Tomte e Nisse: i folletti del Natale scandinavo

 

Nell’articolo sul Natale a Copenaghen, che ho pubblicato lunedì scorso (rileggilo qui), ho parlato di una figura onnipresente nelle festività scandinave: il folletto. Questo personaggio, insieme ai suoi simili, prolifera ovunque. Tant’è che, come vi dicevo, è raro visitare un mercatino natalizio senza incontrarne almeno uno. Oggi scopriremo qualcosa in più su di lui, una creatura ricorrente nel folklore del Grande Nord. Il suo nome varia a seconda del paese di provenienza: in Danimarca e Norvegia il folletto è stato battezzato Nisse, in Svezia viene chiamato Tomte. Le origini del Nisse e del Tomte affondano nella cultura agreste, il tardo Medioevo è l’epoca in cui compaiono le prime illustrazioni e testimonianze che li riguardano. In quel periodo, il folletto è un’entità che ha la funzione di proteggere la tenuta agricola. Il nome svedese che lo designa è indicativo: “tomt” significa “terreno”, per cui viene considerato una sorta di “guardiano della fattoria” che ha il compito di aiutare l’agricoltore nelle incombenze giornaliere e nella gestione del bestiame. Il folletto ama gli animali e se ne prende cura; ha un debole per i cavalli, tantevvero che di notte è solito riempire la loro criniera di treccine talismaniche. Vive nascosto, generalmente nei camini e nelle soffitte. Ma che aspetto ha un Nisse o un Tomte che dir si voglia? Innanzittutto, è alto all’incirca due spanne. Fisicamente è simile a uno gnomo, sul volto da anziano spicca una lunga barba candida; indossa un cappuccio rosso a punta e i tipici abiti dei contadini scandinavi del 1600. In Danimarca e Norvegia svolge le medesime funzioni del Tomte svedese, anche se Nisse deriva dal nome proprio Niels, diminutivo di Nikolas. C’è da dire che il carattere del folletto non è esattamente accomodante. Nonostante sia laborioso, discreto (lavora durante la notte, in gran segreto, mentre gli abitanti della fattoria dormono placidamente), preciso e attento, se nota qualche negligenza o ritiene di essere trattato male va su tutte le furie: rompe, disfa, fa dispetti…minaccia di andarsene per sempre. Per evitare di scatenare la sua ira, e a mò di ringraziamento, l’agricoltore deve lasciare un pasto per lui ogni sera. La ciotola che rimane vuota dopo qualche ora è la prova della sua esistenza. A Natale, poi, il folletto ha diritto a un alimento speciale di cui è golosissimo: il tomtegröt, un tipico budino di riso svedese. Lo pretende con zucchero, burro e cannella abbondanti, altrimenti esplode in sonore arrabbiature.

 

 

Anticamente, la figura del folletto era molto controversa. C’era chi ringraziava il cielo per averne uno che badava alla fattoria e chi riduceva quest’atteggiamento positivo nei suoi confronti a una sorta di idolatria. Accudire un folletto, per alcuni, era come adorare il diavolo; non è un caso che il Tomte e il Nisse fossero spesso tirati in ballo durante i processi per stregoneria. I cristiani consideravano i folletti creature pagane e guardavano a loro con diffidenza. In più erano collerici, vendicativi, si diceva che rubassero persino…Solo intorno alla fine dell’800 l’immagine del Tomte e del Nisse venne riabilitata. Gli artisti e i letterati cominciarono a ricondurli alla figura di San Nicola, ma l’autentica svolta si ebbe quando l’illustratrice svedese Jenny Nyström li raffigurò come folletti bonari a corredo del componimento “Tomten” dello scrittore e filosofo Viktor Rydberg. Questo testo descrive un Tomte che trascorre la gelida notte di Natale completamente immerso in meditazioni filosofiche. Il folletto non è più l’entità dispettosa e irascibile del folkore: diventa un essere pensante, mansueto, che ama gli animali e ha a cuore il bene della fattoria. Ma cosa c’entrano il Tomte e il Nisse con il Natale?

 

 

Il legame tra il folletto e il Natale si instaurò nientemeno che in Italia, precisamente nel 1836. In quel periodo erano molti gli artisti e gli intellettuali scandinavi che si trasferivano nel nostro paese. A far conoscere il Nisse nella tiepida e assolata Roma fu il pittore danese Constantin Hansen, un esponente della corrente del Romanticismo. In molti notarono l’addobbo natalizio raffigurante un Nisse durante una festa che Hansen diede nella sua abitazione: da allora, il folletto scandinavo venne considerato una creatura del Natale e si moltiplicarono le sue rappresentazioni a tema. Anche l’artista Johan Thomas Lundbye (danese come Hansen) incluse un Nisse intento a mangiare il budino di riso in una sua illustrazione natalizia del 1845.

 

 

Non molto tempo dopo, l’apparizione della versione femminile del folletto gli diede addirittura la possibilità di metter su famiglia. Attualmente, la figura del Tomte e del Nisse ha raggiunto un giusto equilibrio tra l’irriverenza e la permalosità delle origini e la bonarietà rassicurante e pacifica che acquisì nel XIX secolo: d’altronde, un folletto che non sia dispettoso non si è mai visto! E il Tomte e il Nisse, appartenenti al mondo delle innumerevoli creature che animano i boschi, i monti, i mari e le tenute agricole delle innevate lande del Grande Nord, hanno fatto della loro “dispettosità” un tratto distintivo e inconfondibile. Concludo con un particolare che non può essere tralasciato: in Svezia, Babbo Natale si chiama Jultomte. Ma in comune con Santa Claus ha solo il cappello rosso, perchè lo Jultomte non è altro che il folletto “delle fattorie”. Lo Jultomte porta i doni ai bimbi e in questo ruolo ha preso il posto dello Julbock, ovvero la celebre capra di Natale del folklore scandinavo.

 

Tutte le illustrazioni sono di Jenny Nyström (Public Domain)

 

Sole di Mezzanotte: nel Grande Nord, in estate, il giorno non finisce mai

 

Pensate a un Sole che non tramonta mai: una visione affascinante, ma tutto fuorchè un miraggio. Il Sole di Mezzanotte è un fenomeno astronomico che si verifica d’estate nelle zone a nord del Circolo Polare Artico e a sud del Circolo Polare Antartico. Più ci si avvicina al Polo, più il Sole rimane fisso sopra l’orizzonte. Ciò è determinato dall’ inclinazione dell’asse terrestre a latitudini superiori o equivalenti a 66°33′49.5“: in tali aree, il Sole “galleggia” sull’orizzonte per una serie di giorni o per mesi interi. La durata del fenomeno dipende dalla latitudine. Ad esempio, il Circolo Polare Artico (collocato sul parallelo 66°33′ 49″ di latitudine nord), rappresenta l’area più meridionale in cui il Sole di Mezzanotte appaia. In questa zona, il fenomeno coincide con il Solstizio d’Estate e non oltrepassa le 24 ore. I paesi in cui è possibile assistere allo spettacolo del Sole di Mezzanotte sono le regioni settentrionali del Canada, dell’ Alaska, della Russia, della Groenlandia, e poi ancora l’Islanda (dove è visibile per rifrazione) e la Lapponia norvegese, svedese e finlandese. Come vi ho già accennato, più ci si sposta a nord del Circolo Polare Artico, più la notte è destinata a indietreggiare: basti pensare che nelle Isole Svalbard, situate all’estremo nord della Norvegia, il Sole di Mezzanotte splende ininterrottamente dal 20 Aprile al 22 Agosto.

 

 

Al Polo Nord, invece, dura addirittura da fine Marzo a fine Settembre. Ma cosa rappresenta il Sole di Mezzanotte, al di là delle latitudini e dei paralleli? Innanzitutto, ore di luce ininterrotta in un cielo che si tinge di volta in volta dei colori dell’alba, del giorno o del tramonto. Ciò comporta un totale stravolgimento nelle regole che scandiscono il tempo: la notte non esiste, i ritmi si ribaltano a nostro piacimento. A fare da denominatore comune è la prorompente euforia che travolge le persone. L’energia straordinaria, la gioia di vivere irrefrenabile che si impossessa dei popoli del Grande Nord. E’ come se la luce del Sole irradiasse potenza e spazzasse via ogni traccia di sonno e di stanchezza. Si vive a contatto con la natura, si fanno gite in bici, si pagaia tra i fiordi, si va a pesca, si organizzano safari di Whale Watching, si fanno bagni di mezzanotte…I musei, le attività e le attrazioni turistiche sono sempre aperti. Molti piantano una tenda nel bel mezzo di paesaggi incantevoli per godersi l’aria pura e la luce dai colori incredibili di queste giornate senza fine.

 

 

Alle isole Svalbard, nel Mare Glaciale Artico, si esplorano i ghiacciai e si fanno escursioni in slitta per ammirare la sorprendente natura delle zone polari. L’iperattività è il leitmotiv di ogni giornata, il cui principio e la cui fine sono regolati soltanto dagli orari di lavoro: i momenti dedicati al tempo libero risultano perfettamente personalizzabili.

 

 

Il popolo dei Sami, altrimenti detti lapponi, chiamava “Beaivi” sia il Sole che la dea del Sole. I Sami erano soliti sacrificare una renna bianca ad ogni Solstizio d’Inverno per favorire il ritorno di Beaivi dopo i lunghi mesi freddi e privi di luce. Quando il Sole cominciava a fare capolino, la tradizione voleva che i Sami appendessero panetti di burro sulle porte affinchè Beaivi salisse sempre più in alto senza difficoltà. Durante il Solstizio d’Estate, si intrecciavano collane di foglie e fiori in omaggio a Beaivi. Sempre in Estate, inoltre, i Sami dedicavano preghiere a chi soffriva di depressione, una patologia a loro dire provocata dalla mancanza di luce patita durante l’Inverno. In Scandinavia, non a caso, la Festa di Mezza Estate (Midsommar, cade il venerdì tra il 19 e il 25 Giugno) viene celebrata con grande entusiasmo. I festeggiamenti e i rituali ricordano molto quelli tipici di San Giovanni Battista. Un esempio? L’ aspetto della divinazione: se una giovane donna, la notte di Midsommar, dorme con sette fiori sotto il cuscino, le apparira’ in sogno il suo futuro sposo. Quando arrivava il Sole di Mezzanotte, in Groenlandia, ai bambini si raccomandava di non girovagare troppo: avrebbe potuto rapirli il qivittoq, un esiliato che il clima gelido del paese aveva tramutato in un’anima errante.

 

 

Se avete in programma un viaggio per ammirare il Sole di Mezzanotte, questo è il periodo ideale. Nella maggior parte dei paesi a nord del Circolo Polare Artico, infatti, appare in un periodo compreso tra la fine della Primavera e l’Estate inoltrata. Nella Lapponia finlandese il fenomeno è visibile dal 26 Giugno al 7 Agosto, nelle Isole Lofoten (Norvegia Settentrionale)  dal 20 Maggio al 22 Luglio: un lasso di tempo che più o meno coincide con quello dell’ Isola di Grimsey, in Islanda. In Norvegia, nella mitica Capo Nord, il sole non tramonta dal 14 Maggio al 29 Luglio. Nella suggestiva Kiruna, la città più a nord di tutta la Svezia, il Sole di Mezzanotte è visibile da fine Maggio a metà Luglio, mentre a Helsinki il sole tramonta, ma solo per un paio d’ore al giorno: un evento che dona un fascino incommensurabile alla capitale della Finlandia.

 

 

Foto via Pexels, Pixabay, Unsplash

 

Il pastore d’Islanda

 

“Quando una festa si avvicina, gli uomini si preparano a celebrarla, ognuno a modo suo. Ce ne sono molti e anche Benedikt aveva il proprio, che consisteva in questo: quando iniziava il digiuno natalizio, o meglio, se il tempo lo permetteva, la prima domenica d’Avvento, si metteva in viaggio. (…) In questo suo pellegrinaggio d’ Avvento Benedikt era sempre solo. Davvero solo? Meglio dire senza compagnia umana. Perchè era ogni volta scortato dal suo cane e spesso anche dal suo montone guida. (…) E ora camminava nella neve, intorno a lui tutto bianco fin dove l’occhio arrivava, bianco e grigio il cielo invernale, perfino il ghiaccio sul lago era coperto di brina o da un leggero strato di neve. Solo i crateri bassi che emergevano qua e là disegnavano anelli neri grandi e piccoli, simili a segni premonitori nel deserto di neve. Ma che cosa annunciavano? Si potevano interpretare? Forse le bocche di quei crateri dicevano: “Anche se tutto ghiaccia, se si rapprendono le pietre e l’acqua, se l’aria gela e cade giù in fiocchi bianchi e si posa come un velo nuziale, come un sudario sulla terra, anche se il fiato gela sulle labbra e la speranza nel cuore, e nella morte il sangue nelle vene – sempre, nel centro della terra, vive il fuoco. ” Forse parlavano così. (…) E, come nata da tutto quel bianco, con gli anelli scuri dei crateri e qualche colonna di lava che sorgeva spettrale qua e là, c’era in quella domenica nel distretto di montagna una solennità che stringeva il cuore. Una festosità grande e immacolata esalava nel quieto fumo domenicale dei casali bassi, rari e quasi sepolti sotto la neve. Un silenzio inesplicabile e promettente – l’Avvento. Sì…Benedikt pronunciò con cautela quella parola grande, mite, così esotica e al tempo stesso familiare. Forse, per Benedikt, la più familiare di tutte. (…) Negli anni quella parola era arrivata a racchiudere tutta la sua vita. Perchè cos’era la sua vita, la vita degli uomini sulla terra, se non un servizio imperfetto che tuttavia è sostenuto dall’ attesa, dalla speranza, dalla preparazione? “

Gunnar Gunnarsson, da “Il pastore d’Islanda”