La colazione di oggi: l’amarena, il frutto “luculliano”dell’ Estate

 

A prima vista sembrano ciliegie, ma ciliegie non sono. Delle ciliegie potrebbero essere sorelle, perchè appartengono alla stessa famiglia: quella delle Rosacee. Ma mentre le ciliegie sono i frutti del Prunus avium, le amarene (perchè è di loro che sto parlando) maturano dai fiori del Prunus cerasus. Si suppone che l’ amareno, anche detto ciliegio aspro, provenga dall’ Asia o dal Medio Oriente.  Quel che è certo è che il Prunus cerarus si adatta alla perfezione a qualsiasi clima e tipo di terreno, resistendo a lunghi periodi di siccità. Tornando alle differenze tra ciliegie e amarene, la più evidente riguarda il sapore: le ciliegie sono soffici, dolcissime, succose. Le amarene hanno una polpa più “tosta” e un gusto più aspro, tendente all’ amarognolo. Entrambe sfoggiano un bel rosso acceso e una forma tondeggiante, ma anche questi aspetti presentano delle diversità. La tonalità delle amarene è meno intensa rispetto a quella delle ciliegie, che vantano dimensioni maggiori rispetto alle loro “sorelle”. Il gusto leggermente amaro dei frutti del Prunus cerasus si deve all’ acido ossalico, contenuto in svariati alimenti. Lungi dal renderle sgradevoli, quel sapore è un punto di forza: non è un caso che il maraschino, liquore dall’ aroma inconfondibile, sia interamente ricavato dalla distillazione delle amarene. La versatilità di questi frutti, inoltre, fa sì che vengano inclusi in moltissime ricette. Sciroppate, danno vita a degli ottimi dessert; alcuni esempi? Torte come la celebre Foresta Nera, e poi cheesecake, panna cotta, biscotti, dolcetti, yogurt…Anche uno dei più acclamati gusti di gelato, l’amarena, si avvale di amarene sciroppate. Denocciolati, i frutti del Prunus cerasus possono essere utilizzati per guarnire un buon numero di dolci e di spuntini. Mangiati crudi (e preferibilmente freschissimi, perchè si seccano a tempo di record) non sono meno invitanti, magari – date le loro virtù energizzanti – per ritrovare un po’ di sprint. Con le amarene si preparano dei ghiotti sciroppi, liquori e marmellate. In alcuni paesi dell’ Europa dell’ Est si suole addirittura friggerle prima di inserirle in delizie quali un tipico strudel locale.

 

 

Veniamo ora alle proprietà delle amarene. Che sono molte! Innanzitutto, hanno il potere di sconfiggere l’ insonnia. Berle ogni notte sotto forma di succo (tassativamente da non zuccherare) incrementa la produzione di melatonina, regolarizzando il ciclo sonno-veglia con benefici istantanei per l’umore. Le amarene sono dei potenti antiossidanti naturali: i flavonoidi in esse contenuti combattono l’ invecchiamento delle cellule e rappresentano un toccasana per la circolazione del sangue. Essendo dei frutti diuretici, contrastano la ritenzione idrica favorendo l’ eliminazione delle tossine e il drenaggio dei liquidi in eccesso. Anche la stipsi può essere sconfitta grazie alle amarene: sono ricche di fibre, che purificano l’ intestino e ne garantiscono la regolarità. Questi frutti, vere e proprie miniere di potassio, rinvigoriscono la muscolatura e restituiscono energia; le vitamine A, B e C che racchiudono in dosi massicce accrescono i livelli di collagene con effetti benefici per la pelle e per la vista. Le amarene, infine, ottimizzano la formazione di acido urico nell’ organismo rimuovendone gli eccessi: ciò permette di scongiurare patologie come la gotta.

 

 

Per concludere, una teoria incentrata sulla misteriosa origine del ciliegio aspro. Si narra che l’ amareno giunse in Italia per merito di Lucio Licinio Lucullo, un generale romano che condusse campagne in Oriente tra il 70 e il 65 a.C. Grande stratega militare, raffinatissimo e amante del bello, Lucullo adorava i pasti sfarzosi (i celebri banchetti “luculliani”), e in Asia rimase colpito dal gusto amarognolo e dalle proprietà dei frutti del Prunus cerasus. In particolare, pare che apprezzasse le vitamine e le virtù energizzanti delle amarene: le fece quindi includere nel rancio dell’ esercito romano per rinvigorire i soldati. Secondo vari scritti dell’ epoca, Lucullo si impossessò di un esemplare di amareno a Cerasunte, colonia greca affacciata sul Mar Nero, e dopo averlo portato con sè a Roma lo trapiantò in uno dei suoi sontuosissimi giardini. Era il 65 a.C. circa. Attualmente non è raro che il Prunus cerasus cresca spontaneamente nella boscaglia; può farlo fino a 1000 metri di altezza. Una curiosità: il suo legno supera quello del ciliegio in quanto a pregiatezza e longevità.

 

 

Foto del gelato all’ amarena: Dirk Vorderstraße, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

La colazione di oggi: frullati e milkshake, healthy drinks versus golosità pura

 

Stiamo entrando nel cuore dell’estate, e includere un frullato o un milkshake nella prima colazione sarebbe l’ideale. Sono salutari, nutrienti, rinfrescanti ma soprattutto golosi, in particolare i milkshakes. Eppure li dividono differenze sostanziali: i frullati si avvalgono di frutta e verdura in dosi massicce, mentre i milkshakes contengono gelato e latte più un tripudio di delizie aggiuntive che li sormontano. Un esempio? Ghiaccio tritato, frutta di stagione, svariati tipi di scrioppo, granella di pistacchio, biscotti, montagne di panna e scacchi di cioccolato, proprio volendo esagerare. E’ chiaro che in questo caso la bevanda si tramuta in un pasto ghiottissimo, ma ad alto tasso di calorie. A voi la scelta, dunque, a seconda delle vostre esigenze e con la consapevolezza che gli eccessi non dovrebbero mai diventare la norma.

 

 

Cominciamo dal frullato: come ben saprete, è facilissimo da preparare. Bastano un frullatore e della frutta fresca, che si può alternare o mixare ad ortaggi e verdure. Per fluidificare la base è possibile utilizzare un po’ d’acqua, dei succhi di frutta o del latte vegetale, ma alcuni preferiscono esaltare la sua consistenza densa con una manciata di frutta essiccata o con spezie dolci come la polvere di vaniglia e di cannella. Naturalmente, i frullati contengono tutti gli elementi salutari della frutta e della verdura: le fibre regolarizzano l’ intestino, espellono le tossine e riducono il colesterolo in eccesso, mentre le vitamine e i sali minerali sono un toccasana che rende il frullato un pasto a tutti gli effetti.

 

 

Il milkshake è composto da tre parti di gelato e una di latte, ma se preferite tenere a bada le calorie non dovete far altro che dosare le proporzioni degli ingredienti a vostro piacimento (ad esempio, diminuendo la quantità di gelato). Oppure, utilizzate del gelato fatto in casa e del latte scremato, privo di zuccheri. Come ho già accennato, inoltre, meglio non esagerare con i “topping” straripanti di ghiottonerie: vanno bene solo se volete concedervi uno sfizio una tantum. Per godere dei benefici della frutta, invece, è sufficiente aggiungere qualche frutto fresco nel frullatore. Se volete ottenere una bevanda il più possibile rinfrescante, via libera al ghiaccio tritato tipico del frappè. Un consiglio basilare: il milkshake è perfetto per la prima colazione, la merenda o un’ uscita serale, ma non consumatelo mai dopo i pasti. E’ molto sostanzioso e, come il frullato, può essere considerato un alimento completo.

 

 

Qualche curiosità sul frullato e sul milkshake? Sono entrambi “born in the USA”. Il primo risale agli anni ’30, il decennio in cui venne lanciato il frullatore elettrico, il secondo è un classico del lifestyle americano: il film “Grease” e la serie TV “Happy Days” lo hanno decretato bevanda cult dei bar frequentati dai protagonisti. Gli anni ’50, infatti, coincisero con il suo boom. Ultimamente, la voga delle sperimentazioni culinarie ha dato vita a dei gusti particolarissimi sia per quanto riguarda i frullati che i milkshake. Tra i più insoliti, si segnalano il frullato al bacon (sì, avete capito bene…il noto salume britannico) e il milkshake alla birra, nello specifico la celebre Guinness: pare che il suo connubio con il gelato sia da leccarsi i baffi. Parlando di  milkshakes, qualche anno fa il fast food newyorchese “Black Tap” ne ha proposto versioni da mozzare il fiato: alti quasi mezzo metro, erano degli autentici capolavori architettonici arricchiti da bon bon variopinti, gelato a cascata, praline al cioccolato, enormi fragole, fette di torta, biscotti come se piovesse, litri di sciroppo, Nutella e torri di panna montata. Cliccate qui per visualizzarli direttamente sul feed Instagram di “Black Tap”!

 

 

 

 

 

La colazione di oggi: il gelato, goloso e felice

 

E’ uno degli alimenti più golosi dell’ Estate: alzi la mano chi sarebbe capace di rinunciare ad un gelato. I suoi gusti e i suoi colori sono invitanti, la sua freschezza è un toccasana contro l’afa. In più, si rivela perfetto sia per uno spuntino che come dessert. Potrebbe addirittura sostituire un intero pasto, il che lo rende adattissimo alla prima colazione: digeribile ed energetico, il gelato possiede tutti i nutrienti necessari all’ organismo. E’ ricco di vitamina A, B12, B1, B2, B6, C, D, E, K, di minerali quali il calcio e il fosforo, di proteine, grassi e carboidrati, tutti elementi preziosi in quanto a benefici. Qualche esempio? La vitamina K contribuisce a mantenere in equilibrio il sistema della coagulazione, mentre il calcio e il fosforo sono fondamentali per la salute delle ossa e contrastano l’ osteoporosi oltre che la calcolosi delle vie urinarie. Le proprietà del gelato, però, non si esauriscono qui. Contenendo un’ alta percentuale di acqua, il gelato favorisce la reintegrazione dei liquidi ed è quindi un valido aiuto per combattere la disidratazione causata dal caldo torrido; in aggiunta a ciò, vanta un numero di calorie davvero esiguo per cui può essere gustato, senza sensi di colpa, in tutta la sua delizia. Last but not least, abbonda di antiossidanti (rintracciabili soprattutto nei gusti a base di frutta e di cioccolato) e di acidi grassi polinsaturi come gli omega-3 e gli omega-6 (contenuti nel gelato alla mandorla, al pistacchio e alla nocciola).

 

 

Ho lasciato per ultima una vera chicca: assaporare un buon gelato attiva la serotonina, un ormone dal potente effetto antistress ribattezzato “ormone del buonumore”. Il latte è inoltre ricco di triptofano, precursore della serotonina e ansiolitico naturale; alti livelli di triptofano combattono l’ irritabilità, la depressione e l’insonnia, in quanto questo aminoacido essenziale svolge un’ ottima funzione regolatrice del ciclo sonno-veglia. Se amate il gusto cioccolato, poi, sappiate che grazie alla feniletilammina è in grado di stimolare la secrezione di endorfine. Il risultato? Un mood euforico e un alto tasso di dinamismo. Non c’è bisogno di aggiungere altro per dimostrare che il nostro adorato “ice cream” è un alimento completo, super ghiotto ma anche eccellente per il benessere psicofisico.

 

 

Prima di concludere, le consuete curiosità sull’ alimento. Pare che le origini del gelato siano antichissime: non a caso viene menzionato nella Bibbia, dove si narra che Isacco donò a suo padre Abramo una bevanda di latte di capra misto a neve. Secondo alcune ricerche, il gelato potrebbe essere nato in Cina nel 2000 a.C. circa. Lo componevano ingredienti come il riso cotto, le spezie e il latte uniti alla neve fresca, e con alcune variazioni questo mix costituì una delle prelibatezze dolciarie della Pechino del 1200; i dolcetti ghiacciati si potevano acquistare dagli ambulanti che li esibivano sui loro carretti. Un connubio di latte, frutta e ghiaccio era alla base dei dessert che Marco Polo portò con sè in Italia dopo l’ avventura cinese, mentre fu Caterina de’ Medici, sposatasi con Enrico II di Francia nel 1533, a far conoscere uno squisito semifreddo nella patria di suo marito. Non va dimenticato, d’altronde, che alla corte fiorentina della nobildonna l’ architetto Bernardo Buontalenti era stato l’ inventore di un’ acclamata ricetta di  sorbetti gelato. Si attribuisce invece al medico Blasius Villafranca, spagnolo di nascita e romano di adozione, la scoperta che la combinazione del salnitro con la neve e con il ghiaccio dava luogo a un’ immediata congelazione. Era il 1560 e, da allora, il gelato iniziò a diffondersi in tutto il mondo. Nell’ 800 approdò anche nei paesi anglosassoni tramite la massiccia immigrazione italiana: e proprio gli  italiani contribuirono al suo successo. A un gelataio di Cadore trasferitosi a New York, Italo Marchioni, spetta il merito di aver inventato il cono gelato. Nel 1903, Marchioni fece brevettare delle coppe commestibili destinate all’ “ice cream”. Il primato, tuttavia, fu sempre conteso dal pasticciere siriano Ernst Hamwi, che servì il suo gelato in cialde croccanti arrotolate a cono durante la Fiera Mondiale di St.Louis del 1904.

 

 

 

 

La colazione di oggi: marmellata, tutto il gusto della frutta per iniziare la giornata con sprint

 

Pane, burro e marmellata: un classico della prima colazione. Almeno di quella italiana, solitamente ricca di zuccheri per iniziare la giornata con una sferzata di energia. Spalmare marmellata su una fetta di pane, o su uno di quei soffici panini al latte perfetti per il breakfast, è un vero e proprio rituale che comprende anche il “sorseggio” di un buon caffè. Chi ama la frutta non può non amare la marmellata, che ne esalta il sapore e ne rielabora il gusto attraverso la pectina, un gelificante naturale contenuto nella frutta stessa. Quando pensiamo alla marmellata, poi, riaffiorano alla mente deliziosi dolci come la crostata, i croissant, certi tipi di muffin e di biscotti…Eppure, esistono differenze sostanziali tra i vari preparati a base di frutta e zucchero. La “marmellata” propriamente detta viene ottenuta, in realtà, da una percentuale di agrumi compresa tra il 20 e il 45%. Le arance, i limoni, i mandarini, il pompelmo, spesso utilizzati insieme alla loro scorza, sono gli ingredienti fondamentali di questo tipo di prodotto. Per quanto riguarda gli altri frutti, come ad esempio le fragole, le ciliegie, le prugne, le mele, le pere, i frutti di bosco, si parla invece di “confettura”. La percentuale in cui gli ingredienti base sono contenuti, badate bene, deve attestarsi sempre intorno al 20 e al 45%. Esistono poi le “composte”, ottenute all’ incirca dal 65% di frutta, e le “gelatine”, un connubio di zucchero e succo estratto dal frutto. Denominatori comuni di tutte le versioni sono gli zuccheri, rigorosamente in una percentuale di almeno il 45% per assicurare una conservazione ottimale dell’alimento. Dopo aver citato cifre su cifre…fate voi i calcoli, e considerate se la marmellata potrebbe attentare alla vostra silhouette. Generalmente persino le marmellate dietetiche, infatti, utilizzano ingredienti come il succo e la polpa di mela per ridurre al minimo la quantità di saccarosio, ma sempre di zuccheri si tratta: l’unica soluzione è quindi dire sì alla marmellata, a patto di consumarla con moderazione.

 

 

Anche perchè alle marmellate, alle confetture e alle composte si associa un gran numero di benefici. Innanzitutto, sono prive di grassi e di colesterolo grazie alla pectina (la sostanza naturale che viene utilizzata come gelificante), che li assorbe. Un’ altra qualità da sottolineare è la loro alta digeribilità; la quantità di zucchero amalgamato con la frutta, in più, mitiga notevolmente l’ acidità di quest’ ultima, rendendola ideale anche per chi soffre di gastrite. Oltre a fornire energia a dosi massicce, le marmellate si rivelano un ottimo antidoto contro la stitichezza: apportano acqua all’ intestino e la pectina, specie se combinata con fibre insolubili quali i semini contenuti nelle fragole, nelle more e nei fichi, svolge un’ azione lassativa molto efficace. La quantità di vitamine di queste conserve alimentari, sfortunatamente, viene ridotta di gran lunga dai tempi di cottura. In compenso, minerali come il potassio, il sodio, il calcio e il fosforo sono presenti in abbondanza.

 

 

Per la prima colazione, lo ribadisco, la marmellata (in tutte le sue versioni) è ottima: attiva il metabolismo e ci permette di affrontare il nuovo giorno con tutto lo sprint necessario. Il fatto di consumarla al mattino, inoltre, consente di avere tempo a sufficienza per smaltire gli zuccheri. Come ogni alimento, naturalmente, anche la marmellata ha i suoi pro e contro: è sconsigliata ai diabetici proprio per l’alta quantità di zuccheri, a chi soffre di colite per le proprietà lassative, agli allergici a determinati frutti, ma tutto questo non ne intacca i benefici. Se volete goderveli tutti, sceglietela priva di zuccheri aggiunti, con dosi minime di xenobiotici (additivi alimentari e sostanze utilizzate per accrescere le sue capacità conservanti). Non eccedendo i 30 grammi al giorno, garantito, vi ritroverete ad aspettare con gioia la vostra colazione a base di “pane, burro e marmellata”.