La Contessa Pinina Garavaglia per Adriana Hot Couture: un’icona sulla passerella di uno dei brand più iconici della Milano Fashion Week

 

Prima di trasferirci a Parigi per ammirare le collezioni Primavera Estate 2022 presentate nella Ville Lumière, un approfondimento sulla Fashion Week milanese è d’obbligo. Soprattutto perchè voglio annunciarvi una favolosa news: la Contessa Pinina Garavaglia, che i fan di VALIUM conoscono benissimo anche grazie alla sua presenza ricorrente in questo blog, ha sfilato nelle vesti (è il caso di dirlo) di super special guest del brand Adriana Hot Couture, il più avantgarde tra i pilastri della “extravaganza” fashion. Tanto per darvi un’idea: un marchio scelto da star del calibro di Rihanna, Jaret Leto, oltre che – per rimanere entro i confini italici – da Miss Keta per il video di “Le ragazze di Porta Venezia”. Un concentrato di kawaii style e colori al neon, ruches all over e tulle a profusione, glitter e piume, romanticismo e seduttività sfrontata, sancito da una giocosità vertiginosa come le zeppe abbinate agli outfit, è il trademark della griffe fondata a Milano dalla fashion editor Elisa Zaccanti insieme a Rujana Cantoni, Greta Gerardi e Bianca Luini. Il binomio “arte e moda” rappresenta il cardine su cui Adriana Hot Couture poggia le sue basi, proponendo uno stile allegramente distante dal mainstream. La Contessa Garavaglia, da sempre ironica sperimentatrice di mode e modi sia nella sua attività di poetessa “dell’ Infusione” che nel circuito del clubbing, non poteva che essere la protagonista ideale del défilé Primavera Estate 2022 di questo brand emergente ma già iper acclamato.

 

 

La location? La casa dell’ artista Maurizio Cattelan, uno scrigno fatato, surreale e coloratissimo al pari delle creazioni indossate dalle modelle. Qui, in una sorta di Wunderkammer variopinta, lo show “Tacky Hangover” – che tradotto suona pressappoco come “post-sbornia kitsch” – è andato in scena lo scorso 24 Settembre. Ma Pinina Garavaglia non si è limitare a sfilare: i suoi ipnotici sonetti, alternati alla colonna sonora del sound designer Paolo Forchetti, hanno fatto da sottosfondo a buona parte della sfilata. “Se bastassero i nastri, i fiori, i colori/per scordare le pene, gli affanni, i dolori, che mai vincono chi crede, chi spera/ dall’ alba del suo mattino/fino all’ ombra della sera”…Così recitava uno dei componimenti di apertura, in apparente contrasto con l’ estetica caleidoscopica della collezione ma, a guardar bene, non troppo. Perchè se la forza d’animo appartiene a chi crede, a chi spera, a chi tiene a debita distanza dolori e affanni, è anche vero che la moda di Adriana Hot Couture è un inno esplosivo all’ ottimismo, alla vivacità, alla gioia di vivere.

 

 

Il 24 Settembre alle 18, dunque, ha avuto inizio una travolgente parata: su una passerella di pelliccia sintetica rosa bordata di fiori finti hanno sfilato, in una serie di audaci look a tinte fluo impreziositi da cappelli enormi e da un tripudio di ruches, le extravaganti dee di Adriana Hot Couture. La Contessa, personificazione vivente del mood del brand, è stata subito accolta da un’ ovazione. Ma se pensate che fosse “en pendant” con i cromatismi vibranti che si alternavano in passerella, vi sbagliate di grosso: Pinina Garavaglia ha lasciato senza fiato il parterre sfoggiando un lungo abito nero in lattice corredato da guanti in tinta e da un headpiece simile a una cuffia, sempre in lattice, cosparsa di ruches. Mentre avanzavano modelle in mini-outfit lingerie nei più disparati colori, la Contessa trionfava in un total black che sottolineava e ribadiva a chiare lettere la sua unicità. D’altronde, non stupisce. L’ indiscussa regina della techno made in Italy (rileggi qui l’ ultimo post che VALIUM le ha dedicato) con Adriana Hot Couture condivide l’ immaginario onirico e fiabesco, giocoso e deliziosamente naif, provocante e audace…(“Audace ci piace”, recita un suo celebre motto). Può quindi permettersi di declinarlo in nero pece senza alterarne lo spirito e i tratti identificativi. Perchè solo la Contessa Pinina Garavaglia, potentemente iconica oltre che ironica, è in grado di indossare un look corvino come se fosse vestita di rosa dalla testa ai piedi: lo stesso rosa che Adriana Hot Couture ha assurto a suo colore-emblema. Volete saperne di più? Stay tuned su VALIUM per un (meritatissimo) focus su questo intrigante brand che inneggia al massimalismo e all’ opulenza!

 

 

L’ onirica facciata della casa di Maurizio Cattelan
La Contessa Pinina Garavaglia in uno scatto nel backstage

Photos and videos courtesy of :

Contessa Pinina Garavaglia e Adriana Hot Couture

Il close-up della settimana

 

Questa settimana, la Serenissima farà da cornice a due eventi prestigiosissimi che riguardano il fashion world: domani, 14 Luglio, Saint Laurent presenterà la collezione Uomo per la Primavera Estate 2022 a La Certosa sullo sfondo di un’ opera di Doug Aitken, il celeberrimo artista californiano, mentre il 15 luglio sarà la volta di Valentino, che all’ Arsenale farà sfilare le creazioni di Alta Moda Autunno Inverno 2021 2022 (rileggi qui l’articolo che VALIUM ha dedicato ai défilé). Ma l’ estate di Venezia – città meravigliosa e più che mai associata alla rinascita artistico-culturale italiana – ha in serbo molte altre sorprese ancora, tutte all’ insegna della moda. Una notizia appena uscita ci informa che anche Stefano Dolce e Domenico Gabbana hanno scelto la perla lagunare come location dei loro prossimi show. Dal 28 al 30 Agosto 2021, nella Serenissima verranno svelate le collezioni di Alta Moda, Alta Sartoria, Alta Gioielleria e Alta Orologeria del duo, ma non solo. In quelle date è previsto, infatti, anche il lancio della linea Dolce & Gabbana Casa. Dopo Taormina e località emblematiche del Bel Paese quali Napoli, il lago di Como e Firenze, Dolce & Gabbana puntano su Venezia per  perpetuare il loro inno all’ italianità. Quella organizzata dal duo creativo sarà un’ autentica kermesse, una tre giorni che lo vedrà dialogare con le più rappresentative realtà artigianali, artistiche e manifatturiere della laguna. Dolce & Gabbana, come sempre, si preparano a fare le cose in grande. Il loro legame con la Serenissima d’altronde è noto: basti pensare che proprio a Venezia decisero di ambientare la campagna pubblicitaria delle collezioni PE 2018 Uomo e Donna. Nulla è stato detto su dove si terranno le presentazioni in programma per il prossimo Agosto; quel che è certo, è che si tratterà di location preziose e particolarmente significative. Rimanete sintonizzati su VALIUM per avere tutti gli aggiornamenti e le ultimissime news relative all’ evento.

 

 

 

“Fashion Confidential”: dietro le quinte della moda con Mariella Milani

Un ritratto fotografico di Mariella Milani (foto © Simona Filippini)

In TV, al Tg2, incastonati tra le notizie di cronaca, sport ed economia, spiccavano i servizi dedicati alla moda: erano piacevoli parentesi, preziose oasi di evasione dove una voce fuori campo commentava, con garbo unito a una sottile arguzia, le creazioni più sublimi proposte dai couturier e i look di volta in volta chic, minimal o eccentrici che sfilavano in passerella. Quella voce, inconfondibile, apparteneva a Mariella Milani, giornalista e critica di moda che vanta una carriera di ben 33 anni in RAI. Per me, televisivamente parlando, dire “fashion world” e dire “Mariella Milani” sono ancora oggi un tutt’uno. Adoravo il suo eloquio, la sua narrazione; il suo modo di raccontare la moda che risultava coinvolgente per qualsiasi tipologia di spettatore, dall’ “archetipa” casalinga di Voghera ai più quotati esperti del fashion system. Con lei, quel mondo spesso considerato effimero, esclusivo, distante dalle esigenze della gente comune, si calava felicemente nella realtà quotidiana. La Milani era in grado di esaltare l’ eccellenza sartoriale di un abito e, al tempo stesso, di illustrare con bonaria ironia certe eclatanti stravaganze. Inutile dire che il pubblico televisivo, perlopiù ancorato al concetto di portabilità dei capi, la venerasse. Questo suo tipo di approccio, che contribuiva senza dubbio ad avvicinare la moda alle masse, probabilmente scaturiva da un background professionale che aveva incluso ruoli di conduttrice del Tg2, cronista d’assalto, inviato speciale, capo redattore, autrice di reportage…Settori molto lontani dalla moda ma quanto mai contigui alle problematiche sociali, agli umori della gente. Un’ esperienza culminata con “Diogene”, la sua, rubrica quotidiana che la vedeva nelle vesti di paladina dei diritti dei consumatori. Al “fashion”, la Milani è approdata nel ’94 e sarà lei stessa, nella conversazione che segue, a raccontarci in che modo. Va detto che, da allora, il suo amore per la moda (seppure mantenendo sempre un occhio critico) si è elevato a livello esponenziale. Oggi del “regno delle passerelle” parla su Instagram, dove organizza dirette, dialoghi virtuali con i protagonisti del Made in Italy e con le influencer più significative, cura speciali rubriche incentrate sui capi cult, su mitici designer e sulle icone di stile. Ma oltre ad occuparsi di moda sul suo feed, Mariella Milani ha deciso di approfondirne il mondo: ce lo presenta in un volume, “Fashion Confidential“, pubblicato per i tipi di Sperling & Kupfer nel Febbraio scorso. La passione per il cinema dell’ autrice si riflette in tutti i capitoli, i cui titoli citano quelli di film pertinenti con l’argomento trattato; nelle pagine del libro, tuttavia, sono la moda e soprattutto il suo universo il nucleo portante. Perchè in “Fashion Confidential”, con estrema competenza e il consueto tono  tra l’ironico e il disincantato, di moda si parla a tutto campo: personaggi, eventi irripetibili (un esempio? La leggendaria sfilata di Fendi lungo la Grande Muraglia cinese), talenti eccelsi e mai dimenticati, ricordi personali e aneddoti, ma anche atmosfere, zone d’ombra, mood e modelli comportamentali si alternano in un pot-pourri ricco di sfaccettature. Ampio spazio, naturalmente, è dedicato al profondo mutamento che l’ avvento del Covid-19 ha imposto al settore. E’ un mondo in continuo divenire, il fashion world, e oggi lo è più che mai; gli influencer la fanno da padroni e la digitalizzazione si estende a macchia d’olio. Cosa pensa Mariella Milani di tutto questo? Lo scopriremo leggendo il suo libro o ascoltandolo, in versione podcast, ogni lunedì su Spotify Italy (qui trovate il link) e sulle principali piattaforme di podcast hosting. Intanto, però, godetevi questa brillante intervista che mi ha fatto l’ onore di concedermi.

Ha iniziato a raccontare la moda nel 1994, con la RAI, ma il suo background annoverava settori totalmente differenti: si è occupata di cronaca, di dossier, di difesa dei diritti del cittadino, e ha esplorato universi, come quello della criminalità organizzata, ben distanti dal glamour delle passerelle. Come ha vissuto questo totale cambio di rotta?

Ho iniziato quasi per caso, per una proposta che ironicamente definisco “indecente”. Mi occupavo di tutt’altro ma, come spesso accade in RAI, la mia redazione era stata chiusa e l’allora direttore del Tg2 Clemente Mimun volle affidarmi la moda perché la raccontassi con un tono dissacrante e ironico, adatto a un pubblico generalista. Confesso che inizialmente mi sembrava riduttivo, avendo affrontato mondi ben più insidiosi, ma con la curiosità di una bambina – che mi appartiene ancora oggi – mi sono buttata a capofitto in un’avventura assolutamente nuova.

La moda, comunque, non le era indifferente…Penso agli impeccabili tailleur Armani che amava indossare, di cui peraltro parla nel suo libro. Come e quando è scoccata la scintilla con il pianeta dello stile?

È iniziata esattamente quando, negli anni Ottanta, mi è stata affidata la conduzione dell’edizione delle 13 del Tg. Volevo apparire come una giornalista seria e affidabile e niente come una giacca o un tailleur di Armani, simbolo indiscusso del power dress, avrebbero potuto darmi l’autorevolezza che cercavo. Devo confessare che dilapidavo fortune nelle sue boutique…

 

L’ immagine che Mariella Milani ha scelto per il suo profilo Instagram e per il podcast di “Fashion Confidential”

Il suo debutto come giornalista di moda e di costume risale agli anni ’90, l’epoca d’oro degli stilisti-superstar, del boom del Made in Italy e delle top model. Com’è stato immergersi in quel mondo ambitissimo dove il lusso, il sogno e la fantasia a briglia sciolta (basti pensare alle favolose creazioni di John Galliano per Dior Haute Couture) rappresentavano i vessilli supremi?

Non posso nascondere che all’inizio mi sentivo un’aliena catapultata in un universo sconosciuto. Mi chiedevo come avrei potuto catturare l’attenzione del pubblico del telegiornale, generalista per definizione… al professore universitario o alla “famosa” casalinga di Voghera non sarebbe certo importato nulla della lunghezza degli orli delle gonne ma, con ironia e un pizzico di irriverenza, sono riuscita a trovare il mio stile e il mio posto in quell’universo patinato e accattivante.

Quali eventi, personaggi o situazioni ricorda, di quel periodo, a titolo emblematico del suo splendore? Nel libro che ha scritto ne cita molti; ce ne menzioni qualcuno per chi non l’ha letto ancora.

Sicuramente la sfilata di John Galliano per Dior nel Foyer de l’Opera di Parigi nel 1998 è uno dei momenti più belli che ho vissuto nella moda. Eleganza e sontuosità senza eguali… e non a caso è anche uno dei prossimi racconti che farò nel Podcast di “Fashion Confidential”. Altra esperienza meravigliosa è stata la sfilata di Fendi sulla Grande Muraglia cinese nel 2007: ottanta metri di passerella per il primo – e unico credo – show visibile anche dalla Luna.

A proposito del suo libro, uscito di recente: “Fashion Confidential” ha come sottotitolo “Quello che nessuno vi ha mai raccontato sul mondo della moda”. Come è nata l’idea di esplorare un universo – che conosce ormai a menadito – da un’angolazione diversa, potremmo dire “da dietro le quinte”?

Per vocazione – e scelta – sono sempre stata una giornalista senza peli sulla lingua e il mio libro non poteva certo avere un approccio diverso… Volevo raccontare il mio punto di vista perché sono consapevole di aver vissuto anni che non torneranno più e se non avessi messo la mia esperienza nero su bianco, sarebbe andata perduta.

 

La copertina di “Fashion Confidential”, edito da Sperling & Kupfer

Pensa che il pianeta moda venga a tutt’ oggi mitizzato? E a suo parere, per quale motivo?

Assolutamente sì. La moda viene vista come un sogno, un mondo aspirazionale ma credo che questo succeda perché, in realtà, pochi sanno cosa ci sia davvero dietro le quinte. Non è tutto party e bling-bling, è prima di tutto un lavoro per milioni di persone e spesso ci si dimentica di questo aspetto.

L’ avvento del web, e soprattutto della pandemia di Covid, hanno stravolto radicalmente le coordinate del fashion system. Cosa ci aspetta in tal senso? La moda continuerà a mantenere il suo appeal o la digitalizzazione dilagante e le nuove priorità esistenziali lo ridimensioneranno definitivamente?

Panta rei, tutto scorre, diceva Eraclito… e, anche se gli anni che ho vissuto non torneranno , credo che nulla sia definitivo. Il mondo della moda è stato messo a dura prova negli ultimi anni e nell’ultimo periodo in particolar modo, ma spero – soprattutto per i giovani – che ci sarà un nuovo Rinascimento.

Nell’introduzione di “Fashion Confidential” scrive: “La vera moda è eccessiva, geniale, carismatica, ironica, sempre capace di reinventarsi, in bilico tra sogno e realtà”. Quali designer o Maison dell’era pre-pandemica assurgerebbe ad esempi di questa sua opinione?

Sicuramente Yves Saint Laurent, Valentino Garavani, Azzedine Alaïa, Cristobal Balenciaga, Rei Kawakubo… ma sono tanti per citarli tutti.

La sostenibilità e il concetto del “buy less, buy better” saranno i cardini della moda post-Covid?

Assolutamente sì, la sostenibilità è una priorità per la moda – e la società in generale. Non a caso ho dedicato a questo tema due capitoli del libro…

Cito ancora dal suo libro: “se sei una persona di valore ma non hai un potere reale o virtuale, hai poche speranze”, dichiara, rivolgendosi ai tanti giovani che vorrebbero dedicarsi alla comunicazione della moda. Eppure la moda è anche cultura, genialità creativa, fenomeno di costume, espressione. Privilegiare la visibilità a discapito del valore non rischia di relegarla allo stereotipo che la associa unicamente all’ apparenza, all’effimero?

Al di là di rischi e stereotipi, purtroppo questa è la realtà e non si può fingere di non vederla. Posso dire, però, che negli ultimi tempi si stanno riscoprendo il valore della qualità e della competenza e questo non può che essere un bene anche se, al primo posto, per emergere nella moda è fondamentale avere le relazioni giuste.

 

 

La moda è una geniale combinazione di arte e marketing. Oggi, tuttavia, i vari influencer hanno pressoché soppiantato la figura del giornalista, il web ha spodestato la carta stampata e molte riviste si vedono costrette a chiudere i battenti. Cosa pensa di questo fenomeno?

Analizzando il grande successo raggiunto, attraverso i social, da influencer e blogger – diventati i nuovi brand ambassador – ho riflettuto su una parola: democratizzazione. Credo siano da ritrovarsi in questo bisogno, che era evidentemente impellente, le ragioni un tale cambiamento. Il digitale è stato una sorta di “tana libera tutti” e l’informazione classica non ha tenuto il passo con l’evoluzione degli ultimi anni. È rimasta pressoché immobile, ancorata a un linguaggio e a strumenti quasi obsoleti e questo ha fatto sì che perdesse terreno.

Che consiglio darebbe a un giovane che sogna un futuro nel giornalismo di moda?

Spesso mi viene chiesto come poter fare il mio mestiere ma la verità è che nemmeno io so rispondere. È un lavoro che si è fortemente evoluto e, come dicevamo, il digitale ha avuto un impatto non indifferente. Sicuramente un’esperienza all’estero potrebbe essere molto utile per capire da che parte sta andando il mondo e cosa aspettarci dal futuro e soprattutto avere uno sguardo più cosmopolita.

Nel suo libro non risparmia critiche, sempre benevole e ironiche, al cosiddetto “circo della moda”. Lo definisce “un universo (…) popolato da designer spesso isterici e narcisisti, modelle dive o trattate come numeri, buyer considerati star, star, stylist, influencer, giornalisti, fotografi e PR (…) occupati in funamboliche capriole per dimostrare di essere il perno della giostra. Non è tutt’oro quel che luccica?

Ebbene no. È ora di sfatare questo mito. (sorride, ndr)

 

 

Tra pandemia, cambiamenti climatici e emergenza ambientale, si preannuncia un futuro contrassegnato dall’ incertezza. Crede che un nuovo Rinascimento sia possibile, che la moda possa tornare ai suoi proverbiali fasti, o vede più impellente un mutamento radicale del sistema?

L’ultimo capitolo del mio libro si chiama “Il sipario strappato”, dal famoso film di Hitchcock. Ho scelto questo titolo perché, anche se non c’è futuro senza passato, gli anni d’oro che ho vissuto non torneranno e siamo difronte a un momento di grande cambiamento. Concludo con la frase di un visionario come Steve Jobs: “think different”, perché penso che la moda debba davvero iniziare a pensare in modo diverso.

Vorrei concludere questa intervista con una riflessione. La moda è, da sempre, espressione dei tempi: lo stile hippie, ad esempio, incarnava la nascita di un mondo nuovo e di nuovi ideali. Oggi, l’attenzione dei giovani si concentra prevalentemente sul marchio e sui modelli di sneakers che è imprescindibile avere. Dove finisce la moda e dove comincia l’omologazione? Non a caso, lei ha concluso il suo libro citando appunto lo slogan “Think different” di Steve Jobs…

Senza sapere quale fosse l’ultima domanda l’ho preceduta… credo che l’omologazione sia una delle cause della disaffezione dei consumatori a cui la moda doveva far fronte anche prima che scoppiasse la pandemia. Finché l’imperativo sarà esclusivamente vendere, continuerà a esserci sicuramente più omologazione che moda.

 

 

 

 

Il luogo

 

Venezia, oggi, compie 1600 anni. Era il 25 Marzo del 421 quando sulla Riva Alta (Rialto), dove ebbe luogo il primo insediamento lagunare,  venne consacrata la Chiesa di San Giacomo (così riporta il manoscritto del Chronicon Altinate). La città di Venezia fu fondata allora, e 1600 anni dopo festeggia il suo anniversario con un caleidoscopio di eventi, mostre, percorsi alla scoperta degli splendori locali, conferenze e chi più ne ha, più ne metta. L’ avvio alle celebrazioni è fissato per le 11 in punto: nella Basilica di San Marco, il Patriarca Francesco Moraglia officierà una messa divulgata  in diretta TV su Antenna 3 e via social sulla pagina FB di Gente Veneta. Dalle 16 in poi, la Serenissima verrà invasa dal suono delle campane. Tutte le chiese contribuiranno a dar vita a questo speciale “concerto”, un tributo alla città da parte di tutto il Patriarcato di Venezia. Alle 18,30, invece, i festeggiamenti proseguiranno con un omaggio televisivo: lo speciale Venezia tramite cui Rai 2 racconterà la storia della perla lagunare in un connubio di musiche suggestive e spettacolari immagini. “1600 Venezia speciale anniversario” – questo il titolo del programma –  sarà introdotto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un inizio solenne così come solenne è la commemorazione della nascita di una città unica e preziosa, una vera e propria meraviglia che nessun altro luogo al mondo riuscirà mai a uguagliare. I più sentiti Auguri, Serenissima!

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un Natale sobrio, ma più sfavillante che mai

Un look in red molto natalizio, bombetta e farfallino: il Principe Maurice nel videoclip di  “I think we’d have a good time” di Lorenzo Bosio feat. UNITED ARTISTS

Sarà un Natale particolare, il Natale 2020. Un Natale condizionato dalle regole della “zona gialla” in cui confluiranno le varie “zone rosse” ed “arancioni”, un Natale di restrizioni e limitazioni negli spostamenti. Un Natale senza mercatini, senza party, senza eventi nè veglioni.  Le feste di fine anno, a causa del Covid, si preannunciano sobrie, all’ insegna del binomio “mascherina e distanziamento”. Una domanda sorge spontanea: riuscirà a sopravvivere, l’atmosfera natalizia, a tanti vincoli? La gioia del ritrovarsi, il calore familiare, il gusto di festeggiare torneranno puntuali (seppure in versione “emergenza sanitaria”) o verranno intaccati dalle molteplici proibizioni? Basti pensare che, per evitare assembramenti, persino i classici Happy Hour degli auguri e le cene al ristorante saranno off-limits. Quando incontro il Principe Maurice non posso fare a meno di pensare che le imminenti festività ci priveranno, giocoforza, anche delle sue sfavillanti esibizioni. Ma il Principe è tutt’altro che afflitto: combattivo come sempre, ancora più effervescente del solito, si sta buttando a capofitto in una miriade di nuovi progetti. Tra cui risaltano, in linea con il periodo, gli impegni a tutela dell’arte e degli artisti. Di recente, Maurice è stato infatti nominato Portavoce dei valori culturali e sociali del Silb-Fipe, l’ Associazione Nazionale che riunisce le imprese dell’ intrattenimento serale e notturno, ed è fortemente intenzionato a tenere alta la bandiera dei lavoratori dello spettacolo in questi mesi di incertezze e di profonda crisi. La nostra conversazione, di conseguenza, ha spaziato ad ampio spettro sul tema “Covid”, ma non solo: come ben sapete, il Principe è pieno di sorprese e mi ha raccontato molto altro ancora. Imperdibili, poi, sono i tradizionali (ma non convenzionali) auguri che dedica ai lettori di VALIUM ogni anno in occasione del Natale. Non vi resta che mettervi comodi e leggere con calma questa intervista, magari sorseggiando una squisita cioccolata calda o degustando qualche dolce tipicamente natalizio: per inneggiare a un’atmosfera che con il Principe Maurice, potete starne certi, non va mai perduta!

Eravamo rimasti ai racconti della tua sfolgorante estate e tre mesi dopo ci ritroviamo di nuovo in lockdown o quasi. Come stai vivendo questo “tira e molla” di aperture e di chiusure?

È una situazione frustrante e dannosa sia economicamente che psicologicamente. Il nostro settore è vittima di una vessazione ingiustificabile e inaccettabile. Certo è, l’ho visto con i miei occhi, che alcune gestioni un po’ leggere o impreparate non hanno magari fatto rispettare tutti i protocolli anticovid, ma sono stati episodi sporadici per colpa dei quali si è penalizzato tutto un settore importante dal punto di vista culturale, sociale ed economico per se stesso e per la filiera variegata che ingenera.

 

Il Principe circondato da una fiabesca atmosfera natalizia

So che ti sei impegnato molto, recentemente, per la tutela dei lavoratori dello spettacolo. La diffusione della pandemia, in effetti, li ha penalizzati in modo particolare…

Si, ne ho sentito la necessità e la responsabilità. La mia presenza in discoteca è più sporadica, ma conosco molto bene questo ambiente che è stato il palcoscenico privilegiato del mio Teatro Notturno. Ho sempre voluto conoscere e scambiare esperienze con tutti gli operatori del settore, dai colleghi performer e vocalist ai dj di ogni genere e provenienza, dagli addetti alla sicurezza ai tecnici audio e luci, dai bartender ai camerieri, dai manutentori ai parcheggiatori e agli addetti alle pulizie. Tutti siamo ingranaggi dello stesso meccanismo, se manca solo una rotella non può funzionare al massimo della sua potenzialità e prima o poi si rompe. Il mio concetto di dignità riguarda tutte le categorie, ovviamente anche e sopratutto quelle dei proprietari e gestori virtuosi senza il cui coraggio ed intuito imprenditoriale, filtrato da una direzione artistica confacente, i club italiani non sarebbero stati così di livello. Per via di questo mio ormai trentennale impegno e filosofia il Presidente del Silb-Fipe (l’Associazione che riunisce e tutela la gran parte dei locali nazionali e fa parte di un circuito europeo), Maurizio Pasca con il Direttivo Nazionale hanno deciso di nominarmi “portavoce e testimone dei valori culturali e sociali del nostro ambito nonché membro della Commissione Comunicazione e Organizzazione Eventi della nostra Associazione”, presieduta dalla straordinaria Barbara Zagami. Per me è un grande onore ed onere, in questo delicato momento. Il mio compito consiste nel rilasciare interviste e nel realizzare opere audiovisive per rilanciare il nostro ruolo. Ho già in fieri un cortometraggio molto bello ed importante nato una sera a cena nella mia Ca’ Pier a Venezia dalla comunione di idee con il mio collaboratore di fiducia Simone Fucci, performer col nome Simon the Prince, e l’amico e fotografo Attilio Bruni, un genio incontenibile. Si intitolerà #VUOTODISCENA e sarà interpretato da coloro che ho denominato gli Artisti Interrotti, rappresentanti, appunto, di tutte le categorie che contribuiscono a creare un evento in discoteca; tra questi ci sono protagonisti del mondo della notte e della comunicazione che possiamo considerare veri VIP (per ora top secret). La location prestigiosa e straordinaria in cui verranno girate le scene è il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, un vero gioiello della seconda metà del ‘700. Vi domanderete: ma cosa c’entra un teatro antico con l’ambiente della notte? Come sempre a me piace partire dalle origini per spiegare il presente e inventare il futuro. Cito, per essere preciso, dal sito del Comune di Castelfranco Veneto: progettato nel 1746 dall’architetto Francesco Maria Preti di Castelfranco Veneto (1701-1774), su commissione della Società degli Accademici e, in particolare, da Jacopo e Giordano Riccati, fu costruito, secondo il progetto pretiano, tra il 1754 e il 1780, ad eccezione della facciata e dell’atrio, aggiunti tra il 1853 e il 1858 su disegni dell’ingegnere Antonio Barea di Castelfranco, autore, nello stesso periodo, anche della ristrutturazione interna, funzionale alla messa di scena di spettacoli operistici. Ceduto dalla Società del Teatro al Comune di Castelfranco Veneto nel 1970 per la simbolica somma di 101.000 lire, fu restaurato dallo stesso Comune tra il 1973 e il 1977 e destinato a sede di eventi culturali (concerti, spettacoli teatrali, convegni, mostre). L’originalità architettonica del Teatro consiste nella sua duplice funzione di sala teatrale per spettacoli e rappresentazioni musicali notturne e di aula per le riunioni diurne degli Accademici.

 

Il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Entreremo nei dettagli del corto appena possibile in conferenza stampa (alla quale VALIUM sarà invitato), ma sta di fatto che devo assolutamente ringraziare per l’immediata disponibilità l’Amministrazione Comunale di questa bellissima cittadina, circondata da possenti mura medievali, esempio della generosa inventiva della “provincia” che è immenso patrimonio della nostra nazione, in particolare l’Assessore Gianfranco Giovine e il Direttore del Teatro Carlo Simioni (vedi video qui di seguito). Posso comunque dare l’indicazione che la metafora del Teatro della Vita si ritrova in un Teatro di Tradizione che rappresenta sul palcoscenico il Teatro Notturno. Per me sarà un momento magico in cui, finalmente, la mia intuizione di portare il teatro in discoteca chiuderà il cerchio portando il mondo della notte (nella mia visione di qualità) in teatro. L’intento non è quello di protestare ma quello di far capire il valore del nostro operato, frutto di talento, sacrificio, studio, fatica vera,  e il desiderio di riempire di nuovo quel #VUOTODISCENA che si è creato dal 23 febbraio scorso.

 

Al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto con l’ Assessore Gianfranco Giovine e il Direttore del Teatro Carlo Simioni

Un ritratto fotografico di Maurice, emblematico del concetto di “Artisti Interrotti”  e del #VUOTODISCENA che dà il titolo al corto

Quando ci libereremo dall’ incubo Covid, a tuo parere? Serve un antidoto scientifico o un diverso modo di convivere con il virus?

Domanda difficilissima alla luce delle informazioni sia scientifiche che politiche assolutamente contraddittorie e confuse… Si dice e si spera che per la prossima primavera ricominceremo a vedere la luce in fondo al tunnel dello sconforto. La risposta al secondo quesito penso stia in una commistione tra le due riflessioni: avere una buona cura e un vaccino, ma al tempo stesso accettare la “presenza” di questo nuovo virus nella nostra vita sarà importante per ricominciare a vivere con meno ansia e poter sperare in un futuro costruttivo. Nel frattempo, la resilienza e la sopravvivenza vera e propria devono essere le nostre ancore di salvezza anche psicologica.

 

Il Principe insieme al fotografo Attilio Bruni durante un sopralluogo al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Veniamo ora alla tua principesca vita. Dove ti trovi attualmente e quali impegni stai portando avanti?

La mia vita è indubbiamente privilegiata per certi versi, ma anche tribolata come per tutti… Sono in una fase di transizione logistica e mentale piuttosto complicata ed impegnativa. Per spiegare meglio voglio fare una citazione: “Il vocabolo crisi indica oggi il momento in cui medici, politici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese libertà. Come i malati, i paesi diventano casi critici. Crisi, la parola greca che in tutte le lingue moderne ha voluto dire “scelta” o “punto di svolta”, sta ora a significare “Guidatore, dacci dentro!”… ma “crisi” non ha necessariamente questo significato. non comporta necessariamente una corsa precipitosa verso l’escalation del controllo. Può invece indicare l’attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all’improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e della possibilità di vivere in maniera diversa”. (Ivan Illich) . Ecco, sto “asciugando” il mio status per raggiungere un ulteriore livello di essenza, impegnandomi ad amare e proteggere. Tutti i miei progetti sono votati a questa necessità che non è nuova per me, ma è diventata più intensa. Anche dal punto di vista artistico i temi primari saranno questi: AMORE e PROTEZIONE.

 

Ancora uno scatto del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto. Da sinistra a destra: il regista del corto Miki Shipperman, il Principe e il Direttore di Produzione della Zoom Production Riccardo Boscato.

In questo periodo l’arte – un potente elemento rigenerante e consolatorio, poiché nutre la nostra anima – è pressochè KO o vive in una dimensione virtuale che poco si confà alla sua natura. Cosa pensi dell’utilizzo del web in questo senso, può davvero costituire un surrogato efficace?

NO! decisamente NO! La dimensione “virtuale” nelle espressioni artistiche non è “virtuosa”. Non c’è paragone tra l’ energia empatica anche solo di vedere un quadro dal vivo e quella di studiarlo al computer. La tecnologia non potrà MAI sostituirsi al valore della personalità e genialità vissuta de visu, e l’unica funzione che posso accettare è che si metta al servizio di una nuova elaborazione scenografica e musicale di spettacoli dal vivo.

Conoscendoti, secondo me neppure durante lo stand by attuale sei rimasto con le mani in mano…Immagino che, oltre al corto, bollano in pentola ulteriori progetti e ghiotte novità. Sarebbe possibile avere qualche anteprima o preferisci rimandare?

Per il momento, data la situazione, non posso anticipare con certezza nessun progetto futuro… State sicuri che molte iniziative “bomba” sono pronte ad esplodere appena possibile e lo saprete per primi… Nel frattempo sono usciti dei videoclip simpatici di auguri fatti in collaborazione con amici e colleghi di cui vi mando i link… “I think we’d have a good time” con United Artists organizzato da Lorenzo Bosio e “Happy day” con lo staff Odissea di Treviso.

 

Il videoclip di “We’d have a good time” di Lorenzo Bosio feat. UNITED ARTISTS

 

Qualche scatto dal backstage del video “We’d have a good time”

Ho notato che quasi tutti, chi più chi meno, tendono a evocare episodi particolarmente felici del passato per alleviare la drammaticità di questi mesi. C’è nostalgia di un tempo in cui eravamo “liberi” e non ci rendevamo conto del reale valore della nostra condizione…Qual è l’episodio che ricordi con maggior gioia, in tal senso?

Non uno in particolare, ma mi manca la frequenza di viaggi che mi facevano definire a ragione “jet-setter”.

Oltre alle ricadute economiche, il Covid rischia di fomentare la depressione e il malessere psichico. Cosa si può fare, a tuo parere, per scongiurare una conseguenza simile?

Non posso prendermi la responsabilità di indicare una soluzione generica… Ognuno vive a modo suo questo dramma esistenziale e deve trovare in sé la forza di reagire. Posso solo consigliare di prendere tutte le precauzioni possibili per scongiurare il contagio, e se arrivasse nonostante tutto pensare che ce la si farà e RESISTERE PER AMORE di se stessi e di chi ci contraccambia. La vera e unica cura di ogni male è l’Amore e anche l’accettazione reattiva (sembra un controsenso, ma pensateci bene…) di quello che  ci succede. A proposito di malessere ti dirò, inoltre, che gli episodi dilaganti di risse improvvise e immotivate tra giovani in tutta Italia mi preoccupano e rattristano molto…Sono sempre stato vicino spiritualmente e mentalmente ai ragazzi e non posso accodarmi al mero biasimo accusatorio a cui sono genericamente sottoposti da una società, in questo caso, molto colpevole. Partendo dalla famiglia, i giovani sono stati trascurati dai genitori e imbottiti di tecnologia (fin da piccoli!) per la mancanza di tempo da dedicare alla loro educazione. Padri e madri “impegnati” e “stanchi” hanno preferito demandare al vuoto cosmico della rete – pericolosissima, perché manipolata dai poteri commerciali – invece di dare affetto, attenzione e disciplina a figli sempre più sensibili ed esigenti. Abbandonarli a se stessi li ha trasformati in branchi annoiati e incontrollati che trovano nella violenza, e non nello scambio solidale, l’unico sfogo alla loro voglia di contatto. Non sono tutti così, ovviamente, ma molti, troppi ormai sono alla deriva. Aver chiuso ogni luogo in cui avrebbero potuto ritrovarsi in allegria, all’ insegna del controllo sanitario e in sintonia con i loro gusti ha dato il colpo di grazia. Parlo dei club, dei bar, dei circoli dell’intrattenimento, ma anche dei laboratori di arti varie e mestieri, fondamento di ogni società civile. Rivendico e urlo a tutti, in particolare ai politici, il nostro ruolo culturale e sociale! Credo fermamente che il nostro ambiente possa essere luogo di divertimento, senz’altro, ma anche e sopratutto di trasmissione di informazioni sulla prevenzione e di fruizione del tempo libero in maniera ludica, creativa e costruttiva. Voglio dire, attraverso VALIUM, che io in primis e tutti gli operatori del nostro settore non vediamo l’ora di accogliere, stimolare e “coccolare” i giovani come meritano perché sono la nostra risorsa, il nostro futuro, la nostra speranza. Molti di loro hanno talento e sono frustrati perchè sono impossibilitati a coltivarlo e ad esprimerlo…I nostri luoghi, quando si riaprirà, saranno aperti anche di giorno affinchè possano prepararsi ad emergere e ad essere se stessi, con le loro aspettative e la loro genialità. Forza ragazzi, non lasciatevi travolgere da “mode” assurde e dalla disperazione violenta, che se esploderà non farà altro che male a tutti! Siate fieri della vostra bellezza e purezza, non fatevi sporcare dalla confusione e dalla falsità della rete (che pure può offrire grandi vantaggi, se usata con testa e realismo). Resistiamo tutti insieme e prepariamoci ad un grande Rinascimento di cui sarete i protagonisti assoluti, con noi al vostro fianco per offrirvi la nostra esperienza e l’ascolto che vi si deve.

 

Un recente ritratto fotografico di Maurice realizzato da Attilio Bruni

Siamo vicini alle vacanze natalizie. Quest’ anno le vivremo in modo diverso dal solito: le disposizioni del Governo inneggiano alla sobrietà. Cosa ti aspetti da questo Natale 2020?

Intimità, calore, condivisione, speranza… nonostante tutto.

L’albero di Natale di Venezia sta facendo molto parlare di sé. “Natale Digitale”, l’opera ideata dall’artista Fabrizio Plessi, vanta 9 metri e mezzo di altezza ed è composto da 80 moduli rettangolari di led wall luminosi: l’intento è quello di instaurare un legame simbolico tra acqua, terra e cielo, emblemi della Serenissima per eccellenza. Tuttavia, pare che a molti veneziani l’albero non piaccia. A loro dire, risulta totalmente inadeguato sia nei confronti di Venezia che del Natale. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

A me quell’ opera piace tantissimo. Trovo invece che sia perfettamente in tema con una città che guarda al suo straordinario passato per potersi proiettare nel futuro, ed è un completamento dell’ opera installata (e la cui esposizione è già stata prorogata) sulle finestre del Museo Correr che si chiama Pax Tibi: i moduli riproducono lo stesso scorrere dell’ oro. C’è quindi un po’ tutto il simbolismo di un’era dell’ oro che speriamo possa ritornare. Molti hanno detto che l’ albero  sarebbe stato più adatto come installazione della Biennale. Fabrizio Plessi abita alla Giudecca, ha compiuto 80 anni da poco ed è un artista di fama mondiale; la sua opera è raffinatissima, molto bella, elegante, sobria…Io proprio non capisco perché alcuni veneziani (non tutti) debbano per forza riferirsi alla loro città come a un qualcosa di antico, di filologico, di passato. Come si può competere con la meraviglia dell’ architettura lagunare riproducendo una qualsiasi altra installazione luminosa o albero che dir si voglia? L’ anno scorso era stato allestito un albero conico con delle luci, un pochino più tradizionale: non è piaciuto. Questo, non piace. Da parte dei veneziani c’è la tendenza, ormai pluriennale, a lamentarsi un po’ di tutto. Io sono un fan di Fabrizio Plessi e forse sarò di parte, ma devo dire che a me il suo albero piace tantissimo. Mi piace il suo simbolismo, la sua modernità, la sua concettualità…Penso che sia l’ opera migliore che si potesse installare per fare dei sobri e simbolici auguri in un Natale depauperato da tutta la sua umanità. Quindi si incastra benissimo nel contesto attuale. Prosegue il flusso di Pax Tibi, apre e chiude la piazza con la stessa immagine, bellissima e simbolica. Secondo me è un coronamento artistico ideale riferito al Natale nella forma dell’ albero, ma che poteva avere qualsiasi altra forma.

 

Il controverso albero di Natale di Venezia, “Natale Digitale”: un’ opera dell’ artista Fabrizio Plessi

Come trascorrerai il tuo primo Natale da neo-sposo?

La settimana prossima conto di tornare a Milano e di passare il Natale con mia moglie Flavia Cavalcanti. Se toglieranno il divieto di spostarsi da Comune a Comune andrò volentieri anche a trovare mia sorella, che vive in Brianza. Questo Natale lo voglio trascorrere all’ insegna dell’ intimità familiare. Spero che il veto venga abolito, perchè sarei molto felice di rivedere  mia sorella Lorella,  mio cognato, i miei nipoti e pronipoti. Soprattutto i pronipoti, perché il Natale dei bambini è quello più candido, più dolce e più consolatorio! Noi adulti in questo momento stiamo avendo troppe preoccupazioni, e  poter giocare con i bambini è uno svago meraviglioso. Naturalmente, prendendo tutte le dovute precauzioni!

 

La presentazione di #VUOTODISCENA by #artistiinterrotti, un’ elegante veste grafica per un corto che cattura sia visivamente che nei contenuti

Simone Fucci alias Simon The Prince, collaboratore di fiducia del Principe

Per concludere in bellezza la nostra conversazione, mi piacerebbe che mandassi il consueto – oltre che attesissimo –  messaggio di Auguri di Buon Natale a tutti i lettori di VALIUM e ai tuoi fan più irriducibili. Lascio a te la parola!

Natale è una ricorrenza dolcissima perché pone l’accento sulla NASCITA, che al di là della fede è una magia “divina”. Ecco, pensiamo che purtroppo si muore (il mio pensiero va a chi sta vivendo dolorosamente un lutto), ma anche che si nasce e si guarisce! Non perdiamo mai la speranza. Che il nostro Natale sia semplice, intimo, il più possibile sereno e all’insegna della SOLIDARIETÀ. Cerchiamo vicino a noi chi ha bisogno e aiutiamolo come se fosse un familiare che magari non possiamo raggiungere per regole stupide e assurde che non ce la faccio ad accettare. Ecco, consoliamoci con il fatto che i nostri vicini possono diventare nostro fratello, padre, madre, figlio, e che facendo del bene, regalando loro anche solo un augurio ed un sorriso avremo in cambio tante piccole felicità che, sommate, ci illumineranno come la cometa nella notte troppo buia del periodo che ci troviamo a vivere. Buon Natale di Luce (interiore)!

 

Un Maurice versione “Christmas Time” in compagnia della giovane cantante Emma Mach nello studio di registrazione dell’ Odissea di Spresiano (TV) per la realizzazione degli auguri  musicali dal titolo “Happy Day”

Auguri di Buon Natale e Buone Feste dal Principe Maurice a tutti i lettori di VALIUM!

 

Photos and videos courtesy of Maurizio Agosti

 

 

Florence Aseult-Undomiel, una fata che risplende nella magica notte veneziana

Foto di Olivia Wolf

L’ antica ricorrenza celtica di Samhain, oggi conosciuta come Halloween, contemplava che le porte del Annwn (il Regno degli Spiriti) e quelle del Sidhe (il Mondo di Mezzo, ovvero il Regno delle Fate) si aprissero per sancire un legame tra il visibile e l’invisibile. Anche le fate, dunque, rivestono un ruolo importante nelle tradizioni di questa festa. Appartenenti al Piccolo Popolo, amano la notte perchè è portatrice di mistero e di saggezza: le si può scorgere nei boschi, mentre danzano al chiar di luna in un tripudio di bagliori scintillanti. Sono figure affascinanti e magiche, votate al bene. Ecco perchè, proseguendo il nostro cammino verso Halloween, ho pensato che vi sarebbe piaciuto conoscerne una: Florence Aseult-Undomiel ,della fata, ha sia l’aspetto che la grazia dei modi. Potrebbe benissimo essere una creatura del Regno del Sidhe, basta osservare le sue foto per rendersene conto. Danzatrice, performer, creatrice di costumi, organizzatrice di feste e raffinata miniaturista, Florence – non a caso – ha interpretato spesso il personaggio della fata negli eventi a cui ha preso parte. Un esempio su tutti? Le prestigiose soirée allestite da brand del calibro di Dior e Omega: per il primo, nella cornice di un incantato giardino parigino, ha vestito i panni di una Principessa-fata dotata di corna di cervo, per il secondo ha sbalordito gli ospiti ostentando un abito oro con quattro metri di strascico e una chioma che superava il metro e mezzo di lunghezza. Originaria di Chamonix-Mont-Blanc, Florence si suddivide tra la Francia e Venezia, dove ad ogni Carnevale organizza l’ acclamata festa “La Nuit des Rois”. Quest’ anno, però, ha aggiunto un’ importante riconoscimento al novero delle sue esperienze: dopo aver vinto un concorso apposito, ha dipinto le porte dell’ organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine utilizzando le più squisite tecniche di miniatura medievale. Nell’ intervista qui di seguito, Florence ci parla della sua opera, del sogno che la anima da sempre e della sua eclettica carriera artistica. Non c’è bisogno di dire, naturalmente, che lo fa con tutto il garbo e il magnetismo che si convengono a una vera fata.

Florence, tu ti dedichi a varie forme di arte: danzi, crei costumi, realizzi miniature, organizzi eventi…Qual è la tua formazione e quando hai pensato di diversificare le tue competenze?

Per dieci anni ho studiato danza classica e per i successivi dieci canto lirico al Conservatorio di Musica; dopo il Conservatorio mi sono iscritta alla scuola per miniaturisti di Angers, nella Valle della Loira. Nel frattempo, a 20 anni, ho cominciato a partecipare al Carnevale di Venezia e a creare abiti. Mi piace insegnare e dipingere (attualmente organizzo laboratori sull’ arte della miniatura), ma soprattutto amo ballare, esibirmi, indossare dei meravigliosi costumi. La prima volta che sono venuta a Venezia avevo 14 anni. Durante questo viaggio mi sono innamorata della città e mi sono ripromessa di tornare per organizzare eventi, danzare, fare performances e dare feste a tema come succedeva secoli orsono. A 24 anni ho organizzato “La Nuit des Rois”, la mia prima festa. Come costumista ho una formazione da autodidatta, ho imparato a cucire da sola anche se alcuni amici, sarti professionisti, mi hanno dato degli utilissimi consigli. Per ispirarmi prendo spunti dalle antiche stampe o dai libri della storia del costume. Analizzo la fattura degli abiti ma poi, realizzandoli, li personalizzo immancabilmente. Non voglio creare costumi storici, bensì adattarli al mio personaggio: l’ho chiamato Aseult, un nome di origini medievali, e l’ho calato in un mondo di fiabe e di leggende.

 

 

Vivi tra la Francia e l’Italia, precisamente a Venezia. In quale occasione è scoccato il tuo colpo di fulmine con la Serenissima?

Avevo 14 anni ed ero in gita con la mia scuola. Sono nata a Chamonix, sul Monte Bianco, che da Venezia dista solo 4- 5 ore. La nostra era una gita di tre giorni e l’ultima sera, mentre facevamo un tour sul vaporetto, sono rimasta colpita da tutti quei palazzi illuminati dalla luce delle candele, con gli affreschi sui soffitti…Essendo appassionata da sempre di danza e canto, ho fatto una promessa a me stessa e a quella città straordinaria: “Tornerò qui per ballare per te, per omaggiare la tua arte e per continuare a far vivere la tua storia”. Dieci anni dopo ha debuttato la mia prima festa veneziana, “La Nuit des Rois”, che nel 2021 celebrerà il suo ottavo compleanno.

Ami la Venezia settecentesca, la Venezia sfarzosa di Giacomo Casanova, e riproponi quello spirito proprio ne “La Nuit des Rois”, la festa in costume che allestisci ogni anno durante il Carnevale. Vogliamo assolutamente saperne di più…

Scelgo un tema diverso ogni anno. Abbiamo celebrato Casanova, il Rinascimento con Lorenzo de’ Medici e Botticelli, Amadeus, persino Les Incroyables et les Merveilleuses, una moda sorta in Francia ai tempi del governo del Direttorio: stremata dalla Rivoluzione, la gente aveva voglia di lusso, di libertà e di stravaganza. C’era il desiderio di riprendere a vivere dopo la cupezza del Terrore! “La Nuit des Rois” si tiene a Palazzetto Pisani. E’ una festa unica nel suo genere. La classica cena non è prevista, quando gli ospiti arrivano li aspetta un aperitivo e una cena a buffet. In sottofondo, la musica classica si alterna a un sound più moderno per poter ballare. Non essere vincolati alla cena permette ai partecipanti di muoversi, di chiacchierare e di danzare senza freni. E’ la gente a fare l’evento, ognuno è un personaggio e può fare ciò che vuole. Alcuni miei amici, ad esempio, arrivano con uno strumento musicale e cominciano a suonare, altri cantano, altri ancora fanno teatro… L’ ambiente si anima così! Come nel ‘700, durante la festa si è completamente liberi di immergersi nella sua atmosfera e di diventarne i protagonisti: si può vagabondare in ogni angolo del palazzo e interpretare un ruolo a proprio piacimento. “La Nuit des Rois” riscuote sempre un enorme successo. E’ un’esperienza spettacolare, tutta da vivere.

 

Foto di Renzo Carraro

Se avessi vissuto a quell’ epoca, chi avresti voluto essere e perchè?

Non vorrei essere nessun altro se non me stessa, che sia nel Medioevo, nel ‘700 o nel Rinascimento…Amo essere la persona che sono, e non qualcun’ altra: ognuno di noi è diverso, ha la sua storia e la sua creatività. Se mi calassi nell’ epoca di Casanova, ad esempio, vorrei portarci la mia inventiva, il mio cuore, la mia anima e tutto quello che sono in grado di donare.

 

Un’ immagine dell’ evento Dior al Museo Rodin di Parigi

Anche gli abiti che crei guardano al passato: si ispirano al Medioevo, al Rinascimento…e sembrano appena usciti da una fiaba, un dettaglio rilevante. Come nasce la tua passione per tutto ciò che è d’antan?

Nasce con la danza classica, perché i suoi costumi mi affascinano sin da bambina. Quando realizzo le mie miniature medievali adoro dipingere con l’oro, curare i minimi particolari; mi piace creare i miei abiti con la stessa precisione e farli diventare preziosi, ornarli con perline ed ogni tipo di decorazione. La danza mi ha molto ispirato, ma devo dire che l’arte della miniatura ha accentuato il mio gusto del dettaglio. Tanto per farti un esempio, l’altro giorno ho incollato a mano, uno per uno, 300-400 brillantini sul mio corsetto: un lavoro che ha richiesto una grande pazienza. Adesso sto cucendo un costume nero di seta, una seta leggerissima e molto difficile da modellare, e ho cominciato a decorarlo con miriadi di perline nere del ‘900. Ti manderò delle foto non appena l’avrò terminato!

 

Dallo shooting “Underwater”,  scattato da Natalia Kovachevski

Raccontandoti, scrivi di sentirti “più vicina alle stelle che alla roccia e alle pianure” e che i sogni sono da sempre la tua guida. Parlaci del tuo universo, del tuo immaginario ispirativo.

Mi ispiro molto alle fiabe, alle leggende…Come ti dicevo, sono nata a Chamonix e ho vissuto per 20 anni in montagna, immersa nella natura. Quando andavo a camminare nel bosco, soprattutto in inverno, la mia fantasia correva a briglia sciolta. La danza classica, per me, è stata fondamentale anche a livello di immaginario: balletti come “Giselle”, “La Sylphide”, “Il lago dei cigni”, sono intrisi dello spirito romantico e fiabesco che contraddistingue la Baviera con i suoi castelli. Mi sono nutrita di fiabe, ma anche di storia. A differenza della storia, però, dove le guerre e la violenza predominano, le fiabe ti trasportano in un mondo di sogno, di libertà e di bellezza.

 

Foto di Renzo Carraro

Florence nei panni di una fata dorata durante la soirée Omega a Berlino

Eccelli nella pratica della miniatura. Come è entrata a far parte del tuo percorso artistico?

Quando ero al Conservatorio, ho seguito un corso di musica barocca e ho trovato delle miniature nel salone dove mi esercitavo. Ne sono rimasta affascinata! Alla fine del corso, una volta tornata in Francia, ho scoperto che l’unica scuola di tecniche della miniatura d’Europa – l’ ISEEM – si trova ad Angers, a due ore da Parigi. Così ho deciso che anziché proseguire gli studi di canto mi sarei iscritta a quella scuola. Ho studiato miniatura per due anni, diplomandomi con lode. A quel punto, mi sono detta che la mia vita professionale doveva prendere il via. Volevo creare i miei costumi, organizzare le mie feste, farmi conoscere. E devo dire che ci sono riuscita: da otto anni “La Nuit des Rois” è famosa internazionalmente, i miei ospiti provengono da tutte le parti del mondo.  Riguardo all’arte della miniatura, invece, ho vinto un concorso del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e ho preso parte al restauro di un organo a L’Epine. Ho dipinto sulle sue due porte la scena dell’ Annunciazione, con Maria e l’Angelo Gabriele. Un progetto molto importante, tantevvero che moltissime TV sono venute a trovarmi per parlare dell’ opera che ho realizzato.

 

 

Due ulteriori scatti tratti dallo shooting “Underwater” di Natalia Kovachevski

Recentemente, infatti, hai dipinto le porte dell’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine, in Francia: un capolavoro che hai realizzato con raffinatissime tecniche di miniatura medievale. Potresti parlarcene?

L’organo risale al Rinascimento  e hanno scoperto che era abbinato a due porte, per cui è stato bandito un concorso per trovare qualcuno che le dipingesse. Sono stata scelta e ho realizzato l’Annunciazione nel mio stile più tipico: mi sono avvalsa delle tecniche medievali che utilizzo per le mie miniature, dunque dell’oro, della foglia d’oro, dei pigmenti che creo con l’uovo, il miele e la radica…Il lavoro ultimato è stato presentato il 20 settembre scorso. Tieni presente che l’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine è uno dei dieci organi più maestosi d’Europa. La ditta che l’ha restaurato ha eseguito un’operazione particolarissima, è riuscita a ricreare una sonorità di tipo Rinascimentale che non esiste su altri organi. Io mi sono occupata delle porte: al loro interno ho dipinto su tela, all’ esterno su legno. L’ organo è stato completamente restaurato perché non era più suonabile: è datato nientemeno che 1542.

 

Florence nella Basilica di Notre Dame de L’Epine. Alla sua sinistra e alla sua destra, le porte dell’ organo che ha dipinto con la tecnica della miniatura

L’arte è il filo conduttore della tua carriera. Ma se come miniaturista lavori in solitudine, nelle vesti di performer ti esibisci davanti a un pubblico e assorbi le sue vibrazioni. Qual è la modalità espressiva che preferisci, la dimensione che ti è più consona?

In certi momenti mi piace stare in solitudine, rinchiudermi in me stessa per creare, mentre in altri sono molto felice di uscire, di avere un pubblico, di vedere gente e di muovermi. Quindi, amo sia star sola che condividere la mia arte con il pubblico…Direi che mi sento a mio agio in entrambe le dimensioni. In questo periodo, per esempio, a causa del Covid gli eventi scarseggiano e me ne sto sola con la mia solitudine. Vedo alcuni amici, certo, ma non è la stessa cosa. E’ come se in me ci fosse una bomba pronta a esplodere, spero solo che noi artisti potremo ricominciare presto ad esibirci. Intanto, mi faccio venire delle idee: ho già pensato alle decorazioni per “La Nuit des Rois” del prossimo Carnevale, a come allestire le stanze…Ma mi chiedo se potrò far uscire tutte queste idee dalla mia mente o se dovrò tenerle chiuse lì dentro. E’ una bella frustrazione! Il prossimo tema della festa sarà “Romeo e Giulietta” e l’evento si terrà a San Valentino, il 14 febbraio, a Palazzetto Pisani.

 

L’ abito oro dell’ evento Omega in tutta la sua magnificenza

Un’ altra immagine della soirée Dior al Museo Rodin di Parigi

Quali anticipazioni puoi darci sui tuoi progetti futuri?

Non posso ancora anticipare nulla. Sto organizzando i miei prossimi eventi, tengo le dita incrociate augurandomi che si possano realizzare e che il Carnevale di Venezia non venga annullato. Sono anche impegnata in un nuovo progetto sulle miniature. Nel frattempo tengo dei laboratori di miniatura, insegno in corsi individuali e di gruppo sia in Francia che in Italia. Il prossimo avrebbe dovuto tenersi in Francia, a L’ Epine, dal 17 al 20 Novembre. Ma poi Macron ha annunciato il lockdown…Vorrei tornare in Italia. Tutto, ora, dipenderà giocoforza dalla situazione che si verrà a creare.

Per avere news e aggiornamenti sui laboratori di miniatura di Florence, seguite la sua pagina Facebook Florence-Aseult-Création d’Enluminure

 

La porta sinistra dell’ organo di Notre Dame de L’ Epine, raffigurante l’ Angelo dell’ Annunciazione.

Qui sopra e nelle immagini che seguono, alcuni dettagli del dipinto

 

 

 

 

 

 

 

La porta a destra dell’ organo, che rappresenta la Madonna dell’ Annunciazione

Un dettaglio dell’ opera

Il lato esterno delle porte dell’ organo

 

 

Photo courtesy of Florence Aseult-Undomiel

 

 

“Iconic”: il ritorno in versi e musica della Contessa Pinina Garavaglia

 

Nello spettacolare panorama cosmico di Ottobre (che l’ altroieri VALIUM ha approfondito in un post) si inserisce idealmente una stella che non smetterà mai di brillare: la Contessa Pinina Garavaglia, un’ autentica icona della movida notturna. Una movida fatta di sperimentazione artistica, eccentrica eleganza, poesia dinamica ed evocativa. Poliedrica al pari dei suoi interessi, Pinina Garavaglia annovera nel proprio Curriculum esperienze come autrice teatrale d’avanguardia e studi di danza classica (è stata allieva nientemeno che della Maestra Maria Cumani, seguace della scuola di Isadora Duncan e moglie di Salvatore Quasimodo), ma in seguito ha messo a frutto il suo estro nelle vesti di autrice di inconfondibili versi in rima e di art director. Organizzatrice di eventi, di epiche feste nei club più cool, PR, image maker, raffinata conoscitrice della fenomenologia della vita notturna ma anche di poesia, arte, antiquariato, lirica  e balletto…la Contessa è tutto questo e molto altro ancora. Incasellarla in definizioni è riduttivo, preferisco prendere in prestito le parole con cui si è descritta durante un’ intervista rilasciata a Sipario.it: “una Regina dell’ Effimero Apparente”. Ma – come afferma la stessa Garavaglia – “nulla è apparente più dell’ effimero”, che riflette l’essenza dell’ uomo e del suo tempo nei momenti dello svago, quando ogni sovrastruttura viene abbandonata. Colta e brillante, la Contessa ha sempre ostentato look stravaganti (i suoi eclatanti cappelli sono leggendari) dimostrando come un’ esteriorità eccentrica e ostentatamente frivola possa convivere con un’ interiorità profonda. Gli spettatori della TV l’hanno conosciuta grazie a programmi quali il “Maurizio Costanzo Show”, “Pronti a tutto”, “Mattino 5”, il popolo della notte la venera come una dea: non è un caso che Pinina Garavaglia abbia voluto mettersi in gioco anche nel ruolo di vocalist. Il suo genere musicale? Un sound elettronico di matrice trance rivolto, of course, al mondo delle discoteche. Tra i brani che ha reso famosi, “L’ Occhio del Pensiero” rimane un cult. Pinina declama i suoi versi su un tappeto di note incalzantI che invitano a lasciarsi andare, a scatenarsi, a immergersi nelle atmosfere incantate e fiabesche evocate dalla “Contessa Rock”.

 

L’ artwork di “Iconic”

Oggi Pinina Garavaglia torna con “Iconic”, un pezzo travolgente firmato da Bitinjuice e curato da Sergei Antonov per quanto riguarda il video concept. Significativamente introdotto da una frase di Samuel Beckett che recita “Dance first. Think later. It’s the natural order”, il brano nasce come un tributo che la Contessa rivolge alla sua carriera di vocalist e si snoda su un ritmo martellante irresistibile. E’ un sound che rievoca gli anni ’90, quello di “Iconic”, il periodo di maggior splendore della nightlife italiana: trasmette vibrazioni positive, fa rivivere l’incredibile mood underground dell’ epoca, rimanda ai tempi in cui esprimersi attraverso il look, essere unici e irripetibili era un must assoluto. Pinina Garavaglia ci guida in questo viaggio a ritroso declamando un’ ipnotica filastrocca in rima. Il tema? Una festa liberatoria e palpitante dove la “polvere di stelle sfavilla sulla pelle” e le “gocce di cristallo” trasudano dagli “astri blu cobalto”. I versi della Contessa Garavaglia hanno il potere di trascinarci in un vortice di suggestioni: “nessuno ti può fermare, con le tue ali devi volare, in alto, in un cielo nero, ma con le stelle nel tuo pensiero”…E’ come un rituale collettivo al quale abbandonarsi tutti insieme, con gioia e con un pizzico di nostalgia per un periodo in cui eravamo liberi di incontrarci, di ballare, di ritrovarci senza rischiare assembramenti nè contagi. Una realtà che “Iconic”, peraltro, non tralascia di menzionare. Il brano si conclude infatti con un sibillino “e fra cent’anni non si sa quale mondo ci sarà”. Proprio così: chissà quale sarà il mondo del futuro. L’importante è non perdere mai la cognizione di tutto ciò che ruota attorno al concetto di “ballo”: la convivialità, l’ armonia, l’ espressione di sé, la rappresentazione artistica, l’ interazione, la seduzione e, last but not least, l’audacia creativa. Perchè “audace ci piace”, citando il noto motto della Contessa Garavaglia.

 

 

 

La musica, la moda, il sodalizio con Raffaello Bellavista: conversazione con Serena Gentilini, cantante e artista eclettica

 

Per VALIUM, ogni promessa è debito. Eccomi quindi pronta per una chiacchierata a tutto campo con Serena Gentilini, stilista, modella e cantante oltre che partner – sia nell’ arte che nella vita – di Raffaello Bellavista, un ospite ormai fisso di questo blog (rileggi qui la sua ultima intervista). Classe 2000, nata a Lugo di Romagna, Serena vanta un solido background nel canto e nel settore teatrale. Ad appena 20 anni ha già calcato i palchi del Teatro Sociale di Piangipane, dell’ Arena Fico di Bologna, del Teatro della Regina di Cattolica, ma non solo: il suo curriculum annovera anche esperienze all’ Harlem Jazz and Music Fest di New York e in storici club della Grande Mela come The Bitter End e lo Smalls Jazz Club. Parlando di location prestigiose non si possono tralasciare Cinecittà, Palazzo Labia a Venezia, dove Serena ha preso parte al trascinante spettacolo “Eros e Thanatos” diretto e interpretato dal Principe Maurizio Agosti, e la Tenuta Biodinamica Mara, sede di un importante evento live con la partecipazione di Alessandro Cecchi Paone. L’ attività di questa giovane promessa romagnola, però, non si limita alle performance. Amante dell’ arte a 360 gradi, eclettica per natura, Serena è un’ appassionata di fashion design e alla carriera di modella affianca quella di stilista, creando gli abiti che indossa on stage. Non le manca di certo la classe per presentarli al pubblico: la prima cosa che colpisce in lei è la grazia, che va di pari passo con una bellezza raffinata e intensa. I suoi grandi occhi nocciola, incorniciati da sopracciglia ad ali di gabbiano, coniugano profondità e dolcezza. La chioma castano scuro, lunghissima e sempre tenuta sciolta, la fa somigliare a una Madonna rinascimentale. Curiosamente, forse a causa dei colori mediterranei o dei lineamenti armoniosi che li accomunano, svariate persone rilevano una vaga similarità fisica tra Serena e Raffaello: un’ osservazione piuttosto azzeccata, a ben vedere. Quel che è certo, è che insieme hanno dato vita a un duo in perfetta sintonia. Teneteli d’occhio, perchè li attendono progetti di alto livello che includono – tra l’altro – collaborazioni con personaggi notissimi (i nomi sono rigorosamente top secret) della scena musicale. Tutto questo, e molto altro ancora, ve lo racconterà la stessa Serena rispondendo alle mie domande.

La passione per il canto rappresenta solo una sfaccettatura della tua eclettica predisposizione artistica. Quando hai deciso che la musica, per te, sarebbe stata una priorità?

Sin da piccola ho sempre amato la musica. I miei genitori sono dei grandi amanti di questa arte e mi hanno cresciuto accompagnata dalle melodie di vari artisti e compositori. Un ricordo importante per me risale a una recita dell’asilo, avrò avuto 5 anni e cantavo una canzone in solo. Mi emozionó molto, sentii dentro di me che la musica sarebbe stata una cosa importantissima nel mio futuro. Iniziai così ad andare a lezione di canto e il mio amore per la musica fu chiaro. Ho capito che sarebbe stata la mia principale dedizione quando mi sono resa conto che non avrei mai desiderato fare qualcosa di diverso.

 

 

Canto, pittura, sculture in ceramica e fashion design sono alcune delle espressioni in cui incanali il tuo talento creativo. Per quanto riguarda il canto, ti sei affidata agli insegnamenti di professionisti come Emanuela Cortesi e Fulvio Massa, ma hai seguito anche masterclass vocali tenute da nomi del calibro di Gary Samuels e Deborah Zuke Smith: potresti dirci qualcosa di più rispetto a queste esperienze?

Ho iniziato il mio percorso musicale da molto piccola, la mia prima insegnante si chiamava Lucia. Crescendo ho proseguito assieme alla cantante Emanuela Cortesi, una professionista vivace e solare così come le sue lezioni. Successivamente mi sono interfacciata con il cantante lirico Fulvio Massa, incuriosita dalla tecnica vocale del bel canto ma restando sempre fedele al mio stile. Questa diversità musicale tra il mondo “pop” e quello lirico mi ha dato molto, in termini di consapevolezza vocale. Durante il mio soggiorno a New York e a Broadway ho seguito svariate masterclass canore tra cui quelle assieme a Deborah Zuke Smith e Gary Samuels, grande voce statunitense assieme a cui ho avuto il piacere di cantare al Jazz Festival di Harlem.

Quali generi ti ispirano di più, musicalmente?

Mi piacciono molti generi, sin da piccola ho sempre cercato di distillare da ognuno ció che più mi piaceva e mi rappresentava. La mia missione artistica è unire i tasselli sonori di ogni genere per creare un unico mosaico che è per me la musica. I generi da cui attingo maggiormente sono il pop, il jazz, il soul e in alcuni suoi aspetti la classica, tutti rivisitati secondo il mio spirito.

 

 

Nonostante l’amore per l’arte, hai scelto di iscriverti al liceo linguistico: una decisione che poi si è rivelata utilissima anche per il tuo percorso nel canto. Punti a una carriera internazionale o preferisci muoverti entro i confini italici?

Sì, nonostante il mio temperamento artistico ho scelto di frequentare una scuola linguistica che mi potesse dare gli strumenti per essere indipendente sia dal punto di vista manageriale sia da quello artistico nell’interpretazione di brani nelle principali lingue. Il mio intento è quello di partire dall’Italia per poi portare la mia figura in tutto il mondo.

 

Un autoritratto olio su tela di Serena

Come definiresti il tuo stile vocale?

Il mio stile vocale nasce dalla commistione di differenti correnti artistiche, dal pop al jazz al soul, con alcune sfumature di classica. Ne deriva un timbro molto particolare, caldo e raffinato, che mi permette di affrontare e interpretare con estrema originalità vari generi musicali rientrando nel cosiddetto “crossover”.

Chi sono le cantanti che ami e che più ti ispirano?

Ci sono vari artisti di vari generi che apprezzo particolarmente: Frank Sinatra, Sade, Amy Winehouse, Cher, Annie Lennox, Sting, Michael Jackson, David Bowie….Ognuno di questi ha un un aspetto musicale e stilistico che trovo interessante. Ma soprattutto, l’aspetto che più riscontro negli artisti citati è la capacità di aver creato un personaggio riconoscibile ed estremamente originale che ha detto qualcosa di nuovo in un ambiente musicale molto vicino alla saturazione. Proprio su questa idea si sviluppa il mio progetto artistico, che sta dando qualcosa che prima non c’era. Ovviamente l’innovazione ha radici in chi ha fatto la storia che tuttora viene scritta. Questi artisti hanno avuto molta rilevanza nella mia crescita, mentre ora sono concentrata esclusivamente sulla mia figura.

 

Serena insieme a Raffaello Bellavista, suo partner nella vita e nell’arte

Com’è nato il sodalizio con Raffaello Bellavista?

Mi piace sempre tenere le cose personali e belle della mia vita il più private possibile, però posso sicuramente dire che con Raffaello ci siamo incontrati grazie alla musica ed è stata una coesione totale, sia dal punto di vista sentimentale sia da quello artistico.

 

 

A Raffaello, infatti, sei legata anche da un rapporto sentimentale. Quale valore aggiunto apporta alla vostra love story il fatto di lavorare insieme, e viceversa?

Il fatto di avere entrambi questa spinta artistica interiore, che si fonde così perfettamente l’una con l’altra, rende ovviamente il rapporto ancora più magico. Infatti abbiamo scelto di unire anche la nostra musica in un format molto interessante con caratteristiche crossover.

In “Eros e Thanatos”, la performance ideata e diretta dal Principe Maurizio Agosti, il tuo contributo ha aggiunto ulteriore pathos alla rappresentazione. Hai mai pensato di diversificarti come attrice teatrale?

In passato ho più volte preso parte a rappresentazioni teatrali, anche da protagonista, con riconoscimenti e premi ricevuti, ma ho sempre dato la priorità alla parte musicale. A Venezia, in “Eros e Thanatos” questa mia esperienza pregressa è stata di grande importanza, infatti il mio intervento richiedeva una duplice abilità che ha potuto mettere in luce il mio lato musicale ma anche quello della recitazione. A Maurizio Agosti va il merito di aver colto la poliedricità della mia figura e di averla saputa con grande sapienza inserire all’interno del suo spettacolo. Nella prima parte ero su un trono totalmente immobile, dormiente, coperta da un velo. Alla fine dello spettacolo il Principe ha sollevato questo velo, con una serie di espedienti narrativi mi ha risvegliata e tra lo stupore generale ho cantato un’aria di Handel in chiave crossover accompagnata al pianoforte da Raffaello Bellavista. Concludendo, penso che “Eros e Thanatos” conoscerà un’importante seguito proprio per la sua unicità nel rappresentare un perfetto concetto di sinestesia tra più generi artistici oltre al fatto che è cucito su misura per ognuno dei protagonisti.

 

 

Due scatti tratti da “Eros e Thanatos”, la performance tenutasi nel prestigioso Palazzo Labia (sede RAI di Venezia)

La moda è un’altra delle tue diramazioni professionali. Hai sfilato e posato davanti all’ obiettivo sin da piccolissima, ma in seguito hai preferito concentrarti sul fashion design. Per quale motivo?

Sin da piccola mi ha affascinato molto il mondo della moda, mia nonna era una sarta bravissima, e oltre a trasmettermi qualche nozione di sartoria che poi ho sviluppato in autonomia crescendo, mi ha ispirato ad avvicinarmi anche a questo mondo. In questo momento della mia vita, ho deciso di esprimere me stessa anche attraverso gli abiti, che disegno e realizzo personalmente. Quello che ho sviluppato è l’idea di una linea di alta moda griffata Serena Gentilini, dedicata esclusivamente ai concerti nei quali indosso le mie creazioni. Un’eccezione è concessa al mio compagno in amore e in arte Raffaello Bellavista, che talvolta indosserà i miei design. I primi capi di questa linea sono già stati mostrati con successo nel mio ultimo concerto sui colli di Rimini. All’interno della stessa serata anche Raffaello ha indossato capi di mia creazione. La linea, proprio per l’ispirazione artistica che la anima, porta il nome di “RS”. Come ultima curiosità, in fase di progettazione e poi anche una volta mostrati, mi sono state fatte offerte molto elevate per acquistare i miei abiti, ma la filosofia dietro ognuno di questi rende la linea esclusivamente personale.

 

 

Serena in una posa da cover girl

A questo punto non posso che riallacciarmi alla filosofia che hai abbracciato sia come artista che come donna. Che cosa ci racconti, al riguardo?

Il mio punto cardine è l’integrità con se stessi, punto che ho sempre portato avanti facendo scelte all’apparenza e di fatto più difficili, che mi hanno chiesto alta determinazione e fatica, ma che mi hanno dato e mi stanno dando molta soddisfazione. Non è solo questione di realizzare se stessi e arrivare al successo, ma la qualità con la quale ci si arriva.

 

 

La tua linea RS, che produci dallo scorso agosto, al momento è focalizzata sull’ideazione di abiti di scena per te e per Raffaello Bellavista (da qui il nome, un acronimo delle vostre iniziali). Prevedi una presentazione ufficiale delle tue creazioni?

I primi capi sono già stati svelati e ne saranno svelati ulteriori durante le prossime performance. Nel 2021 presenterò l’intera linea durante un super evento per addetti ai lavori ma anche per i miei seguaci, in un’esperienza sinestetica tra varie forme d’arte facenti perno sul mio personale concetto di fashion design.

Credi che la tua attività di stilista, un giorno, possa svilupparsi in una direzione che non riguardi esclusivamente il vostro duo?

La mia linea è strettamente legata alla mia ispirazione artistica e musicale. Tengo molto a mantenere prevalentemente personale l’utilizzo degli abiti del mio marchio. Per il futuro, non posso ancora dire nulla con certezza.

 

Serena e Raffaello durante il live organizzato alla Tenuta Biodinamica Mara, sui colli riminesi

Quali sono i progetti più imminenti a cui si dedicherà la poliedrica Serena?

Presto usciranno alcuni miei singoli su tutte le piattaforme di streaming musicale. A breve saranno annunciate una serie di date nelle quali presenterò il mio format e anche quello assieme a Raffaello in sale prestigiose e con la collaborazione di artisti di grande importanza.

 

Il duo Gentilini-Bellavista con Alessandro Cecchi Paone in occasione dell’ evento alla Tenuta Mara

Serena e Raffaello, la nuova coppia della musica italiana

 

 

Ancora qualche immagine del live del duo all’ avveniristica Tenuta Mara. Tutti gli abiti indossati da Serena nelle foto (escluse quelle relative alla performance veneziana) fanno parte della sua linea RS: le stoffe sono firmate Golden Group, azienda leader nel settore tessile con base a San Marino e capeggiata dall’ imprenditore Lucio Marangoni

 

 

Photo courtesy of Serena Gentilini

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Fase 2: tra bilanci, Flassy Mask e doverose considerazioni

Il Principe “au naturel”, baciato dal sole e immerso nel verde

La Fase 2 dell’ emergenza Coronavirus è appena cominciata, e VALIUM prosegue il suo percorso sulle tracce del Principe Maurice. E’ un percorso ricco di sorprese, dove profonde riflessioni e un’ incisiva vis critica si alternano al mood giocoso di Maurice: a fine lockdown (o quasi), la nostra conversazione telefonica straborda di sprint e spirito propositivo. La quarantena, con i suoi tempi dilatati e l’azzeramento di ogni precedente stile di di vita, ha accentuato più che mai la voglia di reinventarsi del Principe. Nella casa-atelier della costumista Flavia Cavalcanti ha trovato il modo di continuare a fare, a creare, lasciando un doveroso spazio alle considerazioni sulle professioni del mondo della notte e al loro futuro. Intanto, l’ “icona notturna” per eccellenza vive di giorno e lancia già nuovi progetti e iniziative: li scoprirete qui di seguito, leggendo l’ intervista. Posso anticiparvi che non cessa mai di rimanere accanto ai fan, anche solo con il pensiero. E che i limiti imposti dalla pandemia non scalfiscono la sua indole costruttiva, perchè tutto ciò che fa lo fa con passione. Mettendoci il cuore sempre. Ormai lo conosciamo bene…Al punto che potremmo dire, con Stendhal, che “la passione non è cieca, è visionaria”: nessun aforisma sembra più adatto a descrivere il Principe Maurice e il motore che lo anima.

La tanto attesa Fase 2 è appena cominciata: qual è il bilancio della tua quarantena in quel di Milano?

La mia quarantena è stata tutto sommato piacevole, con i limiti e le angosce di chiunque. Come vi ho detto nella puntata scorsa sono ospite di Flavia Cavalcanti e stiamo procedendo nella sistemazione dei suoi archivi, della sua casa atelier, abbiamo addirittura fatto dei lavori di decorazione…Diciamo che in due, tutti e due creativi, il tempo passa e si riesce ad investirlo bene. Poi, sto implementando i miei studi musicali: mi sono procurato una piccola consolle con la quale sto prendendo confidenza per gestire in modo ancora più professionale il mio ruolo di emotional dj. E’ un’ottima consolle virtuale della Pioneer che si collega al computer e mi dà la possibilità di lavorare meglio. Mi sto divertendo molto! Ho anche fatto un piccolo corso con un dj e produttore discografico mio amico, Alessandro Panicciari , che mi ha dato delle dritte per poter utilizzare al meglio questo strumento. Flavia aveva comprato la consolle tempo fa perchè era ne rimasta intrigata, poi me l’ha regalata perchè era sempre molto presa dai suoi costumi! Per cui, ora sarò un po’ più attrezzato nel mio ruolo di dj per dinner show, cocktail e vernissage. Voglio precisare, non sono un dj vero e proprio. Mi definisco, piuttosto, un emotional selector: è la visione che sto implementando in questo periodo in cui abbiamo tempo a sufficienza per organizzare, per pensare…Il mio futuro, molto probabilmente, mi vedrà vestire anche quei panni. Dal punto di vista umano, invece, le sofferenze della quarantena sono tante, perché io sono un animale sociale e detesto la solitudine. Ma il fatto di essere in due, con quella persona straordinaria che è Flavia, è positivo di gran lunga. Anche se la visione un po’ fumosa di questa Fase 2 sta inquietando tutti e ha cominciato ad inquietare anche me. Ho notato che negli ultimi periodi, purtroppo, non ho più ritmi: mi sveglio frequentemente di notte, mi addormento di giorno, comincio a essere stufo…è un fenomeno che mi dà un po’ fastidio. Se consciamente sto passando bene la quarantena per i motivi che già ti ho detto, dal punto di vista inconscio certe paure che ci instillano continuamente, certe insicurezze stanno iniziando a logorarmi: questa preoccupazione nelle retrovie del cervello sfasa la gestione dell’ansia.

 

La nuova consolle del Principe

Balou, ospite fisso di casa Cavalcanti

Cosa hai imparato su te stesso, in questi giorni?           

Posso dirti che, in realtà, non ho fatto altro che avere la conferma di quello che sapevo di me: mi conosco bene. La circostanza indubbiamente è particolare, però io sono già passato attraverso fasi di dolore, senso di perdita, cambiamento dal punto di vista professionale, per cui so bene come mi comporto. Cerco di rendere positive tutte le esperienze, anche quelle più drammatiche. Non ho scoperto tante cose nuove su di me, però ho scoperto che mi manca il mio lavoro! Soprattutto dal punto di vista dell’incontro con il pubblico. Come sai ho fatto una live su Facebook che mi è piaciuta, dove ho parlato con il cuore…Però mi sentivo un imbecille: mi sembrava una masturbazione mentale l’esibirmi davanti a uno schermo, distratto dai commenti – tantissimi devo dire, voglio ringraziare gli spettatori anche attraverso il tuo blog – che ho letto tutti e ai quali ho risposto. Questo feedback sì, è stato bellissimo, perché essendo assolutamente vergine delle live non ho fatto altro che essere me stesso in quel momento, così come mi sentivo. Non volevo fare qualcosa di roboante con costumi, travestimenti vari…Ho parlato con il cuore in mano, senza filtri. E poi ho individuato una canzone straordinaria, “Because the night” di Patti Smith, e l’ho voluta interpretare in una maniera molto intima, proprio in base al senso profondo che può avere per il mondo della notte, per chi ama la notte, quella canzone lì. Le dirette, in ogni caso, non diventeranno un mio modo alternativo di fare spettacolo: ne sono sicuro! Ogni tanto apparirò, perché queste iniezioni di umanità fanno bene. Sono stato me stesso come lo sono sempre, però in una dimensione più intima ed anche colpita da tutto quello che ci sta succedendo…che è qualcosa di veramente allucinante.

 

In versione “Silver Devil” durante la live con i Datura e Rexanthony

Una domanda quasi scontata: parlami della prima cosa che farai ora, in linea con le nuove misure precauzionali.

Purtroppo, come sai, non ci si può ancora abbracciare o stringere la mano, però ci si può almeno vedere di persona…grazie alle nuove norme sulle visite ai congiunti. Quindi, senza dubbio, presto andrò a trovare mia sorella che abita a pochi passi da Milano. Anche se non posso abbracciarla o stringerla voglio vederla con i miei occhi, guardarla negli occhi davvero e non attraverso lo schermo del telefono o del computer! Voglio ridere e piangere con lei del fatto che siamo ancora qui e che possiamo farcela. Questa è la prima cosa che voglio fare! Metto innanzi a tutto i rapporti più forti, gli affetti più intimi e familiari. Dopodichè, mi piacerebbe ricominciare a diventare progettuale e operativo riguardo alla mia nuova professionalità proiettata per la contingenza sul concetto di dinner show. Aggiungo che il 5 Maggio ho un appuntamento importante: andare alla libreria Mondadori, qui a Milano, per comprare l’ ultima fatica letteraria – “Caffè Voltaire” – della mia cara amica Laura Campiglio. Un libro che doveva uscire a Marzo, ma si è arenato nel limbo delle restrizioni.

 

On stage insieme a Grace Jones, amore mai dimenticato e amica di sempre

A livello di fantasia, invece, qual è la prima cosa che vorresti fortissimamente fare? Cosa ti è mancato di più, durante questa interminabile clausura?              

Vorrei abbracciare chiunque, a diversi livelli a seconda dell’attrazione fisica! A parte questo, una cosa che vorrei fare tantissimo coinciderebbe con due desideri, non con uno solo: prendere l’aereo, andare in Giamaica e abbracciare Grace (Jones, ndr.), che da lontano mi è stata molto vicina così come io sono stato molto vicino a lei. Ho un grande desiderio di viaggiare, di ritrovare i miei amici sparsi in tutto il mondo, ma in particolare di rivedere la mia amica di sempre che è Grace. L’ idea di riuscire a raggiungerla, anzi, mi ispira anche qualcosa di più di un abbraccio! E poi c’è un’ altra cosa, naturalmente: vorrei tanto ritornare nella mia Venezia! Vorrei riuscire a vederla così surreale, così meravigliosamente e drammaticamente surreale. Mi catapulterei nel mio delizioso boudoir, Ca’ Pier, dove c’è un giardino segreto sicuramente fiorito e un pianoforte da suonare fino allo sfinimento…Molte città (compresa Milano), in questo silenzio e nell’ essere così vuote, hanno recuperato una purezza nella loro bellezza.

 

Il libro (freschissimo di stampa) “Caffè Voltaire”…

…e la sua autrice: la scrittrice, giornalista e conduttrice Laura Campiglio

In questi due mesi, comunque, mi giunge voce che tu non sia rimasto con le mani in mano…

Con Flavia abbiamo dato il via a una bellissima iniziativa. Avendo tanto tempo a nostra disposizione, abbiamo fatto questa considerazione anche per il fatto che sono soprattutto io, tra i due, quello che esce a fare la spesa e deve quindi indossare la mascherina chirurgica. Funzionale, per carità, ma brutta! Siccome il senso dell’estetica in noi è potente, sono nati degli input anche da fuori: perché Flavia Cavalcanti, così brava, non si inventa delle mascherine belle, particolari? Tra l’altro, non dimentichiamo che le mascherine dovremo indossarle ancora per un bel po’. Non solo, ormai saranno obbligatorie. Così abbiamo creato una nostra linea. Non sono un presidio medico ma abbiamo fatto in modo che una tasca interna possa far passare dei filtri migliori, chirurgici e via dicendo, però diciamo che dal punto di vista del droplet sono funzionali. Sono molto belle, realizzate con dei meravigliosi tessuti a fantasia, applicazioni speciali…Alcune sono più di largo consumo, ma sempre fashion, altre sono pezzi in edizione limitata ed altre ancora pezzi unici che ci hanno già richiesto alcuni VIP. Vengono usati materiali preziosi quali cristalli Swarovski, perle coltivate, paillettes, strass, ricami fatti a mano e pietre dure… E’ stata un’idea straordinaria! Flavia e un suo collaboratore stanno procedendo nella produzione, io intervengo con un mio tocco creativo (mi è sempre piaciuta la moda, quindi ci metto anch’io del mio) per cui ci sarà anche una limited edition a me dedicata…Siamo molto felici! Accettiamo ordini piccoli o singoli e verrà presto creato un sito apposito. Potete ricevere informazioni, dettagli e ordinarle via e-mail (flassymask@gmail.com), acquistarle on line e farvele consegnare a casa, non c’è nessun problema. Nel frattempo, abbiamo già battezzato la nostre creazioni: si chiamano Flassy Mask, l’ acronimo dei nomi dei due creatori Flavia Cavalcanti e Vassy Longhi – un giovane hair stylist e makeup artist (già consulente per Dolce & Gabbana e altri brand di prestigio) che ha collaborato con Flavia ai costumi teatrali del musical “Pinocchio”. L’idea è piaciuta moltissimo e svariati cantanti, attori, attrici e soubrette sono pronti ad acquistarle. Riassumendo, le nostre mascherine sono di tre tipi: alcune sfoggiano stampe animalier, tessuti pregiati e di marca (Cavalli, Philipp Plein e altri… è una serie riprodotta, anche se in un numero limitatissimo). Altre sono tutte fatte a mano e adornate con delle belle applicazioni, altre ancora sono dei preziosi pezzi unici. La nostra è un po’un’ ”Haute Couture” della mascherina! Quando il dramma del Coronavirus sarà finito, secondo me, la mascherina diventerà un feticcio ricordo con cui farsi immortalare. L’emblema di questo momento storico. Quindi averlo bello, averlo griffato Flassy sarebbe un bel cimelio da lasciare alle prossime generazioni. Non è da trascurare!

 

Flavia Cavalcanti e Vassy Longhi con le Flassy Mask

 

Alcuni esemplari di Flassy Mask, mascherine ultrafashion

Hai esordito con una live su Facebook la sera del lunedì di Pasqua. E’ stata, non c’è bisogno di dirlo, apprezzatissima: l’affetto dei fan nei tuoi confronti si percepiva a pelle. Come hai vissuto quel debutto virtuale?

Mentre la giravo ero un po’ imbarazzato. Ho dovuto far forza su me stesso, ma ciò era anche dovuto al fatto che durante la diretta stavo cercando di capire come funzionasse la parte tecnica. Poi, però, mi sono sentito sempre più a mio agio e mi sono lasciato andare. Ho parlato a ruota libera di quello che provavo, messo e descritto la musica che ho scelto al momento, incastonata perfettamente in quell’occasione: proprio come una colonna sonora dei miei sentimenti. E’ per questo che la chiamo “musica emozionale”. Mi è piaciuto, esibirmi in una live. Non riuscivo a capire quanta gente mi stesse seguendo, non capisco una mazza di quella roba lì, però vedevo parecchi commenti il che mi incoraggiava…Sono riuscito ad arrivare indenne alla fine. Successivamente, altri artisti mi hanno proposto di fare delle live insieme e i primi a cui ho detto di sì sono stati i Datura e Rexanthony: sabato 25 Aprile, infatti, ci siamo riuniti virtualmente per una diretta ispirata alla trasmissione che avevamo su M2O, “Rememo”, di musica e di interventi vocali. Il pubblico ha potuto seguirci sia su Facebook che su Instagram. Un’ altra live che ho in programma mi vedrà con Francesca Faggella, lei da Palma di Maiorca e io da Milano, dove riproporremo la New Disco con un intervento “Gloss’n’Glitter”. Cerchiamo di mantenere vivo l’interesse sulle cose belle che facciamo e queste live possono essere degli spot, ma non diventeranno la mia forma alternativa di esibirmi. Io ho bisogno di esibirmi davanti a un pubblico, folto o esiguo che sia.

 

 

Due Flassy Mask della special edition “Principe Maurice”: preziose, notturne e vagamente esoteriche (soprattutto il modello che vedete qui sopra)

Quindi, riguardo alle live, non si può parlare di un vero e proprio progetto che ti manterrà connesso con i tuoi ammiratori…

No. Non è un progetto vero e proprio: lo farò soltanto quando avrò gli inviti simpatici e adeguati. O il desiderio di apparire, perché ogni tanto apparire è anche un’esigenza. Però non diventerà un appuntamento fisso. Me l’hanno chiesto in molti, ma non lo diventerà perché non è nelle mie corde. Potrebbe saturarmi. Di tanto in tanto mi farò vivo molto volentieri, magari anche in compagnia di artisti con cui collaboro, però sempre con la speranza di ricominciare presto ad esibirmi. Sto pensando ad un’ ironica diretta con ospiti qualificati per affrontare l’argomento “sesso” in quarantena: “Fallo a casa (se non hai un congiunto)”, sfruttando il palese doppio senso (ahahahah!) e ispirandomi al personaggio della sessuologa della mitica Anna Marchesini!

 

Alcuni screenshot della live del 25 Aprile con i Datura e Rexanthony

Il futuro dei lavoratori dello spettacolo dopo il lockdown, purtroppo, è ancora nebuloso: gli assembramenti dovuti a serate e concerti rendono difficile una riapertura dei locali a breve. Molti artisti hanno lanciato appelli al Governo, suggerimenti per ovviare allo stand by (penso al teatro in TV di Monica Guerritore). Hai elaborato anche tu una proposta che vorresti divulgare?

Intanto è scandaloso che i lavoratori del mondo dell’entertainment non siano mai stati mai nemmeno citati. Parlo di dj, vocalist, perfomer, ballerini, tecnici vari, camerieri, baristi, manutentori…di tutta quella popolazione che mantiene le famiglie con questo tipo di lavoro nei club della notte. Non sono stati mai menzionati e non è stato pensato alcunchè per quanto riguarda la loro ripartenza. Noi siamo stati i primi ad essere chiusi, saremo sicuramente gli ultimi a riaprire, ma non c’è alcuna forma di sostegno per le famiglie che vivono dei proventi del nostro settore. Penso, che so, anche agli addetti alla sicurezza, alle donne delle pulizie, a chiunque…Tutte persone che con il loro reddito contribuivano al ménage familiare. Nei loro confronti, al momento, non c’è in programma una tutela ufficiale. Ora il sindacato (Silb) sta cercando di muoversi, si stanno organizzando delle raccolte di firme, però la cosa scandalosa è che da parte del Governo o del Ministero non esiste la minima attenzione nei nostri confronti. Ma che a loro piaccia o meno, noi esistiamo. Non ci sembra giusto sentirci dei paria! Io mi occupo anche di altre cose, per carità, però l’industria degli eventi in toto – anche solo i matrimoni, per dire, piuttosto che i congressi aziendali o celebrazioni varie- non è stata mai presa in considerazione. Lo trovo inquietante. Non possiamo fare degli eventi in streaming! La Guerritore è un’attrice, peraltro bravissima, ma io non è che potrei mettermi a recitare con una telecamera davanti. Il mio tipo di lavoro non potrà essere realizzato se non quando ci sarà la possibilità di riunirsi di nuovo. E non c’è alcun accenno a tutto questo, sotto nessun punto di vista. C’è solo il divieto. Però il divieto significa anche che non si lavora, non si guadagna, in certi casi non si mangia! Io ringrazio il cielo, la mia situazione non è così drammatica, ma è una tragedia che stanno sperimentando in molti. L’ industria del divertimento ha un suo valore, e non è un valore così relativo. Ha un suo fatturato, tasse pagate, stipendi, tutto l’indotto che vive intorno…Pensa, che so, alla Riviera Romagnola. Per quanto mi riguarda, investirò sicuramente nel dinner show. Non esiste alternativa alla discoteca, la discoteca non può essere fatta in altro modo se non quello di ballare insieme. Il problema è anche quello di riaprire in maniera economicamente conforme, e con poca gente non si può. Non so neanche se alcuni ristoranti riusciranno a essere di nuovo attivi, perché se un locale da 60 coperti ne può contenere 10 non ce la fa a pagare neppure le spese. Mi chiedo: esistono enti statali appositi, perchè non vengono consultati? Ad esempio c’è il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia del Lavoro), che da sempre dovrebbe essere di sostegno in caso di necessità perché è composto da operatori del mondo dell’industria, dell’economia, del commercio, eccetera…però non è stato consultato. Invece hanno istituito questo “Comitatone” di esperti (?) che ci sta di fatto governando, perché se il Governo pende dalle loro labbra lo facciamo anche noi. Ma si può sapere chi sono questi signori? Che competenze hanno, che esperienze hanno, soprattutto, della vita reale?  Con l’Europa, poi, dovremmo essere tutti uniti: secondo me qui o diventiamo Stati Uniti d’Europa o l’Europa si sfascia, e sarebbe un peccato perché a me piacerebbe l’idea di un’unione salda e reale. L’ unico neo che ho notato all’ interno del mondo della notte è che, purtroppo, non siamo coesi. Ognuno pensa alle proprie iniziative. Invece, siccome l’unione fa la forza, dovremmo farci sentire tutti insieme. Bisogna trovare un modo per far valere i nostri diritti, anche quelli di semplici cittadini che lavorano. Ci stiamo ragionando, purtroppo ne avremo di tempo per ragionare! Però, per far fronte all’ emergenza, auspico che proprio dal punto di vista sociale e politico si prenda atto che esistono anche delle figure professionali che in questo momento sono ferme e lo saranno per molto più tempo degli altri: sono una forza lavoro che va aiutata con un sostegno monetario immediato.

 

 

Nel video, il Principe al pianoforte nel suo boudoir veneziano “Ca’ Pier” e (di seguito) uno scatto dello stesso

Lo stile di vita che ci aspetta non sarà più quello di prima. Come cambierà in meglio e come in peggio, a tuo parere?

Di positivo direi che ci sarà che avremo voglia di fare. Anche chi si era un po’ assopito, adesso, vuoi per necessità o per il fatto di essere obbligato a non far niente, avrà voglia di ricominciare in qualche modo. Sarà sicuramente tutto molto diverso, ancora molto frustrante…In ogni caso darà un’apertura alla speranza il fatto di poter ricominciare a scendere per le strade (sempre con le dovute precauzioni, per carità), poter andare al ristorante o anche solo a lavorare, per dire. Farà ricominciare ad apprezzare quel poco o quel tanto che ognuno di noi aveva. Di certo aumenteranno la coscienza, l’apprezzamento nei confronti di ciò che consideravamo routine o normalità, che davamo per scontato. Però il percorso per tornare a una normalità “vera” sarà ancora lungo e difficile. Probabilmente il fatto di essere isolati, con molto tempo a disposizione, ha aguzzato l’ingegno di chi è propositivo per natura. Penso che potrebbero esserci dei cambiamenti positivi e belli anche per quanto riguarda la gestione dell’ecologia, ma la cosa più inquietante sarà che molte famiglie faranno fatica a mettere insieme persino i pasti giornalieri. La crisi economica è paragonabile a quella di una guerra. E’ di fondamentale importanza, adesso, nell’urgenza, che vengano dati immediatamente degli aiuti a fondo perduto a chi deve pagare l’affitto, le bollette…L’unico modo che vedo possibile sarebbe poter avere a disposizione dei finanziamenti – a fondo perduto, ribadisco –  erogati dalla Comunità Europea, proprio come se fosse scoppiata una guerra mondiale. Con il Piano Marshall, dopotutto, noi non abbiamo dovuto restituire i soldi all’ America quando ce li ha dati per ricostruire. Quel che è certo è che il mondo non sarà più quello di prima. Sotto alcuni punti di vista, soprattutto quello filosofico, sarà migliore: ritroveremo una coscienza oltre che individuale anche comune. Per quanto riguarda l’edonismo e tutto il resto, invece, sarà peggiore perché non saremo più in grado di riavere il nostro stile di vita. Però, dato che si è resettato tutto, si può creare qualcosa di nuovo se ce ne danno la possibilità materiale. Potrebbe venirne fuori una nuova società, una forma nuova di fruire tutto: le bellezze naturali, le bellezze artistiche, musicali…anche il divertimento, che magari sarà molto più intenso, intelligente e di qualità. Ci sarà meno massificazione, forse è così che dev’ essere. Quello che mi auguro è che questa pausa, questo poter tanto riflettere, possa creare dei nuovi fermenti. Sto cercando anch’io di capire come e quando “rinascere” in maniera inedita e interessante…Il primo passo sarà quello di inserire il mio personaggio nell’ambito delle cene spettacolo, quindi dell’intrattenimento durante il pasto. Per il momento, sarà l’unico modo: le strutture di ristorazione che hanno spazio e capienza a sufficienza hanno anche la possibilità di rendere la cena un’occasione non più soltanto conviviale, ma anche in cui ricominciare a fruire di spettacoli speciali, artistici, ben curati, divertenti, leggeri e pregni al tempo stesso. Come quelli che io avevo già iniziato a fare. Questo è il primo modo di esibirmi che vedo realizzabile. Esistono strutture ben dotate e organizzate dove, se la gente vorrà recepire questo nuovo inizio, il dinner show potrebbe avere un buon successo. Immagino che non sia possibile ballare, però se mentre ceni sei circondato da pochi artisti sul palco, qual è il problema? Non potremmo certo esibirci in mascherina, o magari sì se fosse una Flassy Mask! La maschera, dopotutto, appartiene al teatro: stavolta, invece di metterla sugli occhi la metteremmo sulla bocca!

 

Flavia Cavalcanti immortalata durante la creazione di una Flassy Mask

Il Principe con una Flassy Mask dalle suggestioni neon

Vorrei concludere con un tuo messaggio per i fan del mondo della notte, che vedono avvicinarsi un’estate tristemente priva dei loro templi. Cosa diresti per rinvigorire l’animo di tutti quei giovani che amano tirare l’alba a suon di musica o – nel caso del tuo pubblico – al potente ritmo della techno?

Se si potrà uscire sarebbe bello che magari andassero in luoghi anche isolati o particolari, dove ci sono dei bei paesaggi, ad aspettare l’alba (soli o con pochi amici più intimi) o a godere del tramonto mettendo in macchina le cassette, i cd o le chiavette con la musica che amano di più. La ascolteranno chiudendo gli occhi e lasciandosi andare ai loro balli, tornando con la mente ai momenti in cui sono state registrate quelle performance. Per ora, bisogna avere pazienza. Da parte nostra stiamo cercando di fare il possibile perché si possa di nuovo riuscire a stare insieme, ma non dipende da noi. Siamo tutti in sospeso e dobbiamo muoverci in base a come si svilupperà la situazione. Però vorrei dire ai giovani: non rinunciate mai alle vostre passioni, fanno parte del vostro DNA…Non rinunciate alle vostre passioni perché in questo modo tenete vivi anche noi che siamo pronti, prontissimi – appena si potrà – a ritrovarvi e ad amarvi come sempre per essere riamati. Quando sarà possibile uscire, visto che in molti avete un’automobile con un bell’ impianto stereo, raggiungete una spiaggia deserta, un posto ameno. Godete della bellezza della natura, che in questo periodo ha potuto riprendere fiato visto che non l’abbiamo più deturpata né inquinata. Oppure ecco, potreste organizzare dei silent party con le cuffie: magari vi ritrovereste, sempre nel rispetto delle distanze, ascoltando la stessa musica. Perché anche il discorso dell’inquinamento acustico può dar fastidio, quantomeno ai vicini non affini… E questa estate, nel caso non potessimo uscire dalle nostre regioni di residenza, noi italiani siamo talmente fortunati da avere ovunque un patrimonio meraviglioso di cui godere. In ogni regione, in ogni città, anche nel più piccolo borgo esistono delle ricchezze indescrivibili. Quindi vi raccomando di andare alla scoperta della nostra bellezza, del nostro valore, e ve lo dico forte e chiaro: italiani, riscoprite l’Italia, perché è il posto più bello del mondo! Credo che non ci mancherà niente. La nostra estate non sarà un adattarsi ma un riscoprire, un ricominciare ad amare la nostra straordinaria terra.

 

 

Altre due immagini del boudoir del Principe a Venezia

“Andrà tutto bene”…e se indosserete una Flassy Mask, ancora meglio!

 

 

Photos courtesy of Maurizio Agosti

 

Sulle tracce del Principe Maurice: nell’ era del Coronavirus

Evento “Eros & Thanatos” a Palazzo Labia, Venezia: il Principe Maurice interpreta la Marchesa Casati e una miriade di ulteriori personaggi in un accavallamento esilarante di personalità che “litigano” tra di loro

Pensare al Principe Maurice è evocare la magia del Teatro Notturno, il magnetismo di incredibili performance, la gioia sfrenata della festa. Però, da circa un mese, qui ogni festa si è interrotta. Sull’ Italia è piombato il silenzio, un silenzio intriso di paura e di cupezza: il lockdown per arginare il contagio da Coronavirus ha stravolto i connotati delle nostre esistenze. E barricati nelle case, bloccati in città blindate per motivi di salute pubblica, abbiamo salutato anche l’arrivo della Primavera. Il Principe, com’è ovvio, non è sfuggito alla regola. Mi sono messa sulle sue tracce via telefono e l’ho trovato in quel di Milano, deciso a trascorrere diligentemente il periodo contraddistinto dall’ hashtag #iorestoacasa: ancora attonito per l’ emergenza che ci è piovuta addosso, affronta la vita indoor con spirito propositivo e in buona compagnia (sarà lui stesso a rivelarvi con chi sta condividendo la “clausura”, non voglio rovinare la sorpresa!) . “Questa casa, per me, è un Paese dei Balocchi! Me la sto passando meravigliosamente. Abbiamo tirato fuori vecchie cose, vecchi costumi…stiamo creando il mio nuovo look”, mi dice entusiasta. Pensa già al futuro, a quando l’incubo sarà finito, e la sua energia mi galvanizza. Maurice approfitta della pausa generale per lasciare la creatività a briglia sciolta: lo immagino muoversi in quella Wunderkammer milanese come un pesce nell’acqua, tingendo la quotidianità di colori scintillanti. D’altronde, non potrebbe essere altrimenti. La fantasia è la sua più grande alleata, gli permette di tramutare ogni esperienza in una nuova avventura. Vi invito a leggere l’ intervista che segue, perchè è un autentico tripudio di racconti, consigli, considerazioni e reminiscenze: il Principe Maurice vi stupirà ancora una volta, regalandovi il perfetto antidoto contro la monotonia di queste giornate di semi-reclusione.

Nessuno di noi, credo, avrebbe immaginato che la diffusione del Coronavirus potesse avere un impatto così devastante sulle nostre vite: tra l’era del Coronavirus e quella pre-Coronavirus esiste un abisso. Per cominciare, vorrei innanzitutto chiederti come stai vivendo tu, icona della notte per eccellenza, un periodo in cui gli eventi sono stati accantonati in tutta fretta e annoverati tra i veicoli di maggior contagio.

Lo sto vivendo con grande senso di consapevolezza e di responsabilità. All’ inizio, sinceramente, avevo minimizzato pensando che fosse tutto un po’ esagerato. Ma alla luce dello sviluppo della pandemia, degli effetti, della facilità di contagio eccetera, mi sono immediatamente reso conto che bisognava stare veramente accorti, attenti per se stessi e per gli altri. Quindi, sto vivendo questo periodo in accordo con le indicazioni del Governo. Devo dire che, effettivamente, sarebbe rischiosissimo frequentare dei luoghi affollati, concordo in pieno sulla decisione di chiudere i locali. Naturalmente mi sono saltate parecchie date, alcune molto importanti, però sono state rimandate. In ogni caso credo che si debba mantenere un atteggiamento di speranza, di positività, osservare la dovuta cautela per non ammalarsi ed essere pronti alla rinascita, che sarà sicuramente meravigliosa. E poi ho capito da contatti, telefonate, videochiamate e così via, che questo isolamento si sta rivelando un po’ una scrematura: ha risvegliato il senso di umanità e di solidarietà tra gli amici veri. E’ qualcosa che mi piace molto, perché nel calderone dei social non si riusciva a capire chi veramente tiene a te, chi è davvero un amico oppure ti segue per curiosità e basta.

 

Cin cin nel backstage del Gala Ufficiale del Carnevale di Venezia a Ca’ Vendramin Calergi: oggi, potrebbe essere un brindisi di buon auspicio per una rapida fine dell’ emergenza Coronavirus

Avventuriamoci nell’ era pre-Coronavirus del Principe Maurice. Recentemente l’hanno contraddistinta due performance al top, seppur molto diverse tra loro. Comincio con la prima in ordine cronologico: “The Heroes of Piramide”, l’omaggio che hai tributato alla techno insieme ai dj Cirillo, Ricci Jr.e Saccoman. Quali ricordi conservi di quella serata bomba all’ Aera Club & Place di Fabriano?

Riflettendo sul pre e sul post Coronavirus, devo dire che quel ricordo è vivissimo e consolatorio. E’ stata una serata veramente entusiasmante, pregna, ricca, c’era gente meravigliosa di tutte le età (un dettaglio che mi aveva colpito anche la prima volta che sono venuto all’ Aera Club di Fabriano) e tutto ciò è bellissimo. La musica è un linguaggio universale. Qualsiasi tipo di musica, se trova gruppi di persone che la gradiscono, le fa stare davvero bene insieme. Io in questo periodo ascolto più che altro musica classica, ma eventi come “The Heroes of Piramide” mi riportano agli antichi fasti degli anni ‘90 e mi rincuorano molto. Quella serata è stata meravigliosamente organizzata, siamo stati ospitati con tutti gli onori…Si respirava un mood davvero bello, gioviale e spensierato. Chi avrebbe mai immaginato che di lì a pochi giorni ci saremmo trovati in questa situazione? E’ incredibile. I ricordi che conservo mi riportano quindi ad uno degli ultimi momenti vissuti in libertà e in totale divertimento.

 

Il flyer della serata “The Heroes of Piramide” all’ Aera Club and Place di Fabriano

Il 19 Febbraio, invece, nella meravigliosa cornice di Palazzo Labia hai dato vita ad uno dei più applauditi eventi del Carnevale di Venezia: “Eros & Thanatos”, un atto unico in parole e musica dove hai raccontato la follia d’amore interpretando alcuni personaggi-emblemi. Ad accompagnare i tuoi monologhi c’erano Raffaello Bellavista al pianoforte (un nome già noto ai lettori di VALIUM), Matteo Marabini alla marimba e Serena Gentilini, modella oltre che promessa del canto. La tua esibizione, corroborata dai giovani talenti che ti affiancavano, è stata celebratissima. Che cosa ci racconti al riguardo?

E’ stato un gran successo sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista, chiamiamolo così, istituzionale. Per me è stata un’immensa soddisfazione riuscire a riunire sotto la stessa egida due realtà importanti per la città come Vela (la società che organizza il Carnevale e tutti i grandi eventi per il Comune di Venezia) e la RAI. Questi due enti già collaboravano, ma in sordina. Ti racconto il modo in cui è nato questo spettacolo. Eravamo ancora in fase organizzativa e il direttore artistico Massimo Checchetto mi ha chiesto di organizzare qualcosa per il Carnevale culturale. Il Carnevale di Venezia, come vi avevo già spiegato, vive su due binari: uno più popolare, con tutti gli eventi di Piazza San Marco e quelli sì esclusivi, ma un po’ commerciali del Carnevale ufficiale, ed uno più raffinato, legato ai Musei e alle location alternative. Il direttore, quindi, voleva che io ideassi una performance per il Carnevale culturale a dimostrazione che faccio anche altro, rispetto al genere di spettacoli per cui sono conosciuto. E’ stato un bellissimo stimolo, un bel riconoscimento. Quasi contemporaneamente, siccome avevo già organizzato eventi ufficiali per la RAI e per l’ANICA durante la Mostra del Cinema di Venezia, il direttore di RAI Veneto Giovanni De Luca mi ha messo a disposizione la sede di Palazzo Labia. Non avrei mai pensato di esibirmi lì, è una location a dir poco meravigliosa! Ho fatto quindi 2 + 2 ed ho intuito che da parte di Vela e della RAI c’era la volontà reciproca di collaborare. Sai, è come quando due innamorati non si dichiarano: io ho fatto da “ruffiano” (nel senso positivo del termine!) e li ho fatti sposare. Per cui “Eros & Thanatos” è stato l’unico evento che ha avuto sia il marchio ufficiale del Carnevale che quello di RAI Veneto. Lo spettacolo è stato veramente un exploit culturale e ha sancito la collaborazione di due realtà fondamentali per la città. Penso che la sede della RAI di Venezia sia la più bella sede operativa televisiva del mondo! Il fatto di potermi esibire nel pazzesco salone affrescato dal Tiepolo mi ha dato lo spunto del tema, perché io non avevo ancora deciso cosa fare. Poi, grazie a quella serie di affreschi, ho riflettuto su Cleopatra e sul mistero della sua morte: si era suicidata per motivi politici o per amore, visto che poco tempo prima si era tolto la vita Marco Antonio? Ho cercato di dare una risposta, giacchè sostanzialmente il mio “Eros & Thanatos” era basato sulla follia del suicidio legato alla delusione amorosa. Quindi, in maniera a volte meno drammatica e più grottesca, ho spiegato come la follia d’ amore possa portare anche a questo, oppure, soprattutto oggi, al femminicidio o alla violenza che scaturisce da un amore morboso. Ho sviluppato lo spunto tra il serio e il faceto, con intermezzi musicali ad hoc. Ma mentre la parte musicale era stata studiata, provata, ed era perfettamente sincronizzata nei suoi tempi, la mia esibizione è stata totalmente improvvisata. Tant’è che nel backstage avevo il supporto del mio assistente storico Sascha Sgualdini!

 

Con il fido assistente personale Sascha Sgualdini

Mi sono organizzato così: dietro le quinte ho preso tutti i costumi dei personaggi che pensavo di impersonare, maschili e femminili, li ho messi su un grande tavolo antico e mentre i ragazzi suonavano io decidevo chi interpretare. La “sigla” di apertura dello spettacolo, dopo la presentazione del Direttore di Rai Veneto in persona, è stata la proiezione sulle pareti affrescate della mia video performance dedicata a Lindsay Kemp nei panni della regina Didone, che sembrava un ectoplasma trasudato dal muro… impressionante anche per me vedere questo estratto dal mio “Principe Maurice #Tribute” di Daniele Sartori utilizzato in questo modo suggestivo… Improvvisare è qualcosa che adoro! Quel pomeriggio, ho deciso su due piedi anche in base a ciò che mi ispirava la musica. Ho iniziato con Cleopatra che poi è diventata la Marchesa Casati, dopodichè ho interpretato Casanova, Orfeo e persino me stesso. In fin dei conti, ho sperimentato anch’io un sentimento congiunto di amore e morte a causa della scomparsa del mio compagno. E’ stato veramente straordinario, un esperienza che non dimenticherò mai! Siamo andati in overbooking nel giro di due giorni, per fortuna la RAI ha acconsentito ad aggiungere 20 posti. La gente è venuta in grande spolvero, intuendo l’importanza dell’evento. Alcuni indossavano maschere spettacolari, c’erano persone elegantissime e le autorità. E’ stato tutto molto emozionante. Tra l’altro, Raffaello Bellavista ha avuto l’onore di suonare uno Steinway & Sons grancoda della RAI che è stato trasferito appositamente nel salone del Tiepolo. Per quanto mi riguarda, non avevo altro canovaccio se non il tema: ho oltrepassato addirittura il concetto di Commedia dell’Arte dedicandomi all’ improvvisazione totale! Ma è talmente nelle mie corde che mi è venuto naturale, ed è arrivato in maniera molto naturale anche al pubblico. La gente si è lasciata ammaliare.  Sono venuti a vederci da tutta Europa, per cui ho recitato in italiano, in inglese e in francese. Insomma, è stato veramente bello, bello, bello! (Clicca qui per guardare il servizio che ha dedicato all’ evento RAI Veneto). Credo che questo spettacolo entrerà a far parte delle mie pietre miliari, perché nella sua raffinatezza e nella sua particolarità è sicuramente uno dei gioielli più preziosi della mia carriera. C’ era un po’ tutto quel che provoca l’amore: momenti di grande gioia, disperazione, romanticismo, cinismo…Mancava solo la passione sessuale, che non si poteva espletare in quel frangente! (ride,ndr)

 

Il Principe nei panni di Orfeo, con tanto di lira: la location è quella della cappella privata di Palazzo Labia

Uno scatto tratto da “Eros & Thanatos”

Qual è l’aspetto che ti ha emozionato di più, di “Eros & Thanatos”?

Diciamo che mentre recitavo, e ho citato appunto anche “Didone abbandonata”, l’aspetto che mi ha più emozionato è stato quello dell’abbandono. Il dramma dell’abbandono può essere di due tipi: l’abbandono di un partner che ti lascia oppure l’abbandono voluto dal destino, che ti porta via con la morte. Ecco, il senso dell’abbandono l’ho sentito molto forte, anche perché, come ripeto sempre, molti anni fa io sono stato “abbandonato” da mio fratello gemello. Poter esprimere artisticamente l’abbandono mi ha aiutato una volta di più ad esorcizzarlo. Secondo me è l’aspetto più triste delle relazioni amorose, se vogliamo è anche una morte: la morte di un sentimento nel quale tu credevi. Ai suoi antipodi c’è l’eros, che è l’inizio di tutto. Il primo intrigo non è mai intellettuale, è quello scambio malizioso di sguardi dalla forte valenza erotica: parte tutto da lì. Quindi, sia Thanatos che Eros sono importanti. Io ho vissuto entrambi in maniera molto forte.

 

Il salone da ballo di Palazzo Labia: un dettaglio del meraviglioso ciclo di affreschi del Tiepolo

In adorazione davanti a Mina: ma è veramente lei? Il pubblico di “Eros & Thanatos” per un momento ha dubitato, quando ha adocchiato il geniale travestimento di Alessio Aldini ( l’hairstylist veneziano delle star)

Il forfait di Michele Soglia (del Duo Bellavista Soglia) ha fatto sì che alla tua performance prendessero parte due nomi nuovi come quelli del Maestro Marabini e di Serena Gentilini. Che feeling si è instaurato tra di voi?

Questo forfait è stato dovuto a un cambio di data. Originariamente, lo spettacolo era fissato per il 14 febbraio. Poi, però, sono stato ingaggiato per condurre uno straordinario San Valentino in Piazza San Marco con Federica Cacciola e Tommy Vee, per cui abbiamo dovuto posticiparlo al 19. Il Maestro Soglia, purtroppo, non ha potuto dare la sua disponibilità per quella data. Mi è dispiaciuto moltissimo, perché ho molta stima e molto affetto per lui, ma abbiamo dovuto fare di necessità virtù. L’ha sostituito quindi il giovanissimo Matteo Marabini, che è davvero molto bravo. I Maestri Bellavista e Marabini si sono attenuti al repertorio prestabilito e ci sono riusciti splendidamente. La presenza di Serena Gentilini – una ragazza stupenda, potrebbe essere già una top model – è stata una sorta di ciliegina sulla torta. Ha una voce soave, ma anche intensa, per cui ho proposto che cantasse “Lascia ch’ io pianga” dal “Rinaldo” di Handel: ne è scaturito un gran finale memorabile! Io questi giovani li amo tantissimo, sono seri nel prepararsi, passionali nell’ interpretare, profondi e desiderosi di esprimersi. Sono entusiasta! Troveremo il modo di replicare l’evento nella stessa formula e in location piccole, preziose, già suggestive di per sé, in modo da non aver bisogno di scenografie.

 

Raffaello Bellavista e Matteo Marabini durante l’ evento “Eros & Thanatos”

Serena Gentilini mentre si esibisce in “Lascia ch’io pianga”

Prima dello stop dovuto al Coronavirus, il Carnevale di Venezia era esploso in tutto il suo fulgore. Quali flash ti porti dentro, di questa edizione “incompiuta”?

I flash sono due. Il primo, la bellezza e il successo del Gala Ufficiale a Palazzo Ca’ Vendramin Calergi. Il direttore artistico Massimo Checchetto ha puntato su un tema – “Nurture Love, Feed the Folly” – che ha trasformato il Palazzo in un autentico giardino delle delizie, dove la natura nutre l’amore e porta a un’estasi giocosa, quasi dionisiaca. La scenografia era straordinaria: un letto d’erba con un baldacchino di fiori era l’elemento predominante, tutto era improntato sulla presenza di creature fantastiche. C’erano farfalle, uccelli del paradiso…Due personaggi, come dei grandi pupazzi fatti d’erba, sembravano cespugli che si animavano e volevano far festa con noi. Tanto per citarti solo qualcosa di quello scenario a dir poco fiabesco! Mi è rimasta impressa la band di NuArt che accompagnava l’evento, la cantante Giorgia Papasidero ha una voce pazzesca e una presenza scenica notevole, e poi il format senza soluzione di continuità con la cena. L’ aperitivo veniva accompagnato da un live musicale, io cantavo l’ultima canzone e invitavo a cena gli ospiti; durante la cena, quelle creature fantastiche si esibivano tra i tavoli cantando e giocando in mezzo alla gente. Due altri due miei ricordi sono legati alla domenica finale, quando a mezzanotte il Carnevale è stato sospeso. Quella sera a Palazzo Vendramin Calergi c’era molta gente, abbiamo fatto il countdown di mezzanotte come a Capodanno prima di salutarci e di darci appuntamento al prossimo Carnevale. Noi siamo riusciti a far star bene la gente comunque: tutti sono andati via felici, consapevoli che quella serata sarebbe stata un ricordo a cui aggrapparsi per sorridere in momenti come questi.

 

Il Principe Maurice al Gala “Nurture Love, Feed the Folly” al Casino di Venezia

La scenografia fiabesca del Gala

Sempre al Gala, con la cantante Giorgia Papasidero

Si pensava di chiudere già dal sabato grasso, ma c’era un evento troppo importante per essere disdetto: il Volo dell’Aquila con il campione Kristian Ghedina, una performance legata alla promozione dei giochi olimpici invernali. Per il pomeriggio, invece, ho chiesto e ottenuto che si chiudesse con l’evento a mio avviso più importante del Carnevale di Venezia, l’elezione della Maschera più Bella. E’ stato molto emozionante, la piazza era pienissima perché si sapeva che il Carnevale sarebbe finito lì. Io ho cantato “Heroes” dedicandola al pubblico e a tutti noi, eroici nel portare avanti lo spettacolo fino a quel momento. Ho voluto concludere con il concorso della Maschera più Bella per ringraziare tutte quelle persone che mettono una passione e una creatività incredibili nel creare i loro costumi. Il Carnevale di Venezia è un Carnevale ad personam, ogni persona è l’elemento fondamentale di una kermesse di un’eleganza e una bellezza uniche al mondo. Le maschere, quest’ anno, erano stupende come non mai: io adoro dar spazio al talento, all’ immaginazione di chi si impegna con tanta passione. Ognuno vuole avere il suo momento di gloria! Non è un caso che mi sia vestito da Andy Warhol per condurre il concorso, come per dire che tutti devono avere i loro 15 minuti di celebrità. Ho sublimato questo mood in maniera un po’ pop ed è piaciuto tantissimo! C’è un terzo flash, poi, che vorrei segnalare: Carnevale è cominciato sabato 15 Febbraio, ma siccome il giorno prima era San Valentino, Vela ha deciso di mettere in pre-apertura un evento speciale dedicato agli innamorati. E’ stato divertentissimo…Io ero un po’ il disturbatore, mentre i due conduttori “seri” – molto professionali, seppure ironici – erano Federica Cacciola e Tommy Vee. L’ elemento folle, invece, era rappresentato dal sottoscritto. Ho esordito interpretando San Valentino (ride), ma in maniera simpatica, poi ho impersonato Casanova e davo lezioni di bacio avvalendomi di due enormi lingue di gommapiuma. Infine sono diventato il Professor Agosti, “esperto in ormoni elettivi legati al concetto scientifico di amor”. Intervistavo il pubblico con il microfono, si sono venute a creare situazioni simpaticissime…Lo spettacolo è stato animato da tutte le migliori scuole di danza della città metropolitana di Venezia. Devo dire che quei giovani ballerini e ballerine erano bravissimi, spaziavano dalla danza classica a quella latino americana, è stato davvero molto bello. Anche la danza, così come la musica e l’arte in generale, unisce le persone: soprattutto un tipo di danza come il tango, che favorisce l’incontro fisico.

 

Maurice interpreta San Valentino al “San Valentino Night Ball” del Carnevale di Venezia

Gioioso e giocoso in piazza San Marco

Per le nuove generazioni italiane, diciamo dai Millennials in poi, il decreto “Io resto a casa” si associa a un’esperienza del tutto nuova: come affrontarla al meglio, secondo il Principe?

Io, in realtà, ho notato qualcosa di molto particolare. Cioè: visto che i giovani sono già abbastanza abituati a stare isolati a causa dei social, queste restrizioni li hanno portati, forse per ribellione e in maniera sconsiderata, a volersi incontrare davvero. Quindi si verificano episodi in cui dei gruppi di adolescenti fanno comunella nei parchi, oppure altrove, come se nulla fosse. E’ una cosa bellissima, ma si potrà fare dopo! Non ora. Per cui, sicuramente questa è un’esperienza nuova. Adesso che sarebbero obbligati a non ritrovarsi tra loro, a restare a casa, pare che i giovani vogliano fare il contrario. Allora il mio messaggio è: state vivendo in modo sbagliato le misure precauzionali contro la diffusione del Coronavirus. Adottate un atteggiamento di responsabilità per il vostro bene e per il bene comune, implementate gli incontri via social – tanto, ormai, la tecnologia consente di fare videochiamate e così via. Bisogna che prendiate coscienza della gravità della situazione e che vi preserviate dall’ ammalarvi, perché siete la nostra speranza. Adesso dovete farvi compagnia da lontano e rispettare le regole, che sono per tutti e soprattutto per voi. E’ anche vero che non si può rimanere attaccati 24 ore su 24 allo smartphone, quindi vi suggerisco di ricominciare a leggere, se avete delle passioni iniziate a coltivarle…Una cosa che manca a me in questo momento e dove mi trovo ora, ad esempio, è il pianoforte. Però ascolto tanta musica, cicinfischio anch’io sui social…Insomma, me la cavo. Poi, con la mia mitica grande amica costumista Flavia Cavalcanti, sono in ottima compagnia!

 

A Palazzo Papadopoli (ora Aman Hotel), sul Canal Grande, durante un ricevimento privato super esclusivo

Con le 12 Marie del Carnevale di Venezia 2020 e l’ organizzatrice Maria Grazia Bortolato

Che scenario auspichi, da qui a qualche mese? Pensi che la quotidianità torni a impregnarsi di musica, aggregazione, voglia di condividere?

Sì. Lo spero, più che altro. Il periodo è lungo, c’è il rischio che la depressione prenda il sopravvento, che si vada in paranoia…Ma spero che si trovi tutti la forza di resistere e, per chi ha resistito, la voglia di ritrovarsi con gioia poi sarà tanta. Magari con qualche incertezza, con qualche paura, ormai entrate per sempre nel nostro spirito perché questa è un’esperienza scioccante per tutti…Penso che una cicatrice rimarrà, ma non sarà una cicatrice brutta e ci ricorderà quanto è importante volersi bene subito e non rimandare l’espressione dei sentimenti. Bisogna fare una cernita tra chi ti avvicina con superficialità e per opportunismo e chi invece, da vicino o da lontano, ti manda della bella energia pur non conoscendoti bene. In una situazione come questa, si verifica una selezione naturale dei sentimenti veri.

 

Il Direttore Artistico Massimo Checchetto insieme al Principe al Gran Teatro La Fenice

Natura morta carnascialesca nella magione veneziana del Principe Maurice

Cosa può insegnare la “reclusione” a cui ci costringe il Coronavirus?

A riflettere, a meditare, a implementare le proprie passioni…Se non sai cosa fare, vuol dire che devi trovare qualcosa dentro di te. Cercando bene, magari, troverai un talento, la predisposizione a fare qualcosa: ti servirà a crescere. Sicuramente. L’ho già detto in passato, l’etimologia della parola “crisi” deriva dal greco e ha l’accezione di “crescita”. Io non ho mai vissuto la crisi – né personale, né sociale, né pubblica – come un dramma o la fine di tutto, l’ho sempre vissuta come uno stimolo alla crescita. Credo che quando questa emergenza si sarà conclusa ci sarà un rinascimento, e soprattutto sai di cosa? A rischio di ripetermi, dei sentimenti veri. Perché sono la cosa più importante. Come il gusto di condividere la festa, che prima magari veniva vista in maniera un po’ superficiale e relativa. Io, invece, l’ho sempre considerata un momento importante di aggregazione.

 

L’ invito dell’ evento “Eros & Thanatos”

Tramonto rosso prima della chiusura anticipata del Carnevale. Uno scatto a tinte forti, altamente suggestivo: quasi un emblema del dramma Coronavirus

Il Cocoricò avrebbe dovuto riaprire a Pasqua, con una nuova gestione. Quale messaggio lanci ai tantissimi giovani (e non) già sul piede di partenza, pronti a partecipare a questa attesissima inaugurazione?

Vi posso anticipare che io farò parte della squadra. Attualmente, nel locale si stanno facendo dei lavori di ristrutturazione molto importanti per renderlo ancora più bello. Ci sarà un grande investimento per quanto riguarda le novità, il talento, l’avere tutto il meglio. Bisogna soltanto avere pazienza, perché poi si riaprirà alla grande. La data sarà da stabilire, ovviamente, in base agli sviluppi dell’allarme Coronavirus…Proprio a proposito di questo, l’aver deciso di condividere l’esperienza del lockdown insieme a Flavia Cavalcanti, nella sua casa di Milano, si sta rivelando un’esperienza formidabile! E’ mia amica da sempre, anche lei partecipe di quel rinascimento di fine anni ‘80, inizio anni ‘90, quando si è imposto un nuovo tipo di musica, un nuovo modo di vivere la festa della notte…Mentre gli anni ’80 erano puro edonismo, ognuno si esibiva da sé, negli anni ’90 è sorta una “tribù che balla”. Flavia è stata partecipe di tutto questo perché emigrò dal Brasile proprio in quegli anni e a Riccione entrò a far parte dello “staff” epocale. Poi ha preso la sua strada, che ora è iper luminosa perché sta creando costumi per il musical, il teatro, le pubblicità e le serie TV…E’ lanciatissima. Abbiamo pensato di “restare a casa” insieme per due motivi. Innanzitutto ci accomuna lo stesso tipo di sensibilità, per cui stiamo vivendo questi momenti in simbiosi e in totale sintonia emozionale. Ci conosciamo da anni e ci vogliamo un gran bene, ci legano una stima e una fiducia reciproca, casa sua è comodissima perché siamo nella mitica via Gluck: condividiamo queste giornate in maniera molto intensa, bella e emozionante. In più la mia famiglia vive tutta nei dintorni, nella zona del milanese, e affrontare lo stato di allerta a pochi passi dai miei affetti più cari mi conforta. Con Flavia stiamo già studiando il nuovo Principe Maurice, i suoi nuovi look a partire dal Cocoricò in poi. Posso darti un’esclusiva, un’anticipazione mondiale. Anche per un discorso di purificazione – è come se da questa durissima esperienza ne uscissimo purificati nell’ animo – il colore dominante sarà il bianco. I miei saranno dei costumi particolari, sui quali si potranno fare delle proiezioni mappate per dare una visione di quello “che c’è dentro”. Se io da fuori sembrerò bianco, non va scordato che il bianco è l’insieme di tutti i colori. Attraverso queste mappature, quindi, appariranno immagini grafiche, dinamiche, esplosioni di luce e di colori, accompagnate ovviamente dalla techno o dalla tech house, ma in una versione inedita. Ci sarà una rinascita anche in questo senso: sempre nelle nostre corde, con il nostro gusto, ma con l’aiuto di costumi nuovi, di una tecnologia nuova e di un nuovo spirito. Ai giovani dico: aspettatevi qualcosa di meraviglioso che vi consolerà di tutte le rinunce che state vivendo ora! La raccomandazione è di vivere questo momento con senso di responsabilità e di mettere a frutto i sacrifici per crescere dentro. Capisco che, a quell’ età, nel cuore si hanno tante domande per cui si cerca una risposta. Il mio consiglio è di cercare qualche risposta anche in questa esperienza, che è drammaticissima, ma anche estremamente intensa e dal punto di vista spirituale può diventare veramente preziosa. Io ho sempre parlato di libertà, dignità e amore. Adesso la libertà è condizionata dalle circostanze, dalla dignità e dal senso della responsabilità. Quel che ne scaturirà sarà un maggior amore per se stessi e verso gli altri. Perché avendo più tempo per riflettere ci si capirà di più e perché degli altri, a causa dell’isolamento, sentiamo la mancanza…Quando ci è stato imposto di non stringerci la mano, di non abbracciarci, per me è stato scioccante: io sono espansivo, trovo che abbracciarsi sia uno scambio di energie. Questa rinuncia va sublimata: bisogna convogliare l’energia non più nel contatto fisico, ma in quello mentale e spirituale. Anche se non vedo l’ora di riabbracciare tutti quanti! (ride, ndr) Una critica che mi sento di fare è che il nostro settore, quello dell’entertainment, è stato messo in secondo piano. Come se non lavorassimo. Noi per fare quello che facciamo ci mettiamo studio, sacrificio, investimento, e vorrei che fossimo un pochino più apprezzati e considerati: perché la formica, senza la cicala, magari lavorerebbe meno volentieri. Produciamo divertimento, che è un prodotto essenziale per vivere. Anche gli animali cacciano, mangiano, però giocano tra loro. Una cosa positiva del blocco generale, invece, è che la riduzione delle attività industriali e del traffico ha reso l’aria pulitissima! Milano non è mai stata bella come ora. Guarda, a questo punto ringrazio il cielo che tutto questo sia successo nel momento dell’arrivo della Primavera. Sono sulla terrazza dell’appartamento di Flavia proprio adesso e ci sono piante bellissime che hanno germogli, foglioline nuove…questo spazio è un meraviglioso valore aggiunto!

 

Maurice insieme a Flavia Cavalcanti durante una serata (naturalmente, in epoca pre-pandemia) a Milano

Memento mori: il Coronavirus annienta il Carnevale di Venezia. Foto di Attilio Bruni

Un’immagine intrisa di speranza e positività: a Milano, tra gli zampilli della Fontana Torta degli Sposi si intravede un arcobaleno. E’ l'”andrà tutto bene” del Principe Maurice, un auspicio che il sole torni a splendere dopo questo tragico periodo