Sulle tracce del Principe Maurice: un Natale sobrio, ma più sfavillante che mai

Un look in red molto natalizio, bombetta e farfallino: il Principe Maurice nel videoclip di  “I think we’d have a good time” di Lorenzo Bosio feat. UNITED ARTISTS

Sarà un Natale particolare, il Natale 2020. Un Natale condizionato dalle regole della “zona gialla” in cui confluiranno le varie “zone rosse” ed “arancioni”, un Natale di restrizioni e limitazioni negli spostamenti. Un Natale senza mercatini, senza party, senza eventi nè veglioni.  Le feste di fine anno, a causa del Covid, si preannunciano sobrie, all’ insegna del binomio “mascherina e distanziamento”. Una domanda sorge spontanea: riuscirà a sopravvivere, l’atmosfera natalizia, a tanti vincoli? La gioia del ritrovarsi, il calore familiare, il gusto di festeggiare torneranno puntuali (seppure in versione “emergenza sanitaria”) o verranno intaccati dalle molteplici proibizioni? Basti pensare che, per evitare assembramenti, persino i classici Happy Hour degli auguri e le cene al ristorante saranno off-limits. Quando incontro il Principe Maurice non posso fare a meno di pensare che le imminenti festività ci priveranno, giocoforza, anche delle sue sfavillanti esibizioni. Ma il Principe è tutt’altro che afflitto: combattivo come sempre, ancora più effervescente del solito, si sta buttando a capofitto in una miriade di nuovi progetti. Tra cui risaltano, in linea con il periodo, gli impegni a tutela dell’arte e degli artisti. Di recente, Maurice è stato infatti nominato Portavoce dei valori culturali e sociali del Silb-Fipe, l’ Associazione Nazionale che riunisce le imprese dell’ intrattenimento serale e notturno, ed è fortemente intenzionato a tenere alta la bandiera dei lavoratori dello spettacolo in questi mesi di incertezze e di profonda crisi. La nostra conversazione, di conseguenza, ha spaziato ad ampio spettro sul tema “Covid”, ma non solo: come ben sapete, il Principe è pieno di sorprese e mi ha raccontato molto altro ancora. Imperdibili, poi, sono i tradizionali (ma non convenzionali) auguri che dedica ai lettori di VALIUM ogni anno in occasione del Natale. Non vi resta che mettervi comodi e leggere con calma questa intervista, magari sorseggiando una squisita cioccolata calda o degustando qualche dolce tipicamente natalizio: per inneggiare a un’atmosfera che con il Principe Maurice, potete starne certi, non va mai perduta!

Eravamo rimasti ai racconti della tua sfolgorante estate e tre mesi dopo ci ritroviamo di nuovo in lockdown o quasi. Come stai vivendo questo “tira e molla” di aperture e di chiusure?

È una situazione frustrante e dannosa sia economicamente che psicologicamente. Il nostro settore è vittima di una vessazione ingiustificabile e inaccettabile. Certo è, l’ho visto con i miei occhi, che alcune gestioni un po’ leggere o impreparate non hanno magari fatto rispettare tutti i protocolli anticovid, ma sono stati episodi sporadici per colpa dei quali si è penalizzato tutto un settore importante dal punto di vista culturale, sociale ed economico per se stesso e per la filiera variegata che ingenera.

 

Il Principe circondato da una fiabesca atmosfera natalizia

So che ti sei impegnato molto, recentemente, per la tutela dei lavoratori dello spettacolo. La diffusione della pandemia, in effetti, li ha penalizzati in modo particolare…

Si, ne ho sentito la necessità e la responsabilità. La mia presenza in discoteca è più sporadica, ma conosco molto bene questo ambiente che è stato il palcoscenico privilegiato del mio Teatro Notturno. Ho sempre voluto conoscere e scambiare esperienze con tutti gli operatori del settore, dai colleghi performer e vocalist ai dj di ogni genere e provenienza, dagli addetti alla sicurezza ai tecnici audio e luci, dai bartender ai camerieri, dai manutentori ai parcheggiatori e agli addetti alle pulizie. Tutti siamo ingranaggi dello stesso meccanismo, se manca solo una rotella non può funzionare al massimo della sua potenzialità e prima o poi si rompe. Il mio concetto di dignità riguarda tutte le categorie, ovviamente anche e sopratutto quelle dei proprietari e gestori virtuosi senza il cui coraggio ed intuito imprenditoriale, filtrato da una direzione artistica confacente, i club italiani non sarebbero stati così di livello. Per via di questo mio ormai trentennale impegno e filosofia il Presidente del Silb-Fipe (l’Associazione che riunisce e tutela la gran parte dei locali nazionali e fa parte di un circuito europeo), Maurizio Pasca con il Direttivo Nazionale hanno deciso di nominarmi “portavoce e testimone dei valori culturali e sociali del nostro ambito nonché membro della Commissione Comunicazione e Organizzazione Eventi della nostra Associazione”, presieduta dalla straordinaria Barbara Zagami. Per me è un grande onore ed onere, in questo delicato momento. Il mio compito consiste nel rilasciare interviste e nel realizzare opere audiovisive per rilanciare il nostro ruolo. Ho già in fieri un cortometraggio molto bello ed importante nato una sera a cena nella mia Ca’ Pier a Venezia dalla comunione di idee con il mio collaboratore di fiducia Simone Fucci, performer col nome Simon the Prince, e l’amico e fotografo Attilio Bruni, un genio incontenibile. Si intitolerà #VUOTODISCENA e sarà interpretato da coloro che ho denominato gli Artisti Interrotti, rappresentanti, appunto, di tutte le categorie che contribuiscono a creare un evento in discoteca; tra questi ci sono protagonisti del mondo della notte e della comunicazione che possiamo considerare veri VIP (per ora top secret). La location prestigiosa e straordinaria in cui verranno girate le scene è il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, un vero gioiello della seconda metà del ‘700. Vi domanderete: ma cosa c’entra un teatro antico con l’ambiente della notte? Come sempre a me piace partire dalle origini per spiegare il presente e inventare il futuro. Cito, per essere preciso, dal sito del Comune di Castelfranco Veneto: progettato nel 1746 dall’architetto Francesco Maria Preti di Castelfranco Veneto (1701-1774), su commissione della Società degli Accademici e, in particolare, da Jacopo e Giordano Riccati, fu costruito, secondo il progetto pretiano, tra il 1754 e il 1780, ad eccezione della facciata e dell’atrio, aggiunti tra il 1853 e il 1858 su disegni dell’ingegnere Antonio Barea di Castelfranco, autore, nello stesso periodo, anche della ristrutturazione interna, funzionale alla messa di scena di spettacoli operistici. Ceduto dalla Società del Teatro al Comune di Castelfranco Veneto nel 1970 per la simbolica somma di 101.000 lire, fu restaurato dallo stesso Comune tra il 1973 e il 1977 e destinato a sede di eventi culturali (concerti, spettacoli teatrali, convegni, mostre). L’originalità architettonica del Teatro consiste nella sua duplice funzione di sala teatrale per spettacoli e rappresentazioni musicali notturne e di aula per le riunioni diurne degli Accademici.

 

Il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Entreremo nei dettagli del corto appena possibile in conferenza stampa (alla quale VALIUM sarà invitato), ma sta di fatto che devo assolutamente ringraziare per l’immediata disponibilità l’Amministrazione Comunale di questa bellissima cittadina, circondata da possenti mura medievali, esempio della generosa inventiva della “provincia” che è immenso patrimonio della nostra nazione, in particolare l’Assessore Gianfranco Giovine e il Direttore del Teatro Carlo Simioni (vedi video qui di seguito). Posso comunque dare l’indicazione che la metafora del Teatro della Vita si ritrova in un Teatro di Tradizione che rappresenta sul palcoscenico il Teatro Notturno. Per me sarà un momento magico in cui, finalmente, la mia intuizione di portare il teatro in discoteca chiuderà il cerchio portando il mondo della notte (nella mia visione di qualità) in teatro. L’intento non è quello di protestare ma quello di far capire il valore del nostro operato, frutto di talento, sacrificio, studio, fatica vera,  e il desiderio di riempire di nuovo quel #VUOTODISCENA che si è creato dal 23 febbraio scorso.

 

Al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto con l’ Assessore Gianfranco Giovine e il Direttore del Teatro Carlo Simioni

Un ritratto fotografico di Maurice, emblematico del concetto di “Artisti Interrotti”  e del #VUOTODISCENA che dà il titolo al corto

Quando ci libereremo dall’ incubo Covid, a tuo parere? Serve un antidoto scientifico o un diverso modo di convivere con il virus?

Domanda difficilissima alla luce delle informazioni sia scientifiche che politiche assolutamente contraddittorie e confuse… Si dice e si spera che per la prossima primavera ricominceremo a vedere la luce in fondo al tunnel dello sconforto. La risposta al secondo quesito penso stia in una commistione tra le due riflessioni: avere una buona cura e un vaccino, ma al tempo stesso accettare la “presenza” di questo nuovo virus nella nostra vita sarà importante per ricominciare a vivere con meno ansia e poter sperare in un futuro costruttivo. Nel frattempo, la resilienza e la sopravvivenza vera e propria devono essere le nostre ancore di salvezza anche psicologica.

 

Il Principe insieme al fotografo Attilio Bruni durante un sopralluogo al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Veniamo ora alla tua principesca vita. Dove ti trovi attualmente e quali impegni stai portando avanti?

La mia vita è indubbiamente privilegiata per certi versi, ma anche tribolata come per tutti… Sono in una fase di transizione logistica e mentale piuttosto complicata ed impegnativa. Per spiegare meglio voglio fare una citazione: “Il vocabolo crisi indica oggi il momento in cui medici, politici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese libertà. Come i malati, i paesi diventano casi critici. Crisi, la parola greca che in tutte le lingue moderne ha voluto dire “scelta” o “punto di svolta”, sta ora a significare “Guidatore, dacci dentro!”… ma “crisi” non ha necessariamente questo significato. non comporta necessariamente una corsa precipitosa verso l’escalation del controllo. Può invece indicare l’attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all’improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e della possibilità di vivere in maniera diversa”. (Ivan Illich) . Ecco, sto “asciugando” il mio status per raggiungere un ulteriore livello di essenza, impegnandomi ad amare e proteggere. Tutti i miei progetti sono votati a questa necessità che non è nuova per me, ma è diventata più intensa. Anche dal punto di vista artistico i temi primari saranno questi: AMORE e PROTEZIONE.

 

Ancora uno scatto del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto. Da sinistra a destra: il regista del corto Miki Shipperman, il Principe e il Direttore di Produzione della Zoom Production Riccardo Boscato.

In questo periodo l’arte – un potente elemento rigenerante e consolatorio, poiché nutre la nostra anima – è pressochè KO o vive in una dimensione virtuale che poco si confà alla sua natura. Cosa pensi dell’utilizzo del web in questo senso, può davvero costituire un surrogato efficace?

NO! decisamente NO! La dimensione “virtuale” nelle espressioni artistiche non è “virtuosa”. Non c’è paragone tra l’ energia empatica anche solo di vedere un quadro dal vivo e quella di studiarlo al computer. La tecnologia non potrà MAI sostituirsi al valore della personalità e genialità vissuta de visu, e l’unica funzione che posso accettare è che si metta al servizio di una nuova elaborazione scenografica e musicale di spettacoli dal vivo.

Conoscendoti, secondo me neppure durante lo stand by attuale sei rimasto con le mani in mano…Immagino che, oltre al corto, bollano in pentola ulteriori progetti e ghiotte novità. Sarebbe possibile avere qualche anteprima o preferisci rimandare?

Per il momento, data la situazione, non posso anticipare con certezza nessun progetto futuro… State sicuri che molte iniziative “bomba” sono pronte ad esplodere appena possibile e lo saprete per primi… Nel frattempo sono usciti dei videoclip simpatici di auguri fatti in collaborazione con amici e colleghi di cui vi mando i link… “I think we’d have a good time” con United Artists organizzato da Lorenzo Bosio e “Happy day” con lo staff Odissea di Treviso.

 

Il videoclip di “We’d have a good time” di Lorenzo Bosio feat. UNITED ARTISTS

 

Qualche scatto dal backstage del video “We’d have a good time”

Ho notato che quasi tutti, chi più chi meno, tendono a evocare episodi particolarmente felici del passato per alleviare la drammaticità di questi mesi. C’è nostalgia di un tempo in cui eravamo “liberi” e non ci rendevamo conto del reale valore della nostra condizione…Qual è l’episodio che ricordi con maggior gioia, in tal senso?

Non uno in particolare, ma mi manca la frequenza di viaggi che mi facevano definire a ragione “jet-setter”.

Oltre alle ricadute economiche, il Covid rischia di fomentare la depressione e il malessere psichico. Cosa si può fare, a tuo parere, per scongiurare una conseguenza simile?

Non posso prendermi la responsabilità di indicare una soluzione generica… Ognuno vive a modo suo questo dramma esistenziale e deve trovare in sé la forza di reagire. Posso solo consigliare di prendere tutte le precauzioni possibili per scongiurare il contagio, e se arrivasse nonostante tutto pensare che ce la si farà e RESISTERE PER AMORE di se stessi e di chi ci contraccambia. La vera e unica cura di ogni male è l’Amore e anche l’accettazione reattiva (sembra un controsenso, ma pensateci bene…) di quello che  ci succede. A proposito di malessere ti dirò, inoltre, che gli episodi dilaganti di risse improvvise e immotivate tra giovani in tutta Italia mi preoccupano e rattristano molto…Sono sempre stato vicino spiritualmente e mentalmente ai ragazzi e non posso accodarmi al mero biasimo accusatorio a cui sono genericamente sottoposti da una società, in questo caso, molto colpevole. Partendo dalla famiglia, i giovani sono stati trascurati dai genitori e imbottiti di tecnologia (fin da piccoli!) per la mancanza di tempo da dedicare alla loro educazione. Padri e madri “impegnati” e “stanchi” hanno preferito demandare al vuoto cosmico della rete – pericolosissima, perché manipolata dai poteri commerciali – invece di dare affetto, attenzione e disciplina a figli sempre più sensibili ed esigenti. Abbandonarli a se stessi li ha trasformati in branchi annoiati e incontrollati che trovano nella violenza, e non nello scambio solidale, l’unico sfogo alla loro voglia di contatto. Non sono tutti così, ovviamente, ma molti, troppi ormai sono alla deriva. Aver chiuso ogni luogo in cui avrebbero potuto ritrovarsi in allegria, all’ insegna del controllo sanitario e in sintonia con i loro gusti ha dato il colpo di grazia. Parlo dei club, dei bar, dei circoli dell’intrattenimento, ma anche dei laboratori di arti varie e mestieri, fondamento di ogni società civile. Rivendico e urlo a tutti, in particolare ai politici, il nostro ruolo culturale e sociale! Credo fermamente che il nostro ambiente possa essere luogo di divertimento, senz’altro, ma anche e sopratutto di trasmissione di informazioni sulla prevenzione e di fruizione del tempo libero in maniera ludica, creativa e costruttiva. Voglio dire, attraverso VALIUM, che io in primis e tutti gli operatori del nostro settore non vediamo l’ora di accogliere, stimolare e “coccolare” i giovani come meritano perché sono la nostra risorsa, il nostro futuro, la nostra speranza. Molti di loro hanno talento e sono frustrati perchè sono impossibilitati a coltivarlo e ad esprimerlo…I nostri luoghi, quando si riaprirà, saranno aperti anche di giorno affinchè possano prepararsi ad emergere e ad essere se stessi, con le loro aspettative e la loro genialità. Forza ragazzi, non lasciatevi travolgere da “mode” assurde e dalla disperazione violenta, che se esploderà non farà altro che male a tutti! Siate fieri della vostra bellezza e purezza, non fatevi sporcare dalla confusione e dalla falsità della rete (che pure può offrire grandi vantaggi, se usata con testa e realismo). Resistiamo tutti insieme e prepariamoci ad un grande Rinascimento di cui sarete i protagonisti assoluti, con noi al vostro fianco per offrirvi la nostra esperienza e l’ascolto che vi si deve.

 

Un recente ritratto fotografico di Maurice realizzato da Attilio Bruni

Siamo vicini alle vacanze natalizie. Quest’ anno le vivremo in modo diverso dal solito: le disposizioni del Governo inneggiano alla sobrietà. Cosa ti aspetti da questo Natale 2020?

Intimità, calore, condivisione, speranza… nonostante tutto.

L’albero di Natale di Venezia sta facendo molto parlare di sé. “Natale Digitale”, l’opera ideata dall’artista Fabrizio Plessi, vanta 9 metri e mezzo di altezza ed è composto da 80 moduli rettangolari di led wall luminosi: l’intento è quello di instaurare un legame simbolico tra acqua, terra e cielo, emblemi della Serenissima per eccellenza. Tuttavia, pare che a molti veneziani l’albero non piaccia. A loro dire, risulta totalmente inadeguato sia nei confronti di Venezia che del Natale. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

A me quell’ opera piace tantissimo. Trovo invece che sia perfettamente in tema con una città che guarda al suo straordinario passato per potersi proiettare nel futuro, ed è un completamento dell’ opera installata (e la cui esposizione è già stata prorogata) sulle finestre del Museo Correr che si chiama Pax Tibi: i moduli riproducono lo stesso scorrere dell’ oro. C’è quindi un po’ tutto il simbolismo di un’era dell’ oro che speriamo possa ritornare. Molti hanno detto che l’ albero  sarebbe stato più adatto come installazione della Biennale. Fabrizio Plessi abita alla Giudecca, ha compiuto 80 anni da poco ed è un artista di fama mondiale; la sua opera è raffinatissima, molto bella, elegante, sobria…Io proprio non capisco perché alcuni veneziani (non tutti) debbano per forza riferirsi alla loro città come a un qualcosa di antico, di filologico, di passato. Come si può competere con la meraviglia dell’ architettura lagunare riproducendo una qualsiasi altra installazione luminosa o albero che dir si voglia? L’ anno scorso era stato allestito un albero conico con delle luci, un pochino più tradizionale: non è piaciuto. Questo, non piace. Da parte dei veneziani c’è la tendenza, ormai pluriennale, a lamentarsi un po’ di tutto. Io sono un fan di Fabrizio Plessi e forse sarò di parte, ma devo dire che a me il suo albero piace tantissimo. Mi piace il suo simbolismo, la sua modernità, la sua concettualità…Penso che sia l’ opera migliore che si potesse installare per fare dei sobri e simbolici auguri in un Natale depauperato da tutta la sua umanità. Quindi si incastra benissimo nel contesto attuale. Prosegue il flusso di Pax Tibi, apre e chiude la piazza con la stessa immagine, bellissima e simbolica. Secondo me è un coronamento artistico ideale riferito al Natale nella forma dell’ albero, ma che poteva avere qualsiasi altra forma.

 

Il controverso albero di Natale di Venezia, “Natale Digitale”: un’ opera dell’ artista Fabrizio Plessi

Come trascorrerai il tuo primo Natale da neo-sposo?

La settimana prossima conto di tornare a Milano e di passare il Natale con mia moglie Flavia Cavalcanti. Se toglieranno il divieto di spostarsi da Comune a Comune andrò volentieri anche a trovare mia sorella, che vive in Brianza. Questo Natale lo voglio trascorrere all’ insegna dell’ intimità familiare. Spero che il veto venga abolito, perchè sarei molto felice di rivedere  mia sorella Lorella,  mio cognato, i miei nipoti e pronipoti. Soprattutto i pronipoti, perché il Natale dei bambini è quello più candido, più dolce e più consolatorio! Noi adulti in questo momento stiamo avendo troppe preoccupazioni, e  poter giocare con i bambini è uno svago meraviglioso. Naturalmente, prendendo tutte le dovute precauzioni!

 

La presentazione di #VUOTODISCENA by #artistiinterrotti, un’ elegante veste grafica per un corto che cattura sia visivamente che nei contenuti

Simone Fucci alias Simon The Prince, collaboratore di fiducia del Principe

Per concludere in bellezza la nostra conversazione, mi piacerebbe che mandassi il consueto – oltre che attesissimo –  messaggio di Auguri di Buon Natale a tutti i lettori di VALIUM e ai tuoi fan più irriducibili. Lascio a te la parola!

Natale è una ricorrenza dolcissima perché pone l’accento sulla NASCITA, che al di là della fede è una magia “divina”. Ecco, pensiamo che purtroppo si muore (il mio pensiero va a chi sta vivendo dolorosamente un lutto), ma anche che si nasce e si guarisce! Non perdiamo mai la speranza. Che il nostro Natale sia semplice, intimo, il più possibile sereno e all’insegna della SOLIDARIETÀ. Cerchiamo vicino a noi chi ha bisogno e aiutiamolo come se fosse un familiare che magari non possiamo raggiungere per regole stupide e assurde che non ce la faccio ad accettare. Ecco, consoliamoci con il fatto che i nostri vicini possono diventare nostro fratello, padre, madre, figlio, e che facendo del bene, regalando loro anche solo un augurio ed un sorriso avremo in cambio tante piccole felicità che, sommate, ci illumineranno come la cometa nella notte troppo buia del periodo che ci troviamo a vivere. Buon Natale di Luce (interiore)!

 

Un Maurice versione “Christmas Time” in compagnia della giovane cantante Emma Mach nello studio di registrazione dell’ Odissea di Spresiano (TV) per la realizzazione degli auguri  musicali dal titolo “Happy Day”

Auguri di Buon Natale e Buone Feste dal Principe Maurice a tutti i lettori di VALIUM!

 

Photos and videos courtesy of Maurizio Agosti

 

 

Silvia Elena Resta: quando l’ equitazione diventa arte

Foto di Maurizio Polverelli

I lettori di VALIUM conoscono già Silvia Elena Resta, l’ artista equestre di origine russa che è stata ospite di questo blog qualche mese fa (clicca qui per rileggere la sua intervista). Oggi, Silvia torna a trovarci per raccontarci qualcosa in più sull’ avventura che ha intrapreso anni orsono: un’ avventura che coniuga la magia del teatro equestre con un rigoroso addestramento dei cavalli e dei cavalieri. A tutti coloro che desiderano addentrarsi in questi ambiti, la magnetica amazzone offre la possibilità di partecipare ad un incontro che coinvolgerà esperti di alto livello. L’ evento, strutturato su due giornate, si suddividerà in una conversazione a tema equestre e in una lezione di prova per i workshop di equitazione. L’ idea vi intriga? Se volete saperne di più, non dovete far altro che continuare a leggere. Nell’ intervista che segue, inoltre, Silvia Elena Resta ci introdurrà alla psicologia equina: un’ occasione unica per imparare a conoscere un animale che, dopo una millenaria convivenza con l’uomo, è stato quasi esclusivamente relegato alle attività sportive. Dulcis in fundo, la star del teatro equestre commenterà per noi la campagna Primavera/Estate 2020 di Gucci. Trattata su VALIUM proprio ieri (trovi qui il link), la adv ideata da Alessandro Michele ha donato all’ iconografia del cavallo connotazioni completamente nuove: in questa intervista, il parere di Silvia e le sue considerazioni al riguardo.

L’incontro “Estetica, musicalità e tecnica dell’arte equestre” prevede la partecipazione di un’artista, uno storico, un musicista e un fotografo che intavoleranno una conversazione sullo spettacolo equestre indagandone tutte le sfaccettature. Puoi raccontarci qualcosa rispetto a questo appuntamento?

L’ evento, che si terrà sabato 4 e domenica 5 aprile in via Staggi a Gatteo (FC), è nato da alcuni colloqui che ho avuto con Giovanni Battista Tomassini, giornalista RAI ma anche grande appassionato di cavalli e soprattutto di storia dell’equitazione. Tomassini ha scritto un libro che studia gli antichi volumi dedicati all’equitazione e i grandi maestri del passato, sottolineando l’importanza, per i cavalieri, di approfondire la storia equestre. Ho parlato con lui al telefono del libro che ha scritto e di quei trattati, risalenti al 1500 e ai secoli successivi ma ancora oggi validissimi. Inoltrandoci nei temi dello spettacolo equestre e discutendo di estetica e musica nell’ equitazione, ci siamo trovati d’accordo nel ritenerle degli aspetti fondamentali della cultura equestre classica. La musicalità, per esempio, è imprescindibile: il ritmo è una componente essenziale dell’ andare a cavallo. Un cavaliere, quindi, dovrebbe avere anche cognizioni musicali. Così dicendo mi riferisco a tutta l’equitazione, non solo a quella artistica. L’ incontro sarà una chiacchierata interdisciplinare che verte proprio su questi temi, sarà gratuito e aperto a tutti. Oltre a me, che sarò presente in quanto artista e tecnico equestre, ci saranno Simone Vassalli, musicista diplomato al Conservatorio e grande appassionato di cavalli, Giovanni Battista Tomassini, giornalista e conoscitore dell’equitazione storica, e Maurizio Polverelli, un bravissimo fotografo che parlerà dell’importanza dell’immagine nell’arte equestre contemporanea. Per un artista equestre l’ immagine ricopre un ruolo preponderante, ma presuppone una cura e una preparazione sia del cavallo che della persona, oltre a richiedere specifiche competenze in chi fotografa…Dopo la conversazione presenteremo i nostri workshop, che inizieranno il giorno successivo e proseguiranno per tutto l’anno.

 

Danza aerea con Nicoletta Amaduzzi. Silvia è in sella al cavallo Engraido 14

I workshop successivi all’ incontro saranno incentrati su discipline solitamente integrate nelle esibizioni di arte equestre: la musica, la drammaturgia, l’immagine e via dicendo. A chi sono rivolti e quale sarà il target dei partecipanti?

Penso che il target sarà molto vario, perché i workshop si rivolgono a una vasta tipologia di persone. Sicuramente non verrà chi non è interessato ai cavalli! Possono partecipare anche persone che non hanno mai cavalcato, ma vogliono capire cos’è l’equitazione al di là dei concetti antiquati che vedono il cavallo solo come un mezzo per andare a fare una passeggiata. Un’idea dalla quale spero che tutti si allontanino: i cavalli non sono biciclette, non li si può affittare come se fossero oggetti! L’equitazione è un modo di vivere oltre che uno sport, ed è bella proprio perché ti mette a contatto, a confronto con un altro essere vivente. Ti obbliga a metterti in gioco sia su un piano emotivo che fisico. Chi pensa di montare a cavallo soltanto per fare un giro guardando il panorama dall’ alto, si perde il 90% di quello che il cavallo gli può dare. Tutti coloro che, invece, vogliono scoprire questo 90% di esperienza emotiva, preparazione atletica e confronto con se stessi, possono venire da noi ed apprenderlo attraverso la pratica artistica. I corsi sono interessanti anche per chi pratica già l’equitazione e vuole migliorare la propria tecnica o il rapporto con il proprio cavallo e, in ultima analisi, per chi vuole saperne di più sullo spettacolo equestre e magari metterlo in scena, sia a livello amatoriale che professionale. I workshop sono rivolti anche ai principianti, che prenderanno parte a lezioni apposite. I bambini – ma solo dai 10 anni in su – potranno partecipare in base alla disponibilità dei posti. È chiaro che chi non è mai andato a cavallo verrà istruito soprattutto sulla preparazione di base, mentre chi è a un livello avanzato avrà maggiori possibilità di spaziare.

 

Silvia e Fidalgo, il suo “storico” cavallo bianco. Foto di Sara Baroni

Quali sono, a tuo parere, i requisiti che deve possedere chi vuole intraprendere il percorso dell’equitazione artistica?               

Bisogna essere molto competitivi e molto caparbi, la costanza è importantissima. È un’attività impegnativa dove non si apprende solo una disciplina: c’è sì la tecnica equestre, ma ci sono anche la drammaturgia, le materie riguardanti la musica, la scenografia e così via. La preparazione fisica e atletica sono fondamentali. Per cui, bisogna lavorare veramente tanto e tutti i giorni. Diciamo che è necessario avere lo stesso rigore di un ballerino di danza classica. L’equitazione artistica non è adatta, invece, a chi si aspetta dei risultati immediati. Chi pensa di poter subito eccellere, rimane arenato in livelli superficiali e discutibili; i risultati più apprezzati sono raggiunti solo da chi dimostra un impegno regolare nell’allenamento e possiede una grande curiosità verso il mondo dell’arte in toto. Per una preparazione ideale è ottimo assistere a degli spettacoli, non solo equestri ma di tutti i generi. E poi, bisogna avere una vera passione per i cavalli e per la cultura equestre: amare quel mondo, leggere libri a tema, tenersi informati. Molte persone riescono ad instaurare un buon rapporto con il cavallo spontaneamente. Ma non c’è niente di intuitivo nel cavalcare. Esiste una tecnica ben precisa che va studiata. Quando parliamo di equitazione, tanto più di equitazione artistica, dobbiamo tener conto della necessità di una preparazione quasi scientifica, oserei dire: d’accordo, sono in ballo due esseri viventi e si tratta di un’attività sportiva, non di una scienza, ma la preparazione tecnica è assolutamente imprescindibile.

 

Uno scatto tratto dallo spettacolo “Il sacrificio del Minotauro” al Salon du Cheval di Parigi. Con Silvia c’è Engraido 14. Foto di Jean-Léo Dugast

Cosa offre l’equitazione artistica in termini di benessere fisico e di armonia interiore?

Questa è una bellissima domanda perché è risaputo quanto l’equitazione, il rapporto con il cavallo, possano essere terapeutici. Ad esempio esiste l’ippoterapia, una disciplina rivolta ai portatori di handicap o a coloro che hanno determinate problematiche psico-fisiche, ed è scientificamente provato come il contatto con i cavalli migliori la vita di queste persone. Ippoterapia a parte, l’equitazione può affinare molti lati del carattere attraverso il mettersi in gioco, in discussione, l’instaurare una buona relazione con l’animale. L’equitazione artistica non dovrebbe essere finalizzata solo all’esibizione. Finora, diciamo che il concetto predominante è stato “Chi apprende l’equitazione per lo spettacolo lo fa solo perché vuole esibirsi”. I corsi di danza generici, per dire, non hanno esclusivamente questo scopo. Si può prendere parte al saggio di fine anno, ma non è obbligatorio. Chi frequenta le lezioni vuole anche divertirsi, fare movimento…Nel mondo equestre non era così: è stata quasi sempre tralasciata la preparazione in virtù dell’esibizione. Così facendo, molte persone non hanno osato avvicinarsi all’equitazione artistica perché pensavano che non fosse una disciplina a sé stante. Invece lo è ed è complessa, in quanto oltre alla preparazione sul cavallo comprende svariate materie che la rendono persino più interessante. Sono discipline acrobatiche, di danza aerea o giocoleria, e tutte, oltre che giovare al fisico, aiutano a crescere interiormente. Per cui, se ne ricava un beneficio sicuro!

 

Fidalgo sul palco del Teatro Bonci di Cesena durante le prove di “Ritorno a Itaca”

Il campo della didattica equestre dev’essere estremamente affascinante. Mi chiedo in che percentuale influisca, nell’apprendimento, l’empatia che si riesce ad instaurare con il cavallo, la conoscenza approfondita di questo elegante animale. Chi è il cavallo e qual è il suo principale punto di forza nel rapportarsi con l’uomo?            

Il punto di forza del cavallo è quello di essere molto socievole. Tende a un’alta socializzazione, è un animale che vive in branco, che cerca i suoi simili e, quando non li trova, anche un essere umano per lui è qualcuno verso cui portare le proprie attenzioni. Per quanto riguarda il resto della tua domanda, vi faccio un esempio. Il cane è un animale molto domestico, l’uomo è abituato a vederlo e quindi a conoscerlo. Il cavallo, invece, oggi come oggi è conosciuto molto meno. In passato era diverso, poi la sua conoscenza è andata persa. Il problema non nasce dal fatto che il cavallo non abbia certe caratteristiche, ma dal fatto che l’essere umano spesso non riesce a comprenderle. Torno a ribadire che il rapporto con il cavallo non è di tipo intuitivo: non è che se lo tenessi in casa (per tornare al parallelismo con il cane) dopo un po’ lo capiresti, bisognerebbe che qualcuno ti insegnasse a relazionarti con lui. La psicologia del cavallo, la sua socializzazione, da qualche anno vengono molto valorizzate e tenute in conto. Oggigiorno rientrano nell’ “horsemanship”, una disciplina basata sull’analisi del comportamento del cavallo e sull’ attuazione di alcune tecniche per rapportarsi nella maniera più corretta con l’animale. Diciamo che si tratta di una sorta di educazione equina, ma non ha strettamente a che fare con il montare a cavallo. Di base si attua da terra. Comprendere il cavallo significa educarlo. Qualsiasi animale va educato, e l’educazione si effettua innanzitutto attraverso il gioco: perché il gioco insegna anche a socializzare. Il cavallo non è un animale indipendente né solitario, tende a rapportarsi con gli altri. Per l’uomo, questo potrebbe rappresentare un vantaggio nello stabilire un contatto. Come ti accennavo, il cavallo cerca la compagnia. Non si può tenere da solo in una scuderia. Bisogna che ci siano perlomeno altri erbivori, alcuni per esempio allevano delle caprette:  è un animale che patisce la solitudine. E chiede molta attenzione da parte dell’uomo. Per cui, quando ci sembra distaccato o non riusciamo a capirlo è soprattutto perché non gli abbiamo dato la giusta energia, il giusto spazio.

 

 

Un’ altra scena tratta dallo spettacolo “Il sacrificio del Minotauro”

Personalmente ti trovi più a tuo agio nelle vesti di artista o di istruttore equestre?  

Diciamo che da una parte c’è il lato artistico che sicuramente fa molto parte di me, ho una passione innata per l’arte in tutte le sue sfaccettature, e, dall’ altra, mi sono dedicata alla preparazione dei cavalli sin da piccola. L’ insegnamento è una conseguenza, mi piace ma adoro preparare fisicamente i cavalli perché li ho sempre avuti. Quando ero ancora una bambina ho sentito la necessità di rapportarmi con loro e l’aspetto artistico è andato di pari passo. Poi certo, mi interessa anche insegnare, perché voglio che le persone si relazionino con i cavalli nel modo giusto. Una volta a Giovanni Battista Tomassini (il nostro evento prende spunto anche da colloqui che coinvolsero la prestigiosa rivista “Cavallo Magazine” e da un incontro a cui Tomassini partecipò a Fieracavalli di Verona) è stato chiesto: perché bisogna invitare le persone ad approfondire la propria cultura equestre? Perché l’obiettivo più importante è il benessere del cavallo, e per migliorare la vita di tutti i cavalli è imprescindibile divulgare una valida cultura equestre. È un grosso errore dare al cavallo delle connotazioni antropomorfe, pensarlo come l’uomo. I cavalli non sono personaggi di Walt Disney, non bisogna considerarli né dei mezzi né pupazzi o giù di lì. Dobbiamo imparare a relazionarci con loro nel modo più appropriato.

 

Foto di Silvia Foco

In un passato neppure tanto lontano, l’equitazione veniva spesso considerata uno sport elitario, appannaggio di pochi privilegiati. Cos’è cambiato da allora?    

Negli anni ’80, quando gli italiani avevano molta disponibilità economica, avere un cavallo era quasi uno status symbol. Oggi, invece, mantenerlo è più difficile. Anche perché lo si deve mantenere nel giusto modo. Normalmente c’è chi paga la scuderizzazione in un circolo ippico, una soluzione abbastanza buona perché il cavallo è circondato da altri suoi simili, ma le spese che si affrontano purtroppo non sono poche. C’è anche da dire, però, che le persone tutto l’anno spendono soldi per andare in palestra o dallo psicologo con l’obiettivo di star bene, mentre la scelta potrebbe essere quella di avere un cavallo: l’equitazione può essere concepita benissimo come attività fisica che apporta del benessere. In più, c’è un’alternativa. Si potrebbe condividere il cavallo con un altro cavaliere a mezza fida, sarebbe un vantaggio sotto svariati aspetti.

 

Silvia insieme a Engraido 14

Il cavallo, ultimamente, sta conoscendo un vero e proprio boom di popolarità. Persino il mondo della moda gli affida ruoli da protagonista. Penso ad esempio agli scatti che Yorgos Lanthimos ha realizzato per la campagna pubblicitaria della Primavera/Estate 2020 di Gucci, ambientata a Los Angeles. Cavalli e pony sono presenti ovunque, soprattutto nei luoghi più inaspettati: nell’autolavaggio, sull’ aereo, in mezzo al traffico, persino al supermercato e dal benzinaio. È come se vedere un cavallo nel cuore di L.A. fosse la cosa più naturale del mondo. Cosa pensi di questo concept?

Le foto le ho trovate simpatiche e anche molto belle: si nota una preparazione relativa ai cavalli molto accurata, da parte dello staff. Uno dei temi che affronteremo nell’ incontro del prossimo aprile sarà proprio come, per scattare una bella fotografia con un cavallo, sia necessario avere delle approfondite cognizioni tecniche. Non solo da parte del fotografo, ma anche di chi mette a disposizione i cavalli nonché delle modelle, soprattutto se devono montare a cavallo. Nella campagna di Gucci quelle conoscenze si colgono, non sono assolutamente foto fatte a caso (il brand ha lavorato in sinergia con l’ associazione American Humane, ndr.), e la scelta dei posti inconsueti la trovo straordinaria: il cavallo, in effetti, ha un grande spirito di adattamento. È chiaro che si troverebbe bene in un bel prato verde, gli piace correre e l’erba, per lui, è un ottimo cibo. Ma al di là di ciò, sarebbe un’antropomorfizzazione associare il cavallo solo ad ambienti naturali. In realtà si trova bene anche altrove, laddove venga abituato con i giusti modi e i giusti tempi. Se certi posti sono piacevoli per noi, di solito lo sono anche per lui. Tornando alle foto, il fatto di vedere dei cavalli inseriti in location assolutamente inusuali sottolinea il fatto che li si possa pensare al di fuori dei luoghi più stereotipati. Quando guardo queste foto, io realizzo che il cavallo è un animale eclettico e soprattutto è un animale che, come il cane, può far parte della quotidianità di una persona. Nonostante abbia, sia ben chiaro, delle necessità molto più impegnative di quelle di un cane. Ma è l’essere umano che dovrebbe iniziare a pensare che può relazionarsi con il cavallo al di là degli stereotipi e comportarsi di conseguenza. Nelle fotografie di Yorgos Lanthimos il cavallo viene portato nel nostro quotidiano, e a me fa pensare che è un animale interessante da conoscere, non solo adatto a una passeggiata o a una gara di salto ostacoli. Sembra molto naturale che venga calato in quegli ambienti, ma bisogna ricordarsi che dietro a tutto ciò c’è una profonda conoscenza dell’animale. Se così non fosse, infatti, percepiremmo una forzatura, qualcosa di brutale o di poco elegante. Purtroppo, non è raro che alcuni si affidino a collaboratori incompetenti anzichè a dei professionisti. Invece è molto importante sapere che lo staff a cui ci si rivolge sia effettivamente preparato in tema equestre. È bello constatare che chi desidera un cavallo in una foto lo renda protagonista. Nella campagna di Gucci, dove viene immortalato in luoghi insoliti, diventa infatti il protagonista dello scatto: è questa la differenza che fanno immagini del genere. Quando vedo un cavallo fotografato, che so, nella Pampa Argentina, mi torna in mente il detestabile concetto di “cavallo come mezzo”.

 

Foto di Franco Aresi

Silvia in sella a Darko

Qual è il consiglio principale che daresti a un ragazzo o a una ragazza con il sogno di diventare artista equestre?

Impegnarsi davvero tanto nella preparazione tecnica e atletica, poi pensare che è assolutamente necessaria la conoscenza di discipline come la recitazione, per esempio, o la musica. Bisogna evitare di dare per scontato che ci sia qualcosa di innato o di intuitivo nel rapporto con il cavallo. Essere creativi è bello, ma bisogna innanzitutto conoscere la tecnica. Solo dopo ti puoi esprimere, prima devi imparare. Se vuoi avere a che fare con l’arte devi apprendere anche le discipline artistiche. E andare a scuola da chi è più preparato, se necessario in scuole diverse: a patto che tu possa contare sull’ insegnante migliore per ogni materia.

 

 

Foto di Sara Baroni

Concludo chiedendoti se tra i tuoi progetti a breve termine, oltre all’incontro del prossimo aprile, ce n’è qualcuno di cui vorresti parlarci.         

L’ incontro sarà un momento in cui metteremo in evidenza quelli che saranno i nostri workshop. Il mio progetto principale coincide con un luogo, il teatro equestre che porta il nome della mia compagnia, Le Zebre, dove prepariamo sia i cavalli sia i cavalieri. Quindi, per il momento, vorrei divulgare il fatto che proprio lì offriamo la possibilità di lavorare e di imparare con noi per quanto riguarda sia la preparazione dei cavalli che le discipline ad essa collegate.

 

Silvia e Fidalgo in “Ritorno a Itaca” al Teatro Bonci di Cesena

Foto di Melis Yalvac

 

Danza aerea con Nicoletta Amaduzzi, Elisa Brunetti e…Zar. Foto di Franco Aresi

 

 

L’ inarrestabile ascesa del Duo Bellavista-Soglia

Raffaello Bellavista e Michele Soglia insieme a Alessandro Cecchi Paone (foto di Luca Concas)

“Two stars are born”: niente di meglio che parafrasare il titolo del noto film, per descrivere la carriera del Duo Bellavista-Soglia. Dopo pochi mesi dall’ ultima intervista che hanno concesso a VALIUM (rileggila qui), l’ascesa all’ Olimpo musicale di Raffaello Bellavista e Michele Soglia prosegue inarrestabile: il Festival estivo “Suoni e Parole. Un simposio informale tra le Pietre di Luna”, organizzato dal Duo alla Cava Marana di Brisighella, ha accolto ospiti illustri quali – per citarne solo alcuni – Ivano Marescotti, Lorenzo Kruger (il frontman della indie band Nobraino), Alessandro Cecchi Paone  e il Principe Maurice, registrando un en plein di pubblico senza precedenti. Ma non è finita qui. L’ Autunno è appena iniziato e si preannuncia già di fuoco, per i due talentuosissimi musicisti romagnoli. A partire dal 28 Settembre, giorno in cui si esibiranno al vernissage del pittore faentino Enrico Versari, Raffaello e Michele saranno coinvolti in un vortice di progetti talmente irrefrenabile da lasciare sbalorditi. Impossibile citarli tutti; vi anticipo solo, dandovi un’idea della loro portata, che il 5 Ottobre potrete applaudire il Duo Bellavista-Soglia al MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza, il Festival della musica emergente, dove prenderà parte al concerto in programma a Piazza del Popolo dalle 19.45. Qualche nome relativo agli artisti che quella sera saranno sul palco? Morgan, i Negrita, Pietro Tredici, se possono bastare. Per approfondire il fortunato iter del Duo, ho intervistato Raffaello e Michele: il risultato è una conversazione che esplora a tutto campo il loro universo musicale. Sappiate, ad esempio, che l’ anima Crossover insita in entrambi potrebbe condurli nientepopodimeno che a Sanremo

La vostra estate è stata ben poco all’ insegna delle vacanze, ma fitta di performance musicali: “Suoni e Parole, un simposio informale tra le Pietre di Luna”, la seconda edizione del Festival che organizzate alla Cava Marana di Brisighella, ha visto alternarsi ospiti d’eccezione come Ivano Marescotti, Alessandro Cecchi Paone e il Principe Maurizio Agosti. Cosa ci raccontate di quelle straordinarie serate?

Il Duo Bellavista-Soglia ha creato l’Accademia del Melo Silvestre che si occupa di gestire due Festival, uno al Cardello di Casola Valsenio durante il mese di Maggio e l’altro a Brisighella, all’interno della Cava Marana, tra Agosto e Settembre. Quest’anno le presenze sono andate oltre ogni aspettativa, portando persone da ogni parte d’Italia per assistere a questi simposi. La formula è ormai consolidata: forti del nostro crescente consenso in ambito musicale, ci teniamo a portare quelle che sono le personalità dell’alta cultura italiana sul territorio per creare assieme a noi serate esclusive, valorizzando così quelle che sono le peculiarità dei nostri luoghi. Il primo incontro, incentrato sull’Inferno Dantesco, vedeva il celebre attore  Ivano Marescotti assieme a Franco Costantini dialogare in un connubio perfetto tra alta cultura e riferimenti alla cultura romagnola. Gli interventi letterari si alternavano alle musiche del Duo Bellavista-Soglia, che per l’occasione ha presentato brani in affinità con i temi trattati. La seconda serata è stata dedicata alla musica Indie e Crossover classica:  il Duo Bellavista-Soglia  ha presentato in chiave colta celebri brani come “Heroes” di Bowie, “Enjoy the silence” dei Depeche Mode, “Arrivederci” di Bindi… Ospite d’onore, il  cantautore Lorenzo Kruger, frontman dei Nobraino, che è stato intervistato  dal  patron del MEI Giordano Sangiorgi. La terza serata, incentrata su Ulisse, simbolo della ricerca della conoscenza, vedeva sul palco il noto giornalista televisivo e scrittore Alessandro Cecchi Paone, che ha letteralmente stregato il pubblico alternando momenti di altissima cultura ad altri di umorismo, in un perfetto connubio che ha reso fruibile ed interessante lo spettacolo ad un pubblico estremamente eterogeneo. Il Duo Bellavista -Soglia ha interagìto in perfetta affinità con il celebre accademico italiano, che ha mostrato grande interesse per questa formazione musicale. L’ultima serata era incentrata sulla figura di Carlo Goldoni, che fu più volte ospite della famiglia Spada a Faenza. Un ruolo del genere poteva essere affidato solamente ad un attore come il Principe Maurizio Agosti, che ha calzato i panni del più grande commediografo italiano: il veneziano Goldoni. L’incontro era moderato dal giornalista Pietro Caruso. Interessante è stato il percorso musicale che affiancava quello storico letterario, in quanto durante la serata si sono alternate celebri arie di Mozart e brani del Novecento legati al tema delle maschere.

 

La locandina del Festival “Suoni e Parole”, che si è tenuto alla Cava Marana di Brisighella

State vivendo un vero e proprio boom e, di conseguenza, anche la nuova stagione vi vedrà impegnatissimi. Il 28 Settembre sarete gli artefici del “commento musicale” al vernissage di Enrico Versari, un giovane ma già affermato pittore di Faenza, mentre il 5 Ottobre prenderete parte al MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti che (sempre a Faenza) celebrerà il suo 25mo con una tre giorni di concerti a cui parteciperanno artisti del calibro di Morgan, dei Negrita e dei Marlene Kuntz. Con quali aspettative e quale state d’animo state affrontando questo momento di gloria?

Sicuramente le aspettative sono alte, in quanto, io e Raffaello stiamo lavorando a ritmi serrati sia come concertisti che come direttori artistici di questi importanti eventi. Questi due aspetti sono in realtà facce della stessa medaglia:i Festival sono da noi considerati dei veri e propri laboratori creativi che alimentano la nostra sete di conoscenza, permettendoci di sperimentare e di mettere in atto il concetto di sinestesia unendo in un unico filo conduttore un messaggio culturale ed artistico trasversale. Logicamente sono situazioni importanti, sia dal punto di vista musicale che umano, poiché tutte queste esperienze ci permettono di venire a contatto con persone di spicco dell’alta cultura e di valorizzare il nostro territorio, dando lustro a palcoscenici naturali ancora poco noti al grande pubblico. Siamo entusiasti del percorso che stiamo facendo, perché la ricerca artistica svolta durante queste manifestazioni alimenta il nostro bagaglio culturale, arricchendo anche le nostre performance in giro per il mondo. Ne deriva che, proprio per questa indole eclettica, veniamo invitati ad esibirci anche in situazioni non convenzionali quali il vernissage di Enrico Versari, che sarà moderato da noi, ed anche il concerto del MEI del 5 Ottobre. Proprio quest’ultimo appuntamento sarà una situazione molto Crossover ed una sfida non indifferente, perché ci metterà a contatto con un pubblico molto vasto: per l’occasione abbiamo preparato alcune chicche che per il momento non vogliamo rivelare, una su tutte la rielaborazione colta di “Enjoy the Silence” dei Depeche Mode.

 

Il Duo insieme al poeta Franco Costantini e a Ivano Marescotti

Che rapporto avete con la fama? Vi state facendo strada velocemente e potreste prestissimo diventare delle celebrità a livello nazionale. Pensate che il successo vi cambierebbe?

Credo che il successo non ci cambierebbe…Rimarremmo sempre i soliti Raffaello e Michele che vogliono ottenere una cosa e lottano con tutte le forze per conseguirla. Certo è che dobbiamo stare attenti alle “malelingue” che, come è già capitato, ci attaccano per invidia o chissà che altro. Noi adoriamo il nostro pubblico, che ad ogni concerto è sempre più numeroso e caloroso e ci dà una grande energia per continuare a lottare per la nostra causa, ovvero portare la cultura musicale su larga scala. Concludiamo dicendo che il successo è sicuramente una condizione alla quale aspirare, ma non si deve a nostro avviso fare l’errore di sedersi sugli allori, perdendo quella tensione creativa alla base di ogni manifestazione artistica.

Qual è la vostra opinione riguardo i talent musicali? Li ritenete delle vetrine efficaci per i giovani?

I talent possono avere una duplice connotazione. Da un lato rappresentano una grande possibilità per portare il proprio talento su una piattaforma che dà una visibilità molto alta, dall’altro però bisogna fare attenzione a non caderne vittima, oppure ad esserne strumentalizzati. Mi spiego meglio. Un artista deve prima di tutto pensare al proprio messaggio, a quello che vuole trasmettere: a volte capita che alcuni, soprattutto i più giovani, per cercare di seguire le tendenze più in voga al momento finiscono per indossare dei panni non propri. In conclusione, bisogna a nostro avviso saperne prenderne il meglio senza snaturarsi.

 

Raffaello e Michele, raggianti, portano in trionfo Lorenzo Kruger, cantautore e frontman dei Nobraino

Il 14 Settembre scorso siete tornati a collaborare con lo strepitoso e poliedrico Principe Maurizio Agosti, alias Principe Maurice, che stavolta ha vestito i panni del commediografo Carlo Goldoni: parlateci di questa esperienza.

E’ stata una serata strepitosa ed il pubblico era davvero entusiasta, in quanto il Principe Maurice ha interpretato da par suo il grande Carlo Goldoni che ha vissuto realmente, per alcuni anni, in Romagna.La sua interpretazione è stata suggestiva, in quanto ha evocato con i costumi e le movenze il periodo settecentesco in cui visse il grande commediografo che nelle sue commedie ironizzò molto sulle debolezze umane con sorprendente modernità. L’idea di presentare il personaggio attraverso un’intervista, condotta mirabilmente dal noto giornalista Pietro Caruso, è stata particolarmente efficace poiché ha fatto emergere gli aspetti di contemporaneità dell’opera goldoniana ,collegando in un secondo momento l’estro e la figura istrionica del Principe Maurice ad alcuni stereotipi della commedia umana.

 

Il Duo insieme all’ istrionico Principe Maurizio Agosti, alias Principe Maurice

Tornando ai vostri progetti, so che vi accingete ad esibirvi nuovamente nei teatri, una location per voi ideale. In quali occasioni?

Per quanto riguarda i concerti in teatro, stiamo ancora lavorando al cartellone della stagione 2019\2020, ma ti possiamo già preannunciare alcune date significative tra cui il 16 Novembre al Teatro degli Animosi di Maradi,il 7 Dicembre nel prestigioso Istituto di Cultura Tedesca a Bologna e il 10 Marzo con un importante debutto al Teatro Alighieri di Ravenna all’interno della stagione promossa dall’ Associazione Angelo Mariani. Inoltre stiamo organizzando eventi in vari auditorium, sempre in forma di simposio, con artisti internazionali.

Avete un calendario di impegni che arriva al 2020, siete richiestissimi. Potreste darci qualche anticipazione sugli spettacoli che vi vedranno protagonisti l’anno prossimo?

 Il nostro Duo è nato circa due anni fa e di cose ne sono successe davvero molte: abbiamo fatto oltre 100 concerti in tutta Italia. I prossimi appuntamenti saranno, come sopraccitato, il vernissage del celebre pittore Enrico Versari, il 5 Ottobre in piazza a Faenza dove saremo sul palco assieme a grandi nomi come Morgan e i Negrita, il 16 Novembre saremo nel magnifico Teatro degli Animosi di Marradi. A Dicembre Raffaello Bellavista terrà un recital a Bologna, a fine Dicembre ci sarà il tanto atteso concerto di Natale a Casola Valsenio, mentre a Marzo il Duo sarà ospite della celebre associazione musicale Angelo Mariani e si esibirà in un cartellone con i nomi più importanti del concertismo internazionale. Inoltre Michele Soglia è alle prese con la registrazione di un disco metal con i Mourn in Silence e porta avanti la sua classe di percussioni con numerosi riconoscimenti.

 

Raffaello e Michele esultano dopo il successo del Festival “Suoni e Parole. Un Simposio informale tra le Pietre di Luna”

Voi e la contaminazione artistica, uno dei “marchi di fabbrica” del vostro esprimervi: dopo il Festival della Cava Marana, avete in programma nuove performance che vi permetteranno di esibirvi ”a più voci”?

Come hai perfettamente colto, la contaminazione artistica, l’eclettismo musicale con riferimenti alla base colta è il nostro DNA e marchio di fabbrica. A nostro avviso l’artista del nuovo millennio deve essere una figura non rinchiusa nella sua cupola di cristallo, ma essere conscio di quelle che sono le tendenze e gli sviluppi della cultura. Questa visione viene poi filtrata con quello che è il nostro background accademico e ne risulta una visione trasversale della musica. Partendo da questo concetto non possiamo ancora svelare molto, ma sia su Casola Valsenio che su Brisighella stiamo lavorando alla prossima edizione di quello che potremmo definire un “Duo Bellavista-Soglia and Friends” con ospiti internazionali con i quali abbiamo già parlato. Saranno degli eventi memorabili!

 

Da destra a sinistra: il Presidente del Parco della Vena del Gesso Romagnola Enrico Venturi, Michele, Raffaello, l’ Assessore al Turismo di Brisighella Gian Marco Monti e il sindaco di Brisighella Massimiliano Pederzoli (foto di Luca Concas)

Il foltissimo pubblico accorso al Festival

Per concludere, una domanda tra il serio e il faceto: vi vedremo mai a Sanremo?

L’Ariston sicuramente è un palco importante, ed esibirci in quel contesto ci piacerebbe molto. Sarebbe, inoltre, una grande opportunità per far conoscere il meraviglioso repertorio contemporaneo che proponiamo, senza dimenticare i nostri arrangiamenti Crossover classici. Siamo consapevoli che il nostro non è sicuramente un genere musicale sanremese, però noi siamo anche compositori ed abbiamo qualche “piccolo capolavoro” inedito nel cassetto: se non ci sbagliamo, a Sanremo bisogna presentarsi con un inedito. Vedremo se in futuro ci sarà qualche bella sorpresa….

 

Da destra a sinistra: il Principe Maurice, Michele, Raffaello, il giornalista Pietro Caruso e la pianista Maria Laura Berardo

Il Duo con Giordano Sangiorgi, patron del MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti)

 

Photo courtesy of Duo Bellasoglia-Vista