The Christmas I Love

 

Il Natale è terminato, ma solo cronologicamente: la sua magica scia ci accompagnerà per molti altri giorni ancora, almeno fino al 6 Gennaio. Prima che inizi la settimana di Capodanno e arrivi l’attesissimo 2021, quindi, è doveroso dedicargli un tributo. Ho pensato di omaggiare la festa più incantata dell’ anno tramite una serie di immagini che raffigurano la mia idea di Natale: come nel caso del post sul Solstizio di Inverno non si tratta di foto, bensì di illustrazioni. Nessun’ altra espressione artistica, infatti, potrebbe descrivere meglio il Natale che amo. E’ un Natale d’altri tempi, collocato all’ incirca nell’ era vittoriana, quando dire “Natale” voleva anche dire “neve abbondante”, e tutto, nei villaggi nordici dai tetti spioventi, evocava le ammalianti atmosfere della Natività: dalle case adornate di un tripudio di luci agli abeti addobbati persino in aperta campagna, nei boschi, sui lungofiumi. Si viaggiava ancora in carrozza, con gli zoccoli dei cavalli che scalpitavano sui sentieri imbiancati, ma già cominciavano a far capolino le prime auto. Babbo Natale era una figura mitica che nessun bimbo osava mettere in discussione, esisteva e basta. I regali, giocattoli d’ogni specie, venivano portati da lui dopo un lungo viaggio in slitta; su questo non c’erano dubbi. Testimonianze di un’autentica venerazione nei suoi confronti sono le deliziose Christmas card dell’ epoca, che lo ritraggono spesso sullo sfondo di paesaggi fiabeschi. Che Babbo Natale sia reale o meno, persiste sempre una certezza: il Natale è il periodo più magico dell’ anno, e neppure il Covid, la quarantena, la zona rossa potranno mai scalfire questo assioma. Perchè il Natale vive in noi, è un miscuglio di ricordi e sensazioni che ci portiamo dentro sin dall’ infanzia. Il suo spirito riaffiora automaticamente. Basta cercarlo nel cuore, nelle reminiscenze, nei cinque sensi…e con un pizzico di fantasia.

 

 

 

I vicoli, anima e cuore pulsante della città

 

C’è un labirinto nascosto, all’ interno della città aperta: “aperta”, in quanto la data di oggi sancisce la fine del lockdown e la ripartenza. La gente si riversa lungo le vie principali, incentivata anche dai bar, negozi e ristoranti che rialzano le saracinesche, trascurando il fatto che nei centri storici si celano oasi di meraviglia dove il tempo sembra eternamente sospeso. Di rado le si nota, non fanno parte dei circuiti turistici. Bisogna volerle conoscere, per scoprirle, ma ne vale la pena. Perchè il dedalo di viuzze che le compone offre scorci di vero incanto. I vicoli sono il cuore pulsante della città, custodiscono da secoli il suo spirito più profondo e autentico. In questo periodo, se deciderete di esplorarli, vi restituiranno tutto l’ appeal onirico esercitato dai paesaggi urbani ai tempi del confinamento da Coronavirus. In chiave positiva, naturalmente: non pensate ad atmosfere desolanti  o a silenzi da emergenza pandemica. Perchè i vicoli sono vibranti, pittoreschi, vivissimi. In molti casi vi sorprendono con osterie dove potete degustare piatti tipici o il vino più squisito, ma non è raro che possiate imbattervi in botteghe artigianali di ogni tipo.

 

 

Abitando nella parte antica della città, quando ero bambina li percorrevo mano nella mano con mio padre che, sempre in guerra contro lo smog, privilegiava quel tragitto per evitarlo. Allora, i vicoli erano abitati da un’ umanità varia e pittoresca, da personaggi rimasti saldamente impressi nell’ immaginario collettivo. Ognuno aveva la sua particolare storia, il suo soprannome. Molti erano arrivati da fuori in cerca di fortuna. Il boom delle case popolari non era ancora esploso e li trovavi tutti là, in quei labirinti intricati, dove si alternavano un’ osteria, un fruttivendolo, un ciabattino, persino un cinema a luci rosse. Per me era un mondo sconosciuto, folcloristico, a cui guardavo con un misto di curiosità e di timore. Oggi, invece, adoro perdermi nei vicoli e respirare le loro suggestive atmosfere. E’ lì che si concentra l’anima di un luogo, il suo patrimonio emozionale più atavico: tra i lampioni di ferro battuto, le stradine lastricate di ciottoli, le piazzette che si aprono inaspettate. Cerco i vicoli anche quando sono in viaggio, ovunque io vada, se la mia meta è antica al punto giusto. In Italia o all’ estero (penso per esempio a Barcellona), indifferentemente.

 

 

Perchè so che al di là del caos urbano, del traffico, degli “assembramenti” (che in teoria sembrano ormai appartenere alla preistoria), c’è un mondo a parte e quasi segreto che vibra nel cuore delle città. Un mondo che vive di ritmi propri, ricco di incomparabili suggestioni. Un’ oasi dove l’aria tiepida di Maggio è intrisa di sapori, odori, profumi fluttuanti in scenari senza tempo, ma carichi di tutto il pathos che un cuore millenario racchiude.

 

 

 

 

 

Nelle foto, alcuni vicoli del centro storico di Fabriano

 

 

Lo Schiaccianoci, il perenne fascino di una fiaba di Natale

 

” Ora mi rivolgo a te, benevolo lettore o ascoltatore – Fritz, Theodor, Ernst, qualunque sia il tuo nome – , e ti prego di richiamare alla mente il tuo ultimo vivido ricordo di una tavola di Natale addobbata di bei doni colorati; potrai così immaginarti i bambini che, con la luce negli occhi, restano impietriti e muti, nonchè Marie che dopo un po’ con un gran sospiro dice: “Oh, che bello, oh che bello!”, e Fritz che tenta qualche capriola perfettamente riuscita. Quell’ anno i bambini dovevano essere stati proprio buoni e ubbidienti, perchè non avevano mai ricevuto in dono tanti regali così belli e magnifici come quella volta. Sul grande abete al centro stavano appese tante mele d’oro e d’argento. Confetti e caramelle colorate e ogni tipo di leccornie spuntavano dai rami come se fossero gemme e fiori. Ma bisogna ammettere che la cosa più bella, in quell’ albero delle meraviglie, erano le centinaia di piccole luci che tra i suoi rami scuri brillavano come stelline. L’ albero stesso, illuminato dentro e fuori, sembrava invitare i bambini a cogliere i suoi fiori e i suoi frutti. Attorno all’ albero era tutto meravigliosamente scintillante e colorato…Quante belle cose! Se solo si potessero descrivere…”

Ernst T.A.Hoffmann, da “Lo schiaccianoci. Una fiaba di Natale.”

 

 

Natale è terminato da poche ore, ma vale la pena di prolungare le sue atmosfere con uno dei racconti migliori di sempre, “Lo schiaccianoci” di Ernst T.A. Hoffmann. La storia di Maria (o Clara, come viene chiamata nella trasposizione danzata del libro), Fritz e Schiaccianoci, le loro avventure tra realtà e sogno nella notte più magica dell’ anno, sono un classico natalizio che ha dato origine anche al suggestivo balletto musicato da Piotr IlicTchaikovsky e coreografato da Marius Petipa oltre che, molti anni dopo, da icone della danza del calibro di George Balanchine e Rudolf Nureyev. Queste testimonianze fotografiche rappresentano quindi un omaggio ad una fiaba e ad un balletto – di cui VALIUM aveva già parlato in occasione del live sul grande schermo di “The Nutcracker” del Royal Ballet, rileggi qui il post – che non cesseranno mai di rievocare l’ incanto delle feste natalizie.

 

 

 

 

 

 

Foto, dall’ alto verso il basso:

Sammydavisdog via Flickr, CC BY 2.0

Larry Lamsa via Flickr, CC BY 2.0

Gabriel Saldana via Wikimedia [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)]

Larry Lamsa via Flickr, CC BY 2.0

Main State Ballet via Flickr, CC BY 2.0

Larry Lamsa via Flickr, CC BY 2.0

Larry Lamsa via Flickr, CC BY 2.0

 

“Tied Up in Knits”: Pier Fioraso e il suo editoriale per Vanity Teen

 

Un mood giocoso e rilassato, un modello dalle forme plastiche su uno sfondo “pulito”, grafico e netto che il total white rende quasi abbagliante. Ma a risaltare su tutto è il knitwear, un tripudio di maglioni che coniugano perfettamente le atmosfere playful ed uno stile che sembra fatto apposta per assaporarle. A una palette che esalta il blu Klein, il grigio e il nero si abbinano pattern geometrici a righe o a stelle stilizzate; non mancano i decori tipici del “giardiniere alchimista” di Gucci nè cuori ed ancore simili a tatuaggi “Old School”. Il focus a 360° sui maglioni è favorito anche dal fatto che il modello, oltre a loro, non indossa altro. Artefice del  brillante escamotage è Pier Fioraso, designer di Emilio Cavallini convertito in stylist e direttore creativo per un editoriale che si avvale degli scatti di  Ira Giorgetti. Il photo-shoot, destinato alla versione on line di Vanity Teen (guarda qui la sua versione integrale), vede protagonista Michele Pezzoni ed offre una panoramica sulle ultime tendenze knitwear tratte dalle collezioni AI 2017/18 di griffe del calibro di Gucci, Valentino, Saint Laurent e Givenchy: un quartetto d’eccezione che Pier Fioraso riunisce  in vero e proprio tributo all’ insegna dello stile.

 

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Styling and Direction: Pier Fioraso

Photos: Ira Giorgetti

Model: Michele Pezzoni (Urban Models)

Hair & Make Up: Luigi Morino

All looks available at Luisa Via Roma