fronte mare” che VALIUM adora e a cui sta lasciando sempre più spazio. Attraversare la notte senza chiuder occhio per godere della magia estiva è un’ esperienza che merita di essere conclusa con una colazione del genere. Significa estasiarsi davanti all’ alba assaporando un alimento dalla dolcezza smisurata, mai scontata e sempre invitante.

 

 

Descriverlo è superfluo: il bombolone è un dolce fritto tondeggiante e soffice, ricoperto di zucchero a velo e ripieno (almeno in Italia) di crema pasticcera. Gli ingredienti utilizzati per prepararlo sono il latte intero, l’uovo, i torli d’uovo, la farina di grano tenero, lo zucchero granulare, lo zucchero a velo, il lievito di birra, il burro, lo strutto e una buccia di limone grattugiata. Per inserire il ripieno, dopo la cottura, ci si serve di una siringa o di una tasca da pasticcere. Il risultato finale? Una vera e propria bomba di energia e golosità.

 

 

Come ho già accennato, il bombolone non è il top a livello nutrizionale. E’ energetico e contiene molti nutrienti, certo, ma i grassi saturi e il colesterolo di cui è ricco, le uova e i carboidrati presenti nella crema pasticcera, il saccarosio in dosi massicce e il procedimento di frittura innalzano moltissimo i suoi valori calorici. Evitatelo se soffrite di colesterolemia, diabete, patologie del metabolismo o siete in sovrappeso. Per il resto, via libera all’ ingordigia sfrenata, con la consapevolezza che possiamo concederci uno sfizio una tantum senza troppi sensi di colpa. In particolare a Ferragosto.

 

 

Siamo arrivati, come di consueto, alle curiosità e ai cenni storici. Il bombolone nasce in Austria con il nome di “krapfen”. Il Congresso di Vienna del 1815 è alle porte quando la pasticcera  Cäcilie Krapf decide di commercializzare un nuovo dolce: la forma che richiama una frittella fa sì che venga battezzato “krafo” (“frittella” in tedesco antico), ma a tutt’oggi non è chiaro se il termine “krapfen” derivi da quest’ ultimo o dal cognome della sua inventrice. A Vienna, in occasione del Congresso, il krapfen riscuote un successo enorme: ne vengono divorati oltre dieci milioni. Al tempo stesso, in Austria diventa un must della pasticceria carnascialesca; dire “krapfen” equivale a dire “dolce tipico del Carnevale“. Eppure, pare che le sue reali origini risalgano a tempi molto più remoti. Gli antichi romani lo chiamano “Globuli” e lo guarniscono con miele e semi di papavero. Il Globuli trionfa durante i baccanali, quando viene festeggiato l’ Equinozio di Primavera. Nel 150 a.C. già furoreggia e si guadagna la nomea di dolce afrodisiaco. Se a Roma è legato ai dissoluti riti dionisiaci, secoli dopo, a Vienna, il krapfen rimanda a situazioni più romantiche. Agli inizi del ‘900 una tradizione contempla che si chieda la mano di una donna invitandola a condividere uno di questi tondeggianti dolci. Se accetta, il suo gesto ha la valenza di un fidanzamento ufficiale. Ma chi rinuncerebbe mai, d’altronde, alla delizia di un bombolone ripieno?

 

 

 

 

 

Equinozio di Primavera

 

Buon Equinozio di Primavera! Oggi, la Primavera fa il suo ingresso ufficiale. Giorno e notte avranno una durata identica – Equinozio deriva dal latino “aequus nox”, ovvero “notte uguale” – e il Sole, giunto allo Zenit dell’ Equatore, irradierà i suoi raggi perpendicolarmente rispetto all’ asse di rotazione terrestre. In sintesi, l’Equinozio rappresenta il preciso istante in cui il movimento della Terra attorno al Sole coincide con il posizionamento di quest’ ultimo allo Zenit. Ma l’ Equinozio non è solo astronomia: l’ arrivo della bella stagione è associato a miti, rituali e leggende che risalgono alla notte dei tempi. Non è difficile immaginare, infatti, che il trionfo della luce sul buio e il risveglio della natura abbiano assunto delle forti connotazioni simboliche presso le civiltà più antiche. In Mesopotamia, secoli e secoli orsono, l’ Equinozio di Primavera e il Capodanno combaciavano: rappresentavano entrambi un nuovo inizio. Nel mondo occidentale, dove un numero incalcolabile di popoli celebrava  i cicli della Natura con feste e rituali, il mito della Dea Persefone riveste un’ importanza fondamentale. Racconta la leggenda che Persefone, figlia di Demetra (la Dea della Madre Terra), venne rapita da Ade, il signore dell’ Oltretomba, che la portò con sè negli Inferi. Demetra ne fu così addolorata che minacciò di condannare la Terra alla distruzione, se sua figlia non avesse fatto ritorno.  Zeus ordinò quindi che fosse liberata. Ma quando Persefone riabbracciò sua madre, Demetra si accorse che era ormai una donna, non più la sua bambina. Allora, Zeus stabilì che Persefone avrebbe trascorso metà dell’ anno nel Regno dei Vivi, con Demetra, e l’ altra metà con Ade nelle profonde viscere della terra. Fu così che la natura divenne ciclica e che ebbero inizio le quattro stagioni. La Primavera celebrava, al tempo stesso, la natura che rifiorisce e il ritorno di Persefone, che riportava la vita e ripristinava il rinnovamento. In onore di Demetra e di sua figlia, nella Grecia antica si istituirono i Misteri Eleusini: si svolgevano da metà Febbraio a metà Marzo ed erano riti misterici di tipo iniziatico che accompagnavano gli adepti alla scoperta della Conoscenza, della Verità e dell’ Immortalità. Le due Dee, emblemi di fertilità e rinascita, si identificarono per sempre con la bella stagione. L’ Equinozio era una data cruciale anche per gli antichi romani, che proprio a Marzo (il mese dedicato al dio Marte, padre di Romolo e Remo) facevano iniziare l’ anno,  mentre i nordici Celti preferivano festeggiare la rinascita a Beltane, il 1 Maggio.

 

 

Al di là dei resoconti storici, comunque, ciò che conta è la valenza simbolica dell’ Equinozio di Primavera, chiamato Ostara dai popoli germanici (dal nome di Eostar, Dea della fertilità) e Alban Eiler, “Luce della Terra”, in lingua gallese. Alle connotazioni di rinascita e ritorno della luce si affianca quella di un’ unione cosmica tra divinità maschile e femminile: il Dio Sole e la Dea Terra si accoppiano, la loro fusione è sinonimo di vita. Un’ antica tradizione equinoziale prevedeva che si accendesserò dei falò in collina, la cui durata sarebbe stata direttamente proporzionale alla fecondità del terreno. L’ Equinozio rappresenta anche una svolta che ci riguarda personalmente, che coinvolge la nostra esistenza e la nostra interiorità. A Alban Eiler rinasciamo a nuova vita: è il momento di fare progetti, di concretizzare i sogni, di andare incontro ai sentimenti senza remore. Dovremmo sentirci un tutt’ uno con la natura che germoglia, sbocciare a nostra volta per seguire questo flusso rigoglioso e inarrestabile. L’ Universo è in armonia perfetta. Le ore diurne e notturne si equivalgono, il sole torna a splendere e la terra a rinverdirsi.

 

 

Ostara, inoltre, è il nome da cui deriva il termine Pasqua nelle lingue germaniche: in tedesco Ostern, in inglese Easter. Ciò rimanda all’ opera di sostituzione e di “riassorbimento” adottata dalla chiesa cristiana nei confronti delle ricorrenze pagane. Nel 325 d.C., il Concilio di Nicea stabilì di contrapporre le celebrazioni per la risurrezione di Cristo ai rituali in onore del riveglio della natura; la Pasqua, di conseguenza, fu fissata alla domenica successiva al primo plenilunio dopo l’ Equinozio di Primavera. A Ostara i popoli germanici inneggiavano alla Dea della fertilità con l’ accensione di un cero, emblema della fiamma dell’ esistenza, che veniva fatto ardere nei templi fino all’ alba. A proposito di Ostara, sapete quali sono i suoi colori? Tonalità pastello come il rosa, il celeste, il giallo, il verde. Suoi caratteristici simboli sono invece le uova, i nidi delle lepri, la luna nuova e le farfalle. Non vi ricordano un po’ le cromie e l’ iconografia tipicamente pasquali? Per concludere, alcuni elementi collegati al significato spirituale dell’ Equinozio: un’ audacia, un entusiasmo, una gioia di vivere rinnovati che portano al desiderio di abbracciare nuove svolte e nuovi progetti. La positività, l’ apertura nei confronti degli altri, l’ evoluzione, l’ incremento della consapevolezza di sè. Vi auguro di far vostri questi input, e che possiate trascorrere un Equinozio di Primavera assolutamente speciale.

 

John William Waterhouse, “Gather ye rosebuds while we may”, 1909

John William Waterhouse, “A song of Springtime”

John William Waterhouse, “Spring spreads one green lap of flowers”, 1910

John William Waterhouse, “Persephone”, 1912

 

 

 

Foto: quinta immagine dall’ alto via Sofi, “Ida Rentoul Outhwaite, “Spring””, from Flickr, CC BY-NC 2.0

Aspettando l’ Equinozio di Primavera

 

Istanti che mi affascinano da sempre. La luna è ancora alta, ma il cielo della notte si accende dei primi chiarori. Il buio sfuma in un azzurro intenso e poi in un caleodiscopio di rosa, lilla, arancio tenue. E’ l’ alba che sorge, un momento di transizione intriso di magia: non è più notte, non è ancora giorno. La luna continua a splendere, a vegliare su di noi, a intrigarci con il suo bagliore argentato…mentre la misteriosa notte si diluisce nell’ atmosfera eterea che precede il nascere del sole. Stay tuned su VALIUM per goderti il percorso verso l’ Equinozio di Primavera: sarà un cammino incantato, un itinerario che ci accompagnerà alla scoperta della nuova stagione e dei suoi sognanti colori.

 

 

 

Buon Equinozio di Primavera

 

Vieni, Primavera, vieni

a svelare la bellezza del fiore

celata nel bocciolo

tenero e delicato.

Lascia cadere le note

che porteranno i frutti,

e passa con cura il tuo pennello

d’oro di foglia in foglia.

 

(“Scintille”, Rabindranath Tagore)