Gli agrumi, frutti invernali dalle molteplici proprietà

 

L’ Inverno è il loro regno: tra Dicembre e Marzo, gli agrumi raggiungono il massimo splendore; tingono la nostra tavola di vivaci colori e solleticano l’olfatto con un profumo inconfondibile. Le arance, i limoni, i mandarini, le clementine, i cedri e i pompelmi sono i frutti più noti appartenenti al genere Citrus della famiglia delle Rutaceae. Li accomuna un elenco interminabile di proprietà: abbondano di vitamina C (o acido ascorbico), tant’è che anticamente i marinai li consumavano per prevenire lo scorbuto; sono ricchi di pectina, una fibra solubile che rafforza il sistema immunitario, svolge una funzione prebiotica, contrasta il colesterolo e stimola la produzione di vitamina K; contengono dosi massicce di  acqua e potassio, un minerale benefico per la muscolatura e per il cuore, ma anche di acido citrico, un efficace antidoto contro i calcoli renali. In più, pare che gli agrumi siano un toccasana per scongiurare il rischio di neoplasie allo stomaco. Versatili e succosi, questi frutti vengono utilizzati per preparare bibite, succhi, spremute, cocktail, marmellate, dolci e come condimento di innumerevoli pietanze: approfittate delle loro molteplici proprietà per trascorrere all’insegna del benessere gli ultimi mesi dell’Inverno.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

La colazione di oggi: il mandarino, la star dell’Inverno

 

Quando arriva l’Inverno, il mandarino è il frutto onnipresente sulla nostra tavola. Il suo nome si ispira a quello dei notabili della Cina imperiale, che erano soliti indossare un mantello color arancio; la pianta del mandarino, infatti, proviene dalla Cina del Sud. In Europa, nel XV secolo, la sua coltivazione si è estesa a partire da paesi dal clima mite quali la Spagna e il Portogallo. Oggi, i frutteti di mandarini sono diffusissimi anche in Italia: in regioni come la Sicilia, la Campania, la Calabria e la Liguria abbondano. Questo frutto della famiglia delle Rutacee, contraddistinto da una forma sferica leggermente appiattita, si declina in varietà molteplici; la Citrus Reticulata,  la Citrus Nobilis e la Citrus Clementina rappresentano le più note. In Sicilia spicca il mandarino tardivo di Ciaculli, un Presidio Slow Food, utilizzatissimo per la preparazione di gelatine, marmellate, liquori, gelati e granite. Il mandarino è un frutto tipico dei mesi freddi, si degusta da Dicembre a Marzo. Il suo colore è identico a quello del mantello sfoggiato dai notabili dell’ Impero Cinese; la buccia, porosa, racchiude un tripudio di spicchi succosi e ricchi di semi. Il gusto è dolcissimo: il mandarino è l’agrume che contiene la maggiore quantità di zuccheri. Non risulta eccessivamente calorico, ma la presenza di fruttosio in dosi massicce richiede che venga consumato con moderazione. C’è da dire, però, che il mandarino è estremamente ricco di proprietà e benefici. Scopriamoli insieme.

 

 

Il mandarino abbonda di vitamine, acqua, sali minerali, acqua e zuccheri solubili. Predomina la vitamina C (o acido ascorbico), di cui è una vera e propria miniera, affiancata dalle vitamine del gruppo B, A e P e dall’acido folico; tra i minerali presenti in grandi quantità figurano il potassio (benefico per i muscoli),  il magnesio, il ferro e il calcio. Il bromo, particolarmente copioso nel mandarino, svolge un’azione rilassante nei confronti del sistema nervoso centrale e concilia il sonno. La vitamina C, un potente antiossidante e micronutriente, neutralizza i radicali liberi mantenendo in salute i tessuti e le cellule; inoltre, rafforza il sistema immunitario e previene i malanni da raffreddamento. Il fruttosio garantisce un notevole apporto energetico, mentre le fibre, di cui il mandarino è ricco, dotano il frutto di un’alta digeribilità e regolarizzano l’intestino. Anche la buccia del mandarino contiene un antiossidante dalle molte proprietà, il suo nome è limonene: oltre ad essere un valido disintossicante per il fegato, favorisce la produzione di serotonina e dopamina svolgendo un’azione ansiolitica e antidepressiva. Dalla buccia del mandarino viene estratto l’olio essenziale di mandarino, molto utilizzato in aromaterapia ma anche per favorire il rilassamento e la digestione.

 

 

A colazione, i mandarini possono essere consumati sotto forma di frutta, anche candita, e deliziose marmellate. Ma a base di mandarino è possibile preparare un numero illimitato di torte, dolci e biscotti ad alto tasso di golosità: cercate le ricette in rete, non avrete che l’imbarazzo della scelta.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Frutta d’Autunno: 6 marmellate a tema

 

 

L’Autunno, come abbiamo visto pochi giorni fa, sancisce il trionfo della frutta, che rafforza il sistema immunitario e ci mantiene in forma apportando benefici eccezionali per l’organismo. L’uva, ad esempio, è una miniera di vitamine, polifenoli e tannini, dei potenti antiossidanti che contiene nella buccia. Le sue proprietà la accomunano a svariati frutti autunnali: i fichi, tanto per citarne uno, oltre ad essere ricchi di fibre e sali minerali abbondano di antocianine, i flavonoidi che determinano il loro tipico colore viola, mentre le mele e i melograni (entrambi preziosi scrigni di vitamina A, C e del gruppo B) vantano spiccate virtù antiage grazie ai flavonoidi che racchiudono in dosi massicce. Non parliamo poi degli agrumi, autentiche bombe di vitamina C che combinano la funzione antiossidante con quella protettiva del sistema immunitario. I modi per usufruire delle doti della frutta sono innumerevoli: al naturale, a tocchetti da abbinare allo yogurt, come ingrediente basilare del porridge, essiccata per assaporarne al meglio la dolcezza…Ma la marmellata, senza dubbio, è una delle sue declinazioni più golose. L’ Autunno si rivela il periodo ideale per la preparazione di conserve e confetture. E’ la stagione delle provviste, quella in cui ci equipaggiamo per affrontare i rigori invernali e ci dedichiamo agli alimenti che ci accompagneranno durante i mesi più gelidi dell’anno. La frutta autunnale si presta in modo eccellente a questo utilizzo: i suoi colori e il suo gusto particolare la rendono attrattiva fuori e “dentro”. Su quali marmellate puntare, quindi, in vista dell’ Equinozio imminente? Ecco qualche spunto.

 

 

Marmellata di mele cotogne

Il punto di forza di questa bizzarra tipologia di mela, bitorzoluta e dal colore giallo brillante, è la pectina, una fibra solubile che contribuisce a mantenere stabili i livelli di colesterolo e di glicemia. Contrasta quindi le malattie cardiovascolari e, in connubio con l’acido malico contenuto nel frutto, favorisce il processo digestivo e la motilità intestinale. Il sapore della mela cotogna è inconfondibile, vagamente acidulo eppure soave, invitante, abbinabile sia con pietanze dolci che salate (ad esempio i formaggi). La marmellata che si ottiene dal frutto viene utilizzata soprattutto per guarnire le crostate e preparare deliziose merende.

 

Marmellata di castagne

E’ il sapore dell’ Autunno per eccellenza, concentrato e racchiuso in un vasetto. Le castagne sono un frutto super salutare: abbondano di fibre, proteine e sali minerali. Va evidenziata la presenza del ferro e dell’acido folico, che le rendono un efficace antidoto contro l’anemia, oltre che del fosforo, molto importante per rafforzare la memoria e l’intero sistema nervoso. La marmellata di castagne è ottima per la prima colazione: spalmata su una fetta di pane insieme al burro risulta semplicemente squisita, ed arricchisce molteplici tipologie di dessert. Per intensificare il suo gusto, gli esperti di cucina consigliano di accompagnarla alla cannella o alla vaniglia.

 

 

Marmellata di zucca

Un altro frutto tipicamente autunnale ed oltremodo iconico, essendo l’emblema di Halloween per eccellenza. La zucca contiene minerali quali il ferro, il calcio, il fosforo, un’ampia gamma di vitamine e di antiossidanti. Risalta la presenza del betacarotene, un precursore della vitamina A essenziale per mantenere in salute la pelle e la vista. E’ ricca inoltre di magnesio, che riduce lo stress ed ha effetti benefici sulla muscolatura, mentre il triptofano – un amminoacido racchiuso nel frutto – incentiva la produzione di serotonina, altrimenti detto l'”ormone del buonumore”. La marmellata di zucca ha un gusto delicato ed è molto versatile: si accompagna indifferentemente con il dolce o con il salato. Golosissima se gustata su crostate e dolci vari, è l’ingrediente principale della torta di zucca americana, la Pumpkin Pie del Giorno del Ringraziamento.

 

Marmellata di uva fragola

Conosciuta anche come uva americana, l’uva fragola è una varietà singolarissima di uva: la buccia amarognola custodisce una polpa talmente dolce da ricordare il sapore della fragola. Le proprietà del frutto sono innumerevoli. L’uva fragola disseta, depura l’organismo ed è una bomba di energia. Ricca di vitamina A, C e del gruppo B, questa varietà d’uva abbonda di sali minerali come il magnesio, il manganese, il ferro, il fosforo, il calcio e il potassio. Massiccia è anche la presenza di flavonoidi e polifenoli, dei validissimi antiossidanti. La marmellata di uva fragola ha un sapore molto dolce: per evitare che lo sia in eccesso, è consigliabile aggiungere dello zucchero di canna anzichè il classico zucchero bianco durante la preparazione.

 

 

Marmellata di melograno

Il melograno è ricco di proprietà: contiene dosi massicce di antiossidanti rappresentati dai flavonoidi – ottimi per la salute dell’apparato cardiocircolatorio oltre che dotati di virtù antinfiammatorie e gastroprotettive – e dei tannini, che combattono i deleteri effetti dei radicali liberi. Abbonda poi di fibre e di minerali quali lo zinco, il rame, il manganese, il fosforo, il potassio; quest’ultimo svolge una potente azione drenante. Tra le vitamine contenute nel frutto risaltano la vitamina A, B, C, E e K. Questa prelibata marmellata non si trova facilmente in commercio. Per prepararla in casa, è essenziale imparare a sgranare bene il melograno; dopodichè, i chicchi ridotti a succo si fanno cuocere a fuoco lento insieme a dello zucchero di canna e a due mele tagliate a cubetti.

 

Marmellata di more

Raccogliere more nel bosco, per chi può, è un vero e proprio rito. La marmellata di more, in effetti, è rinomata per la sua bontà. Ma non solo: la mora è ricca di nutrienti e di proprietà salutari. Contiene acqua, fibre, zuccheri, proteine…Un ampio spettro di vitamine, in particolare la vitamina A, C, E, K, J, e molte vitamine del gruppo B. Tra i sali minerali presenti figurano lo zinco, il ferro, il calcio, il fosforo, il selenio, il rame e il magnesio. Non va poi tralasciato l’acido folico, che la mora racchiude in dosi massicce. Le virtù di questo frutto sono incalcolabili: è un ottimo antiossidante, depura, idrata, disseta, favorisce la digestione e la diuresi, contrasta il colesterolo “cattivo”, previene le patologie cardiovascolari e mantiene in salute il sistema nervoso. La marmellata di more è un prelibato igrediente dolciario ed è perfetta per preparare golosissime crostate. Se intendete fare incetta di more di rovo, però, prestate attenzione al loro colore: dev’essere un nero deciso e lucido. Questo indizio vi permette di individuare i frutti maturi al punto giusto.

 

 

Foto via Pexels, Pixabay e Unsplash

 

I doni dell’Autunno

 

“In Natura tutto parla, nonostante il suo apparente silenzio.”

(Hazrat Inayat Khan)

 

Uva, fichi, mele, melograni, pere, susine, frutti di bosco, noci, castagne, cachi, zucche…I frutti autunnali che la Natura ci offre sono doni preziosi. Per non parlare della verdura, che include, tra l’altro, i deliziosi funghi che tanto allietano il nostro palato. Viene voglia di immortalare tutti in grande stile, con scatti che rievocano le celebri nature morte caravaggesche. Ma di  “morto” non hanno proprio nulla, anzi: semmai le composizioni, le disposizioni, le collocazioni che li vedono protagonisti esaltano a dovere le loro doti, inneggiano alla vita, riducono l’immobilità ad una sorta di fermo immagine. VALIUM dedicò già lo scorso anno un post (rileggilo qui) allo still life delle colture dei primi mesi freddi, e oggi decide di fare il bis. Anche perchè questo post, a proposito di frutta d’Autunno, avrà un sequel…Stay tuned per scoprire di che si tratta.

 

 

Foto via Unsplash

 

La frutta dell’estate e le sue innumerevoli proprietà

 

E’ ricca di principi nutritivi salutari per l’ organismo: contiene vitamine, acqua, sali minerali, fibre, antiossidanti fondamentali. La frutta è una vera e propria miniera di benessere, specialmente in estate. Tra i suoi benefici risaltano l’azione diuretica, lassativa, antinfiammatoria, ma non solo: la frutta contrasta il colesterolo, il diabete, le patologie neurovegetative e cardiovascolari. E poi fa bene alla pelle, è dissetante e dona energia. I nutrizionisti consigliano di puntare sulla frutta di stagione e di consumarla circa tre volte al giorno, dopo i pasti principali e a colazione (oppure in occasione di uno spuntino). Per orientarci al meglio, ecco un excursus sui principali frutti estivi e sulle loro proprietà.

 

Le albicocche

Ottime per la pelle grazie a un mix di carotenoidi (che fungono da precursori della vitamina A) e di vitamina C, mantengono sana l’epidermide e agevolano l’abbronzatura. Abbondano di fibre e di minerali come il ferro, il magnesio, il calcio, il fosforo e il potassio, contrastano l’anemia donando energia in dosi massicce. In più, depurano l’intestino dalle scorie e svolgono un’azione rafforzante del sistema immunitario.

L’anguria

Chiamata anche “cocomero”, durante l’estate è gettonatissima perchè rinfresca, disseta – basti pensare che per il 90% è composta da acqua – e sazia come pochi altri frutti. Sostanze quali la citrullina e il licopene, che contiene in abbondanza, sono degli ottimi alleati, rispettivamente, contro l’ipertensione e i radicali liberi. L’ angura è ricca poi di vitamina A e C e di sali minerali come il potassio e il magnesio, fondamentali durante l’estate.

Le ciliegie

Dolcissime e succose, sono una miniera di vitamine e fibre. Gli antociani, degli antiossidanti che contengono in grande quantità, sono un toccasana per l’elasticità della pelle ma fungono anche da antinfiammatori e antidolorifici. Tra le loro proprietà spicca, inoltre, la presenza di uno zucchero a bassissimo indice glicemico come il levulosio.

I fichi

Sono ricchi di nutrienti e molto sazianti. Contengono parecchie calorie, ma per i benefici che apportano risultano irrinunciabili: forniscono energia e possono essere considerati un efficace ricostituente, combattono lo stress e l’astenia. Possiedono virtù antinfiammatorie (contrastando i malanni dell’apparato urinario e respiratorio) e sono un toccasana per il transito intestinale, il benessere della pelle, il sistema cardiovascolare.

Le fragole

Assicurano innumerevoli benefici: abbondano di acido folico, la vitamina B9, essenziale per la sintesi del DNA e molto usato dalle donne in stato interessante. I benefici dell’acido folico includono la prevenzione dell’anemia e delle patologie cardiovascolari. Tra le principali proprietà di questo frutto rientrano l’azione antiossidante e antinfiammatoria; le fragole contribuiscono a incrementare la serotonina, il cosiddetto ormone del buonumore, hanno quindi la capacità di influire positivamente sul nostro stato d’animo. Ricche di xilitolo, un alcol rintracciabile in molti vegetali, risultano benefiche anche per la salute dei denti.

Il melone

Una bomba di salute: contiene beta-carotene, un antiossidante che favorisce la produzione di melanina, oltre che abbondanti dosi di vitamina A, vitamina C, vitamina B (in particolare B6), vitamina K. Tra i sali minerali spiccano il potassio e il magnesio, che insieme ai folati e alla vitamina K mantiene in salute le ossa e i denti. La pelle riceve importanti benefici dall’azione congiunta degli antiossidanti e dall’acqua presente nel melone, un frutto povero di calorie che si rivela un toccasana per l’apparato cardiovascolare, la vista e la pressione arteriosa. La vitamina C dona forza e vigore al sistema immunitario.

Le nespole

Abbondano di acqua, sali minerali e fibre, svolgono un’azione drenante e incrementano la produzione dei costituenti del sangue (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine). Contrastano le patologie cardiovascolari e sono molto benefiche per l’intestino: lo regolarizzano, riducono il gonfiore; l’acido formico contenuto nelle nespole regala un immediato senso di sazietà. Le loro proprietà antinfiammatorie le rendono efficaci per le malattie da raffreddamento.

Le pesche

Succosissime, sono uno dei frutti estivi per eccellenza. Abbondano di nutrienti: contengono vitamina A, vitamina B, vitamina C, vitamina K, vitamina E, fibre, minerali quali il rame, il potassio e il manganese. Nel frutto si rileva anche la presenza di proteine, zuccheri e polifenoli. La vitamina C fa sì che il ferro venga assorbito dall’ organismo in modo ottimale, i polifenoli svolgono un’ importante azione antiossidante. La pesca, inoltre, favorisce la digestione e possiede importanti virtù antistaminiche.

Le prugne

Conoscerle solo per le loro proprietà lassative è riduttivo: le prugne regolarizzano e purificano l’intero apparato gastrointestinale, abbassano il colesterolo LDL (detto colesterolo cattivo), contrastano l’osteoporosi e contribuiscono al benessere della pelle. Contengono discrete dosi di vitamine e di potassio, un minerale basilare per il periodo estivo.

Le susine

Ricche di vitamina A, acqua, fibre, difenilsatina (che favorisce la motilità dell’intestino), potassio e poco caloriche, le susine apportano svariati benefici all’ organismo: lo reidratano, reintegrano i sali minerali persi con la sudorazione, regalano energia. L’effetto lassativo che esercitano è stimolato dalle fibre e dalla presenza della difenilsatina, e sempre grazie alle fibre questo frutto mantiene sotto controllo il colesterolo e la glicemia. I polifenoli contenuti nella susina svolgono una potente azione antiossidante che contrasta i nocivi effetti dei radicali liberi.

Foto via Pexels, Pixabay e Unsplash

 

La colazione di oggi: lo Skyr, lo yogurt islandese dei Vichinghi

 

Non è uno yogurt vero e proprio, sarebbe più corretto definirlo un “prodotto caseario”. Ma con lo yogurt ha in comune il colore e la consistenza, anche se solo a prima vista: lo Skyr, infatti, è una crema bianca piuttosto densa. Le sue radici risiedono nel Grande Nord; apprezzatissimo dai Vichinghi, lo Skyr nasce in Islanda molti secoli orsono. Le sue caratteristiche? E’ leggerissimo, altamente proteico e quasi del tutto privo di grassi. Le proprietà e i benefici dello Skyr sono innumerevoli: non è un caso che i nutrizionisti lo includano tra i must della prima colazione. Vale proprio la pena di saperne di più, su questo prodotto super salutare.

 

 

Dove potete trovarlo, innanzitutto? Acquistarlo è semplicissimo: al supermercato viene posizionato nel banco frigo, accanto allo yogurt. Il procedimento per ottenerlo è lungo e complesso, ma può essere riassunto in pochi passaggi. Il latte utilizzato è oggi esclusivamente quello vaccino, ma fino ai primi anni del ‘900 anche il latte ovino figurava tra gli ingredienti base dello Skyr. Per produrre questo alimento, il latte magro viene portato a una temperatura di 85° C in modo da rimuovere tutti i grassi e le caseine. Successivamente, mentre il prodotto va raffreddandosi, si arricchisce con colture vive di batteri generati dal mix tra una produzione antecedente e il caglio, un composto enzimatico. I batteri danno il via a una lenta ma inarrestabile fermentazione, la conditio sine qua non per ottenere il caratteristico gusto acidulo del prodotto, mentre il caglio lo rende cremoso al punto giusto. Seguono un processo di raffreddamento e di filtrazione finalizzati ad eliminare il siero e la cagliata. Lo Skyr preparato artigianalmente, invece, “salta” lo step della pastorizzazione e utilizza soltanto fermenti provenienti dalle produzioni precedenti: la consistenza risulta molto più densa rispetto a quella ottenuta tramite lavorazione industriale, e il sapore acquista un gusto acido decisamente più spiccato.

 

 

Le proprietà dello Skyr sono molteplici. In primis, è un alimento ricco di nutrienti e di proteine, che sono maggiori di gran lunga rispetto a quelle dello yogurt. L’apporto calorico dello “yogurt islandese”, inoltre, è bassissimo, poichè contiene pochissimi zuccheri e una percentuale di grassi ridotta al minimo. Lo Skyr è un’autentica miniera di nutrienti: contiene calcio, potassio, fosforo, vitamina B12, riboflavina, probiotici. Soffermiamoci un istante su questi ultimi. Passando attraverso il processo di fermentazione, lo Skyr abbonda di lattobacilli e bifidobatteri, i cosiddetti “fermenti lattici”. La loro funzione benefica è ormai nota: regolarizzano l’equilibrio intestinale, potenziano le difese immunitarie e agevolano la metabolizzazione dei grassi e degli zuccheri contribuendo al benessere dell’ organismo.

 

 

Contenendo una buona quantità di calcio, lo “yogurt dei Vichinghi” è un vero toccasana per le ossa. Ottimizza lo sviluppo della massa ossea in giovane età e rafforza l’ ossatura delle donne in menopausa, particolarmente inclini all’ osteoporosi. Lo Skyr, infatti, offre un’ ottima protezione contro questa patologia. Le abbondanti proteine di cui è ricco, unite alla bassissima percentuale di grassi, svolgono un’azione protettiva nei confronti dei muscoli e lo rendono un non plus ultra per gli sportivi.

 

 

Essendo un latticino, lo Skyr possiede inoltre la virtù di preservare la salute del cuore: minerali quali il calcio e il potassio sono un elisir di lunga vita per l’apparato cardio circolatorio. In più, l’esigua quantità di carboidrati contenuti nello Skyr contribuisce a mantenere bassi i livelli di glucosio nel sangue. Ma non solo: pare che nutrirsi di cibi proteici ritardi l’assorbimento dei carboidrati e mantenga, quindi, sotto controllo la glicemia.

 

 

Tra tanti benefici, esiste anche qualche controindicazione al consumo dello Skyr? Questo prodotto è leggero e digeribilissimo, tuttavia va sconsigliato agli intolleranti al lattosio. Il modo migliore per assaporare lo “yogurt dei Vichinghi”, come dicevamo, è includerlo nella prima colazione. In commercio è possibile trovarne svariate versioni aromatizzate, soprattutto alla vaniglia. I nutrizionisti, però, consigliano di gustarlo al naturale per apprezzarne le numerose doti: la cremosità, il suo più goloso atout, va adeguatamente valorizzata. Lo Skyr si può accompagnare ai cereali, a dei pezzi di frutta, alla frutta di stagione. Arricchito di fragole, mirtilli, lamponi è delizioso, ma risulta ugualmente invitante se abbinato alla frutta secca o ai semi commestibili. Per dolcificarlo possono essere aggiunti del miele, della marmellata, latte e zucchero…Oppure, provate a sostituirlo ai latticini ricorrenti in tante ricette: quelle del plumcake, cheesecake, tiramisù e via dicendo. C’è davvero da sbizzarrirsi, inventando modi sempre nuovi per gustare lo yogurt islandese dei Vichinghi. Non vi resta che sperimentare!

 

Foto di copertina: IcelandicProvisions, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, attraverso Wikimedia Commons

 

La colazione di oggi: le fragoline di bosco, un elisir di lunga vita

 

Maggio, come tutti ben sappiamo, è il tempo delle fragole. Ma anche delle fragoline di bosco! La Fragaria Vesca (questo il suo nome botanico), a differenza della Fragaria X ananassa che viene coltivata, nasce spontanea nel sottobosco ed è diffusa in Europa, nel Nord America e in Asia settentrionale. Le dissomiglianze tra le due tipologie sono evidenti: le fragoline, rispetto alle fragole da giardino, hanno dimensioni molto più piccole, una consistenza più soffice (“vesca”, in latino, significa “molle” non a caso) e un sapore decisamente più intenso. Quando passeggiamo nei boschi, la Fragaria Vesca è ben distinguibile. Cresce in mazzetti ornati da triadi di foglie dai bordi dentellati, ha fiori minuti e bianchissimi che sfoggiano un massimo di sei petali, fiorisce da Aprile fino a Luglio ma non è raro che sbocci anche in Autunno. La Fregaria Vesca predilige i terreni piuttosto ombreggiati, battuti dal sole quanto basta. Ma perchè dovremmo prenderla in considerazione, data l’ enorme diffusione della Fragaria X ananassa? E’ molto semplice: le fragoline sono oltremodo ricche di proprietà benefiche e curative.

 

 

Basti dire che vengono utilizzate come pianta medicinale sin da tempi remotissimi: tra le loro innumerevoli virtù, rientra quella di combattere i malanni gastrointestinali. Le fragoline di bosco depurano, svolgono un’efficace azione diuretica, tengono a bada gli sbalzi di pressione e contrastano l’ipertensione arteriosa. In Primavera, quando maturano i loro “falsi frutti” (i frutti veri e propri sono gli acheni, i semini che punteggiano la superficie rossa), sono un toccasana per azzerare lo stress tipico del cambio di stagione. La Fragaria Vesca abbonda di sali minerali come il ferro, il calcio, lo iodio, il fosforo e il magnesio, un ottimo drenante: grazie ad esso combatte eccellentemente la ritenzione idrica, favorisce la diuresi e depura l’organismo. Il frutto (lo chiameremo così), inoltre, è ricco di acido acetilsalicilico, noto per le sue virtù analgesiche e antinfiammatorie.

 

 

Anche la vitamina C contenuta nella Fragaria Vesca è di fondamentale importanza: le proprietà antiossidanti di questa vitamina contrastano la deleteria azione dei radicali liberi, causa prima della degenerazione dei tessuti. Grazie alle sostanze benefiche di cui abbonda, la fragolina di bosco può essere considerata un valido ricostituente, il che si rivela un toccasana anche per l’ ipertensione arteriosa di cui vi ho parlato poco fa. Ritemprare il sistema nervoso, combattere i radicali liberi e drenare i liquidi in eccesso, infatti, rappresentano tre azioni basilari per proteggere le arterie e rigenerare l’organismo.

 

 

Cosa potreste preparare, quindi, con le fragoline di bosco? A colazione, frappè e frullati sono l’ideale sia per dissetarsi che per drenare i liquidi.  Le fragoline possono essere anche gustate così come sono, magari condite con un po’ di limone, per godere appieno delle virtù antiossidanti di cui sono ricche. Altre idee? Inseritele nella macedonia, insieme ad altri tipi di frutta. Oppure consumatele nel porridge (la zuppa di avena). Quando viene inclusa nella farcitura o nella decorazione dei dolci, la Fragaria Vesca raggiunge il top della golosità. Se però volete sfruttare al meglio le proprietà salutari delle fragoline selvatiche, assaporatele al naturale dopo averle mescolate al miele: l’effetto ricostituente è assicurato.

 

 

 

La colazione di oggi: i canditi, una tipica delizia natalizia

 

Nel periodo natalizio, i canditi sono gettonatissimi: arricchiscono innumerevoli dolci, su tutti il panettone (rileggi qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato), di un tocco di golosità irresistibile. Ma che cos’è esattamente la frutta candita, e quali benefici apporta? Lo scopriremo in questa nuova puntata de “La colazione di oggi”. La frutta candita è, innanzitutto, frutta che viene disidratata e conservata grazie allo zucchero. Per prepararla si utilizzano gli agrumi (cedro e arancia); lo zucchero favorisce l’ espulsione dell’acqua e si fa strada all’ interno del frutto, solidificandolo e rendendolo estremamente dolce. I procedimenti per ottenere la frutta candita, tuttavia, sono molteplici e differiscono l’ uno dall’ altro. Le variazioni riguardano soprattutto la canditura industriale e quella artigianale, due lavorazioni agli antipodi: la prima si avvale di un buon numero di additivi, aromi e conservanti chimici, per cui ci focalizzeremo solo sulla seconda, ovvero i canditi preparati artigianalmente. Il processo della canditura si perde nella notte dei tempi. L’obiettivo prioritario era quello di preservare la freschezza degli alimenti. Gli antichi Romani ed altri popoli solevano conservare i cibi sotto miele o servendosi dello sciroppo di palma. Oggi, la lavorazione ha luogo nelle pasticcerie artigianali: il mastro pasticcere esamina accuratamente la frutta a sua disposizione, la taglia a cubetti e la riveste di uno speciale sciroppo ricco di zucchero che ha preparato personalmente.

 

 

Va detto, comunque, che i procedimenti utilizzati per la canditura sono perlopiù mantenuti top secret. Ogni mastro pasticcere ha elaborato il proprio. Per far sì che la frutta cristallizzi velocemente, ad esempio, alcuni si servono del miele d’acacia, altri aggiungono qualche goccia di limone. Di base, gli ingredienti della frutta candita sono la frutta stessa, una buona dose di zucchero, del miele di acacia o, in alternativa, un po’ di succo di limone. Tutti componenti genuini, insomma, e ricchi di proprietà nutrizionali. Ma quali sono, virtù salutari a parte, i punti di forza dei canditi artigianali? Innanzitutto, il sapore caratteristico: intenso, profumatissimo. Degustarli è una vera e propria esperienza sensoriale, evocativa ed emozionale a un tempo.

 

 

Approfondiamo ora i benefici dei canditi a livello nutrizionale. Cominciamo col dire che abbondano di Vitamina A e Vitamina C, ma anche di fibre, acqua, minerali come il potassio e polifenoli, dei potenti antiossidanti. Il fruttosio non è presente in quantità troppo elevate, ma le alte dosi di zuccheri solubili rendono i canditi off-limits per chi ha dei problemi di linea, chi soffre di diabete o ha un eccesso di trigliceridi nel sangue.

 

 

A colazione, i canditi risultano perfetti perchè donano energia e tramutano in delizia qualsiasi alimento. Se li amate, le feste natalizie sono il periodo ideale per assaporarli appieno. I dolci che li contengono sono innumerevoli: iniziare con il panettone (che li affianca alle uvette) è d’obbligo, per poi procedere con l’ Angelica di Natale, il Christmas Cake, il Christmas Fruitcake (un caratteristico plumcake inglese), la Treccia di Natale, il tedesco Christstollen e, passando alle tipicità regionali italiane, il Pandolce ligure, il Panforte toscano, lo Zelten del Trentino, i Cannoli  e i Buccellati siciliani…mi fermo qui per motivi di spazio, ma la lista è pressochè infinita.

 

Il Christstollen

Concludo con qualche cenno storico sulla canditura, un termine che deriva dall’ arabo “qandat” probabilmente evoluto dal sanscrito “khandakah”. La conservazione degli alimenti sotto miele o nello sciroppo di palma era diffusa nell’ antica Roma, in Mesopotamia e nel territorio cinese; furono gli Arabi a portarla a livelli di eccellenza, propagando il suo utilizzo in Europa grazie ai rapporti mercantili con Venezia e poi con Genova. Nell’ Italia del Sud la canditura fu divulgata, invece, all’ epoca del dominio islamico sulla Sicilia, che durò per circa 250 anni: dall’ 827 al 1091.

 

 

 

La colazione di oggi: l’amarena, il frutto “luculliano”dell’ Estate

 

A prima vista sembrano ciliegie, ma ciliegie non sono. Delle ciliegie potrebbero essere sorelle, perchè appartengono alla stessa famiglia: quella delle Rosacee. Ma mentre le ciliegie sono i frutti del Prunus avium, le amarene (perchè è di loro che sto parlando) maturano dai fiori del Prunus cerasus. Si suppone che l’ amareno, anche detto ciliegio aspro, provenga dall’ Asia o dal Medio Oriente.  Quel che è certo è che il Prunus cerarus si adatta alla perfezione a qualsiasi clima e tipo di terreno, resistendo a lunghi periodi di siccità. Tornando alle differenze tra ciliegie e amarene, la più evidente riguarda il sapore: le ciliegie sono soffici, dolcissime, succose. Le amarene hanno una polpa più “tosta” e un gusto più aspro, tendente all’ amarognolo. Entrambe sfoggiano un bel rosso acceso e una forma tondeggiante, ma anche questi aspetti presentano delle diversità. La tonalità delle amarene è meno intensa rispetto a quella delle ciliegie, che vantano dimensioni maggiori rispetto alle loro “sorelle”. Il gusto leggermente amaro dei frutti del Prunus cerasus si deve all’ acido ossalico, contenuto in svariati alimenti. Lungi dal renderle sgradevoli, quel sapore è un punto di forza: non è un caso che il maraschino, liquore dall’ aroma inconfondibile, sia interamente ricavato dalla distillazione delle amarene. La versatilità di questi frutti, inoltre, fa sì che vengano inclusi in moltissime ricette. Sciroppate, danno vita a degli ottimi dessert; alcuni esempi? Torte come la celebre Foresta Nera, e poi cheesecake, panna cotta, biscotti, dolcetti, yogurt…Anche uno dei più acclamati gusti di gelato, l’amarena, si avvale di amarene sciroppate. Denocciolati, i frutti del Prunus cerasus possono essere utilizzati per guarnire un buon numero di dolci e di spuntini. Mangiati crudi (e preferibilmente freschissimi, perchè si seccano a tempo di record) non sono meno invitanti, magari – date le loro virtù energizzanti – per ritrovare un po’ di sprint. Con le amarene si preparano dei ghiotti sciroppi, liquori e marmellate. In alcuni paesi dell’ Europa dell’ Est si suole addirittura friggerle prima di inserirle in delizie quali un tipico strudel locale.

 

 

Veniamo ora alle proprietà delle amarene. Che sono molte! Innanzitutto, hanno il potere di sconfiggere l’ insonnia. Berle ogni notte sotto forma di succo (tassativamente da non zuccherare) incrementa la produzione di melatonina, regolarizzando il ciclo sonno-veglia con benefici istantanei per l’umore. Le amarene sono dei potenti antiossidanti naturali: i flavonoidi in esse contenuti combattono l’ invecchiamento delle cellule e rappresentano un toccasana per la circolazione del sangue. Essendo dei frutti diuretici, contrastano la ritenzione idrica favorendo l’ eliminazione delle tossine e il drenaggio dei liquidi in eccesso. Anche la stipsi può essere sconfitta grazie alle amarene: sono ricche di fibre, che purificano l’ intestino e ne garantiscono la regolarità. Questi frutti, vere e proprie miniere di potassio, rinvigoriscono la muscolatura e restituiscono energia; le vitamine A, B e C che racchiudono in dosi massicce accrescono i livelli di collagene con effetti benefici per la pelle e per la vista. Le amarene, infine, ottimizzano la formazione di acido urico nell’ organismo rimuovendone gli eccessi: ciò permette di scongiurare patologie come la gotta.

 

 

Per concludere, una teoria incentrata sulla misteriosa origine del ciliegio aspro. Si narra che l’ amareno giunse in Italia per merito di Lucio Licinio Lucullo, un generale romano che condusse campagne in Oriente tra il 70 e il 65 a.C. Grande stratega militare, raffinatissimo e amante del bello, Lucullo adorava i pasti sfarzosi (i celebri banchetti “luculliani”), e in Asia rimase colpito dal gusto amarognolo e dalle proprietà dei frutti del Prunus cerasus. In particolare, pare che apprezzasse le vitamine e le virtù energizzanti delle amarene: le fece quindi includere nel rancio dell’ esercito romano per rinvigorire i soldati. Secondo vari scritti dell’ epoca, Lucullo si impossessò di un esemplare di amareno a Cerasunte, colonia greca affacciata sul Mar Nero, e dopo averlo portato con sè a Roma lo trapiantò in uno dei suoi sontuosissimi giardini. Era il 65 a.C. circa. Attualmente non è raro che il Prunus cerasus cresca spontaneamente nella boscaglia; può farlo fino a 1000 metri di altezza. Una curiosità: il suo legno supera quello del ciliegio in quanto a pregiatezza e longevità.

 

 

Foto del gelato all’ amarena: Dirk Vorderstraße, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

La colazione di oggi: frullati e milkshake, healthy drinks versus golosità pura

 

Stiamo entrando nel cuore dell’estate, e includere un frullato o un milkshake nella prima colazione sarebbe l’ideale. Sono salutari, nutrienti, rinfrescanti ma soprattutto golosi, in particolare i milkshakes. Eppure li dividono differenze sostanziali: i frullati si avvalgono di frutta e verdura in dosi massicce, mentre i milkshakes contengono gelato e latte più un tripudio di delizie aggiuntive che li sormontano. Un esempio? Ghiaccio tritato, frutta di stagione, svariati tipi di scrioppo, granella di pistacchio, biscotti, montagne di panna e scacchi di cioccolato, proprio volendo esagerare. E’ chiaro che in questo caso la bevanda si tramuta in un pasto ghiottissimo, ma ad alto tasso di calorie. A voi la scelta, dunque, a seconda delle vostre esigenze e con la consapevolezza che gli eccessi non dovrebbero mai diventare la norma.

 

 

Cominciamo dal frullato: come ben saprete, è facilissimo da preparare. Bastano un frullatore e della frutta fresca, che si può alternare o mixare ad ortaggi e verdure. Per fluidificare la base è possibile utilizzare un po’ d’acqua, dei succhi di frutta o del latte vegetale, ma alcuni preferiscono esaltare la sua consistenza densa con una manciata di frutta essiccata o con spezie dolci come la polvere di vaniglia e di cannella. Naturalmente, i frullati contengono tutti gli elementi salutari della frutta e della verdura: le fibre regolarizzano l’ intestino, espellono le tossine e riducono il colesterolo in eccesso, mentre le vitamine e i sali minerali sono un toccasana che rende il frullato un pasto a tutti gli effetti.

 

 

Il milkshake è composto da tre parti di gelato e una di latte, ma se preferite tenere a bada le calorie non dovete far altro che dosare le proporzioni degli ingredienti a vostro piacimento (ad esempio, diminuendo la quantità di gelato). Oppure, utilizzate del gelato fatto in casa e del latte scremato, privo di zuccheri. Come ho già accennato, inoltre, meglio non esagerare con i “topping” straripanti di ghiottonerie: vanno bene solo se volete concedervi uno sfizio una tantum. Per godere dei benefici della frutta, invece, è sufficiente aggiungere qualche frutto fresco nel frullatore. Se volete ottenere una bevanda il più possibile rinfrescante, via libera al ghiaccio tritato tipico del frappè. Un consiglio basilare: il milkshake è perfetto per la prima colazione, la merenda o un’ uscita serale, ma non consumatelo mai dopo i pasti. E’ molto sostanzioso e, come il frullato, può essere considerato un alimento completo.

 

 

Qualche curiosità sul frullato e sul milkshake? Sono entrambi “born in the USA”. Il primo risale agli anni ’30, il decennio in cui venne lanciato il frullatore elettrico, il secondo è un classico del lifestyle americano: il film “Grease” e la serie TV “Happy Days” lo hanno decretato bevanda cult dei bar frequentati dai protagonisti. Gli anni ’50, infatti, coincisero con il suo boom. Ultimamente, la voga delle sperimentazioni culinarie ha dato vita a dei gusti particolarissimi sia per quanto riguarda i frullati che i milkshake. Tra i più insoliti, si segnalano il frullato al bacon (sì, avete capito bene…il noto salume britannico) e il milkshake alla birra, nello specifico la celebre Guinness: pare che il suo connubio con il gelato sia da leccarsi i baffi. Parlando di  milkshakes, qualche anno fa il fast food newyorchese “Black Tap” ne ha proposto versioni da mozzare il fiato: alti quasi mezzo metro, erano degli autentici capolavori architettonici arricchiti da bon bon variopinti, gelato a cascata, praline al cioccolato, enormi fragole, fette di torta, biscotti come se piovesse, litri di sciroppo, Nutella e torri di panna montata. Cliccate qui per visualizzarli direttamente sul feed Instagram di “Black Tap”!