Pattinaggio su ghiaccio

 

“Qui corre voce che siate il miglior pattinatore — disse lei, scotendo con la piccola mano inguantata gli aghi di brina che si erano posati sul manicotto.
— Già, una volta pattinavo con passione; volevo raggiungere la perfezione.
— Voi fate tutto con passione, a quanto pare — disse lei sorridendo. — Ho tanta voglia di vedere come pattinate. Mettetevi i pattini e andiamo a pattinare insieme.
“Pattinare insieme? È mai possibile?” pensò Levin guardandola.
— Me li infilo subito — disse.
E andò a mettersi i pattini.”

(Lev Tolstoi, da “Anna Karenina”)

 

Inverno: scivolare sul ghiaccio disegnando sinuosi arabeschi, imprimere la propria danza sulla lastra cristallina, squarciare con il rosso il bianco imperante. Il corpo piroetta, volteggia con flessuosità acrobatica, si muove con leggiadra soavità. In un bosco ammantato di neve fresca, solo i sempreverdi assistono al valzer armonico che intrecciano l’uomo e la natura. Mentre le lame dei pattini incidono la loro dichiarazione d’amore sul suolo congelato di Gennaio.

 

Foto: Cottonbro Studio via Pexels

 

“Il grande libro delle storie di Natale”: la splendida antologia che fa vivere il Natale 12 mesi all’anno

 

“Questo è appunto quanto vorrebbero propiziare le novelle – sempre favolose, quale che ne sia l’assunto di base – e le vignette poetiche raccolte in questa antologia. Abbiamo tentato di racchiudervi l’essenza, il fascino, la magia – se non sembri parola abusata – di una ricorrenza alla quale probabilmente ci sentiamo più legati di quanto siamo soliti ammettere; (…) Convocati così al nostro Christmas Party, fantasisti e realisti, ferventi patrocinatori della tradizione e più freddi umoristi si sono dati qui convegno per una celebrazione assai varia, armonizzata unicamente dallo sgranarsi dei giorni secondo il calendario dell’Avvento, o scandita dal rintocco d’una vecchia pendola, echeggiante nel canonico silenzio della Notte Santa.”

(“Variazioni d’Avvento”, di Massimo Scorsone e Silvia Valisone, da “Il grande libro delle storie di Natale”, Oscar Draghi Mondadori Libri 2024)

 

Amate il Natale, e quando le festività finiscono il vostro stato d’animo oscilla tra la tristezza e la nostalgia? Ecco un ottimo modo per far sì che non terminino mai: vi consiglio di procurarvi “Il grande libro delle storie di Natale”, un tomo di ben 756 pagine uscito il 26 Novembre scorso per i tipi di Mondadori. Curato da Massimo Scorsone e Silvia Valisone, questo volume è una magnifica raccolta di oltre 80 tra racconti, fiabe, storie e poesie a tema natalizio. Si comincia con gli auguri in versi di Lewis Carroll per concludere con la poesia “Natale” di Guido Gozzano; tra le due opere, si snodano scritti firmati dai più prestigiosi autori della letteratura moderna e contemporanea: Charles Dickens, Louisa May Alcott, Anton Čechov, Beatrix Potter, Dylan Thomas, Carlo Collodi, Lev Tolstoj, Thomas Hardy, Oscar Wilde, Luigi Pirandello, Nikolaj Gogol’, Hans Christian Andersen, Mark Twain, i fratelli Grimm, Selma Lagerlof, Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote e molti, molti altri ancora. Il grande protagonista, come vi ho già detto, è il Natale, che ogni narratore racconta a modo proprio.

 

 

Ad aprire le danze intorno all’albero è una suggestiva triade. “Auguri natalizi (di un folletto a una bimba)” di Lewis Carroll, a metà tra la poesia e la filastrocca, ci introduce nell’atmosfera giocosa dei Natali infantili e assurge un folletto, figura ricorrente nel Natale del Nord Europa, al ruolo di personaggio principale. Subito dopo, Jacob e Wilhelm Green narrano tre brevi fiabe dove sono gli elfi, creature mitiche del folklore germanico, a farla da padrone: in un tripudio variegato di gentilezza, arguzia e dispettosa irriverenza, questi esponenti del piccolo popolo caratterizzano racconti intrisi di grazia. Si procede con “Schiaccianoci e il re dei topi”, che Ernst Theodor Amadeus Hoffmann pubblicò, inizialmente, nella sua raccolta di fiabe “Kinder-Märchen” uscita nel 1816. Il racconto, che ha ispirato il celebre balletto “Lo schiaccianoci” musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij, ci accompagna passo dopo passo nella quintessenza dello spirito natalizio: fantasia e realtà si fondono in un’ambientazione che, a partire da un maestoso albero di Natale circondato da doni e bambini in festa, si fa sempre più magica. Ma evidenzia anche un lato oscuro, una sottile angoscia (basti pensare allo zio-mago Drosselmeier e alle minacce notturne del re dei topi nei confronti di Maria), non estranei alle atmosfere dicembrine.

 

Un’illustrazione di “Schiaccianoci e il re dei topi” ad opera di Vladimir Makovsky (Public Domain via Wikimedia Commons)

Ho ricevuto “Il grande libro delle storie di Natale” in regalo, il 25 Dicembre: un dono graditissimo, che ho già reso lo strumento attraverso il quale il mio Natale durerà tutto l’anno. Se come me adorate l’aroma di cannella e pan di zenzero, lo scintillio delle luminarie, la neve che cade abbondante e il crepitio del focolare, non mancate di perdervi tra le pagine di questa splendida antologia.

 

Foto via Pexels e Unsplash. Secondultima foto (dall’alto verso il basso) di Kārlis Dambrāns via Flickr, CC BY 2.0

 

La notte

 

“Aprimmo la finestra al cielo notturno. Gli uomini come spettri vaganti: vagavano come gli spettri: e la città (le vie le chiese le piazze) si componeva in un sogno cadenzato, come per una melodia invisibile scaturita da quel vagare. Non era dunque il mondo abitato da dolci spettri e nella notte non era il sogno ridesto nelle potenze sue tutte trionfale? Qual ponte, muti chiedemmo, qual ponte abbiamo noi gettato sull’infinito, che tutto ci appare ombra di eternità? A quale sogno levammo la nostalgia della nostra bellezza? La luna sorgeva nella sua vecchia vestaglia dietro la chiesa bizantina.”

(Dino Campana, da “Canti orfici – La notte – II – Il viaggio e il ritorno”, 1914)

 

Ferragosto, il tema della settimana

 

Inizia il weekend più rovente dell’anno: oggi, milioni di italiani diranno “bye-bye” alla routine quotidiana per imbarcarsi verso i lidi vacanzieri. Ma non ritorneranno, come d’abitudine, domenica sera. Lunedì, infatti, comincerà il periodo delle ferie per eccellenza: la settimana di Ferragosto. Siamo entrati nel cuore dell’estate, il 15 Agosto la stagione calda raggiungerà il suo apice. Le città si preparano a svuotarsi, ma, si spera, a riempirsi di turisti. Il cartello “Chiuso per Ferie” stazionerà in bella vista sulle vetrine di molti negozi. Il caldo, secondo le previsioni meteo, raddoppierà: l’ennesima fiammata dell’anticiclone africano provocherà un ulteriore innalzamento delle temperature, che potranno oltrepassare i 40 gradi. Si preannuncia un Ferragosto più bollente che mai; perciò, se vi accingete a partire, cercate di scegliere delle mete sufficientemente fresche. Il caos di questi giorni, associato al grande esodo estivo, è una delle principali minacce al nostro desiderio di relax. Sulle strade ed autostrade il traffico sarà intenso, si prevede un weekend da bollino nero. Le spiagge, soprattutto quelle più frequentate, registreranno il tutto esaurito. Le infuocate ondate di calore e (probabilmente) i ricordi traumatici delle restrizioni agli spostamenti causate dal Covid, hanno favorito un autentico boom di prenotazioni: prepariamo le valige e godiamoci le meritate vacanze, ma approfittiamo di questo periodo per rigenerarci e staccare la spina davvero. Magari, rifuggendo dalla calca e della troppa confusione. Senza dimenticare, poi, di  infilare in valigia un buon libro: ci accompagnerà nelle ore passate a rosolarci sotto il sole creando l’ideale equilibrio tra il relax e il divertimento più sfrenato. Avevate già intuito che sarà proprio Ferragosto il nuovo tema della settimana?

 

L’estate cala sulla Sicilia

 

” L’estate cala sulla Sicilia come un falco giallo sulla gialla distesa del feudo coperta di stoppe. La luce si moltiplica in una continua esplosione e pare riveli e apra le forme bizzarre dei monti e renda compatti e durissimi il cielo, la terra e il mare, un solo muro ininterrotto di metallo colorato. Sotto il peso infinito di quella luce gli uomini e gli animali si muovono in silenzio, attori forse di un dramma remoto, di cui non giungono alle orecchie le parole: ma i gesti stanno nell’aria luminosa come voci mutevoli e pietrificate, come tronchi di fichi d’India, fronde contorte di ulivo, rocce mostruose, nere grotte senza fondo. “

Carlo Levi, da “Le parole sono pietre” (Giulio Einaudi Editore)

 

 

Tarik ben Ziyad nel regno delle meraviglie

 

“Shahrazàd iniziò a raccontare un’altra storia al calare della sera: Mio buon sire, mi hanno narrato che, nella città di Toledo, c’era un lussuoso castello sempre chiuso. E, ogni volta che un re spariva dal palcoscenico della vita, ne veniva incoronato un altro che ordinava di chiudere la maestosa porta della fortezza con un catenaccio di ferro battuto. Con il passare degli anni sulla porta si accumularono ventiquattro catenacci. Alla morte del ventiquattresimo re, salì al potere un uomo che non era di sangue reale. Il nuovo sovrano decise di aprire i catenacci a ogni costo e di scoprire le meraviglie del castello fatato. Invano i dignitari e i notabili cercarono di evitare che compisse tale atto, offrendogli oro, gioielli e munizioni. Ma quegli non desistette dal suo proposito; così i paggi e i fabbri furono costretti ad aprire i catenacci e a spalancare la maestosa porta. Quando il re solcò la soglia del castello, la sua attenzione fu attratta dai dipinti raffiguranti alcuni Arabi che indossavano lunghe tuniche e turbanti colorati e cavalcavano i cammelli. I guerrieri portavano lunghe lance in mano, mentre le spade erano poste nei foderi. D’un tratto gli occhi del re caddero su un grande libro; lo prese e lesse le prime righe: “Se la porta del castello verrà aperta, gli spietati Arabi conquisteranno questo regno. Guardatevi dal dischiudere i battenti di questa porta. ” Quel castello si trovava in Andalusia; venne conquistato nell’VIII secolo dal nobile Tarik ben Ziyad, ai tempi del califfo al-Walid ben Abd al-Malik. (…) Quando entrarono nel castello, Tarik ben Ziyad e i suoi uomini trovarono centosettanta corone tempestate di zaffiri e di diamanti. (…) Tarik ben Ziyad in un salone rinvenne alcuni elisir che trasformavano ogni dirham d’argento in mille dirham d’oro puro e un meraviglioso specchio rotondo tempestato di rubini costituito da un insieme di metalli pregiati e realizzato per il profeta Salomone. Chiunque vi guardasse dentro, vedeva rispecchiate dettagliatamente le sette regioni del mondo. Tarik ben Ziyad portò tutte quelle meraviglie in dono al grande califfo di Allah al-Walid ben Abd al-Malik. Subito dopo, però, gli Arabi espugnarono l’Andalusia, il regno più ricco e meraviglioso del mondo.”

Da “Le mille e una notte”, a cura di Hafez Haidar. Traduzione dall’arabo di Hafez Haidar (Oscar Classici Mondadori)

 

Illustrazione: “Arabian Nights” di Virginia Frances Sterrett

 

Maggio, il look del mese

 

Un verde splendente, luminoso, che ricorda le sconfinate distese dei prati in Primavera. E a impreziosirlo, un tripudio di fiori rosa pastello. Ma il dettaglio che cattura immediatamente l’occhio, che innamora a prima vista, sono le due grandi applicazioni floreali sullo scollo e sul davanti dell’abito: impalpabili e vaporose, rosa anch’esse, donano al look una marcia un più. Per rappresentare il mese di Maggio ho scelto un long dress ampio, arioso e completamente abbottonato frontalmente; le maniche a sbuffo, che arrivano a metà dell’avambraccio, amplificano ulteriormente i suoi volumi. A firmare l’abito è Lebor Gabala, un nome che è una sorta di trascrizione fonetica di “Leabhar Ghabàla na hEireann”: il titolo in irlandese, cioè, de “Il libro della presa dell’Irlanda”, un volume dell’ XI secolo che narra (sia in prosa che in versi) la storia e la mitologia dell’ Isola di Smeraldo a partire dalle origini fino al Medioevo. Dietro al marchio Lebor Gabala si cela la designer spagnola Maite Muñoz, che l’ha fondato oltre 20 anni orsono. La filosofia del brand è incentrata sull’atemporalità. Lebor Gabala propone capi senza tempo, unici, preziosi, ma immuni dalle concessioni alle mode del momento. Sono pensati apposta per essere indossati e rindossati a proprio piacimento, anche dopo anni, prescindendo dalle tendenze. La qualità e la cura dei dettagli rappresentano due punti di forza della griffe, portabandiera di un’eleganza senza tempo e magnificamente intrisa di accenti accattivanti.

 

Svegliarsi a Firenze

 

” Era piacevole svegliarsi a Firenze, aprire gli occhi su una camera nuda e luminosa, con il pavimento di piastrelle rosse che parevano pulite e non lo erano, con il soffitto dipinto, dove grifoni rosa e amorini azzurri si svagavano in una foresta di violini e fagotti gialli. Era piacevole anche spalancare le finestre, ferendosi le dita con chiavistelli non familiari, affacciarsi nel sole con le colline, gli alberi e le chiese di marmo di fronte, e sotto, non lontano, l’Arno, che gorgogliava contro il terrapieno della strada. Sul greto sabbioso alcuni uomini erano al lavoro, con vanghe e setacci, e sul fiume c’era una barca, a sua volta adibita a qualche fine misterioso. Un tram elettrico passò di corsa sotto la finestra. Non c’era nessuno, dentro, tranne un turista. Ma le piattaforme traboccavano di italiani che preferivano viaggiare in piedi.  Alcuni bambini tentavano di attaccarsi alla parte posteriore del veicolo, e il conducente, senza alcuna cattiveria, sputava loro in faccia, per costringerli a staccarsi. Poi apparvero dei soldati – uomini piccoli ma di bell’aspetto – ciascuno col suo zaino ricoperto di pelliccia malconcia, e il cappotto di taglia troppo grande. Accanto a loro marciavano gli ufficiali, con aria stupida e feroce, e davanti a tutti altri bambini, che facevano le capriole al ritmo della banda. Il tram restò intrappolato tra i ranghi, e continuò ad avanzare faticosamente, come un bruco in uno sciame di formiche. Uno dei bambini cadde a terra, e da un’arcata sbucarono alcuni manzi bianchi. In effetti, se non fosse stato per l’intervento di un vecchio che vendeva gancetti, la strada non si sarebbe più sgombrata. Si possono passare ore preziose a contemplare trivialità del genere, e il viaggiatore venuto in Italia per studiare i valori tattili di Giotto (…) corre il rischio di tornare in patria senza altri ricordi se non quello del cielo azzurro e degli uomini e delle donne che vivono sotto di esso. Fu quindi un bene che Miss Bartlett bussasse alla porta, entrasse in camera di Lucy e, dopo qualche commento sul fatto che la ragazza non avesse chiuso la porta a chiave e si fosse affacciata alla finestra prima di aver finito di vestirsi di tutto punto, la invitasse ad affrettarsi, se non voleva sprecare così la parte migliore della giornata. “

Edward Morgan Forster, da “Camera con vista” (Garzanti Libri)

 

Sulle tracce del Principe Maurice – La prima Festa della Donna di Dubai e altri racconti

Il Principe Maurice con la “Maschera più Bella” del Carnevale di Venezia 2024

Da Natale al Carnevale, dal Carnevale alla Festa della Donna aspettando l’ Equinozio di Primavera. E poi, da Treviso a Milano, Deruta, Firenze, Venezia, Dubai, con tappe in Romagna e nelle Marche prima di salpare verso l’Asia Orientale…I racconti del Principe Maurice ci trasportano in un turbinio caleidoscopico di ricorrenze, luoghi, personaggi, e come sempre ci fanno sognare. Dopo qualche mese di latitanza da VALIUM dovuta ai suoi impegni innumerevoli, Maurice ritorna per renderci partecipi dei momenti più speciali della sua straordinaria vita. Che coincidono con un tripudio di eventi, certo, ma anche di riflessioni. Un esempio? Il Gran Ballo dell’ 8 Marzo al Burj Al Arab di Dubai ha segnato una tappa importante nella storia degli Emirati Arabi, dove per la prima volta è stata celebrata la Festa della Donna: in questa intervista, oltre a parlarci della sfarzosa serata a cui ha preso parte, il Principe discute della questione femminile, esprime la sua opinione sulla piaga dei femminicidi, porge il suo augurio alle donne, che vanno festeggiate tutto l’anno. E a proposito di donne, ce n’è una, iconica e “Divina”, che l’ ha stregato al punto tale da riapparire, molto probabilmente, nei suoi progetti futuri…Se volete saperne di più, leggete la conversazione qui di seguito e addentratevi nel magico percorso che conduce sulle tracce del Principe Maurice.

Ci siamo sentiti in occasione degli auguri di Natale, e vorrei partire dalle feste natalizie per fare un riepilogo degli eventi più rilevanti (la cernita è d’obbligo, dato che saranno incalcolabili) in cui hai avuto l’occasione di esibirti.

Partirei direttamente dalle feste, che ho passato in famiglia e in modo abbastanza tranquillo. Il 23 dicembre ho presentato il libro con cui celebro il trentennale di uno dei locali più importanti del Nord-est, l’Odissea di Treviso, che è ancora work in progress e spero sarà molto interessante così come lo è stato quello che ho dedicato ai 50 anni di attività dei Venerandi, la famiglia che ha fondato questo impero di discoteche. Nel nuovo libro si parlerà dei 30 anni di attività dell’Odissea Fun City, che Giannino Venerandi ha cominciato a gestire quando era appena ventitreenne. Devo dire che ha fatto un ottimo lavoro: non a caso è uno dei pochi club di quelle dimensioni ancora attivo in Italia, perché ha seguito le mode e soprattutto le ha anticipate. Il volume sarà ricco di fotografie: l’Odissea aveva ogni anno qualcosa di diverso, qualcosa in più. Il concetto della metamorfosi è stato sempre legato a doppio filo alla mia esperienza artistica, se ci pensi anche il Cocoricò cambiava gli scenari ogni stagione…Perciò questa iniziativa mi emoziona molto. Nel mondo dell’intrattenimento, più si dà e più si riceve: Giannino Venerandi non ha mai temuto di investire nelle scenografie, nelle innovazioni tecnologiche. La gente lo apprezza e torna nel suo locale. Prova ne è il fatto che da 30 anni siamo sempre in pista! La vigilia di Natale, invece, l’ho passata con Flavia e la nostra famiglia di amici in modo molto intimo e piacevolissimo. Il giorno dopo sono andato a pranzo da mia sorella, mentre la sera stessa mi sono esibito in un evento Memorabilia a Deruta: è stato stupendo ritrovare l’altra mia famiglia, quella del Memorabilia e dei fan che, fedelissimi, ci hanno seguito anche in trasferta per assistere a questo evento. A Capodanno sono tornato all’Odissea e all’Anima, dove era in programma un dinner show sfarzoso per festeggiare la fine dell’anno in tutte le sale del locale. Il 5 gennaio, avendo un’anima propensa al “coast-to-coast”, l’ho trascorso a Firenze con una performance all’ Insomnia di Antonio Velasquez. Il giorno dell’Epifania, infine, mi sono riposato dato che la notte precedente avevo svolazzato sulla scopa tutto il tempo.

 

Il trentennale dell’ Odissea Fun City di Treviso

Il Carnevale di Venezia ti ha visto, come sempre, nelle vesti di Gran Cerimoniere. Qual è stato lo spirito che ha animato l’edizione 2024 della kermesse?

Grazie al procedere dei lavori di sistemazione della pavimentazione di Piazza San Marco, è stato possibile allestire un palco più grande dove finalmente si sono potuti ripristinare spettacoli come il Concorso della Maschera più Bella e la presentazione delle Marie. Personalmente adoro gli appassionati del travestimento: creano dei costumi e delle maschere meravigliose, sono i protagonisti assoluti, lo zoccolo duro del Carnevale, che è fatto sì di numerosi spettacoli in tutta la città metropolitana e soprattutto all’Arsenale, come pure di uno spettacolare corteo acqueo in pre-apertura, ma è fatto soprattutto di questi straordinari personaggi che si muovono tra la piazza, le calli e i campi! Quest’anno il Carnevale era dedicato al 700esimo anniversario della morte di Marco Polo. Ma il grande esploratore veneziano è stato raccontato in modo inedito, e il direttore artistico Massimo Checchetto in questo si è rivelato geniale: il focus non era incentrato su “Il Milione”, bensì su ciò che il ragazzino Marco Polo ha immaginato quando lo zio gli ha detto che al suo ritorno in Cina l’avrebbe portato con lui. Sui sogni, cioè, che Marco Polo ha imbastito in base ai racconti di viaggio dello zio. È stata una visione anche un po’ fantasiosa, non priva di momenti che hanno celebrato il Marco Polo adulto, tornato dalla Cina con un’enorme ricchezza (soprattutto di esperienza). È stato bellissimo rivedere la piazza piena, miriadi di maschere…c’è stata un’affluenza di turisti e appassionati davvero notevole.

 

Il palco orientaleggiante di Piazza San Marco: i sogni di un Marco Polo ancora bambino sul suo futuro viaggio in Cina

Io, esibendomi prevalentemente in Piazza San Marco, sono stato esonerato dal vestire i consueti panni di Maestro di Cerimonie al Dinner Show Ufficiale organizzato al Casinò da Antonia Sautter. Ho partecipato soltanto a una serata, quella di Giovedì Grasso, su invito del sindaco. E’ stato molto bello assistere al Gala come special guest: mi sono complimentato con Antonia perché ha ideato una scenografia e una regia davvero speciali sul tema “La corte del Gran Khan”.

 

Durante il Gala delle Marie al Teatro La Fenice

L’ Associazione Internazionale del Carnevale di Venezia, della quale sei socio fondatore oltre che direttore artistico, quest’anno ha celebrato il suo 25esimo compleanno. Come lo avete festeggiato?

In un modo straordinariamente meraviglioso. La Presidente, Giovanna Barbiero Bonaventura, mi ha dato fiducia completa per cui ho curato la direzione artistica di quattro eventi, ma non solo: ho potuto anche partecipare, cosa che non succedeva da anni perché ero sempre impegnato al Dinner Show Ufficiale del Casinò. La prima serata di gala l’abbiamo organizzata al Palazzo Pisani di Santo Stefano, dove ha sede il Conservatorio “Benedetto Marcello”. L’intento era quello di celebrare coloro che hanno creato la colonna sonora dell’immaginario del Carnevale veneziano settecentesco, quindi ha avuto luogo un omaggio ai grandi musicisti veneziani dell’epoca: Vivaldi, Alessandro e Benedetto Marcello, Claudio Monteverdi e così via. Io ho interpretato proprio Antonio Vivaldi, soprannominato “il prete rosso”, indossando il mio iconico abito in total red con ruota di 15 metri di diametro nell’ atrio maestoso di quell’incredibile palazzo. Con trucco e parrucca ad hoc, mi sono tramutato in un enorme Vivaldi che accoglieva gli ospiti del ballo sulle note della sua opera sinfonica “L’estro armonico”, che era pure il titolo dell’evento. Per gli intrattenimenti musicali abbiamo ingaggiato gli allievi dei corsi avanzati del Conservatorio, i più preparati sul Barocco, ma la cosa più straordinaria è stata la partecipazione di Vittorio Grigolo, uno dei più grandi tenori  mondo.

 

Con il Maestro Vittorio Grigolo, celebre tenore, ospite d’onore dei festeggiamenti per il 25esimo anniversario dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia

Grigolo si è fatto promotore di una tesi importante, l’incoraggiamento dei giovani: i giovani vanno incoraggiati affinché studino e possano avere una carriera brillante come la sua. E poi ha cantato insieme a noi, in maniera festosa, giocosa, non ufficiale…Durante la serata abbiamo fatto una donazione al Conservatorio di modo che si possa proseguire con il suo restauro, e c’è stato anche un momento dedicato alla beneficienza alla Onlus “Prorett” per la ricerca sul morbo di Rett, una grave patologia neurologica. Questo primo evento, tra le varie animazioni, la bellezza degli allestimenti, l’eleganza della location, è stato senza dubbio il più bello del Carnevale! Si è svolto Venerdì Grasso, mentre il giorno dopo, come tutti gli anni, abbiamo organizzato il Corteo delle Nazioni in onore del Corpo Consolare di Venezia. Il corteo di gondole è saltato a causa del maltempo, ma lo spettacolo è stato eccezionale: quattro giovani talenti del Conservatorio si sono esibiti in un concerto di adattamenti per chitarra di arie famose. Vittorio Grigolo ha voluto partecipare e ha cantato assieme ad altri artisti il brindisi della Traviata, brindando ai 25 anni dell’Associazione alla presenza del corpo diplomatico e delle massime autorità cittadine…. A questo prestigioso evento è seguito un cocktail a Ca’ Sagredo, un hotel di lusso che ci ospita ogni anno.

 

Ancora uno scatto con il Maestro Vittorio Grigolo

La domenica sera, invece, nel portico antico e bellissimo della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista (sede di una delle congregazioni più importanti di Venezia), abbiamo riprodotto l’ambasciata del Gran Khan illuminando lo scenario con centinaia di candele a LED. Questo luogo, dall’ atmosfera a metà tra il Medioevo e il Rinascimento, era proprio la location perfetta per una cena ravvivata da antiche danze dell’Impero Celeste, una delle quali beneaugurante per il Capodanno Cinese che è coinciso con la data dell’evento: si è esibita una ballerina dell’etnia Miao che indossava dei magnifici costumi antichi. In chiusura, abbiamo proposto un concerto di musica medievale per ricordare Marco Polo e l’Oriente del Gran Khan. È stata una festa meravigliosa…La cena nel portico si è svolta tra cuscini, coperte e pellicce in stile mongolo! La sera del Martedì Grasso siamo stati gli unici che hanno potuto organizzare una festa nel famosissimo Palazzo Pisani Moretta, splendidamente illuminato da lampadari con candele vere. Questa atmosfera così calda, così intima, così autentica, ci ha accompagnato per tutto il Carnevale.

 

Un video mozzafiato dell’ evento di Gala a Palazzo Pisani Moretta in occasione dei 25 anni dell’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia

A proposito di esploratori come Marco Polo: in quali lande ti porterà il tuo Grand Tour?

Mi porterà in Medio Oriente, a Dubai, e alla fine dell’anno – credo e spero – in Azerbaijan e addirittura in Cina. Diciamo che il mio Grand Tour sta volgendo a Oriente! In Cina c’ero già stato, ma stavolta andrò a Pechino e nelle città più importanti a portare il saluto e le atmosfere del Carnevale di Venezia: c’è un gemellaggio in corso e una delegazione cinese è già venuta in Italia a fare dei meravigliosi spettacoli, anche pubblici.

Parallelamente al tuo ruolo “principesco” e sfarzoso di Maestro delle Cerimonie, hai sempre portato avanti quello di icona della nightlife, del “Teatro Notturno” che prende vita tra le luci stroboscopiche dei club. Che ci dici degli eventi che ti vedranno protagonista nel mondo della notte?

Stasera ci sarà il primo Memorabilia dell’anno al Cocoricò, in aprile ho in programma un Memorabilia a Bologna e una serata anni ’90 dedicata alla East Coast dei club in quel di Fabriano. I mesi di marzo e aprile, quindi, sono contrassegnati da eventi importanti. Per il resto, sarò a cadenza mensile al dinner show dell’Odissea.

 

Stasera, al Cocoricò di Riccione, il primo appuntamento dell’anno con il Memorabilia

Parliamo della Festa di Marzo per eccellenza, la Giornata Internazionale della Donna: so che l’hai festeggiata in modo molto speciale. Puoi raccontarci qualcosa in merito a questa iniziativa?

Specialissimo, direi: sono stato invitato dall’organizzazione del Gran Ballo dei Principi e delle Principesse, presieduta da Delia Grace Noble, a prendere parte a una trasferta voluta dai Reali di Dubai. L’evento si è tenuto nell’albergo più iconico e lussuoso del mondo, il Burj Al Arab Jumeirah, dove per la prima volta, in un paese con quelle tradizioni, è stata celebrata ufficialmente la Festa della Donna: un fatto molto importante. Il Gran Ballo è stato patrocinato dal Principe Alberto di Monaco, però senza un protocollo ufficiale per renderlo una festa il più possibile autentica, organizzata con il cuore. Io, da Maestro di Cerimonie casanoviano quale sono, vi rivelo che Casanova ha sostenuto di aver amato tutte le donne che ha avuto, anche se per una sola notte. Le sue amanti si sentivano veramente amate, sebbene poi lui le lasciasse “per il loro bene”!

 

Al Gran Ballo dell’8 Marzo al Burj Al Arab di Dubai insieme a Delia Grace Noble

Che tipo di valenza riveste per te la Festa della Donna? Si rivela una data dai caratteri più che altro giocosi o davvero può riuscire a catalizzare l’attenzione sulla condizione femminile?

Dovrebbe catalizzare l’attenzione sulla condizione femminile, perché è nata da una tragedia. In decenni “festaioli” come gli anni ‘80, ‘90 e 2000 (negli anni ‘70 veniva percepita diversamente), la Festa della Donna è stata considerata un po’ la giornata in cui le donne potevano trasgredire e darsi ai divertimenti goliardici tipici degli uomini. Ma non è quello il senso che deve avere l’8 Marzo. Questa festa è molto importante, celebrativa dell’importanza della donna e del fatto che può avere la stessa forza di ribellione dell’uomo, perché sorse in seguito alla rivolta di alcune operaie che si chiusero nella fabbrica per far valere i loro diritti e furono bruciate lì dentro. Per cui divertiamoci, ma non dimentichiamoci di portare avanti una lotta seria per i diritti di genere. E’ essenziale che si evidenzi questo aspetto, oltre a quello festaiolo e giocoso. A mio avviso, la lotta per la parità di genere è il perno della Giornata Internazionale della Donna.

 

Il Burj Al Arab, il luxury hotel di Dubai dall’iconica forma a vela

Un suggestivo tramonto sul Golfo Persico

Nonostante l’8 Marzo sia ormai alle nostre spalle, cosa auguri a tutte le donne?

Dovremmo riflettere tutti i giorni sul fatto che le donne sono preziose per la società, per la cultura, per l’imprenditoria, e anche e soprattutto per la famiglia. Perciò il mio augurio è che ogni giorno ci si ricordi di quanto grandi meravigliose e importanti siano le donne per il genere umano, oltre ad essere portatrici di vita e vitalità. E poi, hanno una sensibilità, un’intelligenza e un’intuizione che gli uomini raramente possiedono. Per cui viva le donne, viva le donne per quanto speciali sono sempre, tutti i giorni dell’anno! E non dimentichiamoci dei problemi che sono costrette ad affrontare, perché da troppi anni sono sempre gli stessi. Cerchiamo di dare alla donna il posto che merita, da sempre e per sempre, nella società!

 

Nei panni di Casanova (“che ha amato tutte le donne che ha avuto, anche se per una sola notte”) al Gran Ballo del Burj Al Arab

Qual è la tua opinione sui femminicidi, un fenomeno tristemente dilagante?

Le donne si stanno emancipando sempre di più e credo che certi uomini non riescano ad accettarlo, così partono all’attacco e diventano aggressivi. Il problema è che anche se oggi molte donne prendono il coraggio di denunciare, non ci sono ancora, purtroppo, l’attenzione e la sensibilità adeguate per prevenire questi crimini, neppure quando vengono segnalate situazioni a rischio. A mio parere non basta aumentare le pene, è necessaria un’attenzione ai segnali. Bisognerebbe tenere in considerazione anche solo un accenno di violenza fisica, verbale o economica (perché esistono anche i ricatti economici) …Le donne devono potersi tutelare. Gli omicidi sono sempre più terrificanti, la situazione è molto grave come lo è quella dei giovani che, abbandonati a se stessi, si perdono nei meandri delle risse, delle baby gang e via dicendo. I social possono essere droghe ancora più pericolose delle sostanze stupefacenti. Bisogna ritornare a umanizzare questa società, soprattutto per quanto riguarda un’età in cui i confronti tra pari o gli insegnamenti degli adulti dovrebbero essere accolti, accettati. La scuola dovrebbe avere un ruolo fondamentale, riuscire a comprendere come nascono questi disagi ed aiutare i giovani ad affrontarli.

 

Un’immagine “caleidoscopica” del Principe

Una domanda sui tuoi progetti futuri non può mancare: cosa bolle in pentola per il Principe Maurice, dall’Equinozio di Primavera in poi?

La primavera per me è una stagione meravigliosa, un periodo di rinascita pieno di fermenti e di intenzioni. C’è nell’aria il fatto di poter riuscire a concretizzare progetti già esistenti ma anche progetti nuovi che riguardano la musica e il teatro, la mia dimensione ormai più autentica, da proporre sia in discoteca che a teatro. Una mia aspirazione (oltre a quella di affrontare il tema di far rivivere il mio fratello gemello attraverso un doppio monologo) sarebbe quella di portare a teatro il mio Teatro Notturno con atmosfere techno come chiusura di un cerchio. Su alcuni progetti specifici mantengo un velo di mistero, però voglio che sappiate che il centenario della Callas ha scatenato in me un desiderio irrefrenabile di poter far conoscere ai giovani il personaggio meraviglioso, quasi divino, di Maria. Altro non posso dire! (ride, ndr.) Maria Callas è stata speciale perché ha saputo colmare la mancanza che c’era nella filosofia del melodramma: sosteneva che le cantanti dovessero esprimere al meglio la propria voce nelle opere che interpretavano, ma anche esprimere al meglio il ruolo che impersonavano. Questo merito incredibile che ha avuto ha rivoluzionato il teatro dell’opera e si presta a poter essere riproposto come esempio di completezza, di ricerca: un invito a non fermarsi mai anche quando si è raggiunto il massimo del successo, a non avere limiti a livello di creatività, curiosità, studio e via dicendo per poter veramente lasciare un segno.

 

Davanti a un ritratto di Maria Callas, “la Divina”, nel foyer del Teatro La Fenice

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

Libertà

 

“Quando rientrai a Parigi nel settembre 1929 la cosa che subito m’inebriò fu la mia libertà. L’avevo sognata fin dall’infanzia, quando con mia sorella giocavo a fare “la ragazza grande”. Ho già descritto con quale passione l’avessi invocata da studentessa. E d’un tratto, ecco che la possedevo; ad ogni gesto che compivo mi meravigliavo della mia leggerezza. La mattina, appena aprivo gli occhi, mi sentivo stordita di felicità. (…) Pagavo una pigione alla nonna, e lei mi trattava con la stessa discrezione delle altre pensionanti; nessuno controllava le mie entrate e le mie uscite. Potevo rientrare all’alba o leggere a letto per tutta la notte, dormire in pieno mezzogiorno, restarmene murata per ventiquattr’ore di seguito, scendere improvvisamente in strada. Facevo colazione con un bortsch da Dominique, pranzavo alla Coupole con una tazza di cioccolata. Mi piacevano il cioccolato, il bortsch, le lunghe sieste e le notti di veglia, ma soprattutto mi piaceva vivere a mio capriccio. Non c’era quasi nulla che me lo impedisse. Constatavo con gioia che il “serio dell’esistenza” di cui gli adulti mi avevano intronato le orecchie, in realtà non era un peso troppo greve. Dare i miei esami, certo non era stato uno scherzo; avevo duramente penato, avevo avuto paura di non farcela, avevo cozzato contro ostacoli, stancandomi. Adesso non incontravo resistenze da nessuna parte, mi sentivo in vacanza, e per sempre. Qualche lezione privata, e un incarico al Liceo Victor Duruy, mi assicuravano il pane quotidiano; questi lavori non mi davano alcuna noia, poichè, eseguendoli, mi sembrava di dedicarmi a un gioco nuovo: giocavo alla persona adulta. Darmi d’attorno per trovare delle lezioni private, discutere con le direttrici e coi genitori degli allievi, combinare il mio bilancio, contrarre prestiti, rimborsarli, calcolare, tutte queste attività mi divertivano poichè le compivo per la prima volta. Ricordo l’allegria che mi diede ricevere il mio primo stipendio. Avevo l’impressione d’imbrogliare qualcuno.”

Simone De Beauvoir, da “L’età forte” (Einaudi)