“Làgrimas de Filigrana”: la Spagna profonda di Diego Diaz Marin

 

“Es mi problema”. Le parole si srotolano senza sosta, ritmiche e cadenzate, come in un poema. Fluide e  ipnotiche, alternando frasi consequenziali e contrastanti. Frammenti evocativi sciorinati in un continuum che la punteggiatura, anzichè arrestare, infittisce. Un inizio e un titolo perfettamente identici donano forza e impatto semantico al concetto,  ribadendolo come il refrain di una canzone: sono i fluenti versi di Brenda Germade ad introdurre la photostory che Diego Diaz Marin ha ambientato nelle location “infuocate” della Spagna più profonda. Quella Spagna del Sud pervasa, in ugual modo, di drammi e passioni sotto un sole cocente. Quella Spagna dei potenti emblemi della tradizione. Quella Spagna pittoresca, folkloristica e intrisa di duende che si  esprime  tra un tablao, una plaza de toros e una sevillana . Di quella Spagna Diego Diaz Marin – il talentuoso fashion photographer andaluso che i lettori di VALIUM conoscono ormai bene – riprende i simboli per offrirne una contemporanea chiave di lettura, accentuandone le sfumature in cromie vibranti che traducono la quintessenza di un paesaggio fisico e morale. All’ orizzonte di un panorama brullo, inaridito dal sole, si staglia la meravigliosa scenografia naturale di un cielo turchese ed abbagliante: un azzurro terso, vivido, pronto a diluirsi in infinite nuance di viola nel momento in cui il tardo tramonto del sud tinge di tonalità intense emozioni e sensazioni, amplificandole a dismisura.

 

 

 

 

Lagrimas de filigrana, il titolo dello shooting, si insinua nel racconto tessendo una preziosa trama: in arabeschi sottili di pathos condensa un mood struggente e passionale come la melodia impregnata di vento, naturaleza e sabbia di un cante jondo. La sagoma di un toro enorme incombe sullo sfondo, tanto nera quanto gli abiti che indossa la novella Carmen di Diaz Marin: pizzi, veli e trasparenze vengono alternati ad un gilet da torero portato sulla pelle nuda, come la gonna dallo spacco inguinale. Con i capelli pettinati a crocchia nel più puro stile flamenco, l’ eroina del racconto si circonda di accessori in cui rivive il cuore dell’ essenza de Espana: cappello nero, garofani color rosso fiammante e banderillas sono le armi con le quali affronta la tradizione di un’iconografia gloriosa, in una sfida che vedrà entrambe vincenti.

 

 

 

 

 

 

 

Scintillano su questi ritratti di sensuale atmosfera i gioielli Schield, evocativi e scenografici, imprescindibili dettagli che enfatizzano la personalità della muchacha con straordinario impatto. E mentre il toro si sfida – sdrammatizzandone la presenza con una danza nei paraggi delle enormi zampe – oppure si sfugge – in un abito di un arancio vibrante che sostituisce, con ironia, il rosso d’ordinanza – a sorpresa appare il compare fedele del campesino: l’ asinello nero delle terre brulle, sul quale il long dress immacolato e geometrico della protagonista si staglia a contrasto.

 

 

 

 

 

La sera cala veloce e il cielo si tinge di viola, in gradazioni sempre più intense. Suggestioni urbane e campestri si fondono, niente affatto stridenti, nella voluminosa pelliccia rosa di una Carmen votata al glamour seduta a pochi passi dalla  capanna del toro. E’ l’ ora de las copas e de las tapas : alla protagonista non rimane che approssimarsi alla decappottabile con la quale ha compiuto il viaggio. A modo suo, libera, senza vincolo alcuno, seguendo la scia del tramonto. In un total black che alla sensualità di una vertiginosa scollatura contrappone il pizzo fitto della mantiglia la protagonista si sdoppia, si triplica, come ad incarnare quelle bambole fatte in serie e vestite di abiti tradizionali che vengono vendute nei souvenir shop de La Rambla. E’ l’ ultimo atto di un’ avventura caliente che ha rivelato, in controluce, tutto il valore intrinseco di una preziosa trama filigranata: dalle lacrime poco drammatiche, e molto giocose.

 

 

 

 

 

Story & Words (Es mi problema): Brenda Germade – Photos: Diego Diaz Marin – Stylist: Yolanda Quintas – Model: Pati Vaquerizo – Hair & Make Up: Coello Casado – Making Off: Dani Germade.

“Raiders of Beauty”: Diego Diaz Marin per Luisaviaroma

 

Due donne, due amiche – come lascia presagire l’ intimità che le lega – immerse negli straordinari colori, riflessi e giochi di luce del Parco Stibbert, a Firenze, che regala scorci paesaggistici e architettonici dalla suggestività unica ma anche densi di un tocco di profuso mistero: è qui che il fashion photographer Diego Diaz Marin ambienta il suo recente shooting per Luisaviaroma, celeberrimo rivenditore on line di moda che annovera tra le sue proposte le collezioni dei più prestigiosi fashion designer italiani ed internazionali. La location, valorizzata da sfondi preziosamente insoliti come il tempietto egizio (fatto realizzare da Stibbert tra il 1862 e il 1864, nel pieno dell’ “egittomania” artistica) lascia trapelare il quid enigmatico, e al tempo stesso venato di incanto,  che svariati lavori del talentuoso fotografo spagnolo esprimono, concentrandolo in particolare nelle magnetiche (quanto contorte) personalità delle protagoniste. Diaz Marin, dopo la nomina al Photography Award del Cannes International  Festival of Photography, riallaccia la sua ricerca ai  leit motiv del colore e dei suoi contrasti, degli scatti pervasi da una luminosità “a tinte forti”, in un magico ed incisivo amalgama che fonde moda e genialità creativa. La sua passione per l’azzurro – vibrante, “acquatico”, che vira quasi al verde – riaffiora anche in questo shooting, “imbevendo” letteralmente alcune immagini e calandole in una luce vagamente irreale. In un sapiente gioco di contrasti l’ azzurro si affianca al rosso, “accendendolo”, dona risalto al nero e fa brillare i bijoux indossati dalle modelle.  Riappare anche il fucsia, che riallaccia cromaticamente i motivi decorativi di un cancello sullo sfondo ai dettagli fashion e ad un manto steso al suolo. L’ “imprinting” della palette paesaggistica dei luoghi natii, quella Torre del Mar affacciata sul Mediterraneo e intrisa di un mix di luminosità, vivide nuance e passionalità andalusa, nell’ opera di Diego Diaz Marin rimane una costante: il punto di partenza di una ricerca artistica che ne approfondisce i caratteri in una serie di affascinanti ed incantevoli diramazioni.

 

 

LUISAVIAROMA – RAIDERS OF BEAUTY

August 8, 2014

The age-old exploration of power and beauty goes beyond the walls of modern society this season, creating a world apart, lit by the golden gleams of Moschino, Anton Heunis and Mercantia. Dolce & Gabbana turns the key and opens the door to a mystical kingdom where gardens hold secrets for fearless explorers. Schield crows fight in glorious fury and the light beating of fringed accessories takes on a hypnotic air when treading ancient ground. Wrapped in futuristic furs like Emanuel Ungaro’s geometric design, the most timeless adventurers know that to step into the future they must discover the past.

 

 

 

 

 

 

 

 

Photography: Diego Diaz Marin

Styling: Valentina G.Ottobri

Make-up: Jacopo Nucciotti

Hair: Nino Maiorana

Special thanks to Parco Stibbert, Florence

 

Diego Diaz Marin ‘racconta’ i foulard di Coralie Prévert

 

Ormai lanciatissimo, il giovane fashion photographer andaluso Diego Diaz Marin si prepara a calcare la Croisette in occasione del Festival Internazionale della Fotografia di Moda, che da dodici anni omaggia i grandi nomi esponendo al tempo stesso, in una grande mostra a cielo aperto, le opere di selezionati e promettenti maestri dello scatto Fashion. Nel frattempo, ispirandosi costantemente alla forma artistica del photofilm, Diaz Marin annovera nel suo CV un numero crescente di shooting dalle caratteristiche atmosfere e dai vividi colori divenuti ormai il suo trademark: la advertising campaign realizzata per il brand fiorentino di foulard Coralie Prévert ne è un esempio pregnante. Ritroviamo ancora una volta una protagonista femminile dalla personalità intrigante ma vagamente borderline, alla ricerca di un luogo e di situazioni che possano esprimere al meglio la sua essenza. Spesso si tratta di fughe, reali o immaginarie, che hanno inconsciamente un’unica direzione: quella del viaggio interiore. La protagonista dello shooting per Prévert non fa eccezione: cerca un rifugio e lo trova in un’ antica pensione, chiude fuori il mondo grazie ad un enorme cancello in ferro battuto e si introduce in un’ angusta stanza tinteggiata  di un azzurro intenso.

 

 

La donna entra, è sola. Varca la soglia quasi interamente ricoperta da un foulard, volto e testa compresi. Alla ricerca della propria identità, il suo volto scompare celato dalla stoffa leggera, dalle variopinte stampe. La donna si accascia a terra, si siede su un tappeto dove, in un’atmosfera un filo opprimente, dà inizio alle sue riflessioni.

 

 

Filtra la notte, dal cancello imponente. Dopo aver recuperato una vecchia sdraia anni ’70 a listelli in gomma, la donna gioca a coprirsi e scoprirsi con un grande foulard impalpabile nei toni del blu, del verde e dell’ arancio. I foulard sono la sua compagnia notturna: li giostra, li sperimenta su diverse parti del corpo, li utilizza per scoprire una sè stessa inedita, interpretando ruoli sempre diversi sullo sfondo di pareti  di un azzurro talmente intenso da tramutare l’ ambiente in una sorta di acquario.

 

 

 

 

“Una, nessuna, centomila”? I foulard rappresentano per lei una maschera e una nuova identità al tempo stesso, frantumandola in innumerevoli sfaccettature. Leggerissime o più setose, in fitti pattern geometrici o fantasie sofisticate,  le creazioni di Coralie Prévert sono una sorta di strumento, un viatico per intraprendere il proprio viaggio interiore.

 

 

 

 

E mentre la notte avanza cadenzata dalle sue impersonificazioni, giunge il finale: il sipario si chiude sulla donna completamente avvolta in un  foulard come fosse un bozzolo, novella crisalide. Pronta a librarsi, con ali di farfalla, verso una nuova vita. Non è forse un caso che lo scenario degli scatti di Diaz Marin abbia subito – nel frattempo – un improvviso mutamento cromatico: le mattonelle del pavimento, la sedia a sdraio ed il tappeto hanno abbandonato, come per incanto,  il color ruggine e il terracotta originario per tingersi di un vibrante rosa fucsia, più ‘femminile’ ed incisivo. L’ identità si ricompatta abbandonando ogni travestimento, tracciando linee di definizione palpitanti e intense. Come disse Antonio Machado: ” L’ essenza del Carnevale non risiede nel mettersi in maschera, bensì nel rimuovere il volto. E nessuno è così ben abbinato al proprio da non aspirare a mostrarne un altro, qualche volta. “

 

 

Ipnotica: la pre-collezione estiva di accessori Cavalli in un photofilm di Diego Diaz Marin

 

Si intitola Ipnotica il photofilm lanciato da Roberto Cavalli per presentare la sua pre-collezione estiva di accessori.  Autore degli scatti è ancora un volta il talentuoso Diego Diaz Marin, che con la direzione creativa di Rachele Cavalli ha ideato il concept e realizzato fotograficamente le sequenze che ne sviluppano la storia: un excursus dai tratti surreali e onirici, tinto dei colori vibranti che caratterizzano la produzione artistica del giovane fashion photographer andaluso. Ambientato nella location del castello Sammezzano, in Toscana, Ipnotica ne mostra il suggestivo quid di reminescenze architettoniche marocchine e sivigliane.  In un mood che mescola sensualità, glamour e vagheggiamenti, gli scatti fotografici raccontano la storia della protagonista – la top model Natalia Karimova – evidenziando  la squisita ricercatezza degli accessori Cavalli. Una preziosità che ammalia la bellissima donna a punto tale da farla cadere in un sonno incantato, trasportandola in una sorta di viaggio emozionale che la conduce in lontane terre d’Oriente. Le tappe iniziali del sogno la calano in un antico castello dall’ atmosfera asettica dove lei, con i suoi accessori, può sentirsi assoluta regina. Diaz Marin rende egregiamente la freddezza del luogo tramite una ricca palette di azzurri, che vanno dalle nuance del celeste a quelle del turchese passando per un incisivo bluette. Successivamente, l’azione si sposta in uno scenario dai caratteri esotici in cui i cammelli, gli edifici ed i colori intensi, ambrati, luminosi denotano un tipico paesaggio mediorientale. Il viaggio onirico avrà fine solo con il risveglio della protagonista: al piccolo shock iniziale si sostituisce la consapevolezza di poter rivivere, ogni giorno, le emozioni del sogno grazie agli incantevoli accessori della Maison toscana. La pre-collezione estate 2014 si incastona sublimemente nella storia: oggetti del desiderio allo stato puro, le zeppe design, i gioielli stilosi, le borse di classe curate nei minimi dettagli irrompono nella realtà in tutto il loro splendore. Tramutando l’ esistenza quotidiana in un’ autentica, immaginifica vita da sogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Schield presenta ‘Fuga tropicale’, racconto fotografico di Diego Diaz Marin

 

Per il lancio della sua nuova collezione Spring/Summer 2014, Schield si affida nuovamente all’ estro e alla genialità creativa del fotografo andaluso Diego Diaz Marin. Il brand di gioielleria e bijoux di alta moda fondato da Roberto Ferlito affonda le radici della propria identità in una lavorazione artigianale meticolosa e ricercata, che unisce alla preziosità dei materiali una minuziosa rifinitura a mano dei modelli. La campagna pubblicitaria della collezione dedicata alla stagione calda, com’è consuetudine per Diaz Marin, è basata su un concept sviluppato in una sequenza di immagini che delineano una ministoria: Fuga tropicale, questo il titolo del racconto fotografico in questione, ha come protagonista una splendida donna dalla personalità complessa e vagamente disturbata. Ironica ma tormentata, la donna decide di compiere una fuga verso le calde ed assolate terre della California con un’ unica compagnia, quella dei suoi gioielli Schield.

 

 

La vediamo dunque, scatto dopo scatto, farsi strada all’ interno di una rigogliosa vegetazione tropicale che poi scopriamo essere una serra, mentre si cimenta con un tubo innaffiatoio in gomma o rimane comodamente seduta su una sdraia in listelli di plastica dal sapore rétro. Sogno e realtà sembrano sovrapporsi, in lei, costantemente: fuga onirica o prove generali di una fuga? Questa ambiguità, che compare come un leit motiv nelle campagne pubblicitarie di Diego Diaz Marin, costituisce il punto di forza del racconto e l’ elemento di attrazione che cattura immediatamente chi si accinge a decifrarne le immagini. La realizzazione fotografica è di enorme impatto: l’ azzurro, una costante nei lavori di Diaz Marin, si diluisce stavolta in un verde particolarissimo che ne contiene tracce e che caratterizza quasi in toto la tonalità della vegetazione in cui la protagonista è immersa. I colori, decisi e vibranti come il fucsia, l’ arancio, il bianco, il giallo e l’ azzurro stesso, risaltano negli outfit indossati dalla ‘fuggiasca’ e nei dettagli, ricreando un vero e proprio ‘paesaggio a tinte forti’ che riflette la personalità senza mezzi toni della donna.

 

 

E poi, su tutto, spiccano i gioielli: scenografici e sofisticati, tempestati di colore o meno, rappresentano una delizia per gli occhi. Le rondini, le mosche e i dragoni della linea Frozen Fly vengono appositamente reinterpretati per la stagione estiva, adottando materiali ed un design più attinenti ai  mesi caldi. Ecco quindi che le perle della serie Dragon Pearl si tramutano in turchese e corallo, le rondini vengono impreziosite dai bagliori multicolor dei cristalli Swarowski e le mosche, abbandonando il fiocco di neve su cui durante l’ inverno erano posizionate, diventano protagoniste assolute. Ancora una volta, la maestria e le innate doti artistiche di Roberto Ferlito e di Diego Diaz Marin si intrecciano e si esaltano a vicenda, incastonandosi nella cornice preziosa e ideale degli scatti vividi e traboccanti di sensualità del fotografo nato nel 1987 nei pressi di Malaga: un giovane talento dell’ advertising e della fashion photography di cui risentiremo parlare a lungo.

 

 

 

 

Schield e ‘The Exhibitionist’, la nuova photostory di Diego Diaz Marin

 

Schield Collection lancia la sua nuova campagna pubblicitaria Autunno/Inverno 2013/14 optando per la formula della photostory e presenta The Exhibitionist, raccontata dalle immagini del giovane e talentuoso fotografo Diego Diaz Marin. Con la modella Anna Rudenko come protagonista, The Exhibitionist immortala in sequenze fotografiche progressive la vicenda di una bellissima donna, affetta da un disturbo di personalità che la spinge compulsivamente a mettersi in mostra: un bisogno che la stimolerà ad entrare, furtivamente,  in un museo per fingersi protagonista di un fashion shooting nella location di una giungla artificiale. Nell’ immaginario servizio fotografico, assume pose che mettono in risalto la sua statuaria bellezza  impreziosita dai gioielli Schield, esibiti scatto dopo scatto. Il suo ‘delirio’ verrà infine placato dal personale di sicurezza del museo, che la allontanerà con forza dalla teca di vetro esotica. Ancora una donna ‘disturbata’, ancora una personalità patologica legata ad  una delle manifestazioni caratteriali più pertinenti al nostro tempo: l’esibizionismo, l’ ossessione morbosa del mettersi in mostra. Diego Diaz Marin, riprendendo un topic che accomuna le protagoniste di The Exhibitionist e di Psychotic Love di Roberto Cavalli – di cui è stato il celebrato autore – sembra affascinato da donne ‘problematiche’ e lievemente megalomani: quel che lo attira, come egli stesso afferma, è la loro dignità, mai scalfita neppure dalle più assurde azioni, la loro superiorità morale rispetto ai gesti stravaganti compiuti. Il formato della photostory è l’ideale per raccontare personaggi e vicende esprimendone la dinamicità, la fluidità, il movimento nella serie di scatti in sequenza cronologica, piuttosto che in una singola foto.  Il colore vivido, forte e profuso, è un elemento costante nella fotografia di Diaz Marin: The Exhibitionist sancisce il predominio dell’ azzurro, un turchese brillante quasi da fondale marino che crea un link tra background, occhi della protagonista e dettagli del suo look come lo smalto alle unghie dello stesso colore. Su questo sfondo dalla tonalità  monocroma, la esibizionista e gli animali imbalsamati del museo risaltano in modo particolare, avvolgendosi nella velatura onirica della realtà parallela da lei vissuta. La sensualità e il glamour vengono abbondantemente emanati da una Rudenko che indossa top attillati,  reggiseni a fascia, pantaloni in pelle, camicie bianche perfettamente ‘aggiustate’ al corpo e con i capelli biondi, liscissimi, accuratamente pettinati all’ indietro.

La sua sofisticatezza, la sua eleganza ci spingono a parteggiare per lei condividendo la sua fantasticheria con l’indulgenza  che si riserva a chiunque deleghi all’apparenza un ruolo supremo anche se fittizio: un leit motiv della nostra contemporaneità, dopotutto. Il fascino ammaliante mantenuto nella compulsività stimola condivisione, ammirazione dell’ audacia al di là di qualsiasi condanna, un sorriso divertito nei confronti di chi, con caparbietà e sventatezza, tenta comunque di vivere un proprio sogno. La photostory di Diego Diaz Marin si rivela dunque, oltre che un perfetto veicolo pubblicitario, ottimo strumento indagatore della realtà che si avvale di due motivi fondamentali: il glamour e la fantasia. Il che, non guasta.

 

 

The Exhibitionist

Fotografo: Diego Diaz Marin

Stylist: Roberto Ferlito e Diego Diaz Marin

Modella: Anna Rudenko

Hair Stylist: Nino Maiorana

Make Up Artist: Carla Sorrenti

Roberto Cavalli presenta Psychotic Love

 

Un film fuori dagli schemi, composto da sequenze fotografiche che sviluppano un storia espressa dal titolo – Psychotic love – in modo calzante: è il progetto più recente di Roberto Cavalli, che si avvale della direzione creativa di Rachele Cavalli e degli scatti di Diego Diaz Marin. Un progetto mirato a promuovere la nuova collezione accessori del brand evidenziando, in particolar modo, l’ iconica Hera bag. Protagonista del film è una star volitiva e ribelle, fortemente caratterizzata da una fluente chioma di capelli ramati, che si muove nei dintorni di una immensa magione di campagna – e poi al suo interno – senza mai separarsi da una gallina nè dalla sua Hera bag. Le esperienze che vive, sequenza dopo sequenza, evidenziano un suo disagio crescente sempre più ossessivo accompagnato da una progressiva variazione nei colori delle immagini, che si tramutano in toni inesorabilmente dark di pari passo con l’ implosione psichica della protagonista. Il film intanto, enfatizzando i superglamourous accessori del brand, si snoda tra tonalità di estremo impatto che amalgano, in modo artistico, gli outfit della ‘donna sulla crisi di nervi’ all’ ambiente circostante quasi mimetizzandoli in esso. Le sequenze lasciano sporadicamente spazio a scatti in cui il corpo della star si moltiplica a dismisura e crea giochi geometrici intrecciandosi con elementi dello sfondo, dando vita a sorprendenti effetti psichedelici. Le foto di Diaz Marin sono splendide realizzazioni artistiche che eccellono sia nel ritrarre le ambientazioni in esterno che in interno, partendo dalla sorta di iniziale trip ‘bucolico’ della protagonista fino ad arrivare alle claustrofofiche crisi nella sua cupa abitazione. La scena finale del film mostra la star in procinto di abbandonare tutto: circondata da bagagli e valigie di ogni tipo, si appresta a salpare verso la sua nuova esistenza. La Hera Bag, naturalmente, è lì ad accompagnarla, irrinunciabile compagna di vita e di avventura. Come dire: si può rinunciare a tutto, mai allo stile. (Nelle immagini, alcune sequenze del film).