La colazione di oggi: le frappe di Carnevale, un’ evoluzione dei frictilia dell’ antica Roma

 

A Carnevale ogni scherzo vale, ma vale anche la pena di assaporare i ghiotti dolci tradizionali del periodo. Prendiamo le frappe, ad esempio: se questo nome non vi dice nulla, probabilmente le chiamate “chiacchiere”, “bugie”, “cenci”, “crostoli”… L’ elenco è interminabile, le loro denominazioni variano in ogni regione italiana. La golosità, però rimane immutata: sono dei dolcetti fritti dai bordi zigzagati, a forma di nastri e spolverati di zucchero a velo. A conquistare subito è la loro consistenza, dolce e croccante a un tempo, leggera al punto tale da invogliare a gustarne sempre di più. Una frappa tira l’altra, perchè a Carnevale anche ogni sgarro alla dieta vale…e poi, la ricetta di questo dolce è semplicissima: un impasto di burro, farina, zucchero e grappa (in alternativa il marsala, il vinsanto, l’acquavite) viene suddiviso in lunghe strisce che successivamente prendono la forma di nastri. Dopo averli fritti in olio, si spolverano con lo zucchero a velo e il dessert è servito.

 

 

Le frappe sono un dolce internazionale: si preparano in tutto il mondo, dall’ Europa alla Russia, dall’ Ucraina al Brasile. Ma c’è un’altra curiosità che le riguarda, intrigante almeno quanto il loro sapore. Sapevate che le origini di queste frittelle risalgono nientemeno che all’ antica Roma? A quei tempi si chiamavano “frictilia” ed erano dolcetti fritti tipici dei Saturnali, i festeggiamenti in onore di Saturno che si svolgevano dal 17 al 23 Dicembre. In questo periodo, caratterizzato dal sovvertimento delle classi sociali e da fastosi banchetti, i frictilia venivano distribuiti ad ogni angolo di strada. I romani ne andavano ghiotti: con le frappe come le conosciamo oggi avevano poco a che fare, ma la frittura e molti altri particolari rendono simili i due dolci. I frictilia avevano una forma tondeggiante (non è un caso che fossero chiamati anche “globulos”), una consistenza soffice, e venivano fritti nello strutto; una volta cotti, si cospargevano di miele, sesamo (o pepe macinato) e semi di papavero per intensificare il loro sapore. Con il passar del tempo, comunque, la ricetta subì sostanziali variazioni. La cannella arricchì il gusto dei frictilia, consumati abbondantemente in occasione delle “feste dei folli” medievali (festeggiamenti in maschera organizzati dal clero europeo che presero il posto dei Saturnali). In seguito, le frittelle tondeggianti entrarono a far parte della tradizione carnevalesca. Ma a quel punto, la loro metamorfosi in frappe era già evidente…

 

 

Tornando alle frappe odierne, preparatele in diverse varianti se volete renderle più ghiotte per la vostra prima colazione: per esempio, anzichè utilizzare lo zucchero a velo, potreste cospargerle di miele o innaffiarle con l’archemes. Oppure, aggiungete del cacao all’ impasto e ricopritele di cioccolato fondente. In rete esistono ricette sfiziose per donare un nuovo twist al dolce. Le proposte spaziano dalle frappe ripiene alla frappe alla sambuca, passando per quelle al mandarino, al limone, allo zenzero e canella. Se queste versioni vi intrigano, cliccate qui

 

 

 

Tempo di Carnevale

 

“Nel quotidiano le persone si nascondono sotto varie maschere. Nel carnevale le maschere svelano il loro vero volto.”
(Mieczysław Kozłowski)

 

E’ iniziato il 5 e terminerà il 21 Febbraio, Martedì Grasso, in un tripudio di coriandoli e stelle filanti: Carnevale torna a travolgerci nel suo vortice di baldoria. Le parole d’ordine? Evasione, festa, travestimento. Mai come ora possiamo giocare con la nostra identità, sperimentare nuovi ruoli, calarci nei panni di chiunque abbiamo scelto di essere. E tra maschere, costumi e colori caleidoscopici, diventiamo qualcun altro rivelando l’ essenza più profonda di noi stessi.

 

 

Foto via Unsplash e Pexels

 

La colazione di oggi: le castagnole, il dolce-simbolo del Carnevale

 

Carnevale è una ricorrenza nota anche per la bontà dei suoi dolci: le castagnole, le frappe, le chiacchiere, le frittelle e la cicerchiata rappresentano il coté goloso della festa più folle dell’ anno. Mi soffermerò sulle prime, le castagnole appunto, in quanto svariate regioni italiane ne rivendicano la paternità e sono ormai il dolce-emblema del periodo che precede la Quaresima. Ne esistono diverse versioni, ma due elementi fanno immancabilmente da leitmotiv: la forma tondeggiante e la frittura in olio bollente. Possono essere con o senza ripieno; nel primo caso, generalmente si farciscono con della crema pasticcera, panna o cioccolata. Nel secondo, vengono ricoperte di miele. Quasi tutte le varianti del dolce, comunque, sono accomunate da una guarnizione a base di zucchero a velo o di alchermes. Anche gli ingredienti restano perlopiù gli stessi. Farina, uova, burro e zucchero si amalgano con il lievito, una scorza di limone, l’ essenza di vaniglia, il liquore (rum, anice o alchermes) o il latte per creare un impasto soffice. Alcune tipologie di castagnole vengono cotte nel forno anzichè in olio bollente. In tutti i casi, il risultato è estremamente invitante: un delizioso dolcetto sferico ricco di squisiti ripieni o guarnizioni. Il nome “castagnola” deriva proprio da questa conformazione; le dimensioni mini e la rotondità, infatti, evidenziano non poche similitudini tra la ghiottoneria carnascialesca e la castagna.

 

 

Le regioni che includono le castagnole tra i propri dolci tradizionali sono molteplici: la Lombardia, il Veneto, la Liguria, l’ Emilia Romagna, le Marche, il Lazio, l’ Umbria e l’ Abruzzo le hanno elette a suprema leccornia del Carnevale, ma la loro presenza è massiccia anche in Campania. Le origini del dolcetto appaiono controverse, tuttavia sembra certo che nacque nel Settentrione; non a caso, la castagnola è stata attestata “De.CO.” (denominazione comunale di origine) del Comune di Ventimiglia. Il periodo storico a cui risale si colloca a cavallo tra il 1600 e il 1700: ricette di castagnole sono state rinvenute nel 1684 e nel 1692 tra i manoscritti dei cuochi Nascia e Latini, rispettivamente al servizio di casa Farnese e della famiglia reale dei D’Angiò. Entrambi citavano gli “struffoli alla romana”, ma di fatto (dati gli ingredienti e la preparazione) si trattava di castagnole vere e proprie. Nel tardo ‘700, un libro conservato nell’ Archivio di Stato di Viterbo conteneva quattro differenti ricette del dolce carnascialesco, compresa la versione cotta al forno. Da antichi manuali ottocenteschi pare invece che derivebbero le ricette utilizzate attualmente. Ma l’ esistenza delle castagnole è stata attestata, in realtà, in epoche ancora più remote di quelle citate finora: un prototipo piuttosto rudimentale veniva preparato già nell’ Antica Roma.

 

 

In questa puntata della rubrica “La colazione di oggi” non sto ad elencarvi nè le proprietà nè i benefici del dolce in questione, come ho fatto anche in occasione dei cupcake di San Valentino. E’ chiaro che, di tanto in tanto, arricchire con delle castagnole il proprio breakfast è altamente benefico: sia per il palato, che in fatto di buonumore. A partire da oggi, che non a caso è Giovedì Grasso

 

 

Foto: la terza dall’ alto via Cleare Garofalo from Flickr, CC BY-NC-ND 2.0, l’ ultima via Ted Eytan from Flickr, CC BY-SA 2.0

La colazione di oggi: bomboloni alla crema all’alba, nel baretto sulla spiaggia

 

Lasciamo da parte, per una volta, proprietà e benefici: la prima colazione di oggi non è particolarmente salutare per l’organismo, ma lo è per il palato e per il morale. Dopotutto, a Ferragosto è cosa buona e giusta fare un’ eccezione! E quale eccezione più ghiotta del bombolone? Colazione vacanziera per eccellenza, rimanda a notti di divertimento totale che culminano nella classica abbuffata di krapfen sulla spiaggia al sorgere del sole. In pochi, credo in pochissimi, riescono a resistere all’ appeal dei bomboloni. Pensate di affondare i denti nella loro pasta soffice, gonfiata a dovere, e subito dopo di immergerli in un delizioso ripieno di crema…Chiamatela coccola o gratificazione, ma per celebrare l’ apogeo dell’ estate il bombolone è l’ideale. Anche la location dove solitamente si consuma, trasuda fascino. Perchè il baretto sulla spiaggia è uno dei luoghi “fronte mare” che VALIUM adora e a cui sta lasciando sempre più spazio. Attraversare la notte senza chiuder occhio per godere della magia estiva è un’ esperienza che merita di essere conclusa con una colazione del genere. Significa estasiarsi davanti all’ alba assaporando un alimento dalla dolcezza smisurata, mai scontata e sempre invitante.

 

 

Descriverlo è superfluo: il bombolone è un dolce fritto tondeggiante e soffice, ricoperto di zucchero a velo e ripieno (almeno in Italia) di crema pasticcera. Gli ingredienti utilizzati per prepararlo sono il latte intero, l’uovo, i torli d’uovo, la farina di grano tenero, lo zucchero granulare, lo zucchero a velo, il lievito di birra, il burro, lo strutto e una buccia di limone grattugiata. Per inserire il ripieno, dopo la cottura, ci si serve di una siringa o di una tasca da pasticcere. Il risultato finale? Una vera e propria bomba di energia e golosità.

 

 

Come ho già accennato, il bombolone non è il top a livello nutrizionale. E’ energetico e contiene molti nutrienti, certo, ma i grassi saturi e il colesterolo di cui è ricco, le uova e i carboidrati presenti nella crema pasticcera, il saccarosio in dosi massicce e il procedimento di frittura innalzano moltissimo i suoi valori calorici. Evitatelo se soffrite di colesterolemia, diabete, patologie del metabolismo o siete in sovrappeso. Per il resto, via libera all’ ingordigia sfrenata, con la consapevolezza che possiamo concederci uno sfizio una tantum senza troppi sensi di colpa. In particolare a Ferragosto.

 

 

Siamo arrivati, come di consueto, alle curiosità e ai cenni storici. Il bombolone nasce in Austria con il nome di “krapfen”. Il Congresso di Vienna del 1815 è alle porte quando la pasticcera  Cäcilie Krapf decide di commercializzare un nuovo dolce: la forma che richiama una frittella fa sì che venga battezzato “krafo” (“frittella” in tedesco antico), ma a tutt’oggi non è chiaro se il termine “krapfen” derivi da quest’ ultimo o dal cognome della sua inventrice. A Vienna, in occasione del Congresso, il krapfen riscuote un successo enorme: ne vengono divorati oltre dieci milioni. Al tempo stesso, in Austria diventa un must della pasticceria carnascialesca; dire “krapfen” equivale a dire “dolce tipico del Carnevale“. Eppure, pare che le sue reali origini risalgano a tempi molto più remoti. Gli antichi romani lo chiamano “Globuli” e lo guarniscono con miele e semi di papavero. Il Globuli trionfa durante i baccanali, quando viene festeggiato l’ Equinozio di Primavera. Nel 150 a.C. già furoreggia e si guadagna la nomea di dolce afrodisiaco. Se a Roma è legato ai dissoluti riti dionisiaci, secoli dopo, a Vienna, il krapfen rimanda a situazioni più romantiche. Agli inizi del ‘900 una tradizione contempla che si chieda la mano di una donna invitandola a condividere uno di questi tondeggianti dolci. Se accetta, il suo gesto ha la valenza di un fidanzamento ufficiale. Ma chi rinuncerebbe mai, d’altronde, alla delizia di un bombolone ripieno?

 

 

 

 

 

Oggi a colazione: frittelle “carnascialesche”

 

La colazione di oggi tiene conto che, ebbene sì, è iniziato il Carnevale. Il periodo più folle dell’ anno è stato inaugurato il 31 Gennaio e culminerà con questa triade di date: 11 Febbraio, Giovedì Grasso; 14 Febbraio, domenica di Carnevale (che si sovrapporrà a San Valentino); 16 Febbraio, Martedì Grasso. Nelle panetterie e nei supermercati castagnole, frappe e chiacchiere già imperversano, inneggiando al lato ghiotto di una festa dalle radici antichissime. Per evitare i dolci più inflazionati senza trascurare la tradizione, scegliamo però le frittelle: sono un’ autentica delizia e sfoggiano una allure internazionale, poichè rimandano ai caratteristici pancake a stelle e strisce. Ma se gli americani arricchiscono i loro pancake con miele, fragole, salse varie e frutti di bosco, alle frittelle basta una spolverata di zucchero per stuzzicare il palato. Anche la preparazione è piuttosto semplice. E’ sufficiente munirsi di ingredienti come il latte, la farina, il lievito di birra, il burro, la scorza di mezzo limone, l’ essenza di vaniglia, il sale, l’ olio di semi di arachidi per la frittura dell’ impasto e lo zucchero semolato, meglio se  in abbondanza. Dopodichè, va seguita scrupolosamente la ricetta (la trovi qui ). Il risultato finale sono dei dolcetti tondeggianti e piatti, dalla consistenza soffice e cosparsi di zucchero sui due lati. Vengono anche detti “frittelle del Luna Park” perchè è comune trovarli negli stand dei parchi di divertimenti, ma il loro gusto è talmente squisito che non potevano non rientrare tra le specialità “carnascialesche”. E più che meritatamente, bisogna dire: provare per credere!

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: Halloween con il Principe della Notte

 

Per tutti voi, lettori, fan e amici di VALIUM, si preannuncia un Halloween davvero…da brividi! Avete infatti il privilegio di viverlo insieme all’ Icona della Notte per antonomasia, il Principe Maurice. Chi meglio di lui, dark nel profondo dell’ anima, potrebbe condurvi nei meandri più stregati di questa magica ricorrenza? La sua filosofia di vita stessa, il “memento mori” di latiniana memoria, invita a godere l’attimo esorcizzando l’ ineluttabilità della morte. E la morte, come racconterà più avanti, è stata una presenza costante nell’esistenza del Principe. Il fato, però, pochi giorni fa gli ha fornito una splendida occasione per sconfiggere quelle ombre: la nascita di Thomas, figlio di sua nipote Gloria, lo ha riempito di tutta la gioia che dona l’ arrivo di una nuova vita. Quando lo incontro è euforico, commosso, non riesce a contenere la felicità; la nostra conversazione ha inizio proprio con la notizia del lieto evento, che vuole condividere con gli habitué di “Sulle tracce del Principe Maurice”. Lascio a lui la parola: “In questa intervista parleremo di magia. Bene: nei giorni scorsi sono stato testimone della magia più grande che ci sia, la nascita di una nuova vita. Mia nipote Gloria ha dato alla luce un bambino, Thomas, io non ero presente in sala parto ma ho assistito al travaglio. E’ stata un’emozione fortissima capire che stava succedendo qualcosa nel corpo di Gloria, e poco dopo vedere questa bellissima creatura! Mi sono commosso…Io non ho figli (forse!), però ho potuto prender parte a una magia che da una grande sofferenza fisica origina una gioia immensa! Quando mia nipote è entrata in sala parto, ero accanto a lei con il cuore. Ho percepito tutte le sue vibrazioni, tutte le sue energie, sentivo che soffriva…che tremava dal dolore. Ha già avuto una bambina, Asia, ma il parto è sempre un’esperienza tosta. E l’ho capito proprio grazie a Gloria. Ecco, vedi? La magia è attorno a noi in ogni istante. Mi fa molto piacere rendere tutti voi partecipi tutti della mia felicità. La nascita di Thomas, per me, è stato uno degli eventi più importanti in assoluto non solo dell’ anno in corso, ma della mia vita di prozio! ” Forse è proprio questa la chiave per celebrare Halloween e la sua iconografia “mortifera”: addentrarsi nelle tenebre per riscoprire la pienezza della vita, prendere coscienza dell’ eterno ciclo che alterna vita e morte. E la venuta al mondo del piccolo Thomas, in tal senso, sembra quasi emblematica. Benvenuto al delizioso nipotino di Maurice, tantissimi auguri al suo prozio ed alla mamma Gloria e, naturalmente…Felice Halloween a tutti!

 

Maurice insieme al piccolo Thomas

Giorni fa VALIUM ha annunciato  l’avvio del tuo nuovo progetto, “The Origins” (rileggete qui l’articolo), un’evoluzione di Memorabilia che porterai in tour nei club insieme ai dj guru del Cocoricò. Il debutto era fissato per il 19 Ottobre, ma l’evento è stato annullato: cos’è successo? Avremo modo di vedervi a breve?

Le dinamiche dell’annullamento, a tutt’oggi, sono piuttosto misteriose. Pare che ci sia stato un cambio di proprietà e di gestione del locale….C’è molto fermento in collina, a Riccione: il Cocoricò è stato rilevato da un gruppo capitanato da Enrico Galli dell’ Altromondo Studios, mentre il Prince è entrato a far parte del  gruppo Cipriani con la direzione artistica di Tito Pinton, un notissimo operatore del mondo della notte veneto. Da tutto questo “movimento”, forse, è scaturita la cancellazione di una data super pompata, super promossa, super costruita, pronta per il debutto. Sinceramente, non riesco a capacitarmi di cosa sia successo e devo dire che ci sono rimasto davvero male. In ogni caso il format c’è e sicuramente troveremo altri luoghi dove realizzarlo. Chissà, magari proprio al Cocoricò, dato che “The Origins” è un po’ la matrice di Memorabilia: questo nuovo progetto mi piace molto perché è nato dal cuore, dal desiderio di tutti coloro che, come Cirillo, Saccoman, Ricci, i Datura, Rexanthony, hanno tenuto a battesimo la techno italiana rendendola protagonista a livello internazionale; in più, si fonde con il Teatro Notturno dando vita ad un evento unico nel suo genere. Siamo rimasti tutti esterrefatti dal suo annullamento, ma adesso, magari, avremo anche più tempo per perfezionarlo. “The Origins” va oltre l’essenza di Memorabilia catapultandosi, come vi ho già raccontato, alle sue origini e al tempo stesso proiettandosi nel futuro in un movimento circolare dove passato, presente e futuro si rincorrono continuamente. Il concept è proprio quello: non vogliamo fossilizzarci sulla memoria musicale. La musica con “The Origins” sarà nuova, sempre elettronica ma nuova.

 

Una foto che Maurice ha immortalato nel reparto maternità dell’ Ospedale di Lecco, dove Gloria ha partorito: sembra un po’ un “compendio” visivo dei temi di questa intervista

Che puoi dirci, invece, rispetto al Cocoricò e alle novità che lo riguardano?  

Il Cocoricò va in mani esperte. Ancora non si sa chi si occuperà della direzione artistica, è un po’ prematuro dirlo. Indubbiamente dovrebbe diventare non solo una discoteca, bensì un luogo di incontro, di cultura, di informazione, uno spazio dedicato alle nuove generazioni che hanno bisogno di umanizzarsi. Perché c’è bisogno di Umanesimo, oggi. Io credo che la rinascita del mondo della notte e del mondo in generale debbano cominciare dall’ allontanamento dalla virtualità “non virtuosa” dei social, che sono “pseudo” social perché rendono fasulli, anziché autentici, i rapporti. I giovani devono incontrarsi davvero, dal vivo: al Cocoricò gli spazi ci sono e io mi auguro, credo e spero che venga aperto anche di giorno in funzione di questa socialità e di una cultura che va sviluppata, implementata e incoraggiata. Sono molto felice che il Cocoricò abbia finalmente ritrovato una dimensione affine a quella dei suoi esordi. Enrico Galli ha dichiarato pubblicamente che sarà votato alla musica elettronica, il che mi piace e mi interessa! E il fatto di poterlo elevare a luogo di rinascita e di incontro, di socialità e di cultura, è quello di cui a mio avviso ha più bisogno. Alla nuova gestione lancio la proposta di utilizzarlo, di giorno, come laboratorio di idee e di cultura. Non dovrebbe avere una funzione solo ludica, ma diventare la fucina di una visione inedita che si rifà però ai vecchi valori. Penso che il futuro della società odierna sia sì quello di lasciarsi intrigare dalla tecnologia, sempre affascinante, ma soprattutto di tornare ai valori di comunicazione e di incontro, di uno scambio autentico.

 

 

L’ Autunno è ormai “esploso” alla grande anche grazie ad uno dei suoi appuntamenti più attesi, Halloween. Tu come lo festeggi?

Il mio Halloween è sempre stratosferico, perché è una delle feste che mi piacciono di più! E’ quella versione dark del Carnevale che vorrei esistesse anche nel Carnevale tradizionale come “memento mori”: bisogna godere l’attimo, perché la morte ci aspetta tutti. Il “memento mori” è la mia filosofia e Halloween, sostanzialmente, la rispecchia in pieno. Lo stile dark, poi, è nelle mie corde in maniera assoluta. Quindi per me Halloween è una festa importante, che comincio a celebrare qualche giorno prima. Il 26 Ottobre, per esempio, sono stato ospite di un evento privato, blindatissimo e molto esclusivo, dove ho interpretato il Maître des Cérémonies di un “Cabaret Infernale” nello stile di Toulouse-Lautrec. Il mio Halloween è cominciato con questa festa, un Moulin Rouge in versione dark, in una villa antica meravigliosa, una delle più belle della Lombardia: c’erano dei personaggi fantastici, che come tutti i Vip preferiscono celebrare le ricorrenze in anticipo, o magari dopo un po’ di tempo, in modo da evitare la ressa e non essere scontati. La Villa, a posteriori posso rivelartelo, era Villa Borromeo a Cassano d’Adda. Una location pazzesca! Invece stasera ho un doppio appuntamento: prima al “Monsterland Halloween Festival”, che ha un format commerciale se vogliamo…C’è anche J-Ax, sarà un pot-pourri sia artistico che musicale, ma la cosa straordinaria è che sai dove si organizza? Nel Castello Estense di Ferrara. E’ stupendo! Sono felicissimo di festeggiare lì il mio Halloween, è uno dei castelli più belli che io conosca…L’amministrazione comunale di Ferrara lo ha messo a disposizione per questo Festival che comincia alle 4 del pomeriggio e termina alle 2 del mattino. Ma come se non bastasse, siccome finirò presto rispetto ai miei soliti orari notturni, dopo andrò a fare il testimonial dei 25 anni di una delle feste di Halloween più belle d’ Italia, “Spiritika” al TNTKamasutra di Portogruaro, che mi ha ospitato sin dagli esordi. E’ proprio una figata, non pensi?

 

La locandina del “Monsterland Halloween Festival”

Ferrara: un dettaglio notturno del Castello Estense

Sono assolutamente d’accordo! Cosa rappresenta, per l’icona del Teatro Notturno, la festa della Notte per eccellenza?

Per me Halloween è la notte in cui le fantasie, le angosce, gli spiriti, in maniera anche goliardica e giocosa, si esprimono liberamente. In questo momento mi trovo a Milano da Torriani-La bottega del Carnevale, uno dei negozi più importanti di effetti speciali e di costumi, dove sono alla ricerca di qualche spunto per arricchire ulteriormente il mio oufit halloweeniano. E’ veramente fantastico…Mentre nei paesi anglosassoni trovi negozi così a bizzeffe, in Italia è difficile trovarne con la stessa qualità e varietà di prodotti. Devo dire che è quasi diventata più importante la “notte degli spiriti” che non il Carnevale! Lo trovo bellissimo, perché se il Carnevale è una festa che tutti, senza distinzioni, possono vivere in maniera entusiasmante, Halloween lo è altrettanto, però con quel gusto notturno in più che mi appartiene. Lindsay Kemp mi definì la sua versione dark, e devo dire che aveva perfettamente ragione. In me il lato dark è innato, fa parte delle mie esperienze di vita: la morte è stata una presenza costante che ho voluto esorcizzare anche rappresentandola in modo dissacrante, ironico, un po’ come una sfida. Il Teatro Notturno è tutto questo, tant’è vero che comincio a festeggiare Halloween il 26 Ottobre e proseguirò fino al 2, al 3 Novembre. Perché lavoro, ma senza rubar spazio al mio divertimento. Voglio assaporare a pieno questa atmosfera straordinaria!

 

La locandina di “Spiritika”

Un Principe molto, molto dark

Propendi più per Samhain, l’antico Capodanno celtico, oppure per Halloween, spiccatamente associata alla tradizione americana?

Halloween, avendo radici in Irlanda e in Inghilterra, è stata poi esportata negli Stati Uniti. Ma noi in Europa la festeggiamo meglio e in Italia, da qualche tempo a questa parte, è diventata una delle ricorrenze top. Come Capodanno. Anzi, a dirla tutta…è il mio Capodanno! Ecco: siccome il Principe Maurice è dark, vive il suo Capodanno in questa notte davvero magica! (ride, ndr.) Guarda, non è sbagliato. Anche perché da quel momento in poi – ad Halloween, intendo – si comincia a pensare in maniera più definita e definitiva al Carnevale, che è un altro evento per me molto importante. Quindi la mia stagione, il mio anno artistico, iniziano proprio con l’antico Capodanno celtico!

 

Milano, zona Brera: un dettaglio delle vetrine di Torriani-La Bottega del Carnevale

Maurice insieme al titolare del negozio

Halloween è detta anche “la notte delle Streghe”. Tu che rapporto hai con l’esoterismo?

Ho un grande rispetto per quella che consideriamo “magia”, ma non è nient’ altro che la verità della natura. La natura è da sempre stata magica, il potere delle erbe veniva tramandato da persone che avevano la capacità di guarire proprio attraverso risorse naturali. Magari anche rendendo più suggestive le terapie con dei cerimoniali, ispirati alla cultura celtica, che furono poi demonizzati…In realtà, la magia la viviamo tutti i giorni. La viviamo su noi stessi, la viviamo nella natura, che va avanti ad oltranza nonostante noi continuiamo a violentarla…La magia di Halloween è un’ occasione in più per sottolineare l’esoterismo. Io ce l’ho nel sangue, perché se pensi che ho perso un fratello gemello e quindi una metà di me è nell’ aldilà, è evidente che io abbia una sensibilità particolare. Non ne ho affatto paura. A volte è inquietante, ma se riesci a volgere in positivo questa sensibilità puoi fare del bene agli altri e farlo anche a te stesso. Credo nella magia, credo nell’esoterismo, ne sono affascinato. Non lo coltivo, non è nelle mie corde fare il mago, però quando faccio uno spettacolo e faccio divertire e star bene qualcuno, una piccola magia l’ho fatta anch’io. Quindi un po’ mago lo sono, dai!

 

 

Gli interni di Villa Borromeo, a Cassano d’Adda

Torniamo al mondo diurno. Come procedono i tuoi progetti cinematografici?

Cominceremo a girare alcune scene del film presentato alla Biennale (non ha ancora un titolo definitivo) agli inizi di Dicembre, quindi la prossima puntata di questa rubrica sarà ricca di foto del backstage! Chissà che non riusciremo a lanciarlo l’anno prossimo, alla Mostra del Cinema di Venezia…Un altro progetto che poi si è palesato e che diventa sempre più concreto è la mia partecipazione ad alcuni format televisivi: non è detto che il 2020 non sia foriero di qualcosa di originale da portare nella TV digitale. Sono davvero molto, molto contento!

 

 

A proposito di cinema, non posso fare a meno di chiederti un parere sul film di cui in questi giorni tutti, ma proprio tutti parlano: “Joker”, che è stato premiato, tra l’altro, con il Leone d’Oro della 76ma Mostra del Cinema di Venezia. Sono curiosissima di sapere cosa pensa il Principe Maurice del Joker descritto da Todd Phillips e dell’interpretazione di Joaquin Phoenix…

“Joker” è un film straordinario, perché si focalizza sulla psicologia e non sulla spettacolarità del personaggio. E’ un pazzo, Joker, è una persona che impazzisce perché non “si incastra” con questa società. La pellicola affronta la sua figura con un’intensità tale da meritare tutto il successo che ha. L’unica cosa che mi dispiace è che il 90% delle feste di Halloween sia ispirato a Joker: secondo me un po’ lo svilisce, perché non è un Horror. E’ un film molto intimo, molto interiore. E’ bello addentrarsi nella psiche del protagonista e questo viene fatto in maniera davvero originale, così come originale è l’interpretazione di Joaquin Phoenix. Lo sai che “Roma” di Cuaròn, la pellicola che si aggiudicata il Leone d’Oro l’anno scorso, ha vinto l’Oscar? Chissà che Venezia non porti bene anche stavolta ad un progetto tanto coraggioso. Perché “Joker” non è uno di quei polpettoni hollywoodiani pieni di effetti speciali, ma vero cinema d’autore! Lo definirei tale sia rispetto al contenuto che all’ interpretazione straordinaria di Joaquin Phoenix. Tra l’altro, alla Terrazza Biennale, ho avuto il piacere – oltre che l’onore – di stringere la mano e di offrire uno Spritz proprio allo stesso Phoenix, per cui “Joker” è una pellicola che mi vede particolarmente coinvolto!

 

Torriani-La Bottega del Carnevale e alcune delle sue maschere

Da qui a Natale, immagino che miriadi di eventi ti vedranno protagonista. Ti va di darci qualche anticipazione?

Dopo lo shock ricevuto dal mondo della notte mi sono buttato sulle feste private, quindi ho in programma svariati eventi veneziani molto prestigiosi e belli dove è stata richiesta la mia presenza. A breve, poi, festeggerò il mio compleanno (il 15 Novembre) con una doppietta di serate, il 15 e il 16, insieme al mio amico Giannino Venerandi che è il titolare di due splendidi locali a Mantova e a Treviso. Ricordi quando l’anno scorso ti ho parlato del dinner show in cui mi esibivo all’ Atelier? Lì, il mio amico Venerandi ha implementato la sala della cena destinandola ad un vero e proprio show, per cui avrò molto spazio in più per le mie performance. La discoteca in questione è l’Odissea Fun City di Spresiano, in provincia di Treviso, mentre il nome per intero della sala è Atelier Curiosité. Porterò anche altrove la formula del dinner show, ma all’ Atelier mi sento a casa e libero di sperimentare: tu sai che gli spettacoli debuttano sempre in un teatro, spesso di provincia, dove si possono testare le reazioni del pubblico. Ecco, io all’ Atelier posso provare, posso fare quel tipo di gavetta perché per me sarà una cosa comunque diversa e nuova che si rivelerà efficace nel caso volessi andarmene poi a Las Vegas, chi lo sa? (ride, ndr.)

 

Il manifesto del “VIVID Grand Show” di Berlino: Philip Treacy ha firmato i copricapi di scena

Sai qual è invece la metropoli che in questo momento mi intriga molto e che visiterò sicuramente? Berlino. E’ probabile che io faccia un salto lì a breve, forse a Novembre…Vorrei andare a vedere uno spettacolo di varietà a cui ha collaborato Philip Treacy, il “VIVID Grand Show”, e poi è una città che adoro. C’è un gran fermento a tutti i livelli, è persino più vivace di Londra. Non sono mai rimasto immune al suo fascino: il periodo della Repubblica di Weimar è una mia fonte di ispirazione da tempo, per non parlare di Marlene Dietrich…Inoltre, si respirano nuove atmosfere anche rispetto alla musica techno. Locali come il Berghain e il Trésor, solo per fare un esempio, sono sempre rimasti fedeli a questo genere musicale, mentre in Italia la techno è passata attraverso fasi molto difficili soprattutto dopo l’avvento del reggaeton, che io detesto.  Dunque vado a rifugiarmi e a prendere spunti nei luoghi in cui è viva e vegeta: basti pensare che Sven Väth ha festeggiato il suo compleanno con due meravigliose notti techno! Lui, da Berlino, mi manda l’anteprima delle sue produzioni che trovo stupende, veramente sperimentali…La techno non è morta. Bisogna però recuperarla e presentarla nel modo dovuto anche in Italia, dove ha tanti proseliti che in questo momento sono depressi e nascosti. Senza dubbio la Pasqua dell’anno prossimo coinciderà con una rinascita, una vera e propria resurrezione, perché pare che il Cocoricò riaprirà i battenti in quella data – parliamo del 12 e del 13 Aprile. E’ nell’aria…Speriamo che ce la faccia! Riguardo a “VIVID”, invece, posso dirti che è uno spettacolo davvero surreale. Philip Treacy ha ideato i copricapi ed è bellissimo che un designer come lui si sia messo in gioco per questo genere di show. In Italia abbiamo avuto, e abbiamo ancora, stilisti che creano costumi di scena per l’opera e per il balletto. Sarebbe fantastico, persino più fruibile se vuoi, se lo facessero anche per il varietà: un libero sfogo alla fantasia e alla creatività.

 

Esorcizzare la morte per celebrare la vita, la filosofia che sottostà ad Halloween: un primo piano del piccolo Thomas, che ha reso il Principe prozio per la seconda volta

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

Foto del Castello Estense di Ferrara by L’Orso Sul Monociclo via Flickr, CC BY 2.0

Foto di Villa Borromeo by visitadda.com via Flickr,  CC-BY-NC-ND-2.0

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un Carnevale intriso di magia lunare

Il Principe con il “cosmico” costume del Carnevale di Venezia 2019

“E’ tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti”, dice Otello nel quinto atto della tragedia shakespereana omonima. Un detto latino recita invece: “Semel in anno licet insanire”, “una volta all’ anno è lecito impazzire”, il cui significato, con il passar del tempo, è andato ad associarsi al Carnevale ed alla sua ritualità liberatoria, giocosa, eccentrica. Se il dizionario designa il lunatico come colui che (citando il Treccani) “patisce di accessi di pazzia ricorrenti con le fasi lunari”, viene spontaneo instaurare un legame stretto tra Carnevale, luna e il concetto di “temporanea follia” a cui si riferivano gli antichi popoli. Non sorprende, quindi, che il tema del Carnevale di Venezia 2019 fosse proprio “Blame the Moon”, “Colpa della Luna”. Ed è dal magico  Carnevale della Serenissima che prende spunto questa conversazione con il Principe Maurice: chi meglio di lui, Gran Cerimoniere del Carnevale e icona della notte per antonomasia, avrebbe potuto ripercorrere insieme a noi le “lunari” celebrazioni terminate il 5 Marzo scorso? Avvolto in un alone cosmico accentuato dal costume e dal copricapo creati per lui, rispettivamente, da Pier Luigi Pizzi e da Alessio Aldini, il Principe emana un fascino a dir poco siderale (e mai termine fu più appropriato). Grazie ai suoi racconti ci immergiamo nell’ incantevole kermesse lagunare per poi approdare a Kiev e rifugiarci, infine, nei boschi odorosi di fiori appena sbocciati: un viaggio ammaliante che si addentra anche in uno speciale percorso casanoviano, dove i cinque sensi si coniugano con la storia, l’ arte, il savoir faire, la tradizione… Ma, soprattutto, con la voluttuosità del leggendario seduttore veneziano.

In questa puntata della nostra rubrica avrai molto, anzi moltissimo, da raccontarci…Non si può che iniziare con il Carnevale di Venezia, che ti vede sovrano. Attraverso quali “flash” lo rievocheresti?

Come ogni anno, ho svolto il ruolo di Gran Cerimoniere in apertura e chiusura del Carnevale, ho presieduto al Concorso delle Marie e ai Voli dell’Angelo. “Voli”, al plurale, perché vi avevo anticipato che quest’anno ci sarebbe stato un secondo volo ufficiale: al Volo dell’Angelo effettuato da Erica Chia, la vincitrice del Concorso delle Marie 2018, si è aggiunto quello dell’Angelo Guerriero, la Maria votata dai lettori del Gazzettino, ovvero Micol Rossi. Micol soffre di morbo di Crohn da tantissimi anni, e oltre al disagio e alla paura chi è affetto da questa malattia si trova spesso a sperimentare la discriminazione. Il messaggio che ha voluto dare calandosi dal campanile di San Marco è stato quindi di grande coraggio, un dire “Non vergogniamoci di star male, di essere diversi. Anzi, sosteniamo chi ha problemi come noi, chi è a rischio di emarginazione anche sul lavoro.” E’ stato un bellissimo messaggio. Ho accolto Micol personalmente, ci siamo commossi tutti…E’ stato un Carnevale molto bizzarro e pieno di momenti emozionanti, si è riso ma si è anche pianto. Pianto di gioia, che è la cosa più bella! La gioia di riuscire a fare delle cose straordinarie, perché è stato un Carnevale straordinario: “lunatico” per l’ispirazione alla luna, al primo allunaggio di 50 anni fa, ma anche con riferimenti fantasiosi e un po’ Steam Punk dettati dalla fantascienza. Tutte le sere ho fatto da anfitrione al party “Blame the Moon” che si teneva al casino, Ca’ Vendramin Calergi, ma altrettanto belle sono state le feste dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia e le feste private. Quest’ anno c’è stata una festa in più, “Il Carnevale del Futuro”, curata dalla catena di superlusso Aman. All’ Aman Venice, l’hotel a 7 stelle di Venezia, è stato organizzato un venerdì grasso iper esclusivo che includeva una cena riservata a pochi e privilegiatissimi ospiti, e un dopocena danzante all’ Arsenale con i dj più cool del pianeta. La cena e’ stata un po’ avvolta nel mistero: pare che ci fossero persone molto, molto importanti…Il dopocena all’ Arsenale, invece, era aperto a un pubblico più vasto ed è stata quella la novità mondana. Anche dal punto di vista della piazza, c’è stato un intervento straordinario: dalle 17, 30 fino a dopo cena l’Home Festival di Treviso (un festival di caratura internazionale incentrato sulla musica elettronica e le band di avanguardia) sponsorizzato da Red Bull ha portato in Piazza San Marco musica di qualità, nuova, bella, per i giovani, che dopo si trasferivano all’ Arsenale a fare discoteca.

 

Il Principe con le Marie

Il Volo dell’ “Angelo Guerriero” Micol Rossi

Quale è stato, per te, l’episodio più magico in assoluto di questa edizione “sotto il segno della luna”?           

Ho fortissimamente voluto l’artista russa Sasha Frolova come ospite di questo Carnevale. E’ un’esponente del filone dell’Inflatable Art, l’”Arte Gonfiabile”: ci sono artisti che creano enormi strutture gonfiabili in varie forme, e Sasha è una di questi. Le sue sculture sono state ospitate alla Biennale di Venezia, è un’artista famosa in tutto il mondo, ma realizza anche cose che puoi indossare. E per il Carnevale ha creato un costume composto da parti gonfiabili che banalmente potrebbero essere chiamati palloncini, ma non lo sono. Sasha taglia delle forme, le incolla con una colla particolare, le gonfia in un certo modo e diventano figure aliene, che hanno un non so che di extraterreno. La sua creazione veneziana si chiamava “Baroque” ed era interamente in lattice bianco, con una maschera dal sapore fetish, un copricapo che somigliava a una parrucca e abiti che rievocavano dei costumi settecenteschi. Abbiamo interpretato insieme una coppia. Io ho annullato la mia identità per diventare una sua opera d’arte, ho voluto omaggiarla cosi. E’ stato un momento meraviglioso e magico!

 

L’ “entrée” in Piazza San Marco del Principe insieme all’artista russa Sasha Frolova

Eravamo una visione aliena della tradizione veneziana. Nel momento in cui abbiamo fatto il nostro ingresso con il sottofondo di una suite di Monteverdi rivisitata in stile elettronico da Wendy Carlos (che ha composto anche le musiche di “Arancia Meccanica”), in Piazza San Marco c’è stato un boato! Incarnavamo la sintesi assoluta del tema del Carnevale, “Blame the Moon”: perché d’ accordo la celebrazione della luna, d’accordo lo Steam Punk, ma il Carnevale di Venezia deve offrire qualcosa di nuovo, di diverso, di unico. Indossando l’ opera d’arte “Baroque” ho cantato “Starman” di David Bowie insieme a Andy dei Bluvertigo, il tutto rigorosamente live, durante un gran finale affollato di maschere spettacolari. Il Carnevale di Venezia è bello proprio perché la gente gira con quelle maschere lì, che sono magiche e diverse. Noi non abbiamo i carri, il nostro è un Carnevale “ad personam”: tu, turista, l’essenza del Carnevale te la trovi davanti, non la guardi con gli occhi rivolti verso l’alto. Puoi sfiorarla, puoi parlarci!

 

 

Il Principe,  opera d’arte vivente grazie all’ inflatable costume “Baroque” di Sasha Frolova, mentre si esibisce in “Starman” con Andy dei Bluvertigo

A tuo parere, prestigio e tradizione a parte, su quale atout si concentra l’irresistibile fascino che il Carnevale di Venezia esercita a livello planetario? 

Il fatto che sia un sogno ad occhi aperti. Vorrei che il Carnevale di Venezia avesse come sottotitolo “Un sogno ad occhi aperti”, perché questo è sempre stato e sempre sarà. Il sogno di cambiare condizione sociale, il sogno di sentirsi liberi…Un sogno che sembra limitato, perché dura solo in quel periodo, ma che rimane nel cuore perché lo puoi vivere di persona, non in un letto e poi dimenticarlo. Se vivi un sogno ad occhi aperti, lo ricorderai per tutta la vita.

 

 

Flash notturni e prestigiosamente “festaioli” dal Carnevale veneziano

Che ci dici del percorso casanoviano dei 5 sensi? Quali sono le tappe veneziane da cui, a tuo parere, non si può prescindere? Mi riferisco sia al Carnevale, che a una vita quotidiana “sulle tue tracce”…

Il mio percorso dei sensi, per quanto riguarda il gusto, fa tappa in un ristorantino sulla Riva del Vin, a Rialto: si chiama proprio Riva del Vin. Lì riesco a mangiare dei piatti veneziani a base di pesce freschissimi e deliziosi a prezzi più che onesti. Un altro ristorante di qualità a cui sono affezionato è il Colombo di Domenico Stanziani di fianco al Teatro Goldoni: cucina superiore! In piazza San Marco segnalo invece Quadri, il ristorante stellato dei fratelli Alajmo, meraviglioso e di superlusso. Offrono prelibatezze da sballo preparate dagli chef più celebri al mondo! Passando alla vista, tornerei senz’ altro a Rialto e mi soffermerei sul suo antichissimo mercato di pesce e di verdure: da visitare assolutamente perché la mercanzia viene messa in mostra con un amore, con un gusto cromatico incredibile. Per gli occhi è uno spettacolo, perché è un autentico quadro vivente!

 

Riva del Vin by night

E poi, vi consiglio di visitare i Musei Veneziani. Suggerirei Palazzo Fortuny, dove l’artista catalano Mariano Fortuny y Madrazo andò a vivere trasformandolo in un atelier enorme che ospitava i suoi tessuti ed i suoi quadri. A Palazzo Fortuny sono spesso organizzate delle mostre tematiche; una, famosissima, fu dedicata anche alla Marchesa Casati. E’ un museo dal sapore un po’ dannunziano, molto decadente e raffinato. Per l’olfatto, raccomando assolutamente il percorso creato da The Merchant of Venice al Museo Mocenigo: una collezione di boccette di profumo di tutte le epoche, dalla Mesopotamia ai giorni nostri, alambicchi particolari….Il curatore di questo iter olfattivo è Domenico Moramarco, che dà anche lezioni sulla storia del profumo (in Europa è iniziata proprio a Venezia, grazie a una principessa bizantina che sposò un doge e portò la sua corte di profumieri, gioiellieri e sarti nella Serenissima). Lo sponsor del percorso, The Merchant of Venice, è un marchio della famiglia Vidal (quella del famoso bagnoschiuma): il giovane imprenditore Marco Vidal ha creato una linea di profumi boutique che si chiama appunto The Merchant of Venice e ha un flagship store veneziano (ma punti vendita anche a Milano, Roma, Verona, Dubai etc…) in Campo San Fantin. Quindi, chi desidera soddisfare l’olfatto va prima al Museo Mocenigo a vivere questa esperienza olfattiva storica, sofisticata e bellissima, e poi può comprarsi il profumo che più gli piace nella boutique di The Merchant of Venice in Campo San Fantin. Lì troverà un’infinità di fragranze una più meravigliosa dell’altra!

 

Palazzo Mocenigo, sede del Museo omonimo

Passando all’ udito, propongo anche in questo caso due opzioni. Passeggiare nella zona del Conservatorio ed ascoltare le melodie di chi sta studiando, di chi sta preparando un concerto, oppure addentrarsi nelle calli nei paraggi del Teatro La Fenice, dove può capitare di ascoltare i gorgheggi di una cantante lirica o le prove, magari, di un pianista o di un flautista….Venezia è una città musicale di per sé, è musica anche solo lo sciacquio dei rii quando passano le gondole o le imbarcazioni! Se volete ascoltare la musica sovrana avete a disposizione uno dei teatri più belli del mondo, il Gran Teatro La Fenice, appunto, che ha una programmazione straordinaria. Siamo arrivati al tatto. Quando è arrivata da me, Sasha Frolova mi ha chiesto di poter toccare la parte più antica della casa. Si è quindi issata su una sedia e ha iniziato a “tastare” le travi quattrocentesche. Ecco, per me il tatto è questo: qualcosa che ti trasmette una storia, un’emozione. Il mio consiglio, quando girate per Venezia, è quello di accarezzare le pareti, i marmi, ma anche la vostra partner! Il tatto è il senso più… sensuale! Per cui toccare la città e chi si ama è un must. Oppure, andate da Bevilacqua o da Rubelli e accarezzate quelle sete, quei velluti meravigliosi. Se vogliamo aggiungere il sesto senso, la seduzione, possiamo metterci sulle tracce di Casanova in persona nella zona di Cannaregio: al Museo Casanova c’è una meravigliosa installazione audio-video che racconta la sua storia. Altrimenti, seguite il Principe Maurice nelle sue performance al Casino Venier, uno dei piccoli palazzi privati dove i nobili veneziani ricevevano sia per libertinaggio che per affari. La mia prossima esibizione si terrà il 2 aprile, giorno del compleanno di Casanova. Casino Venier, che oggi è gestito dall’ Alliance Française, è l’ultimo esempio rimasto di quei luoghi di delizia, perdizione e trattative…E’ un vero e proprio palazzo di cultura. Potete visitarlo su appuntamento. E vi assicuro che avrete la sensazione di conoscere meglio il grande Giacomo.

 

Il Principe nelle settecentesche vesti di Giacomo Casanova

Nel film “Ca Moon” – di cui sarai il protagonista – saranno presenti anche scene girate durante la kermesse veneziana?               

E’ ancora top secret! Il progetto del film è tutto un work in progress pieno di sorprese e di colpi di scena. E’ probabile che immagini di repertorio come quelle girate quest’ anno vengano utilizzate, anche visto il tema coincidente del Carnevale e del titolo della pellicola, ma non posso confermarlo per ragioni di segretezza. Ti terrò aggiornata!

 

Maschere a Venezia

Ancora il Principe in versione notturna durante il Carnevale: mistero e fascino lunare

So che sei volato di nuovo all’ estero, e anche in questo caso l’argomento “Carnevale di Venezia” ha giocato un ruolo predominante…Che puoi raccontarci, al riguardo?

Sono stato in missione con poche ma valide persone, tra cui la mia coordinatrice Oksana Kuzmenko e il fido Daniel Didonè, per portare a Kiev la testimonianza di Casanova sul Carnevale di Venezia. E’ stato un evento molto prestigioso dedicato, ovviamente, al trionfo dei sensi a cui hanno preso parte due sponsor veneziani importanti: The Merchant of Venice per l’olfatto e l’Atelier Pietro Longhi per la vista e per il tatto. Io, Casanova, avevo un piccolo laboratorio dove ho creato un profumo per la mia dama. Ho portato quindi questo set più altre cose di The Merchant of Venice e poi i costumi, sia per me che per gli altri artisti reclutati in loco, dell’Atelier Pietro Longhi, un atelier raffinato e “filologico” di Venezia che segue gli artisti del Carnevale ai quali sono particolarmente affezionato. Era previsto, per il gusto, un menu a tema su Casanova e Venezia; per l’udito era stato ingaggiato un quartetto d’archi al femminile di chiara fama. La location? Un ristorante di primissima categoria, il Fabius, che ha capienza massima per 150 persone ed era appena fuori Kiev: si è trattato di un evento molto privato, tutto su invito. Erano presenti personaggi importanti dell’imprenditoria, dello spettacolo e della politica.

 

Kiev

Una situazione abbastanza “blindata”, insomma, probabilmente foriera di future collaborazioni più ufficiali. Sono stato in Ucraina nelle vesti di Maestro di Cerimonie, ma mi piacerebbe portare una numerosa compagnia di maschere per organizzare anche un Carnevale pubblico destinato agli abitanti di Kiev, una città bellissima con gente bellissima che sicuramente potrà apprezzare. Vedremo se prima o poi ci riuscirò!

 

Kiev

L’ organizzatrice di eventi internazionali Oksana Kuzmenko

Ci sono altri progetti in vista di cui vuoi parlarci?

Ho in ballo progetti per il Salone del Mobile e del Design di Milano, kermesse tra le più importanti al mondo ricca di eventi collaterali, feste, happening veramente molto belli e addirittura più interessanti, a mio parere, della Fashion Week. La cosa più intrigante è che la città meneghina celebra il 500mo anniversario dalla morte di Leonardo da Vinci: il genio è nell’ aria! Per me Leonardo da Vinci è la genialità assoluta, una figura quasi aliena per la moltitudine di talenti che possedeva, una mente spropositata. Quel che andrò a fare io a Milano non avrà a che fare con Leonardo come figura storica, ma con il suo spirito. Per scaramanzia, però, non dico di più! Il 5 e il 6 Maggio, poi, sarò al Music Festival di Rimini. Mi ha chiamato Nicoletta Magalotti (la celebre Nico Note del Morphine del Cocoricò) per propormi di far parte della giuria di un premio speciale dedicato ai nomi più significativi della club culture italiana, e di partecipare come relatore ad un convegno a Rimini. Sarà la prima edizione di un premio alla memoria di Dino D’Arcangelo, il giornalista che portò il Cocoricò alla Love Parade sdoganando la musica techno. Prima di allora, l’house music e la techno non venivano considerate neppure un genere musicale. Lo divennero per merito di Dino D’Arcangelo che insistette nel dire, riferendosi al Cocoricò in particolare, che da noi si faceva cultura…Così come erano cultura, appunto, la house music e la techno. D’ Arcangelo aveva una rubrica intitolata “Tenera è la notte” su Repubblica, era una persona brillantissima…E’ venuto a mancare poco tempo fa. Tutti i critici musicali che all’inizio snobbavano la EDM (electronic dance music), grazie a lui dovettero rivedere le loro posizioni.

 

Il Principe con il copricapo stellare firmato da Alessio Aldini

L’ Equinozio, due giorni fa,  ha sancito l’arrivo della Primavera. Qual è il “rituale” che il Principe Maurice consiglia ai suoi fan per onorare il risveglio della natura?

Vi dò due suggerimenti: il primo poetico, il secondo dionisiaco. Il primo è di andare in un bosco, da soli o in compagnia di persona intima, ed ascoltare il silenzio. Sdraiarsi, ascoltare, osservare, guardare cosa succede tra l’erba, avvicinarsi ai fiori. Più che un rito è la presa di coscienza di questa cosa meravigliosa che è il risveglio della natura…Il consiglio più “dionisiaco”, invece, è quello di abbandonarsi a un rito orgiastico nel bosco di notte, sulla falsariga delle Baccanti di Dioniso!

 

“La giovinezza di Bacco” (1884), dipinto di William-Adolphe Bouguerau

Lo vedo come un momento euforico che invita a godere della natura, ad abbandonarsi veramente ai sensi, alla gioia e al risveglio anche del corpo grazie alla mitezza del clima, a tutta l’energia, ai ferormoni degli animali che vanno in calore per riprodursi. La magia primaverile ogni anno si rinnova ed è qualcosa di veramente fantastico. Vi suggerisco, quindi, di prendere parte a questo risveglio attraverso i sensi. Se andate nel bosco da soli, camminate a piedi nudi sull’ erba, sulle foglie…Non abbiate paura. Non bisogna avere paura della natura, la natura è amica. Annusate i profumi nell’aria, abbracciate gli alberi, accarezzate i petali…Non strappate i fiori, non importunate gli insetti. Neanche le farfalle, che come sai se vengono toccate sulle ali non volano più. Ripristinate un rapporto alla pari, rispettoso e romantico con la natura. Se poi avete voglia di giocare, e siete con le persone giuste, fate un rito dionisiaco tutti insieme abbandonandovi alla voluttuosità più sfrenata. Reinnamoratevi della natura attraverso un contatto bello e diretto. E’ possibile farlo anche in città: persino nelle metropoli ci sono dei parchi stupendi dove poter mettere in pratica questo rituale!

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

Riva del Vin: photo by Zairon [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

Palazzo Mocenigo: photo by Didier Descouens [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]