“Gennaio”, una poesia di Rainer Maria Rilke

 

Respirano lievi gli altissimi abeti
racchiusi nel manto di neve.
Più morbido e folto quel bianco splendore
riveste ogni ramo, via via.
Le candide strade si fanno più zitte:
le stanze raccolte, più intense.
Rintoccano l’ore. Ne viene
percosso ogni bimbo, tremando.
Di sovra gli alari, lo schianto di un ciocco
che in lampi e faville , rovina.
In niveo brillar di lustrini
il candido giorno là fuori s’accresce,
diviene sempiterno, infinito.

(Rainer Maria Rilke)

 

 

Le Frasi

 

” Bisogna avere una mente da inverno
Per guardare il gelo e i rami
Dei pini incrostati di neve;
Ed aver avuto freddo a lungo
Per osservare i ginepri sfiniti dal ghiaccio,
Gli abeti spogliati dal barbaglio distante
Del sole di gennaio.”

(Wallace Stevens)

 

 

I carillon di Villeroy & Boch, piccoli capolavori dal fascino d’altri tempi

Le sue note incantate e ipnotiche creano un sottofondo magicamente irreale: non è un caso che il carillon (anche detto “scatola musicale”) sia onnipresente in occasione delle celebrazioni più speciali. Nascite, battesimi, compleanni, ma anche il Natale, dati gli accenti fanciulleschi che impregnano questa festa. E’ un oggetto senza tempo, un cult da collezione: le sue radici sono antiche, ma il fascino che emana è sempre attuale. A Dicembre, si tramuta in un’ idea regalo tutto fuorchè scontata. Riproduce la simbologia natalizia al gran completo, e lo fa in modo eccellente: carillon a forma di angeli, giostrine, abeti addobbati, Babbo Natale e pupazzi di neve spadroneggiano, esaltati da un prezioso savoir faire artigianale.  Ma quando nasce il carillon, esattamente? Dopo l’ invenzione dell’ orologio meccanico. A quell’ epoca veniva chiamato “scatola musicale”, poichè con il termine “carillon” si indicava il meccanismo di funzionamento delle campane dei campanili e delle torri civiche. Con l’ avvento dell’ orologio meccanico, gli artigiani ebbero l’ idea di collegare al suo ingranaggio a una ruota che includeva un sistema di pioli, levette e campanelli: i pioli azionavano le leve, che a loro volta martellavano i campanelli. Dal movimento scaturiva una melodia dolcissima, quasi fatata. Fu l’ orologiaio svizzero Antoine Favre-Salomon, nel 1796, a perfezionare il meccanismo dell’ “orologio musicale”. Chiamò la sua creazione “carillon sans timbre ni marteau” e ne registrò il brevetto. La produzione su vasta scala di carillon ebbe inizio pochi anni dopo, all’ inizio dell’ ‘800. L’ estetica ricercatissima e intrisa di estro contraddistinse da subito quel poetico oggetto.

 

 

In omaggio alle antiche origini della “scatola musicale”, vi propongo la gallery che vedete in questo post: le immagini raffigurano i carillon natalizi di Villeroy & Boch, uno storico marchio tedesco. La fondazione del brand risale nientemeno che al 1748, anno in cui Jean-François Boch aprì un piccolo laboratorio di ceramica in Lorena. Nel 1836 Boch unì le forze con Nicholas Villeroy, attivo nella decorazione della ceramica a Wallerfangen, per fronteggiare la massiccia importazione dall’ Inghilterra del prodotto. Oggi, Villeroy & Boch è uno dei marchi leader nella produzione di ceramica e di articoli per la casa. I suoi carillon natalizi, dall’ aria volutamente d’altri tempi, sono dei piccoli capolavori di raffinatezza. A fare da leitmotiv è la realizzazione in porcellana, parzialmente dipinta a mano e decorata squisitamente.

La notte di Maggio in cui i boschi cantano

 

” Si era recato lassù proprio allora per cercare il legno da fare i pifferi. Sapeva che, tagliando i frassini nella notte tra il 20 e il 21 di quel mese, gli strumenti suonavano meglio. In quella notte di primavera, tutti i boschi della Terra intonano melodie. Pare che un misterioso segnale percorra l’intero pianeta per dire agli alberi di mettersi a cantare. E quelli lo fanno, a squarciagola. Per questo, i pifferi dell’ertano e i violini di Stradivari suonavano così bene. Entrambi tagliavano le piante la notte di primavera, tra il 20 e il 21 maggio, quando i boschi della Terra cantano assieme. Il nostro compaesano aveva ricevuto dagli antenati quel segreto, che passava di padre in figlio. Lo aveva tramandato attraverso le generazioni di un antico liutaio ertano, il quale, si racconta, lo svelò per una botticella di vino a Stradivari quando venne da queste parti in cerca di abeti per i suoi violini. “

 

Mauro Corona, da “I fantasmi di pietra”

 

 

 

 

 

The Christmas I Love

 

Il Natale è terminato, ma solo cronologicamente: la sua magica scia ci accompagnerà per molti altri giorni ancora, almeno fino al 6 Gennaio. Prima che inizi la settimana di Capodanno e arrivi l’attesissimo 2021, quindi, è doveroso dedicargli un tributo. Ho pensato di omaggiare la festa più incantata dell’ anno tramite una serie di immagini che raffigurano la mia idea di Natale: come nel caso del post sul Solstizio di Inverno non si tratta di foto, bensì di illustrazioni. Nessun’ altra espressione artistica, infatti, potrebbe descrivere meglio il Natale che amo. E’ un Natale d’altri tempi, collocato all’ incirca nell’ era vittoriana, quando dire “Natale” voleva anche dire “neve abbondante”, e tutto, nei villaggi nordici dai tetti spioventi, evocava le ammalianti atmosfere della Natività: dalle case adornate di un tripudio di luci agli abeti addobbati persino in aperta campagna, nei boschi, sui lungofiumi. Si viaggiava ancora in carrozza, con gli zoccoli dei cavalli che scalpitavano sui sentieri imbiancati, ma già cominciavano a far capolino le prime auto. Babbo Natale era una figura mitica che nessun bimbo osava mettere in discussione, esisteva e basta. I regali, giocattoli d’ogni specie, venivano portati da lui dopo un lungo viaggio in slitta; su questo non c’erano dubbi. Testimonianze di un’autentica venerazione nei suoi confronti sono le deliziose Christmas card dell’ epoca, che lo ritraggono spesso sullo sfondo di paesaggi fiabeschi. Che Babbo Natale sia reale o meno, persiste sempre una certezza: il Natale è il periodo più magico dell’ anno, e neppure il Covid, la quarantena, la zona rossa potranno mai scalfire questo assioma. Perchè il Natale vive in noi, è un miscuglio di ricordi e sensazioni che ci portiamo dentro sin dall’ infanzia. Il suo spirito riaffiora automaticamente. Basta cercarlo nel cuore, nelle reminiscenze, nei cinque sensi…e con un pizzico di fantasia.