Diego Diaz Marin ‘racconta’ i foulard di Coralie Prévert

 

Ormai lanciatissimo, il giovane fashion photographer andaluso Diego Diaz Marin si prepara a calcare la Croisette in occasione del Festival Internazionale della Fotografia di Moda, che da dodici anni omaggia i grandi nomi esponendo al tempo stesso, in una grande mostra a cielo aperto, le opere di selezionati e promettenti maestri dello scatto Fashion. Nel frattempo, ispirandosi costantemente alla forma artistica del photofilm, Diaz Marin annovera nel suo CV un numero crescente di shooting dalle caratteristiche atmosfere e dai vividi colori divenuti ormai il suo trademark: la advertising campaign realizzata per il brand fiorentino di foulard Coralie Prévert ne è un esempio pregnante. Ritroviamo ancora una volta una protagonista femminile dalla personalità intrigante ma vagamente borderline, alla ricerca di un luogo e di situazioni che possano esprimere al meglio la sua essenza. Spesso si tratta di fughe, reali o immaginarie, che hanno inconsciamente un’unica direzione: quella del viaggio interiore. La protagonista dello shooting per Prévert non fa eccezione: cerca un rifugio e lo trova in un’ antica pensione, chiude fuori il mondo grazie ad un enorme cancello in ferro battuto e si introduce in un’ angusta stanza tinteggiata  di un azzurro intenso.

 

 

La donna entra, è sola. Varca la soglia quasi interamente ricoperta da un foulard, volto e testa compresi. Alla ricerca della propria identità, il suo volto scompare celato dalla stoffa leggera, dalle variopinte stampe. La donna si accascia a terra, si siede su un tappeto dove, in un’atmosfera un filo opprimente, dà inizio alle sue riflessioni.

 

 

Filtra la notte, dal cancello imponente. Dopo aver recuperato una vecchia sdraia anni ’70 a listelli in gomma, la donna gioca a coprirsi e scoprirsi con un grande foulard impalpabile nei toni del blu, del verde e dell’ arancio. I foulard sono la sua compagnia notturna: li giostra, li sperimenta su diverse parti del corpo, li utilizza per scoprire una sè stessa inedita, interpretando ruoli sempre diversi sullo sfondo di pareti  di un azzurro talmente intenso da tramutare l’ ambiente in una sorta di acquario.

 

 

 

 

“Una, nessuna, centomila”? I foulard rappresentano per lei una maschera e una nuova identità al tempo stesso, frantumandola in innumerevoli sfaccettature. Leggerissime o più setose, in fitti pattern geometrici o fantasie sofisticate,  le creazioni di Coralie Prévert sono una sorta di strumento, un viatico per intraprendere il proprio viaggio interiore.

 

 

 

 

E mentre la notte avanza cadenzata dalle sue impersonificazioni, giunge il finale: il sipario si chiude sulla donna completamente avvolta in un  foulard come fosse un bozzolo, novella crisalide. Pronta a librarsi, con ali di farfalla, verso una nuova vita. Non è forse un caso che lo scenario degli scatti di Diaz Marin abbia subito – nel frattempo – un improvviso mutamento cromatico: le mattonelle del pavimento, la sedia a sdraio ed il tappeto hanno abbandonato, come per incanto,  il color ruggine e il terracotta originario per tingersi di un vibrante rosa fucsia, più ‘femminile’ ed incisivo. L’ identità si ricompatta abbandonando ogni travestimento, tracciando linee di definizione palpitanti e intense. Come disse Antonio Machado: ” L’ essenza del Carnevale non risiede nel mettersi in maschera, bensì nel rimuovere il volto. E nessuno è così ben abbinato al proprio da non aspirare a mostrarne un altro, qualche volta. “