La prima notte di luglio

 

” Nella vita di Herr Cazotte trascorrere la prima notte di luglio all’aperto era una specie di rito. Ad esso fedele, anche il primo luglio di quell’anno, subito dopo che la Corte e tutti gli abitanti di Rosenbad si erano ritirati per la notte, egli uscì sotto le stelle pallide in un cielo terso, in un mondo rorido di rugiada e colmo di fragranza. A tutta prima camminò rapidamente per allontanarsi, poi rallentò il passo per guardarsi intorno. E men­tre così faceva sentì che il suo cuore traboccava di gratitudine. Si tolse il cappello. “Quale tremendo, insondabile potere di immaginazione” si disse “ha formato ognuno dei più piccoli oggetti che ho d’intorno, e li ha combinati in una possente unità! Io non sono una persona modesta, ho una notevole considerazione per i miei talenti, e oso cred­ere che avrei anche potuto immaginare l’una o l’altra delle cose che mi circondano. Avrei potuto inventare i lunghi fili d’erba, ma sarei stato capace di inventare la rugiada? Avrei potuto inventare l’oscurità, ma sarei stato capace di inventare le stelle? Di una cosa sono sicuro” disse tra sé mentre rimaneva perfettamente immobile e ascoltava “che non sarei mai stato capace d’inventare l’usignolo”. “I fiori del castagno” continuò “si tengono dritti come i ceri degli altari. I fiori del lillà sembrano erompere in tutte le direzioni dal tronco e dai rami, dando a tutto l’arbusto l’aspetto di un lussureggiante bouquet e i fiori del cìtiso si inchinano penduli come do­rati ghiaccioli estivi nell’aria di un pallido azzurro. Ma i fiori del biancospino si spandono lungo i rami come fragili strati di neve bianca e rosea. Non è possibile che una varietà così infinita sia necessaria all’economia della Natura, dev’essere per forza la manifestazione di uno spirito universale, inventivo, ottimista e giocondo all’estremo, incapace di trattenere i suoi scherzosi torrenti di felicità. E davvero, davvero: ” Domine, non sum dignus.” Si aggirò a lungo per i boschi. “Stanotte” pensò “sto rendendo omaggio al grande dio Pan”.”

 

Karen Blixen, da “Ehrengard”

Sulle tracce del Principe Maurice – Un’estate senza confini

Il Principe on stage con Grace Jones al Meltdown Festival

 

Sono trascorsi mesi dal mio ultimo incontro con il Principe Maurice. Il Carnevale di Venezia è ormai un ricordo (anche se in questa intervista lo rievocheremo), l’inverno si è dileguato così come la primavera. L’estate è arrivata ufficialmente due giorni fa, salutata da un Solstizio bollente in quanto a temperature. E il mood che aleggia sul nostro nuovo appuntamento è senza dubbio spensierato, “estivo” appunto; con la conclusione delle restrizioni anti-Covid, il Principe ha ripreso a viaggiare: si suddivide tra Venezia, Milano, Maiorca e Roma, dove persegue progetti legati al ripristino della bellezza urbana. Il lavoro non gli manca, ma per la stagione calda ha un programma basilare: immergersi nella natura, tornare a godere del sole, del mare, approfondire – in linea con gli intenti del Grand Tour iniziato qualche tempo fa – culture e luoghi associati agli albori delle civiltà classiche. L’ isola di Maiorca rappresenterà la base, il quartier generale dei mesi estivi di Maurice. Nel suo “buen retiro” coniugherà vacanze e iniziative artistiche finalizzate a riaccendere la nightlife, la voglia di vivere e di divertirsi dopo un biennio di obbligato stand by. Il desiderio di giocosità si manifesta anche in un quiz che a voi dedichiamo, lettori e fan di VALIUM. Osservate attentamente la foto qui sotto: immortala una location misteriosa ed esoterica. Qualcuno sa dirci cosa rappresenta e dove si trova il posto in questione? Il primo che indovinerà verrà premiato con un invito a uno show del Principe Maurice da definire in base ai luoghi e ai tempi più convenienti per il vincitore. Un’ occasione da non perdere, che dite? Attivatevi subito e scrivete la vostra risposta nello spazio commenti di questo post.

 

La location misteriosa del gioco a premi di questa puntata: cos’è e dove si trova? Scrivetecelo nei commenti!

Ci ritroviamo dopo qualche mese, ma sembrano passati anni: al dramma Covid, oggi attenuato dalla fine delle restrizioni, si è aggiunto il conflitto tra Russia e Ucraina. Ci stiamo avviando verso un’estinzione di massa?

E’ inquietante come neanche di fronte a una tragedia planetaria come quella del Covid l’uomo non abbia imparato a godere in pace dei momenti di salute e di ritorno alla normalità. E’ molto doloroso, molto avvilente. La verità chissà dove sta, perché c’è una controversia enorme riguardo a questo conflitto. A tal proposito io non mi schiero, non mi espongo, posso solo dire che l’umanità è allo sbando sotto tutti i punti di vista. Non ho paura della guerra perché sono fatalista, cerco di vivere ogni istante al meglio e al massimo, però mi spiace per le giovani generazioni…La situazione è davvero allarmante. Al tempo stesso, però, cosa ci possiamo fare? Per questo mi dico: andiamo avanti, cerchiamo di fare del nostro meglio a livello personale e sociale. Non so dove andremo a finire. E’ tutto molto triste, ma al tempo stesso noto che la società è ormai propensa ad accogliere anche i momenti di distrazione. Abbiamo bisogno di un po’ di respiro, dopo aver penato tanto a causa delle restrizioni!

La tua generazione, così come la mia, non ha mai conosciuto la guerra da vicino. Cosa pensi dello spirito bellico atavicamente insito nell’ uomo?

“Historia Magistra vitae”, ci dice Cicerone citato da Papi e Re. La storia dovrebbe essere una maestra di vita, ma credo che siamo degli allievi poco attenti. Avere uno spirito bellico è insito nella natura dell’uomo, ogni tanto lo notiamo anche nella quotidianità, però è frustrante e inquietante al tempo stesso che pare essere sempre la negatività ad avere il sopravvento sulla positività. Ringrazio il Cielo di avere un’indole benevola, cerco di fare del bene e di accoglierlo quando arriva. Il male già lo subiamo a causa del destino, della sorte, non capisco perché dobbiamo andare a provocarlo! Spero che questo conflitto non diventi mondiale e ancor più devastante come si teme. Sono abbastanza scioccato, infatti ascolto raramente il notiziario: mi rifugio sempre più spesso nel mio mondo speciale fatto di creatività, fantasia, estetica…Cerco di non avvilirmi coltivando il bello che ancora mi circonda. Anche il mio lavoro, se vuoi, è un rifugio. La realtà è quella che è e fa paura, ma va anche affrontata, elaborata.

 

Maurice nei panni di…un Principe alla Expo di Dubai

Ti definisci un pacifista?

Assolutamente sì! A livello personale non sono mai arrivato a prender parte ad una rissa, sono riuscito a discutere con persone con cui sembrava impossibile poter interagire. La calma è la virtù dei forti e ho fatto un gran lavoro su me stesso per averla, e anche la pazienza. Durante le giornate “no” magari un po’ ne perdo, mica sono perfetto, e a volte rispondo male…però mi pento immediatamente e cerco di essere coerente con quello che è il mio vero spirito. Io cerco di risolvere ogni situazione con il dialogo.

Nell’ ultima puntata di questa rubrica ci hai anticipato temi ed eventi del Carnevale di Venezia, tornato in presenza dopo una parentesi virtuale. Com’è andata l’edizione 2022 dell’attesissima kermesse lagunare?

Considerando che si è svolto nel periodo in cui la maggior parte delle restrizioni era in vigore, devo dire che è andata molto bene. E’ stato un Carnevale soddisfacente che ha fatto riaffiorare lo spirito originario della kermesse, quello del teatro di strada: in passato il Carnevale cominciava con un decreto del Doge che permetteva di far spettacolo ovunque, anche al di fuori dei teatri. Il teatro di strada, intitolato “Wonder Time”, quest’ anno è stato protagonista con oltre 100 performance e 1100 repliche su tutto il territorio lagunare e di terraferma. In piazza San Marco, invece, c’era un’installazione molto interessante dove i costumi più belli venivano immortalati e postati sul web in tempo reale. C’è da dire che il corteo acqueo d’apertura sul Canal Grande, “Lux Futura”, ha tolto il fiato anche a me che sono piuttosto “sgamato”! Un altro evento che sarebbe bello poter replicare al di fuori del Carnevale per l’incredibile impatto artistico e scenografico è stato “Nebula Solaris”, programmato e andato subito sold out all’Arsenale tra giochi d’acqua, luci e fuoco. Massimo Checchetto, il Direttore Artistico anche di questa edizione, mi ha voluto nel mio ruolo di Maestro di Cerimonie per il Gala ufficiale al Casinò , che si è avvalso delle scenografie e dei meravigliosi costumi di un’eccellenza veneziana come Antonia Sautter. Ritrovarci è stato magico, soprattutto perché il tema del Carnevale (“Remember the Future”) era nelle mie e nelle sue corde. Lo scenario era surreale, immaginifico, con uno sfondo alla Dalì…Io, infatti, interpretavo Salvador Dalì: avrebbe potuto aver organizzato lui quel Gala. Mi sono divertito enormemente! Non è stato semplice dopo tanto tempo di stand by, ma l’esperienza si è rivelata talmente elettrizzante che solo dopo ho avvertito la fatica. Inoltre, dagli studi di Televenezia , io e Linda Pani (protagonista del Volo dell’Angelo 2020) ci siamo esibiti ogni giorno in diretta per un’ora e mezza: ci collegavamo con i ragazzi dell’Università Ca’ Foscari, che avevamo sguinzagliato per la città allo scopo di ammirare le performance live degli artisti di strada. Sono stati loro la vera anima della festa di quest’ anno! E’ stato un bene riproporre il collegamento worldwide, perché ci guardavano dal mondo intero: dagli Stati Uniti al Canada, dall’ Asia all’ Australia, tutti hanno potuto godersi il Carnevale di Venezia.

 

Alcune immagini da “Remember the Future”, il Carnevale di Venezia 2022. Nella foto qui sopra il Principe è con Linda Pani, nel primo scatto impersona Salvador Dalì

A quali progetti ti sei dedicato, dal Carnevale in poi?

Innanzitutto alla riapertura dei locali: finalmente abbiamo potuto riaprire il Cocoricò. Poi, sto andando avanti instancabilmente con il lavoro teatrale incentrato su me stesso e il mio doppio. Sono sicuro che prima di “tirare le cuoia” sarà un progetto che realizzerò! Dopo essermi avvalso dell’aiuto di uno psicanalista, ho scoperto la chiave del rapporto che mi legava al mio fratello gemello e adesso faccio da me. Anche perché è meno inquietante di quello che sembrava a prima vista; riesco ad affrontare l’argomento in maniera serena, giocosa (sebbene abbia dei risvolti dolorosi). Sarà molto interessante da fruire, a livello teatrale. L’ aspetto tecnologico della pièce sta evolvendo a vista d’occhio: il mio “interlocutore” potrebbe sembrare addirittura in carne ed ossa o quantomeno tridimensionale, non così etereo e fantasmatico come prevedevo. Sarà qualcosa di emozionante sia per me che per il pubblico. Tornando alla tua domanda, mi è capitato spesso di essere coinvolto in spettacoli in cui era richiesta la mia presenza come special guest e di lavorare a contatto con vere e proprie eccellenze artistiche. Mi hanno chiamato per una serie di eventi belli, importanti, con un parterre di partecipanti che mi ha onorato. Un esempio? Durante una serata organizzata dalla Fondazione e dall’ Accademia Giacomo Casanova in occasione del compleanno del celebre seduttore, ho incontrato delle persone meravigliose: i responsabili per il Veneto di Retake, un’associazione che sguinzaglia volontari a ripulire luoghi, sistemare aiuole, rimuovere scritte dai muri imbrattati. Mi hanno chiesto di entrare a far parte del comitato nazionale, così sono andato a Roma e ho partecipato alla loro manifestazione per la Giornata Mondiale della Terra. Speriamo di poter aprire presto una sezione veneziana, per ora il fulcro regionale è Padova. Chi visiterà Venezia e vorrà dedicare un giorno della sua vacanza alla pulizia della spiaggia o dei monumenti, con noi potrà farlo. Sarebbe una fantastica iniziativa finalizzata al ripristino della bellezza. Il 30 marzo scorso, invece, sono stato a Dubai per rappresentare il Principato di Monaco alla chiusura dell’Expo. Avevamo il patrocinio di S.A.S. Alberto di Monaco, e in una location pazzesca abbiamo portato le atmosfere dell’Hotel de Paris e del valzer dei Principi e delle Principesse curato da Delia Grace Noble. Anche se l’attenzione era concentrata sulla Fondazione che il Principe Alberto ha istituito per la salvaguardia del Mediterraneo e degli oceani, Monte Carlo viene immancabilmente associato alla sua attività mondana. Io impersonavo un principe d’altri tempi e con lo stesso costume, a Venezia, mi sono presentato al compleanno di Casanova che ho incoronato Principe delle Donne!

 

Alla Expo di Dubai per rappresentare il Principato di Monaco

Il 3 Maggio scorso sarebbe stato il compleanno di Lindsay Kemp. Mi è giunta voce che sei stato coinvolto in un prestigioso evento associato al tuo mentore…

Andy Fumagalli, voce e polistrumentista dei Bluvertigo, mi ha chiesto di partecipare alla presentazione di un libro fotografico patrocinato dalla città di Monza e realizzato da una fotografa molto attiva nel sociale, un libro incentrato sulla lotta alla violenza contro le donne. Il volume è stato svelato al pubblico durante un evento che abbiamo intitolato “Il mal dei fiori”: il mal dei fiori simboleggia la condizione dei fiori ogniqualvolta vengono trascurati, bistrattati, strappati, impedendo che sboccino e che sprigionino la loro bellezza. Dedicando questo incontro ai fiori ci è subito venuto in mente di contattare Daniela Maccari, l’erede della Lindsay Kemp Company, affinchè potesse mettere in scena la famosa coreografia “Flower”. Un fiore che germoglia e poi fiorisce è un tema che trasuda magia, una metafora dell’argomento trattato nella presentazione. Se le donne sono fiori, dobbiamo curarci di loro come fiori vivi perchè possano sbocciare, però dobbiamo accudirle, non “strapparle”. Io ho condotto l’evento e cantato due canzoni, durante una delle quali ho avuto al mio fianco proprio Daniela  e una straordinaria violinista: H.E.R., un’artista transessuale incredibilmente poliedrica. Quindi avevo accanto i miei due mondi: H.E.R., che si esibisce con il violino elettronico, e Daniela che è teatro puro, un alter ego di Lindsay, in un’ emozionante improvvisazione sulle note di “Libertango” – per cui era come se ci fosse anche Grace Jones! In quel momento ho sperimentato un’estasi totale…Sarò sempre grato a Andy e alla sua compagna Lilya, che hanno prodotto questo evento tenutosi il 21 Aprile nel Salone delle Feste della Villa Reale di Monza. La compagnia di Lindsay Kemp si è poi esibita nella coreografia che Lindsay creò per David Bowie, “Starman”: è stato magnifico, un momento molto intenso e di altissimo spessore culturale.

 

Con Andy Fumagalli all’ evento “Il Mal dei Fiori” tenutosi presso la Villa Reale di Monza

Un bellissimo scatto della Villa Reale by night

L’ esibizione di H.E.R.

Insieme a Flavia Cavalcanti, con cui ha appena festeggiato il secondo anno di matrimonio

Con Daniela Maccari, prima ballerina e coreografa della Lindsay Kemp Company, e la violinista H.E.R. (a destra nella foto)

A proposito di Grace Jones: il 10 giugno l’hai raggiunta a Londra in occasione del Meltdown Festival,  di cui per questa attesa edizione è stata Direttore Artistico. L’ evento era inserito nel programma del Giubileo di Platino della Regina Elisabetta? Raccontaci tutto…

Sono i momenti magici che Grace mi consente di condividere con lei e che ribadiscono l’eternità del nostro amore, della nostra stima reciproca. Un evento meraviglioso dove non solo si è presentata in splendida forma, ma accompagnata da un coro e da un ensemble di violini degni di un’orchestra sinfonica. Oltre ad aver proposto un estratto del repertorio che l’ha resa iconica, ha interpretato in anteprima assoluta due brani della sua ultima produzione “afro tecnologica” in uscita il prossimo autunno. Dietro le quinte c’era molta emozione: per Grace era la prima esibizione senza l’assistenza del fratello Chris, una presenza imprescindibile che la seguiva dagli esordi… È stata grande anche nel superare questa perdita e nel mettere tutta l’ anima nella sua performance, da grandissima artista qual’è. Riguardo il Giubileo, in realtà ti devo dire che il Meltdown Festival esiste dal ’93 ed ha una sua storia prestigiosissima. Pensa che prima di Grace è stato diretto, tra gli altri, da David Bowie e dai Massive Attack, che nel 2008 la invitarono  come ospite d’onore preparando il terreno alla sua direzione di quest’anno. Ciò non toglie che in forma privata un omaggio a Sua Maestà Britannica l’abbiamo fatto, con il cuore che batteva forte per la straordinarietà di questa Sovrana quasi sovrumana, ormai…

 

A Londra, davanti al manifesto del Meltdown Festival

Grace Jones sul palco del Festival

Sul versante Cocoricò, invece, cosa puoi dirci e che notizie puoi darci?

Il Cocoricò sta andando alla grande con una programmazione musicale originale e molto diversa da quella a cui ci ha abituati, ma sempre di altissima qualità. Per esempio il 30 Aprile ha ospitato Peggy Gou, una dj che propone una tech house di una raffinatezza incredibile. Io la adoro…Il 9 luglio, invece, ci sarà un nuovo Memorabilia. Avevamo in programma un Memorabilia extra lo scorso Natale (le prenotazioni sono talmente tante che spesso dobbiamo organizzare degli extra date), ma non è stato possibile farlo. Quindi andrà in scena a Luglio e forse ne proporremo uno anche ad Agosto. La mia partecipazione al Cocoricò è legata soprattutto a questo format, che sento molto nelle mie corde. Finalmente, poi, si ricomincia a parlare del museo della discoteca, un tema intrigante nel quale vorrei coinvolgermi in quanto memoria storica della Piramide. E’ un argomento che la proprietà vuole riconsiderare, perché ne vale la pena. Potrei mettere a disposizione del materiale in mio possesso, immortalato di frequente nelle foto d’epoca. Sarà un museo davvero interessante! Invece il 14 Maggio, a Genova, c’è stata una bella serata organizzata da Antonio Velasquez in onore della sua Insomnia ed io ero tra gli ospiti d’onore. Sono un po’ un testimone di quello che fu, anche se recentemente, con Mauro Picotto (uno dei dj e produttori italiani del genere techno più famosi al mondo), ho preso parte a un magnifico evento che non aveva nulla a che fare con la memoria. Si teneva ad Alba, così ho potuto scoprire tutto il Monferrato che ho trovato di una bellezza indicibile! Mi sto nutrendo di bellezza e anche di simpatia, persino da parte di giovani che non mi hanno mai sentito nominare: è una sfida che mi intriga tantissimo e mi sta dando tantissime soddisfazioni. Il mio habitat è ancora quello notturno, anche se desidererei fare più teatro e cimentarmi in espressioni inerenti ad altri aspetti culturali.

 

Il Principe al Cocoricò in una delle sue mise notturne

Altri scatti della leggendaria Grace Jones al Meltdown Festival di Londra

Come procedono i tuoi viaggi sulle orme del “Grand Tour”?    

Durante la mia trasferta ho voluto guardare Roma con occhi diversi, e ho capito che a fare da trait d’union tra la classicità greca e l’imperium romano è stato soprattutto l’Imperatore Adriano. Ho approfondito la sua figura e ho realizzato che è tutto collegato, tutto molto bello, però l’ambizione romana ha un po’ distorto la purezza delle origini! Quindi il mio Grand Tour, dopo aver toccato Atene, è proseguito a Roma. Adesso vorrei visitare Napoli, ci andrò senz’altro questa estate. E non è detto che non faccia anche un giro sulle coste della Dalmazia e dell’Albania. Sapevi che una parte dell’Albania veniva chiamata l’Albania veneziana? Alcuni prodi della laguna, tra cui dei miei antenati, conquistarono una zona costiera, Durazzo, e vorrei capire che impronte ha lasciato Venezia sia in quei posti che in isole come Creta, Cipro, ZanteFoscolo, infatti, era veneziano ed è nato a Zante. A Roma ho guardato ogni angolo della città con l’occhio del Grand Tour, con emozione, come se lo vedessi per la prima volta. E’ stata proprio una questione di vibrazioni. Il vero Grand Tour non era soltanto un rispolverare la storia, bensì sentire le vibrazioni di chi quella storia l’ha fatta. Ho sviluppato un approccio emozionale alla storia e alla cultura che me le fa godere il doppio! E’ l’unico regalo che mi ha fatto la clausura da Covid: pensare, riflettere…poter tornare a muoversi e a incontrare la gente, adesso, vale molto di più.

 

Zante, l’isola greca che VALIUM ha ampiamente descritto nella rubrica “Il luogo”

Con quali eventi ci delizierai questa estate?

Ci saranno serate qua e là, non c’è una stagione ben definita per tanti motivi. Innanzitutto non ci sono certezze assolute, quindi ho ripreso i rapporti con le realtà baleariche e maiorchine: il “Gloss ‘n’ Glitter” di Francesca Faggella, ad esempio, con la quale voglio implementare la proposta di questa new disco che mi piace tantissimo…Di base, però, vorrei sentirmi abbastanza libero. Se dovesse arrivare la proposta della Terrazza Blue Moon al Lido mi piacerebbe esibirmi in eventi specifici, anziché prendere un impegno continuativo. Sono stato presente al Salone Nautico di Venezia, dove ho curato un evento privato prestigioso. La festa più bella a cui ho partecipato anche artisticamente, però, è stata quella del compleanno “congiunto” di Marco Balich, il produttore degli eventi mondiali più grandiosi, e dei suoi quattro meravigliosi figli la cui somma ha dato il titolo “BALICH 134”. Si è svolto all’Isola della Certosa e se ne parlerà….

 

Maurice alla festa di compleanno del produttore Marco Balich

Cosa hai augurato a te stesso il giorno del Solstizio d’Estate?

Voglio immergermi nella bellezza della natura, dalle Alpi alle Piramidi e dal Manzanarre al Reno! L’ estate è il momento in cui si ha la possibilità di godere di luoghi di vacanza più o meno affollati. Vorrei senz’altro trascorrerla partecipando a serate da organizzare o in cui esibirmi, ma anche e soprattutto prendendo il sole, nuotando, ammirando albe e tramonti…Il Grand Tour, oltre a darci l’occasione di esplorare città e culture, dovrebbe focalizzarsi sulle più profonde sensazioni di armonia con questo mondo, che è meraviglioso sempre e comunque. Poi vorrei diventare un attivista di Retake, un movimento apolitico pieno di iniziative: riprendiamoci la responsabilità e la capacità di mantenere la bellezza, di goderla, per poterla tramandare il più intonsa possibile alle generazioni che verranno dopo di noi. Questo impegno è una novità; mi hanno sollecitato i miei nuovi amici e sono davvero convinto che nella vita incontriamo le persone giuste al momento giusto per le cose giuste!

 

Photo courtesty of Maurice Agosti

La mappa del mondo

 

” Potevi pensare che era matto. Ma non era così semplice. Quando uno ti racconta con assoluta esattezza che odore c’è in Bertham Street, d’estate, quando ha appena smesso di piovere, non puoi pensare che è matto per la sola stupida ragione che in Bertham Street, lui, non c’è mai stato. Negli occhi di qualcuno, nelle parole di qualcuno, lui, quell’aria, l’aveva respirata davvero. A modo suo: ma davvero. Il mondo, magari, non l’aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l’anima. In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia… Tutta scritta, addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava… Ogni giorno aggiungeva un piccolo pezzo a quella immensa mappa che stava disegnandosi nella testa, immensa, la mappa del mondo, del mondo intero, da un capo all’altro, città enormi e angoli di bar, lunghi fiumi, pozzanghere, aerei, leoni, una mappa meravigliosa. “

 

Alessandro Baricco, da “Novecento. Un monologo”

Topolino e il “sogno americano”

 

” Il carattere di Mickey Mouse coniuga la percezione emotiva all’ acquisizione concettuale, non divide gli impulsi del cuore da quelli della mente. Non rappresenta soltanto i personaggi in fuga da un’ America in Depressione – sollievo per poveri e alienati alla catena di montaggio – ma come Charlie Chaplin, grande ispiratore e sostenitore di Walt, dà parola agli “invisibili”, fornisce un mezzo d’espressione alle moltitudini senza risorse nè materiali nè immaginifiche. Topolino non è un giocattolo. (…) Con Mickey Mouse si può fare, si può trasformare, si può vedere oltre, assaporare e convertire la confusione dell’ esistente in macchine del piacere. Essere protagonisti con le piccole cose che ti circondano e che non hanno valore. Improvvisamente a un sasso spuntano gli occhi, a un barattolo esce la voce, a una scarpa rotta l’ anima. Ecco dunque riaffiorare il “sogno” del New Deal, non solo un traguardo di benessere ma la felicità come promessa, per tutti. Il “sogno americano” di Topolino non è un personale cammino verso il successo ma la spinta a cambiare, a trasformare ogni ingiustizia in un trionfo di creature contagiate, parossistiche, indomabili. La galleria di Walt non fa decorazione all’ America di Roosvelt ma è la sua unica e vera componente organica. Ogni fotogramma cammina con lui. (…) “L’artista è una forma in movimento” (Witold Gombrowicz). Lo era Walt Disney, e si può dire che non esiste una sola creatura in “movimento” senza di lui. Senza Walt, la matita e i colori tornano materia morta. Non basta copiare Mickey Mouse per averlo, nè tutte le altre creature disneyane: non sono “forme meccaniche”. Loro – gli esseri di carta – sono lì, altrove, indistinguibili da quell’ America. Incantata, ferma nell’ incanto. “

 

Mariuccia Ciotta, da “Walt Disney – Prima stella a sinistra”

C’era una volta New York

 

” Quando lui era giovane, nel lontano 1955, quando erano tutti giovani (o per lo meno più giovani), quando la fama era una novità e l’ amicizia un sentimento nascente, alimentato da caviale e champagne e doni scelti da Tiffany, avere intorno Truman Capote era un autentico spasso. “C’era una volta” aveva infine dichiarato Slim. “Già. Bè…” e Truman aveva strascicato la frase nel suo stile teatrale, prolungando esageratamente le sillabe. “C’era una volta New York”. New York. (…) La stravagante Zelda e Scott nella fontana del Plaza, la tavola rotonda dell’ Algonquin, Dottie Parker, lingua e penne affilate come rasoi, The Follies. I vari Cholly Knickerbocker, il 21, i balli al ritmo della Lucky Strike Orchestra allo Stork Club, El Morocco. L’ incomparabile Hildegarde che si esibiva alla Persian Room del Plaza, Cary Grant inginocchiato ai suoi piedi in estatica ammirazione. La Quinta Strada: Henry Bendel, Bergdorf Goodman, Tiffany. Esisteva anche una New York sotterranea; “infima”, in ogni senso del termine. Ellis Island, la Bowery, il Lower East Side. La metropolitana. I distributori automatici di cibo e la catena di ristoranti a buon mercato Schrafft’s, i carretti degli hot dog, le pizzerie al taglio. (…) Ma non era quella la metropoli che attirava gli arrampicatori sociali, i sognatori, gli affamati. No, ad allettarli era la New York prestigiosa, la città degli attici e delle suite lussuose al St Regis, al Plaza, al Waldorf (…) Un faro, una guglia, un faro in cima a una guglia. Una luce che brilla continuamente in lontananza, visibile persino dai campi di mais dell’ Iowa, dai monti del Dakota, dai deserti della California. Dalle paludi della Louisiana. Un invito incessante. Un richiamo per gli insoddisfatti, una lusinga per gli illusi. Per tutti coloro che hanno il sangue troppo caldo e troppo impetuoso, che guardano le proprie placide famiglie, i vicini scialbi, le tombe degli antenati immersi nel sonno eterno e dicono: Io sono diverso. Sono speciale. Valgo di più. “

Melanie Benjamin, da “I cigni della Quinta Strada”

Il viaggio

 

” Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito. “

José Saramago, da “Viaggio in Portogallo”

Preludio di Primavera (A Cottagecore Tale)

 

” L’inverno è nella mia testa ma una eterna primavera è nel mio cuore. “
(Victor Hugo)

 

Una donna, alcune donne, immortalate durante l’affascinante transizione tra Inverno e Primavera. La location? Nel cuore della natura, che esalta con la dovuta meraviglia la metamorfosi stagionale: dal candore della neve al verde dell’erba tenera, dalle distese di ghiaccio ai colori sorprendenti dei primi fiori. Sullo sfondo, un tipico cottage inglese. E’ l’ emblema dello stile “Cottagecore” (leggi questo post per saperne di più), che fa da fil rouge all’ intero racconto. Perchè di racconto si tratta, sebbene sia un racconto per immagini: una photostory suggestiva e coinvolgente. Ammirate ogni singolo scatto, godetevela dal primo fino all’ ultimo, e sappiate che ritroverete questa formula sempre più spesso su VALIUM: rappresenta una novità, una rubrica che ho deciso di inaugurare con il nuovo anno. Un anno che conferisce alle immagini un’ importanza cruciale e che concepisce il lifestyle come un perno attorno al quale ruota la quasi totalità dei settori. Buona visione!

 

Photo credits: Svetlana, Jasmin Chew, Yaroslav Shuraev, Anastasia Shuraeva, Nida, Gary Barnes, Saliha, via Pexels

Ella de Kross via Unsplash

La colazione di oggi: il torrone, tra storia e leggenda

 

 

Il torrone è un altro cult natalizio che va tassativamente approfondito. Anche perchè pare che il suo consumo, durante le feste, raggiunga la ragguardevole proporzione del 74% rispetto agli altri dolci del periodo. Parlando di torrone, tuttavia, in molti tendono a soffermarsi solo sul suo alto contenuto calorico; ma questo alimento è anche estremamente ricco di proprietà e benefici. Innanzitutto, il torrone è una vera e propria miniera di proteine: basti pensare alle mandorle e alle uova che include tra i suoi ingredienti. Le mandorle sono dei potenti energizzanti e abbondano di minerali quali il potassio, il ferro e il magnesio. Ma non solo. Contribuiscono a diminuire i livelli del colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) incrementando quelli degli antiossidanti, fondamentali nei contrastare i danni dei radicali liberi. La presenza dei carboidrati, degli acidi grassi essenziali e di sette amminoacidi essenziali costituisce un ulteriore punto di forza del torrone. Un gran numero di benefici si associa a tutte le versioni del dolce. Il torrone alle noci o alle nocciole, ad esempio, protegge dalle patologie cardiovascolari; il torrone al cioccolato, grazie alla massiccia presenza di polifenoli antiossidanti, svolge la stessa funzione limitando l’ ossidazione del colesterolo “cattivo”.

 

 

Va ricordato che il torrone viene preparato con uno squisito impasto di mandorle tostate, zucchero, miele e albume d’uovo; le differenti tipologie del dolce includono l’aggiunta di frutta secca come le noci, i pistacchi, le nocciole…Due, invece, sono le sue versioni classiche: il torrone bianco alle mandorle, friabile o duro, e quello alle nocciole, a base di cioccolato o cioccolato gianduia, solitamente dalla consistenza morbida. Esiste poi anche un mix dei due, il torrone bianco completamente ricoperto di cioccolato fondente. Il tasso di golosità, insomma, rimane inviariato. Non variano neppure i due strati di ostia applicati sopra e sotto il prodotto, un’ altra caratteristica di questo amatissimo dolce. Per godere appieno delle sue proprietà, l’ ideale sarebbe gustare un buon torrone artigianale: gli ingredienti naturali e l’assenza di prodotti chimici sono le sue principali virtù, un binomio che esalta le doti nutrienti dell’ alimento senza alterarne il gusto e mantenendolo salutare. Consumare il torrone a colazione è un ottimo modo per affrontare la giornata con una sferzata di energia, ma non esagerare nelle porzioni (una regola applicabile a tutti i dolci) rimane un must fondamentale. 

 

 

Ma qual è la storia del torrone? A quali leggende rimandano le sue origini? Tanto per cominciare, il nome “torrone” proviene dal latino “torrēre”, ovvero “abbrustolire”; questo verbo, com’è facilmente intuibile, si riferisce alla tostatura della frutta secca che troviamo tra i suoi ingredienti. Alcuni ipotizzano anche una derivazione dallo spagnolo “turròn”, da “turrar” che significa “arrostire”. Quel che è certo è che il torrone ha radici antichissime e che molte regioni italiane se lo contendono in qualità di “dolce tipico”. Il fatto che fosse diffuso in tutta la penisola ha dato adito alla tesi secondo cui gli antichi romani ne avessero divulgato la ricetta: in effetti, Marco Terenzio Varrone detto “Il Reatino” citò il “cuppedo” in uno dei suoi scritti  (e “cupeto” è il nome dato al torrone nella zona tra Benevento e Avellino) già nel 116 a.C.. Il letterato sosteneva che i creatori del dolce fossero i Sanniti, e che i Romani avessero appreso proprio durante le guerre sannitiche della sua esistenza; quella leccornia a base di miele, albume e semi oleosi li conquistò immediatamente. Il gastronomo Apicio, non a caso, descrisse un dolce romano chiamato “nucatum” poco tempo dopo. I suoi ingredienti? Miele, albume d’uovo e noci, una delle tipiche ricette del torrone odierno. Ma c’è chi sostiene che il torrone, in realtà, abbia radici arabe. A Baghdad e nella Spagna Islamica medievale, illustri studiosi solevano menzionare un dolce di frutta secca molto simile al torrone. Il celebre torrone siciliano potrebbe derivare da quel tipo di dolce, che senza dubbio approdò sull’ isola ai tempi del dominio arabo. Nei primi anni del 1100, Gherardo da Cremona tradusse il libro “De medicinis et cibis semplicibus” di Abenguefith Abdul Mutarrif, medico e farmacista ismaelita residente a Cordova. Nel libro si parlava del “turun”, un prelibato dessert arabo, e venivano lodate le proprietà del miele da cui era composto. In molti attribuiscono a Gherardo da Cremona il merito di aver reso celebre il torrone nell’ Italia del Nord, mentre secondo altri fu Giambonino da Cremona a scrivere per primo del dolce: quest’ ultimo era infatti descritto in due testi bagadesi che stava traducendo. Verosimilmente, però, colui che divulgò la ricetta del torrone nel settentrione fu Federico II di Svevia. L’ Imperatore aveva assimilato la cultura araba nella sua corte palermitana, e durante le lotte contro i Comuni dell’ Italia del Nord aveva stabilito il suo quartier generale a Cremona. La leggenda, invece, narra che il torrone giunse a Cremona in occasione delle nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Era il 25 Ottobre del 1441, e i cuochi pensarono di omaggiare gli sposi con un delizioso dolce a base di mandorle, albume e miele che raffigurava il Torrazzo cremonese. Il dessert riscosse un successo tale da diventare una tipicità di Cremona; veniva impastato durante le feste e offerto in dono alle autorità che arrivavano in città. Testimonianze varie, tuttavia, fissano la nascita del torrone a una data anteriore al XV secolo: è quasi certo, quindi, che fu Federico II di Svevia a diffondere la ricetta. Tra i torroni più famosi d’Italia rientrano, oltre a quello di Cremona, la “cubbaita” di Caltanisetta, il torrone sardo di Tonara, il torrone prodotto tra Avellino e Benevento, il torrone tenero aquilano, il torrone di Bagnara Calabra IGP e il mandorlato di Cologna Veneta.

 

 

Un albero di Natale

” Sono stato a osservare, questa sera, un’ allegra brigata di bambini riunita attorno a quel bel gioco tedesco, un Albero di Natale. L’ albero era piantato al centro di un gran tavolo tondo, e torreggiava alto sopra le loro teste. Era splendidamente illuminato da una miriade di candeline; e ogni dove riluceva e scintillava di oggetti sfavillanti. C’erano bambole dalla rosee guance, nascoste tra le verdi foglie; e c’erano orologi veri (con lancette mobili, quantomeno, e con un’ infinita capacità di caricarsi) penzolanti da innumerevoli ramoscelli; c’erano tavoli francesi lucidati, sedie, letti, armadi, pendole a carica settimanale, e altri vari articoli di mobilio domestico (mirabilmente creati, in latta, a Wolverhampton), appollaiati fra i rami, come in attesa di arredare qualche casa di fate; c’erano grassi ometti dal faccione largo, assai più piacevoli a vedersi di tanti uomini in carne e ossa…e lo credo bene, perchè staccando le loro teste, mostravano che erano pieni di caramelle; c’erano violini e tamburi; c’erano tamburelli, libri, cassette degli attrezzi, scatole di colori, scatole di dolciumi, scatole di lanterne magiche, e ogni sorta di scatole; c’erano ninnoli per le ragazzine più grandi, assai più splendenti di tutto l’ oro o di tutti i gioielli per adulti; c’erano cestini e puntaspilli di ogni foggia; c’erano fucili, spade e stendardi; c’erano fattucchiere in mezzo a cerchi magici di cartone , a predire la sorte; c’erano dadi rotanti e trottole fischianti, agorai, nettapenne, boccette di sali profumati, carte da conversazione, portafiori; frutta vera, rivestita artificialmente da una sfoglia dorata; mele, pere e noci finte, zeppe di sorprese; (…). Questa variopinta collezione di oggetti di ogni sorta, i quali erano raggruppati sull’ albero come grappoli di bacche miracolose, e che riflettevano gli sguardi brillanti su esso puntati da ogni lato (…) formava un quadro vivente delle fantasie infantili, e mi ha indotto a pensare che tutti gli alberi che crescono e tutte le cose che esistono sulla Terra, possiedano i loro addobbi fantastici in quel memorabile periodo. “

 

Charles Dickens, da “Un albero di Natale”

 

 

Foto “Children with Christmas Tree” di The Texas Collection, Baylor University, via Flickr, CC BY-NC 2.0

 

 

Le storie del cielo

 

” La neve cadeva pesante, approfondiva il silenzio, veniva immediatamente dal cielo e portava con sé un mistero inesplicabile. Qualche fiocco restava appeso alla finestra e sembrava una piccola stella piena di luce. Altri cadevano sul davanzale e coprivano lentamente le briciole che aspettavano gli uccelli. Una volta pregai la nonna: «Nonna, raccontami anche una storia del cielo». Allora la nonna domandò: «Perché anche?». «Perché la neve viene di lassù e dice sicuramente che in cielo è tutto bianco». Allora la nonna raccontò storie del cielo; ma raccontava anche molto dei suoi ricordi di gioventù e le storie del vecchio mulino e delle magiche foreste. “

 

Adrienne Von Speyr, da “Dalla mia vita – Autobiografia dell’ età giovanile”