Tra musica, ironia e scrittura in versi: incontro con Gasoldo, il poeta del rap

 

Nome: Leopoldo Ulivieri, alias Gasoldo. Segni particolari: un’ ironia travolgente e una dialettica che non conosce eguali. Professione: rapper, scrittore, poeta underground, artista specializzato nel catturare frammenti di stelle per tramutarle in versi. Passioni: scrittura e musica. Non c’è da stupirsi che la genialità di Leopoldo mi abbia immediatamente intrigato e che abbia voluto saperne di più su di lui. Magnetico, eclettico, esplosivo, quando parla è come un fiume in piena. A Milano lavora negli headquarter del designer Neil Barrett, ma nel frattempo porta avanti le passioni che gli bruciano dentro sin da quando era bambino. La musica, appunto (racconta di esser stato partorito “sul cubo di una discoteca”), ma soprattutto la scrittura, in particolare quella in versi, che per lui è diventata la chiave d’accesso ai magici reading show dell’ Infusione (serate che coniugano poesia ritmica visuale e delirio logico) ideati dalla Contessa Pinina Garavaglia. Il suo incontro con il rap ha fatto sì che l’ arte di scrivere e l’arte dei suoni si fondessero in modo ideale: i brani di Gasoldo sono uno sfavillante mix di musica e poesia (sia metropolitana che dell’ anima) imbevuto di ironia potente, un dettaglio da non trascurare. Perchè nelle sue lyrics Gasoldo racconta se stesso, o meglio, esprime una visione del mondo del tutto personale. Non senza toccare problematiche universali, naturalmente: è in grado di rappare su un fenomeno come quello delle sette religiose e, subito dopo, di affrontare il tema dell’ addio amoroso con una profondità incomparabile. Evita accuratamente di nascondersi dietro l’ oggettività; ci rende, al contrario, partecipi del suo punto di vista. E al tempo stesso prende le distanze da stereotipi e da leitmotiv ricorrenti nella new wave del rap, sempre fedele all’ intento di affermare la propria identità e il proprio credo. Ho incontrato Gasoldo in occasione di una ghiottissima news, l’ imminente uscita del suo nuovo singolo “Io & te per sempre”. Arricchito da un featuring con Erica Mengod e prodotto da Andrea Bonato aka Bitinjuice, con il quale Ulivieri ha fondato la TempiINversi Records, il brano vedrà la luce il 12 Novembre. Ci siamo quasi, insomma! Mentre inizio il countdown, vi invito a leggere questa intervista fiume dove è proprio il poliedrico rapper ad introdurvi nel suo straordinario universo. Preparatevi a farvi ammaliare da un flow irresistibile, da un turbinìo inarrestabile di parole a cui manca solo un sottofondo musicale…

 

La cover di “Io & te per sempre” (feat. Erica Mengod), il nuovo singolo di Gasoldo. Artwork by Charmante Folie

 

Leopoldo, potresti presentarti ai nostri lettori? Raccontaci chi sei e qual è il tuo background.

Dovrei scrivere un romanzo, le risate come le trascriverai? Sarò sincero e spontaneo come sempre. La spontaneità è un po’ un difetto di fabbrica, nel senso che poi spesso le persone non riescono a capire quando sei serio o quando scherzi. Anche se qua non si scherza, eh! È una sottile linea, ma in fondo è divertente anche così. Non mi piace sintetizzare una domanda così importante. Vai a spiegare che nasco poeta underground e fraintendono: il destino con la destinazione, la destinazione con la meta. Il viaggio con l’iperbole e via discorrendo. E qui si aprono capitoli su capitoli…Sono come un gatto che corre nei vicoli di notte fra mille pericoli. Eccomi di nuovo a cavallo del tempo che fugge galoppa distrugge come un leone in gabbia che fa? Rugge. Ecco, vedete, è interessante osservare che il termine “rugge” venga sottolineato come errore dal correttore automatico. Incredibile ma vero, direi. È un po’ come la musica che si sente adesso. Orribile e artefatta, non trovate? Manca proprio di poesia, di sentimento. È fredda. Falsa. Finta. Si sente che è fatta solo per un tipo di business da avvoltoi. Cara Silvia, la tua domanda è troppo complessa anche per uno come me, poi qui siamo in tre…e giro al largo lontano da ingorghi attraverso borghi e sobborghi, e  divago tra i sentimenti come il Dott. Zivago, sono scrittore poeta son rapper son quello che sono, così come sono, verso i miei versi in un verso, declamo reclamo proclamo sono un dolce frastuono nell’universo. Mia fantasia finché lei c’è veglia su me stasera sei mia stellare poesia andiamo partiamo prendiamo ogni cosa che sia veramente importante in totale? Niente lasciamo la gente di sempre in tempesta in balia tra la nebbia la noia la rabbia mai vista in questa con questa per questo sei mia solare poesia tu rendi chiara di luce la via nel sentiero vola un pensiero e se scrivo ci credo poeta sicuro vola il pensiero più duro e maturo e capisco e siluro e contagio la via nel tempo prezioso prezioso che sia preziosa follia i fogli miei sparsi in corsia dove la musica regna sulla pazzia. Niente, dai: passo direttamente alla seconda domanda senza passare dal via! E così sia. (ride fragorosamente, ndr)

 

Un’ immagine epica: Leopoldo (a sette mesi) come Gesù Bambino, circondato dai suoi fratelli, in una foto destinata ad un biglietto di auguri natalizio per i parenti e gli amici di famiglia. Lo scatto è di Silvio Nobili, noto fotografo di moda che realizzò anche la copertina dell’ album “Amore e non amore” di Lucio Battisti

Ma tu, quando eri piccolo, che cosa avresti voluto fare da grande?

Lo scrittore, anche se giocavo molto bene a pallone. Poi ho conosciuto il rumore di una traversa che probabilmente è ancora lì che trema. Ho conosciuto il sapore della delusione e della sconfitta, ho conosciuto me stesso, il rap e le donne. Da lì è cambiato tutto. Ho capito che per conquistare una ragazza non c’è per forza bisogno della bellezza fisica, anche se quella aiuta, dei soldi, dei classici stereotipi del calciatore con le veline. Bastava usare un po’ di fantasia e molta poesia. Infatti ad una delle mie prime fidanzate scrivevo ogni sera un sonetto, un testo, un pensiero…infatti…mi ha mollato. La poesia non piace. È scomoda. Quasi mette in imbarazzo. Come il rap, insomma. Anche se io non ho mai mollato né la scrittura né la musica, anzi. Ho raddoppiato. Ho insistito, ho continuato. Quando si va a fondo, o risali o stai li. È carattere sapere reagire. Nella sofferenza scrivere mi ha sempre aiutato. Nelle situazioni peggiori della mia vita riuscire a scrivere mi ha dato la forza per andare avanti e provare a superare determinate situazioni, spesso molto difficili. Scrivevo al buio, sui muri del baratro. Una sorta di preghiera, quasi. Un dialogo continuo, un grido insistente. In rima, poi, è una ricetta perfetta. Devi per forza di cose usare la materia grigia. Credo, pensandoci, che già da piccolino utilizzassi la scrittura come terapia. C’è chi si rilassa con la grappa…e chi scrivere testi e li rappa poi stappa…

Poi hai incontrato il rap, ed è stato subito colpo di fulmine. Ma ancora prima, appunto, la scrittura…

Per me è un piacere scrivere, per me è un dovere scrivere. Devo tanto alla scrittura e lei non mi deve nulla anche se adesso mi sta ripagando. Scrivere per vivere e viceversa, scrissi tanto tempo fa e la storia non è cambiata granché senonché adesso scrivo direttamente sulla musica, cosa che prima non facevo. Le parole scritte, secondo me, se messe giù bene sono già abbastanza musicali, come avrete provato ad assaporare con la prima domanda, ma se non le accompagni con un beat potente è tutto vano. Prima cercavo di adattare quello che avevo scritto su una base, poi conoscendo il mio produttore (Andrea Bonato aka Bitinjuice) è cambiato tutto. Una mente geniale al servizio della musica. Un vero professionista del suono. L’Ennio Morricone della musica elettronica. Eclettico al punto giusto. Schivo coi social. Estremamente concreto. Pragmatico. Pratico. Oltre alla fantasia ci vogliono delle regole, ci vogliono delle strutture logiche che, a volte,  riesco a rispettare…adesso scrivo direttamente sul brano e tutto prende forma in maniera diversa, più armonica, più concreta. Il cerchio si chiude. Ed ogni giorno una dedica non succede tutto subito. Se non hai un produttore forte che crede in te e nel progetto o che lo fa di mestiere, puoi essere anche Mandrake ma non ti muovi. Sei fermo. Non viaggi. Vai a tentoni, boccheggi. Insegui miraggi.

 

Gasoldo nel video di 7 (Sette)

Torniamo al rap: come è scoccata la scintilla e quando hai deciso di dedicarti a questo genere musicale?

Il rap è una conseguenza naturale dello scrivere, è la sua evoluzione naturale se si ha una certa attitudine verso quell’universo. Ti deve piacere e lo devi vivere in tutte le sue sfaccettature. La bellezza e l’adrenalina prima di esibirsi davanti a un pubblico. È un modo unico ed estremamente moderno per imprigionare dei concetti che se no resterebbero intrappolati sulla carta e dimenticati (per chi scrive ancora sulla carta, o persi in una bozza su un computer) e farli emergere con la musica e lì inciderli, scolpirli in maniera tale che riescano ad arrivare diretti al padiglione auricolare e da lì far scattare delle emozioni nell’ascoltatore. Incidere delle parole nel vero senso della parola. Scalfirle insieme in un connubio assolutamente unico, all’unisono, inseparabili e quasi irripetibili. Mi piace dare il giusto peso alle parole. Il rap è un’arma fantastica per esprimere dei sentimenti forti e potenti in rima prevalentemente. Ma è anche saper sperimentare.  Bisogna saperlo fare. O sbattersi molto per imparare e avere la costanza di insistere. Un po’ come con tutte le cose, direi. Anche perché una canzone, bella o brutta che sia, rimane unica. I pensieri scritti rimangono anche loro, è vero, ma è forse più difficile al giorno d’oggi farli emergere e farli arrivare a un pubblico più vasto. I libri se non si consumano, anche quelli vanno al macero. Non mi piace proprio il concetto di musica usa e getta. Eppure molti sanno farla benissimo. Beati loro. Quando ho deciso esattamente? La storia è lunga. Provo a farla breve. E’ andata così. Alberghiero indirizzo cucina, giorno dei più classici di occupazione. Bighellonavo tra le classi con i miei amici scapestrati, entriamo in una di queste e sento un ragazzo che fa freestyle, si diverte molto e fa divertire. È molto bravo, genuino rappa, ma al tempo stesso canta. Però c’è un velato malessere, c’è qualcosa che gli sta esplodendo dentro. Ci sono gli stessi sentimenti contrastanti che ho nella mia testa. Credo. Riesce a buttare fuori tutto e a intrattenere, incredibile, sputa veleno ma lo fa col sorriso di uno che ha già vinto e perso tutto. C’è rabbia, rancore, poesia, c’è l’ubriachezza della vita, c’è il disagio di sentirsi il più forte di tutti ma di non riuscire a dimostrarlo. C’è l’allenamento la dedizione c’è la passione. Quello sono io? Io che scrivevo già da una vita e di veleno ne avevo accumulato parecchio. Come sempre. Troppe falsità in una società così meschina. Troppe tavolate imbandite di bugie. Io e la mia esistenzialitá turbolenta. Io e tutti i miei scritti. Le mie paure. I miei sogni. Le speranze. I miei sfoghi da ragazzo che ha già vissuto sulla pelle il disagio esistenziale. Poi sono tornato a casa la sera, e quella notte mi è apparso in sogno mio nonno Gastone che da un’astronave aliena vestito col frac usava il bastone come mic ed il jack nella radio rappava il suo jazz. Da lì sì ho capito tutto. Esistono gli alieni. E ballano pure. Quindi posso esistere anche io come rapper. In fondo alla folla, Gas, Gasoldo non ti molla!  Avevo visto per la prima volta il volto di mio nonno Gastone. Era lui veramente? Cominciai a cercarlo ma questa è un’altra storia…

 

Il video di 7 (Sette)

Il rap in America è nato dalla strada, come espressione del malessere e come strumento per convogliare l’attenzione su svariate problematiche sociali. Poi è mutato con l’evolversi dei tempi. In molti tuoi brani, tuttavia, noto uno spirito di denuncia (immancabilmente velato di ironia) ricorrente…

Il rap deve essere denuncia. Il rap deve essere satira – intelligente – il rap deve essere poesia ritmica, provocazione acuta. Il rap non solo è capace di “descrivere” qualcosa che non va, ma deve riuscire a dare anche delle soluzioni. Non è solo autoaffermazione o farti capire che razza di inferno sto vivendo. Il rap può arrivare e quando arriva può veramente fare male, far pensare, far cambiare le cose. Il rap dovrebbe unire, non dividere; è uno strumento potentissimo. Ironia massiccia, irriverenza continua, provocazione ma non volgarità. Anche leggerezza, certo, ma odio le volgarità ed i soprusi e la piega che si è presa da anni da noi. Trovo inconcepibile come siamo potuti arrivare allo scempio di oggi, dove per esempio una forma di gentilezza viene scambiata per debolezza e l’arroganza dell’ignoranza si riempie la bocca di luoghi comuni e di saccenza da quattro soldi. La spocchiosità la fa da padrona. I famosi San Tutto Loro, i santi detentori di verità assolute. Degli sfigati. Non parliamo poi del rispetto o di sensibilità…vade retro! Roba che ti denunciano! Lasciamo perdere i vari stereotipi che si sono venuti a creare ma ad oggi per esempio i gentleman sono spariti dalla circolazione. Ma non solo i gentleman. Le buone maniere. Depennate. Annientate. Morte sepolte. Sembra che sia stato cancellato dimenticato nascosto sotto al tappeto un certo tipo di rap. I buoni intenti, la sommossa rivoluzionaria per il bene del prossimo… Sparito tutto. Proprio la base dell’educazione, ma anche senza quella almeno un briciolo di sensibilità ripeto, tipo aprire una porta, far sedere una donna incinta, robe così capito? Siamo al troglodismo puro, totale, barbaro, becero. Così sembra. Così ti fanno vedere. Così vedi. Così vendono. Così telebevi ed è tutto ok!  Bisognerebbe insegnare ed avere dei buoni maestri. Anche se certe cose di base dovrebbero essere scontate, in una società avanzata. Ci vorrebbe una nuova buona onda, una nuova ondata di vero hip hop, soprattutto negli intenti e nelle intenzioni. Anche se poi sappiamo benissimo che fine fanno tutte le ideologie una volta che incontrano il potere e quando questo incontra il denaro. Ormai ciò che è stato è stato, chi ha avuto avuto chi ha dato ha dato. Ma non scordiamoci il passato. E coltiviamo il nostro giardino. Che sia il momento giusto per un nuovo ordine mondiale del rap italiano ? E così nella musica. Effetto domino. Non sono un fanatico, ma il pensiero diffuso prepotente e volgare nei confronti delle donne – altro esempio a cui tengo – è un tema che supera anche la provocazione. Robe arroganti. Non divertenti. Penose. Robe da voltastomaco. Pensieri copiati ed importati ovviamente, ma fatti oramai assolutamente nostri. Uno schifo. Lo senti proprio nei termini che vengono usati. Nei testi. Nelle convinzioni, nell’odio che serpeggia e che senti strisciare. Sembra che siano dei frustrati repressi. Repressi da cosa? Non si sa, forse dalla stessa musica che ascoltano, che è altamente deprimente direi. A me provoca effetti collaterali che vanno dall’orticaria all’effetto tortura Guantanamo. In pillole caramelle Falqui. Passiamo avanti che se no poi mi innervosisco. È un flusso continuo. Il mio lo stesso disco. Allora centomila volte un disco techno. Poi ti svegli un giorno e scopri che è tutto finto. Tutto fake. E il mondo per cui hai lottato e gli ideali che hai inseguito sono una bufala. Quindi anche l’hip hop italiano si è dovuto piegare ad un certo sistema d’importazione, la macchina del business è oliata alla perfezione.

 

Leopoldo/Gasoldo con il pittore e poeta Davide Romanò, autore del dipinto che compare nel video di “Notturno con dedica” (lo trovate qui di seguito)

Come nasce, per te, l’ispirazione?

L’ispirazione nasce da e per le persone che mi stanno accanto, prima di tutto. Fare tesoro delle esperienze. Come si dice, un risultato negativo é pur sempre un risultato. Mandare giù qualche boccone amaro sapendo che la punta della penna scorrerà vertiginosamente sul foglio. Poi invece ho due modi classici, diciamo, di ispirazione; c’è quella irrefrenabile che ti balena in testa e devi subito scrivere e mollare qualsiasi cosa stai facendo e quella invece un po’ più “forzata” in cui decido di mettermi lì concentrato a scrivere. E mi metto sotto torchio per farlo. Da cosa nasce cosa. L’importante è iniziare a farlo, ci sono delle volte che non puoi fermarla e i concetti o le rime che siano vanno subito scritti ed impressi su qualsiasi cosa che sia a portata di mano. In qualsiasi luogo. L’ispirazione nasce anche da tutte le mie lamentele descritte prima, una volta che inizio a scrivere io entro in un’altra dimensione, la quarta e la quinta, viaggio in 3D sfiorando gli 8K e possono passare ore, giorni tipo ai confini della realtà, avete presente? Sindrome di Stendhal. Vedo. Sento. Empatizzo. Ma non sintetizzo. Mi sintonizzo su onde gamma incontrollabili. Arriveranno da dove? Nel buio la luce e viceversa. Nel buio maestoso. Non potrei mai e poi mai dormire con le tapparelle abbassate sai?

 

Leopoldo (il primo a sinistra) con i poeti dell’ Infusione. Al centro, la Contessa Pinina Garavaglia

Cosa pensi della scena rap italiana?

Che scena? Ah, perché in Italia esiste ancora una scena? Faccio fatica a stare dietro alle mie robe, figuriamoci a quelle degli altri. Però sono uno che si sbatte anche per gli altri. Poi sicuramente e magari sbagliando, ho cercato di ascoltare il meno possibile. Soprattutto per non inquinarmi le orecchie e tutto l’apparato uditivo. Io più che una scena vedo dei singoli che (giustamente) tirano il rap al proprio mulino. O l’acqua o il vino. La scena è oscena fatta di trash e di gossip. La scena fa pena e un po’ sono in pena farei una novena mentre la folla si scatena chissà se cambia qualcosa o mi parte la vena? Vogliamo roba stilosa! Scusa! Cosa? Perdo il filo! Dicevo. Ho cercato di ascoltare il meno possibile. Proprio per evitare di seguire una certa influenza/cadenza – di classico rap italiano – molti mi danno dell’old school ma non riescono a decifrarmi, non riescono a etichettarmi e questa cosa mi rende estremamente orgoglioso. La purezza del verbo. L’assenza di flow è flow puro al cento per cento. Diciamo che nella mia follia ci tengo ad essere originale. Penso si sia capito ormai. E qui, più che isteria da ragazzini, di prime donne non ne vedo. Bravi quelli che riescono a fare delle porcate e campano con quelle. Tutto lontano anni luce da me e dal mio pensiero. Tutto lontano dall’essenza dell’hip – hop che per carità, si evolve…ma qui penso ci sia stata una involuzione più che una vera rivoluzione. Lungi da me il gossip, le polemiche le cavolate funzionali create a tavolino per fare hype. Lontano dal centro marchette di finti professionisti faine. Lontano da tronisti galli galletti e galline. Tutta fuffa. Tutto fumo negli occhi. Una truffa. Stiamo arrivando. C’è qualcuno che detta le regole del mercato. I marchettari di lusso. Per esempio io sono un cultore del rap russo. Dove la musica hip hop è arrivata molto dopo. Il rap russo ha sviluppato più le tecniche linguistiche sul beat che la musica stessa. Quindi troviamo un universo di rime e genialità su sonorità un po’ meno evolute a livello proprio di suoni. Anche se oramai anche qui i beat spaccano decisamente. Il cocktail è esplosivo. In Italia invece seguiamo sempre i filoni che funzionano e la situazione è…stagnante. Sfiora il ridicolo. Una volta c’era il rap frash adesso cè la trap tresh  e lo sdoganamento della Drill U.K., altra roba importata. Mistero come a parte “O sole mio” ed i Måneskin l’Italia non riesca ad avere una sua identità con un genere che dà grande spazio a qualsiasi sperimentazione. Nonostante tutto nutro grande rispetto per quelli che ci provano e in tanti ci provano, ma pochi ci riescono perché si perdono nelle acque putride della melma che li circonda. Tutto ciò è ripugnante, se guardi il passato coltellate alle spalle. Io suggerisco a tutti di riuscire ad arrivare alla consapevolezza della strada verso l’indipendenza, il fai da te può portare molte più soddisfazioni del rincorrere qualcosa di difficilmente raggiungibile e soprattutto di ciclostilato. Ribadisco. Insegui il successo? Quella è la porta, ma la porta del cesso. Meglio originale  e sconosciuto così come sono. Con Internet oggi può anche sembrare essere tutto più semplice rispetto agli anni in cui portavi il tuo CD/demo porta a porta alle case discografiche. Oggi si sono azzerate le distanze e i costi sono dimezzati, è tutto più accessibile e fruibile, quindi per un musicista le possibilità sono potenzialmente enormi.  Il porta a porta funziona sempre. Ma c’è anche molta più concorrenza. Perciò devi offrire una qualità di livello molto più alto. Altissimo. E devi avere un cervello collegato 4.0. per saperti districare in un mare di robe da fare. Molti lasciano la musica, ma la musica non ti abbandona di certo anche quando non hai i risultati sperati. Rinunciano a fare musica perché nessuno se li fila di striscio, ma se come te ce ne sono altri cento uguali! Distinguiti oppure estinguiti. Perché tanto qualcuno si riempie sempre le tasche e il mondo va avanti uguale anche se sei il più originale in assoluto. Prova coi talent, magari lì ti capiscono. E diventi un fenomeno. Passeggeri, allacciate le cinture: si parte.

 

Due fotogrammi del video di “Gasoldo, cosa stai facendo?”

Esistono artisti che ammiri particolarmente?

Ho una serie infinita di artisti che stimo. Con alcuni ho anche un buon rapporto d’amicizia. Stiamo provando a costruire qualcosa di importante. Se non altro per noi stessi. Sono facili da reperire nelle mie playlist su Spotify e sono un bel mix di nuova generazione e vecchie conoscenze del rap italiano. Però quella di cui vado più orgoglioso è questa: Music Is the answer Italia  (https://open.spotify.com/playlist/1H7mGLLnSfp7d8Mg2Q1v8q?si=F7gxKakOT1GRQRpnI62-ew&utm_source=copy-link). Dò la possibilità gratuitamente a vari artisti di farsi conoscere e di aggiungere qualche stream in più alle loro produzioni. Anzi, chi volesse partecipare mi scriva pure su Instagram. Quando qualcuno ti reputa fonte di ispirazione per il suo rap vuol dire che magari non è proprio tutto cosi da buttare. Quando qualcuno ti stima veramente accresce l’autostima e ti spinge a fare meglio. Ti spinge a continuare. Non lo sa, ma ti incita come un coach. Non c’è niente di più soddisfacente che sentirsi dire sinceramente “Dai, insisti”! Nonostante io sia praticamente uno sconosciuto. Un cantante muto sputo rime per diletto ecco il delitto perfetto sono un Sig. rapper Qualunque che ama pure far del qualunquismo e dunque la roba fantastica è che io sono incopiabile perché sono unico ed irripetibile. Neanche il mio clone saprebbe rappare come rappo io. Sono i miei pensieri e difficilmente qualcuno può o riuscirà mai ad entrare nella mia testa. Nel mio vissuto nella mia esperienza, e questa intervista ne è la prova. Potete pure attingere se volete. Fate pure. Basta che in fondo siate sinceri con voi stessi almeno quando scopiazzate. (ride, ndr.) Tanto ancora non avete sentito nulla…Come dice Bitinjuice, il pezzo migliore ancora deve uscire e sarà il prossimo…

Durante la nostra lunga chiacchierata mi hai detto che adori lo “slam poetry”. Potresti approfondire con noi l’argomento? Immagino che sia un interesse direttamente associato al tuo amore per la scrittura in versi. O sbaglio?

Si ! Praticamente è quello che ho sempre fatto senza conoscerne il nome e cioè interpretare quello che si è scritto senza musica di sottofondo o di accompagnamento. Domanda al lettore. Chi furono i primi a sfidarsi in gare di freestyle? Gli americani, direte voi. Assolutamente no! In pochi sanno che che i primi di cui si ha conoscenza che facessero sfide di freestyle furono i poeti dell’antica Grecia. Nella più classica delle forme di immaginazione, in un anfiteatro con la tunica bianca a colpi di rime. Da un pò di anni anche in Italia ci sono un sacco di iniziative e talenti incredibili che praticano questa forma artistica di intrattenimento a molti ancora sconosciuta. Non vedo l’ora di poter sfidare chi detiene lo scettro in Italia, che sarà mio perché io sono il numero uno.

 

 

Nel 2008, insieme a Andrea Bonato (Bitinjuice il suo nome d’arte) hai dato vita al progetto “TempiINversi”. Che ci racconti di questa avventura?

Questa non è solo un avventura.  Questi siamo noi. TempiINversi è un concentrato di energia pura. È alchimia unica è magia. Difficile anche per me spiegare il legame viscerale che ci unisce. Credo che a parlare siano le nostre produzioni disincantate e spettacolarmente underground per il piacere di creare qualcosa di unico e da spararsi in cuffia H24 durante tutta la giornata. Più ci ascolti in loop più entri nella nostra storia, più capisci e apprezzi. Ci devi conoscere. Una volta che ci conosci, difficilmente non ti piace quello che facciamo. Sia per quanto riguarda il sottoscritto con i suoi rap, sia per quanto riguarda Bitinjuice con le sue produzioni, che è l’universo musicale di TempINversi. https://open.spotify.com/artist/1kiGBBb4DAJLzyj2SIqWMr?si=f0h-tvlwRLGBSC7ThH56Rg&utm_source=copy-link Una sorta di balsamo per l’udito creato dal sapiente druido Panoramix per infondere energia ad Asterix ed Obelix durante le numerose battaglie che la vita ti mette di fronte.

 

Il logo di TempiINversi

Tra gli artisti di TempiINversi, peraltro, spicca un’autentica icona della nightlife come la Contessa Pinina Garavaglia. Su quali perni si incentra la vostra sintonia? Pensate di regalarci delle nuove perle musicali a breve?

Io nasco su un cubo di una discoteca in una notte di maggio a suon di musica elettronica. Mia madre mi partorí li. Ballavano tutti. Il Dj screcciava. Con la Contessa, con cui collaboro da anni, ho un rapporto speciale: mi ha battezzato con le sue performance teatrali e sono uno dei suoi poeti di punta nelle serate Infusione  – Poesia ritmica visuale e delirio logico. Dal suo salotto alle performance in discoteca passando, oggi, dalla radio. Poesia ritmica visuale e delirio logico, dicevo, di cui sono il massimo esponente. Persona di infinita cultura, spesso mi dice che scrivo come Joyce nel suo Ulisse, che son più matto di Bukowsky e al tempo stesso geniale come Voltaire con il suo Candido. Insomma, tutta roba per me noiosa e che fatico pure a leggere. Mi addormento. Io ho bisogno di azione reazione come scrisse il grande Andrea. G. Pinketts (dove G. sta per Genio) nella sua prefazione del mio primo romanzo. (“Le strabilianti (dis) avventure di Gasoldo”, ed. Costa&nolan 2007). Mi riempie il cuore ricordarlo ed ogni volta ringraziarlo. Io preferisco, come avrete capito, più l’ironia alla “Dovlatov“: per chi non lo conoscesse, invito caldamente a cercarlo e leggerlo.  Dopo i successi di “Iconic”, “Disco Dreams” e “Forever young”, vi svelo in anteprima che Bitinjuice sta lavorando al quarto brano della Contessa Pinina Garavaglia, sorpresa anche per lei mentre starà leggendo questa intervista.

 

La copertina di “Le strabilianti (dis)avventure di Gasoldo”, il libro che Leopoldo ha scritto nel 2007. La prefazione è a cura di Andrea G.Pinketts

Un divo: Leopoldo intento a firmare autografi dopo l’uscita del suo libro

Ho l’ onore (oltre che il piacere) di annunciare in anteprima ai lettori di VALIUM che il 12 Novembre uscirà “Io & te per sempre”, il tuo nuovo disco, con il featuring di Erica Mengod. Potresti parlarcene?

Erica Mengod è una delle voci più belle che ho avuto il piacere di ascoltare e la perseveranza di averci voluto a tutti i costi collaborare. Bitinjuice ci ha indirizzato e dato carta bianca con una struttura spettacolare. E una cura delle voci che ha dell’incredibile. Ognuno ha scritto la sua parte, ognuno l’ha scritta, empatizzata, amata e interpretata. Con un argomento che può sembrare scontato. Ma qua di scontato non c’è nulla. Con noi non c’è mai nulla di scontato. Se poi si tira in ballo un argomento come l’amore…L’amore…Avete mai amato veramente qualcuno, nella vostra vita? Siete stati mai amati? Cosa fa muovere tutto? Che sentimento è l’amore? In una parola così ci sono dentro un infinità di universi. L’amore è allucinante. Fa muovere qualsiasi cosa. Fa fare cose pazze. L’amore non è una scusa. L’amore agisce. E non accetta scuse. L’amore è quasi follia. L’amore è una cosa seria. Ci fa grandi e piccoli allo stesso tempo. Ci porta all’esaltazione dell’io. L’amore è il motore della vita stessa. L’amore è forse Dio? Non lo so, ma l’amore ti fa stare da dio. È il sentimento più assurdo che l’anima dell’uomo potesse creare. È il sentimento più vero che esiste. L’amore è il fulcro, il centro di tutto. Questo non è il testo della canzone, ma una mia improvvisazione. E quando un amore finisce? O quando l’amore svanisce?

Ti piacerebbe una carriera “a tempo pieno” nella musica? E abbandoneresti volentieri i meandri underground per il mainstream?

Stiamo arrivando. #TempiINversi rulez ⚡ !

 

Gasoldo live

Con Clubradio06 stai portando avanti svariati appuntamenti che ti vedono protagonista. Facci sapere qualcosa di più, e soprattutto quando possiamo ascoltarti.

Con Marco Nardoni, il fondatore di Clubradio06, è nato subito un ottimo feeling. Ci siamo capiti al volo e sta nascendo una bellissima collaborazione, tanto che “Io & Te per sempre” (feat. Erica Mengod) sarà trasmessa in esclusiva venerdì 12  novembre 2021 alle 14:00 solo su clubradio06.com all’interno del programma rap Zonahh e al tempo stesso in tutti gli store digitali. Un’ idea gagliarda per ascoltare questo brano bomba in diretta! Con una sorpresa speciale. Siete ovviamente tutti invitati. Vi invito anche a scaricare l’app di clubradio06 che è leggerissima e così potete sintonizzarvi con un programma di ottima musica elettronica 24/24 7 giorni su 7. https://play.google.com/store/apps/details?id=com.xdevel.clubradio06 Inoltre, con dj Seven e la Contessa Pinina Garavaglia siamo in onda con l’Infusion Power tutti i sabati allo scoccare della mezzanotte. Invece sabato 13, alle ore 21:00, presenteremo il video di “Io & Te per sempre” su YouTube in collaborazione con l’eccezionale sand artist russa di fama internazionale Katerina Barsukova e Charmante folie, videoartist del progetto nonché stylist di tutti i progetti TempiINversi

Hai dei progetti in vista che ti piacerebbe anticiparci?

No (ride, ndr.), non basterebbero le pagine del tuo blog! Preparatevi ad emozionarvi ancora! Buona musica sempre a tutto Gas! Grazie a tutti! Un saluto ai lettori di VALIUM, peace! Spero non vi siate addormentati!

 

Link YouTube

Gasoldo

https://www.youtube.com/user/gasoldo

Bitinjuice

https://www.youtube.com/channel/UC6lqm3JbPyN2IEz8ukOG1IQ

 

Gasoldo durante un’ esibizione in stile Azteco

Ancora uno scatto di Gas dal vivo

Una foto di backstage dal video di 7 (Sette)…

…e un’ altra risalente all’ uscita del libro “Le (dis) avventure di Gasoldo

 

(Photo courtesy of Leopoldo Ulivieri)

Sulle tracce del Principe Maurice – Un Autunno di rinascita

 

 

L’ Autunno del Principe Maurice ha avuto inizio nella magica atmosfera del circo. Dal 23 al 27 Settembre, infatti, Maurizio Agosti Montenaro Durazzo (il suo nome all’ anagrafe) ha funto da Gran Cerimoniere di un evento unico nel suo genere, l’ International Salieri Circus Award: coniugando arte circense e musica classica, la prima edizione di questo festival ha addentrato il pubblico in un mondo incantato, onirico, grondante di fascino. Un mondo, al di là del puro intrattenimento a cui mira, permeato di vera e propria arte; di talento e sacrificio. Non è un caso che al Teatro Salieri di Legnago, in provincia di Verona, sia stato celebrato con un contest a cui hanno partecipato i più geniali artisti circensi. A proposito di circo, sapevate che anche Maurice è un professionista del settore? Nei panni del Clown Bianco da lui stesso ideato, “Il Principe”, ha preso parte a spettacoli allestiti sotto tendoni autorevoli quali quello del Circus Roncalli. E non stupisce, perchè come ben sapete l’ ironia è insita nel suo DNA! Lo ha dimostrato anche in TV, di recente, quando su Canale 5 è apparso tra i “diabolici” protagonisti di una burla ai danni di Antonio Zequila nel programma “Scherzi a Parte” (se ve lo siete perso, guardatelo a questo link). Ebbene sì, il nostro eroe sta cominciando a muovere i primi passi nell’ universo televisivo: un traguardo meritatissimo, per la leggendaria icona del Teatro Notturno. La nuova stagione, insomma, ha portato innumerevoli novità nella vita professionale del Principe. Ce le racconterà in questa intervista, alternando l’ entusiasmo per il ritorno a una quasi-normalità dopo l’ incubo Covid al disappunto per le riaperture contingentate dei club.

Ci ritroviamo dopo un’ Estate per te particolarmente rovente. Intanto è già arrivato l’ Autunno e l’Equinozio, il 22 Settembre scorso, ha sancito il suo ingresso. Per molti è un periodo di svolta, di nuovi progetti…un giro di boa. Che rappresenta, per te, questa stagione?   

L’ Autunno, innanzitutto, mi piace molto: è sontuoso – penso ai suoi colori – e anche misterioso per quello che porta con sé, Halloween in particolare…Tra l’altro, per me è stato foriero di cose meravigliose che mi sono accadute e che mi stanno accadendo. Dò il benvenuto a questo Autunno che spero sia di rinascita, anche se normalmente viene visto come un periodo che conduce al freddo e alla “morte” dell’Inverno. Per me, invece, è una sorta di Primavera dell’anima! Inoltre compio gli anni in novembre… E poi bisogna dire che l’Autunno, per il mondo dello spettacolo, corrisponde al preludio della stagione più importante: quella invernale. Evidentemente non è un caso che io lo adori.

 

Il Principe nelle vesti del suo Clown Bianco “Il Principe” a Vienna, con il Circus Roncalli

 

Su VALIUM, le tue ultime news risalgono alla serata degli Amen Spiritual Awards tenutasi alla Terrazza Biennale del Lido di Venezia. Cosa ci racconti dell’evento “I say a little prayer…for me”, che hai dedicato alle donne vittime di sofferenza fisica e morale? Pensi che possa diventare un appuntamento a cadenza fissa?     

Non solo diventerà un appuntamento a cadenza fissa, ma con il patron di Amen, Giovanni Licastro, abbiamo pensato di dedicare una docufiction, un film o una serie a queste storie. Vorremmo dar voce alle donne che normalmente pregano da sole e in silenzio, vorremmo che riuscissero a raccontarsi e a trovare sostegno nel loro sfogo, che al tempo stesso è anche una denuncia. Bisogna che le donne imparino a riportare le violenze subite, a proteggersi e ad affiancarsi a persone che le stimano – quindi le aiutano e le rispettano – come noi. Nell’ aria non c’è solo l’intenzione di ripetere gli Amen Spiritual Awards: il nostro gruppo si renderà promotore di un’iniziativa mainstream che darà risalto in tutto e per tutto a queste problematiche. Come ti accennavo, le storie che raccoglieremo verranno riprodotte in una sorta di fiction che le drammatizzerà e “illustrerà” i racconti delle donne. Starà a loro decidere se rimanere anonime o meno. Alcune situazioni sono molto pericolose, per cui suppongo che dovranno scegliere l’anonimato. Mentre casi come quello di Micol Rossi, che lotta con coraggio contro il morbo di Crohn, vanno sicuramente considerati esemplari e quindi divulgati senza vincoli di sorta: ha appena fondato con persone che vivono il suo stesso problema (non solo donne) un movimento che si chiama “Guerrieri Invisibili”, che si può contattare e coadiuvare sui social.

 

Alcuni scatti tratti dal Red Carpet e dal Gala dell’ evento “I say a little prayer…for me – Amen Spiritual Awards”. Nella foto qui sopra, da sinistra: Giovanni Licastro, Matilde Brandi, Micol Rossi e Christophe Mourey insieme al Principe

Come ci avevi preannunciato qualche mese fa, hai rivestito il ruolo di Gran Cerimoniere del prestigioso International Salieri Circus Award di Legnago: un festival (alla sua prima edizione) che celebra le arti circensi nella città natia di Antonio Salieri. Come hai vissuto quella straordinaria esperienza?

E’ stato pazzesco! E’ stato bellissimo innanzitutto perché la casa di produzione di questo evento, la ProEventi, è super efficiente e ha rappresentato una garanzia dal punto di vista organizzativo. Il festival è stato un esperimento nuovissimo: c’era una giuria prestigiosa, gli artisti erano pazzeschi, ma soprattutto c’erano dei giovani davvero entusiasti, che avevano voglia di mettersi alla prova e magari eseguivano per la prima volta le loro performance con composizioni classiche in sottofondo…L’ esperimento è riuscito in pieno. Abbiamo potuto conoscere meglio il personaggio di Antonio Salieri, che era stato, come dire?,  un po’ “travisato” dal film su Mozart, e da questa esperienza scaturirà senz’altro una voglia di recupero della cultura classica legata a Salieri, un grande del suo tempo. Era molto più conosciuto e di successo di Mozart, poi però è stato dimenticato: la sua era essenzialmente una musica di corte che rimaneva a corte. Ma quando le corti si sono estinte, l’interesse attorno a lui si è spento. Ora merita di essere rivalutato. In questa prima edizione del festival, per problemi di sicurezza associati al Covid, ci siamo dovuti privare di un’orchestra dal vivo. Dalla prossima edizione, tuttavia, potremo avvalerci della presenza di una nota orchestra; al momento non posso anticiparvi più di tanto. Secondo Antonio Giarola, lo stratosferico Direttore Artistico del festival e uno dei massimi esperti mondiali di Arte Circense, il fatto che la musica verrà eseguita dal vivo sarà molto importante. L’intento è proprio di elevare il circo a un’Arte vera e propria accompagnata dalla Musica d’Arte, facendo sì che entrambe si valorizzino reciprocamente e che si crei una commistione nell’ interpretazione davvero sentita, autentica. Della giuria facevano parte personaggi autorevoli: il Direttore di Palcoscenico del Moulin Rouge Thierry Outrilla, il Direttore del Casting del Cirque du Soleil Pavel Kotov, il Ministro della Cultura Ungherese Péter Fekete, che è anche il direttore e fondatore del Circo Stabile di Budapest, e poi Joseph Bouglione, Direttore del Cirque d’Hiver di Parigi…per farvi solo qualche nome. Il “parterre de roi” della nostra giuria, quindi, ha conferito subito grande importanza e dignità al festival. Anche gli artisti coinvolti erano di fama internazionale: 31 in tutto provenienti da 13 paesi, persino d’oltreoceano. E’ stata un’esperienza incredibile, non ultimo, per il loro slancio nell’ affrontarla! In apertura e in chiusura, il mio intervento artistico era affiancato da una performance del Piccolo Circo dei Sogni di Paride Orfei e Sneja Nedeva. Ha sede a Milano e oltre ad essere un’Accademia che divulga l’arte circense propone anche corsi di danza e di recitazione.

 

Maurice insieme a Arturo Brachetti, Presidente della Giuria dell’ International Salieri Circus Award

Act circensi all’ evento del Teatro Salieri di Legnago

Che rapporto hai con il mondo del circo? Immagino che tu sia molto attratto dalla sua magia e dalle atmosfere felliniane che lo permeano…

Ci hai proprio azzeccato! (ride, ndr.). Ho sempre subito la magia del circo e, se devo essere sincero, anche del fatto di poter vedere da vicino molti animali esotici (oggi una sensibilità diversa ci porta ad accantonare la visione negativa di un animale che si esibisce). Però devo dire che la sfida che gli artisti circensi lanciano ai loro corpi, quando con il sorriso sulle labbra eseguono evoluzioni che richiedono un sacrificio abnorme, mi affascina immensamente. La figura che io ho interpretato più volte, anche per circhi prestigiosi come il Roncalli o il Togni, è quella del Clown Bianco. Ti dò una notizia esclusiva che è conosciuta solo negli ambienti del circo: sono un clown ufficialmente, ho creato un nuovo clown che si distingue da qualsiasi altro pagliaccio non solo per il costume ma anche per il trucco. L’ho battezzato “Il Principe”. (ride, ndr) E’ un personaggio a sé stante nel mondo del circo, formalmente riconosciuto. Sono anche un po’ circense, come vedete! Una volta ho avuto l’occasione di intervistare Moira Orfei e lei mi raccontò degli aneddoti, delle cose talmente meravigliose sul circo da farmelo apparire ancora più affascinante…E’ un universo straordinario fatto di gente straordinaria. E poi ho conosciuto tanti altri personaggi, tra i quali il fondatore del Cirque du Soleil Guy Lalibertè che ha rivoluzionato il circo rendendolo più teatrale. Adoro anche il circo equestre, lo trovo molto elegante: i cavalli sono animali abituati a stare con l’uomo, la loro presenza è più compatibile con gli spettacoli circensi rispetto a quella delle bestie feroci.

 

Un’ altra immagine del clown “Il Principe” a Vienna

Con Elena Grossule, regista dell’ International Salieri Circus Award

Dalla provincia di Verona passiamo a Londra, dove a Settembre sei volato per raggiungere uno dei più grandi amori della tua vita: Grace Jones. Di questa eccezionale trasferta devi raccontarci proprio tutto…

Avevo tanta voglia di rivedere Grace, che dalla Giamaica si è trasferita temporaneamente a Londra. Era lì per ultimare un nuovo disco ma anche per stare vicino al fratello Chris, che aveva dei problemi di salute molto gravi. Siamo andati a trovarlo negli ultimi giorni della sua vita e questo fatto, seppur tristissimo, mi ha rincuorato perché sono riuscito a rivederlo e a stare al suo fianco. Chris Jones è mancato proprio in quei giorni, mentre eravamo a Londra. Per Grace era una sorta di fratello gemello, era molto attaccata a lui…Ma nella capitale inglese era volata anche per partecipare a una serata di gala destinata alla raccolta fondi per bambini bisognosi voluta da una Fondazione Reale, che ha organizzato uno spettacolo durante la London Fashion Week. Alla serata hanno preso parte molti stilisti, tra cui Philip Treacy; è stato un bellissimo evento. Chris era una persona carissima, dolcissima, che è stata di grande aiuto per Grace perché pur essendo anche lui un artista, in realtà ha dedicato la sua vita ad assistere la sorella. Lo porterò sempre nel cuore. L’ultima immagine che ho di lui risale a quando gli ho fatto visita prima che se ne andasse. Sono riuscito ad abbracciarlo, e lui ha poggiato la testa sulla mia spalla facendomi capire che era pronto… La prima volta che sono andato a trovarlo in ospedale, invece, non appena mi ha visto ha aperto le braccia e in italiano mi ha detto “Mauri, anche tu qui? Grazie, grazie!” Il fatto di avergli regalato un sorriso nella situazione in cui si trovava mi dà conforto.

 

Foto di gruppo a Londra. Al centro, tra il Principe e Grace Jones, c’è Paulo, il figlio che la diva ha avuto da Jean-Paul Goude

Una bella immagine di Chris Jones in Giamaica, prima che un male incurabile lo aggredisse

Toglimi una curiosità: com’è la “vera” Grace Jones? Al pubblico si mostra aggressiva, grintosa, seduttiva, fiera…una vera pantera, insomma. Ma a riflettori spenti è realmente così?

Grace Jones è una persona oltre ad essere un’artista, e ha tutte le sfumature emotive di una donna estremamente sensibile. L’ho vista così materna, così dolce nei confronti del fratello, e la ricordo molto affettuosa anche nei miei confronti. Certo, è una pantera: bisogna sapere come accarezzarle il pelo, perché se sbagli verso può darsi che ti tagli a fette con gli artigli! (ride, ndr.) E’ passionale, ma anche portatrice di un’umanità straordinaria e di una sensibilità incredibile…perché è una persona speciale. Quando stavamo insieme, spesso congedavamo il personale di servizio; lei cucinava per me e io lavavo i piatti. (ride, ndr.) I piatti li ha lavati molto raramente, Grace, però cucina benissimo: soprattutto le pietanze giamaicane! A Londra le ho procurato un piccolo barbecue, perché ogni tanto facevamo il barbecue in terrazza come una vecchia coppietta. E’ bello vivere questi Vip anche in una dimensione così pulita, semplice e serena. Penso di aver regalato a Grace tanta tranquillità, perché sono una persona pacifica e lei si lasciava piacevolmente contagiare dalla mia serenità. Poterle essere di conforto anche nel triste momento della scomparsa di Chris, per me è stato molto importante. Il nostro rapporto è di grande vicinanza: siamo rimasti i migliori amici l’uno dell’altra.

 

Grace Jones con il modista Philip Treacy, autore del copricapo che ha sfoggiato all’ evento “This is Icon” inserito nella London Fashion Week

Altri scatti dal charity show londinese “This is Icon”

Passo ora a una domanda clou. La sera del 4 Ottobre ti abbiamo visto in TV, precisamente su “Scherzi a parte”, dove eri impegnato nell’ investitura a conte di Antonio Zequila. E ti “dilettavi” sadicamente nel bacchettarlo, peraltro, mentre gli insegnavi il galateo della tavola! Potresti raccontarci qualche aneddoto, qualche dettaglio intrigante sul backstage dello scherzo?

(ride, ndr.) Voi avete visto solo un brevissimo estratto di quello che è successo con Zequila, perché noi con lui siamo stati in ballo dal primo pomeriggio fino a tarda notte. “Scherzi a parte” aveva bisogno di un personaggio come me: dovete sapere che, quando vengono fatti gli scherzi, tutti i protagonisti vanno a cercare su Google con chi hanno a che fare. Quindi, quando sono stato presentato c’è stata immediatamente una ricerca…Io sono un uomo di spettacolo, ma sono anche Principe, per cui mi hanno presentato col mio nome. L’ intera situazione era grottesca! Non so come si possa cadere in un tranello del genere, perché tutto era estremamente surreale. Faccio i complimenti a me stesso perché sono stato bravissimo, e me lo dico da solo! Ma anche tutti gli altri attori, soprattutto l’attrice che ha interagito con Zequila “in notturna”…Devo dirvi che su “Scherzi a parte” è tutto improvvisato (a parte il soggetto, molto particolareggiato), perciò non avevamo un “copione”. Certo, a volte gli autori ci davano ulteriori input da dietro le quinte con gli auricolari, soprattutto per rendere più credibile la vicenda. Per me è stata veramente una bella prova dal punto di vista professionale, mentre dal punto di vista umano…A Zequila è dispiaciuto moltissimo non essere diventato conte: non tanto per la ricchezza, quanto per il titolo. Perché lui ci credeva! A un certo punto ha chiamato al telefono sua madre, Ivana Trump, Barbara D’Urso e chi più ne ha più ne metta per dare la notizia: era davvero convinto di essere entrato a far parte dell’ aristocrazia. Poi, quando ha scoperto che era tutto uno scherzo, è rimasto delusissimo. Ed è dispiaciuto tanto anche a me, non sapevo come confortarlo…mi è venuto il magone. Zequila aveva proprio la velleità di diventare nobile. Ma che risate, quando lo redarguivo! Io la bacchettavo davvero, tant’è che mi diceva che gli stavo facendo male! Quello scherzo è stato troppo divertente…

Sul piccolo schermo ti vediamo sempre più di frequente. Diventare un volto fisso della TV ti piacerebbe?

Mi piacerebbe avere un salotto nel quale poter ospitare i miei amici artisti e raccontare un po’ di storie, oltre a organizzare il format incentrato sulle donne in difficoltà. Diciamo di sì! E’ arrivato anche per me il momento di cominciare a fare televisione, sempre che trovi uno spazio dove io abbia la possibilità di gestire me stesso. Dovrei avere il controllo della redazione, altrimenti non so se mi troverei davvero a mio agio. Oppure, potrei intervenire come opinionista nei settori di mia competenza. Sì, lavorare in TV mi piacerebbe molto! Adorerei condurre un talk show dove farei intervenire sia personaggi famosi che tutti coloro che hanno qualcosa da raccontare, perché secondo me abbiamo bisogno di ascoltarci, scambiare opinioni, dialogare…

 

Il Principe sul Red Carpet di “I say a little prayer…for me” con Alberto Barbera, direttore della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

Matilde Brandi, Emma Mach e Flavia Cavalcanti al Gala degli Amen Spiritual Awards

Cambiando argomento ed affrontandone uno molto attuale: cosa pensi della riapertura delle discoteche con capienze contingentate?

Sono felice che finalmente il Governo si sia degnato di prendere in considerazione il nostro settore. Del resto, ormai, si ballava ovunque tranne che nei luoghi deputati. Lo scorso weekend è stato il primo di “semilibertà” al ballo. Il contingentamento è assurdamente prudente e denota la confusione scientifica, e anche politica, che ancora domina la scena. Speriamo che l’effettivo miglioramento riguardo contagi e ricoveri dia adito ad uniformare le capienze con gli altri luoghi cosiddetti di assembramento. Giovedì 21 Ottobre faremo un punto della situazione con il Presidente del Silb Maurizio Pasca, esponenti politici ed esperti del settore. Penso che comunque sarà una gran bella festa soprattutto per i giovani, che meritano di divertirsi in luoghi adatti e belli con la musica che a loro più piace e di essere coccolati all’ infinito dopo tutto il sacrificio e il delirio degli ultimi tempi. Viva la musica, che è vita!

 

Maurice bacia Micol Rossi, una delle donne premiate con l’Amen Spiritual Award

Concludo questa serie di domande con il consueto focus sui tuoi progetti e su tutti quegli impegni che, essendo incalcolabili, ho tralasciato involontariamente (mea culpa!) nelle domande…A te la parola!

La mia più grande soddisfazione è che il 23 Ottobre sarò impegnato nei panni di Casanova a Monte Carlo. In collaborazione con Delia Grace Noble, all’ Hotel de Paris, sotto il patrocinio dell’Ambasciata Italiana nel Principato di Monaco e del Principe Alberto II, con le finalità di sempre, allestiremo il mio primo ballo in maschera: un’anticipazione del Carnevale di Venezia che speriamo di riuscire a fare in presenza l’anno prossimo e a cui si sta già lavorando con la partecipazione di VELA, la società partecipata che si occupa di tutti i grandi eventi veneziani. Anche il direttore di Rai Veneto, Giovanni de Luca, si è detto entusiasta di mettere a disposizione lo splendido Palazzo Labia per poter proporre una programmazione di classe, ma divertente, in vista del Carnevale. E dato che rientreremo ancora nelle celebrazioni del 1600simo di Venezia, verrà omaggiata anche la storia del Carnevale. Oltre a questo ho in previsione innumerevoli altri impegni, ma ve ne parlerò più avanti! Sostanzialmente percepisco una gran voglia, un gran fermento…Il desiderio di ricominciare a vivere e a godere dell’arte dell’intrattenimento e della bellezza in generale. 

 

Un annuncio da fare col megafono: sabato 23 Ottobre, a Monte Carlo, il Principe Maurice sarà il Maestro di Cerimonia del Gran Masked Ball!

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Il Principe e la Luna

 

 

In questa intervista, si parlerà moltissimo della Luna. La Luna in quanto astro, protagonista dei molteplici eventi cosmici che dall’ inizio dell’ anno ci fanno tenere lo sguardo incollato al cielo, e la Luna evocata, come quella che dà il nome alla pittoresca Terrazza Blue Moon del Lido di Venezia. Ma anche la Luna che regna, regina assoluta, sul cielo della notte, e fa da sfondo alla nightlife già brulicante della stagione estiva. E poi la Luna onirica delle atmosfere interiori, il cui bagliore rischiara, etereo, gli angoli più reconditi dell’ anima. Naturalmente, oltre a quello dell’ astro d’ argento, affronteremo molti altri argomenti ancora. Ma se considerate che il Principe Maurice è una creatura notturna, e che da sempre ama definirsi “lunare”, il fil rouge di questa puntata della rubrica costantemente sulle sue tracce è assai pregnante. Basti pensare che, stasera, il Principe lunare dedicherà alla Luna di Fragola l’ inaugurazione della Terrazza Blue Moon al Lido di Venezia. Vi sembra un gioco di parole? Non lo è: tornato nella location che l’ ha visto mattatore assoluto per tutta l’ estate 2020, Maurice ha in programma una “soirée” intrisa di magia. Gli sbalorditivi ospiti e la consueta atmosfera surreale esalteranno al massimo il suo “One Man Cabaret Lunaire”, la Luna di Fragola farà il resto. Sono sicura che l’ ultima superluna dell’ anno, primo plenilunio estivo al tempo stesso, impregnerà l’ evento dei suoi positivi influssi. L’ estate del Principe non potrebbe iniziare in modo migliore…

 

 

Raccontaci qualcosa della tua rutilante apparizione fatta il 1 Maggio in occasione dell’evento “Il suono del silenzio”, allestito dal team Metempsicosi al Teatro delle Rocce di Gavorrano: un live streaming davvero magico…  

L’evento al Teatro delle Rocce a Gavorrano ha ribadito che realtà come quella della Metempsicosi, storica agenzia toscana riferita al mondo della notte, sono ancora vive e che sono più che pronte a ricominciare alla grande. Con il SILB, inoltre, il 31 Maggio ho avuto il compito di aprire un dibattito a Milano, alla presenza del consigliere comunale Filippo Barberis in rappresentanza del Sindaco Sala, che riguardava i giovani dell’associazione COGEU e il codice etico da essi promulgato. Milano è un centro importante in quanto è sempre stata la città della ripartenza, della rinascita – sia economica e culturale – per l’Italia tutta nei momenti difficili. Ma devo dire che anche Venezia è molto attiva, e vorrei organizzare un evento un po’ più spettacolare incentrato sulla funzione di attrazione turistica che esercitano i locali da ballo nelle zone costiere: la Riviera Romagnola, Veneta, Toscana, per non parlare di aree ancora più quotate tipo il Salento o la Sardegna. Puntiamo a catalizzare l’attenzione sul nostro settore perché non abbiamo ancora spiragli concreti per ricominciare ad operare: una situazione assurda e scandalosa. La cronaca recente evidenzia un disagio generazionale che sta sfociando in violenza perché lasciato a se stesso. Il mio obiettivo è operare a sostegno delle esigenze dei giovani soprattutto ora, in vista dell’estate.

 

Il Principe in un look rutilante durante la sua performance all’ evento “Il suono del silenzio” con il team Metempsicosi

Quell’ evento si è svolto sulla scia del magnetico influsso della Superluna rosa, ma il 26 Maggio scorso siamo rimasti senza fiato davanti ad un altro spettacolare show cosmico: la Superluna di Sangue. Hai avuto modo di ammirarla? La luna piena, al perigeo, è stata definita la più grande di tutto il 2021…     

Sì, ho avuto modo di ammirarla: nella camera dell’Hotel che mi ospitava, ho aperto la finestra e ho lasciato che venisse a trovarmi nel mio letto. Ho passato una notte insonne facendo l’amore con la luna piena, meravigliosa, che avevo proprio di fronte. La luna è la mia amante vera, mi accompagna sempre…Così come influisce sulle maree, anch’io la percepisco nel mio animo. Mi fa ribollire, mi fa sognare!

A proposito di Luna, vorrei porti una domanda leggermente impregnata di magia. Tu credi nei suoi poteri, nell’ influenza delle fasi lunari sulla natura e sugli esseri umani? Che rapporto hai con l’“astro d’argento”?

Assolutamente sì. Ci credo tantissimo sin da piccolo: quando finivano le scuole, i miei non mi obbligavano ad andare a letto presto. Ho avuto la fortuna di vivere in case con dei bei giardini, dove di notte, d’estate, vagavano le lucciole…e la luna era già a quei tempi una mia compagna fedele. Ringrazierò sempre i miei genitori per avermi lasciato libero di vivere le mie fantasie, le mie illusioni, che poi sono diventate certezze! Sono convinto al 100 per cento che gli astri ci influenzino tantissimo: se condizionano persino le maree, immagina la potenza e l’energia che riescono a sprigionare! Credo abbastanza anche nell’ astrologia. Per quanto riguarda la luna, su di me ha un potere diretto e potentissimo. E poi, è amica e complice del nostro divertimento, del nostro essere deliziosamente trasgressivi (sempre nei limiti del rispetto di sé e degli altri)…Subisco moltissimo il suo influsso dal punto di vista dell’umore, delle energie, anche a livello, direi, quasi estetico. Io quando la luna è piena, oppure ha un colore, un alone particolare, mi incanto a guardarla. Ecco perché la notte in cui splendeva la Superluna di Sangue, dopo essermi sdraiato a letto, ho lasciato che la sua luce surreale, magica, suggestiva, entrasse dalla finestra aperta e ho fatto l’amore con lei tutta la notte.

 

Maurice durante una performance sulla Terrazza Blue Moon nell’estate 2020. Sullo sfondo, il magico tramonto del Lido di Venezia

L’Estate si avvicina a grandi passi. E qui riappare di nuovo la Luna, perché ho intenzione di chiederti se tornerai a regnare sulla Terrazza Blue Moon: una delle location più suggestive del Lido di Venezia.

Effettivamente si, tornerò alla Terrazza proprio il 25 Giugno inaugurandola con un suggestivo evento dedicato alla Luna piena di San Giovanni in collaborazione con la società Vela, il Comune di Venezia e la gestione del Bistrot del Mar di Fabiano Ruffini. Avremo ospiti a sorpresa a dir poco meravigliosi, sarà la serata che coinciderà con l’apertura stagionale della Terrazza. La Performing Artist Veronica Mariani si esibirà in evoluzioni di danza acrobatica e lo storico dj Otto Casagrande, alla consolle, supporterà il mio “One Man Cabaret Lunaire”. Dopo quello di Giugno sono in programma due eventi ad Agosto e stiamo studiando qualcosa di speciale per Settembre in occasione della Mostra del Cinema. Non si tratterà di feste a tema, la visione d’insieme sarà più eterogenea, ma di sicuro dedicherò una serata a Gabriele D’Annunzio: per celebrare i 1600 anni di Venezia ho scelto il Vate in quanto, agli inizi del ‘900, ribattezzò il Lido “l’Isola d’Oro” contribuendo a decretarlo meta di un turismo internazionale tra i più prestigiosi al mondo. Del Lido sono innamoratissimo, così come di Venezia. E sono molto dannunziano, come ben sapete. Dannunziano fuori e pirandelliano (uno, nessuno, centomila) dentro!

 

Ancora due belle immagini dell’ estate “in Terrazza” del 2020

So che per la stagione calda hai in programma (e in parte hai già realizzato) un’autentica miriade di progetti. Giochiamo al “botta e risposta”? Io ti cito la location e tu ci racconti l’evento corrispondente. Parto subito con Riccione.

A livello di discoteche, la riapertura non è ancora chiara e precisa al 100%. Molti locali hanno deciso di rimandarla a dopo l’estate, in previsione di una risoluzione definitiva del problema Covid. Nella mia estate, sicuramente, Riccione ci sarà: dopo il corto di Numero00 a cui ho preso parte e la mia esibizione al Primadonna Lounge Restaurant, la “perla verde dell’ Adriatico” è tornata ad intrigarmi e ho riattivato i canali giusti per fare una rentrée in grande stile. Anche se il Cocoricò ha stabilito di riaprire non prima del prossimo autunno. Riguardo i miei programmi, dato che la pandemia ci ha abituato ad attendere le varie conferme fino all’ ultimo minuto, non vi dò anticipazioni…Però a Riccione, con cadenza mensile, potete star certi che ci sarò! Un solo indizio: mi troverete sulla spiaggia. (ride, ndr) Vi assicuro, comunque, che sarete i primi a sapere dove con esattezza!

 

Uno scatto riccionese. A fare da sfondo, stavolta, è il celebratissimo mare della “Perla Verde dell’ Adriatico”

Riccione ha una gran voglia di rinascere, si sta reinventando in tanti modi. L’ iniziativa di Valerio Farina (fondatore del fashion brand Numero00), che ha ambientato proprio lì il suo corto presentato a Milano Moda Uomo, significa che c’è un grande desiderio di tornare ad esprimere la creatività, di ricominciare alla grande puntando sulla qualità. La moda, a Riccione, è evoluta in uno street style raffinato, elegante: un mix di tagli informali e tessuti pregiati che ha intrigato persino il sottoscritto, grande amante ultimamente dello stile classico. Questo nuovo street style riccionese lo trovo molto in linea con la filosofia del divertimento, in particolare romagnolo, basata su un connubio di sciccheria e tendenza. C’è sempre, a livello empatico, un rapporto tra la vita notturna e ciò che si indossa anche di giorno. E’ straordinaria questa armonia che continua ad esserci e a rinnovarsi, Riccione è proprio il top! La cosa spettacolare degli abiti di Numero00, poi, è che sono musicali! Nel senso che su alcune parti dei capi sono stati stampati dei QR Code che, se vengono inquadrati da un cellulare, consentono di scaricare una favolosa playlist di musica house rinnovata ogni mese. E’ veramente fantastico come il brand di Valerio Farina sia riuscito a rendere vivi e musicali anche gli abiti, che grazie ai QR Code diventano delle playlist ambulanti! “Listen to your wardrobe”! Nel corto di presentazione della collezione, a cui ho preso parte insieme a Maurizio Monti, Giuseppe Moratti e Miller Sgargi, l’ideatore e dj di Villarzilla (il privè della Villa delle Rose), noi quattro segnaliamo ai modelli che sugli abiti c’è il QR Code da inquadrare con lo smartphone. E lo facciamo tramite dei manifesti, dei flyers e delle locandine come si trattasse di dover partecipare ad un disco party…Il fatto di poter scaricare della buona musica, selezionata dai più importanti dj per Numero00, è un’opportunità eccezionale. Mi ha fatto molto piacere condividere le riprese del corto con Monti, Moratti e Miller, tre autentiche icone del mondo della notte: la nostra reunion accentua ulteriormente il fascino di un video rappresentativo di tante tendenze della Riviera. La sera precedente alle riprese, invece, invitato da Mauro Bianchi, ho fatto un dj set in un elegantissimo lounge restaurant inaugurato negli spazi dell’ex Green Bar di viale Ceccarini, il Primadonna. E’ un locale straordinario, c’è una fusion di altissima qualità. “Primadonna”, peraltro, è anche il nome di un noto brand di calzature che ha una boutique proprio lì accanto. Ho colto l’occasione e dopo tanti anni mi sono comprato un paio di scarpe con tacco che ho indossato anche nel video! E’ stato davvero fantastico, emozionante e molto divertente cimentarmi nel ruolo di dj in un locale di viale Ceccarini: un meraviglioso flashback.

 

Lo straordinario corto della collezione PE 2022 di Numero00, ambientato a Riccione. Il Principe appare nel video come guest star insieme a Maurizio Monti, Giuseppe Moratti e Miller Sgargi

 

Il nostro eroe al Primadonna di viale Ceccarini e…

….mentre ci presenta i sandali gioiello che si è appena comprato nella boutique omonima del nuovo locale. Li indossa, peraltro, anche nel corto di Numero00

Monte Carlo.

In questo periodo, Monte Carlo è stato il regalo più bello che abbia ricevuto. Mi riferisco a un evento prestigiosissimo che si è tenuto all’ Hotel de Paris, Le Grand Bal des Princes et des Princesses: c’era molta aristocrazia europea, soprattutto residente nel Principato di Monaco, c’era…non potrei dire se c’era o se non c’era, perché hanno voluto che questa cosa rimanesse segreta… “Monseigneur”, ovvero S.A.S. Alberto II. Il fatto che fosse presente la Banda dei Carabinieri di Monaco però è indicativo, perché significa che la rappresentanza ufficiale dei Principi era lì. Il ballo è stato veramente da sogno, 150 super Ospiti. Gli allestimenti erano incredibili, l’organizzatrice Delia Grace Noble (cantante lirica e ambasciatrice Unicef) ha pianificato in modo impeccabile questo primo evento mondano mondiale in presenza…Non si è ballato, si è trattato di una Cena di Gala – rigorosamente rispettosa delle norme anticovid – impreziosita dalle esibizioni di alcuni artisti, cantanti lirici, danzatori classici, musicisti di fama e provenienza internazionale. L’ evento di beneficenza, organizzato a favore della Fondazione intitolata alla Principessa Grace, è stato ricco di bellissimi interventi.

 

Momenti da sogno al Grand Bal des Princes et des Princesses di Monte Carlo

Il Principe “on stage”

Il protocollo principesco, sapete, è estremamente particolare: lo spettacolo non si svolge mai durante la cena, bensì prima e dopo. Mentre si cena non vola una mosca, il protocollo prevede che i commensali possano conversare tra loro. Le bevande vengono tutte servite, non ci sono bottiglie in tavola, perché c’è un controllo rigoroso del tasso alcolico e quando la cena è terminata non si può più bere alcol. Naturalmente, essendo presenti altezze reali e addirittura imperiali, bisogna assolutamente evitare il rischio che qualcuno possa alterarsi in loro presenza! Quando poi tutta la corte monegasca se ne è andata, io ho dedicato a Delia Grace Noble e a George Axente, il Direttore Artistico, nonché agli artisti, una canzone solo per loro. Partecipare al Gran Ballo sia nelle vesti di performer che di Maestro delle Cerimonie per me è stata una grande soddisfazione, ha risollevato tantissimo il mio stato d’animo. Ma vi racconto anche altro: così come a Monte Carlo mi sono esibito nel mio primo evento privato al chiuso in presenza, al Salone Nautico di Venezia si è svolto il mio primo evento pubblico all’ aperto. Alla festa di chiusura del Salone, che si è tenuta all’ Arsenale, ero con la dj Gloria Fregonese. Ho partecipato nel ruolo di dj, cantante e vocalist davanti a un pubblico che includeva il Sindaco Luigi Brugnaro, molto soddisfatto della riuscita di questa iniziativa che ha voluto fortemente.

 

Delia Grace Noble (a sinistra), soprano, ambasciatrice Unicef oltre che organizzatrice di Le Gran Bal des Princes et des Princesses, insieme alla giovanissima (16 anni) e virtuosa pianista Stella Almondo, che si è esibita nel corso dell’ evento

La canzone che il Principe ha dedicato a Delia Grace Noble, al direttore artistico George Axente e a tutti gli artisti presenti al Grand Bal: un’ autentica perla

Il Lido di Venezia.

Come ti dicevo, il mio legame col Lido è consolidato. Punto sull’evento dedicato a D’ Annunzio che ho in programma per i 1600 anni di Venezia e che sarà collegato alla performance in Terrazza del prossimo Agosto. Spero di riuscire a organizzare anche qualcosa in giro per il Lido, che parta cioè nei dintorni della Terrazza e poi si concluda lì, ma bisognerà decidere in base a eventuali restrizioni perché si potrebbero creare assembramenti…Molto probabilmente, l’evento si concentrerà tutto sulla Terrazza Blue Moon.

 

Un’ immagine molto lunare della Terrazza Blue Moon

Treviso e dintorni.

Così come esiste la Serenissima Signora dei Mari, esiste anche la Venezia di terra. Lo splendore di Venezia si è esteso ai luoghi sottoposti al dominio della Serenissima. Tra questi, la marca trevigiana è senza dubbio è uno dei più importanti e interessanti. Qui, oltre a contare su un rapporto ormai consolidato con la famiglia Venerandi (titolare dell’Odissea Fun City), ho instaurato un bellissimo gemellaggio con il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto dove recentemente mi sono esibito in una rievocazione storica nei panni del Doge Pasqual Cicogna, il costruttore del Ponte di Rialto. Fu lui a nominare il primo Podestà veneziano su terraferma, il nobile Giorgio Semitecolo, che fu accettato con grandi onori e grande entusiasmo. Il Teatro Accademico è un unicum mondiale perché ha due grandi finestre che consentono di utilizzarlo anche di giorno. Quindi di giorno ospitava simposi, studi e seminari, mentre di sera (sto parlando del ‘700) era uno spazio adibito all’ intrattenimento musicale con ballo. Ribadisco quello che vi ho già detto in svariate occasioni: il Teatro di Castelfranco Veneto è l’esempio mirabile di ciò che dovrebbero diventare le discoteche, sfruttabili di giorno come centri di cultura giovanile e di sera come luoghi votati al ballo e al divertimento. A Spresiano di Treviso, invece, inaugurerò una versione estiva del dinner show. Piace e lo portiamo avanti! La location sarà l’Odissea Fun City, dove mi esibirò in una cena spettacolo “leggera e simpatica” in previsione di una futura variante più sontuosa, unica nel territorio, un po’ in stile Lido di Parigi. L’Odissea è diventata la mia seconda casa madre. Lì mi trovo benissimo, si è instaurato un tale rapporto di fiducia e di empatia con il titolare, Giannino Venerandi, per cui riesco a esprimermi al meglio. La famiglia Venerandi per me rappresenta il lato virtuoso della notte, un mondo che continua ad essere sacrificato e vituperato. E’ importante che si sappia che il settore del clubbing è fatto anche di grande professionalità, di imprenditori che danno lavoro a migliaia di persone che hanno famiglia. Questo aspetto positivo e pregevole andrebbe enfatizzato, presentato all’ opinione pubblica, che considera il mondo della notte solo fatto di cose brutte.

 

Il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto e alcuni suoi scorci. Qui, Maurice recentemente si è esibito in una rievocazione storica nei panni del Doge Pasqual Cicogna

Che tipo di augurio hai fatto a te stesso, in occasione del Solstizio d’Estate?

Il Solstizio d’Estate è stato per me una grande fonte di ispirazione. Tutti gli eventi associati alla natura, all’ universo, al movimento degli astri e ai pleniluni, che si sono verificati di recente, mi suggestionano tantissimo. Mi sono convinto a confrontarmi definitivamente con la figura di mio fratello gemello, Massimo, morto ad appena 11 mesi. Il fatto che sia venuto a mancare così presto lo ha tramutato in una figura particolarissima: ho dovuto immaginarlo completamente, ma lo “sento”, percepisco la sua presenza continua. Di Massimo non ho ricordi fisici o materiali, bensì direi quasi genetici, esoterici. Sto creando un lavoro teatrale incentrato su di lui per chiudere il cerchio con il mio rapporto “controverso” nei suoi confronti, per raccontarvi di me e di un’entità che siamo io e mio fratello al tempo stesso. Il Principe Maurice è proprio il prodotto di questo sdoppiamento. Non posso dare troppe anticipazioni sul mio progetto, chiarirò tutto quando lo spettacolo andrà in scena: per saperne di più, dovrete venirmi a vedere! (ride, ndr)  L’augurio che ho fatto a me stesso, quindi, è quello di riuscire a raggruppare tutti gli elementi necessari per realizzare un sogno nel cassetto che voglio assolutamente concretizzare! A tutti i miei colleghi, agli operatori del settore, ai titolari dei teatri e delle discoteche, ai direttori dei festival e così via, auguro invece di ricominciare, perché ne abbiamo un bisogno ormai impellente. Non possiamo proprio aspettare oltre, è fondamentale: vogliamo lavorare ed esprimerci. Per gli artisti o per chi si occupa del nostro settore non lavorare è terrificante, significa spegnersi! Comunque devo dire che qui nel Veneto ma anche in Romagna vedo molta voglia e molta capacità di riorganizzarsi. Che siano d’esempio ed incoraggiamento per tutti.

 

Un Principe in versione esoterica in una foto scattata sulla Terrazza del Lido nel 2020

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

 

“Fashion Confidential”: dietro le quinte della moda con Mariella Milani

Un ritratto fotografico di Mariella Milani (foto © Simona Filippini)

In TV, al Tg2, incastonati tra le notizie di cronaca, sport ed economia, spiccavano i servizi dedicati alla moda: erano piacevoli parentesi, preziose oasi di evasione dove una voce fuori campo commentava, con garbo unito a una sottile arguzia, le creazioni più sublimi proposte dai couturier e i look di volta in volta chic, minimal o eccentrici che sfilavano in passerella. Quella voce, inconfondibile, apparteneva a Mariella Milani, giornalista e critica di moda che vanta una carriera di ben 33 anni in RAI. Per me, televisivamente parlando, dire “fashion world” e dire “Mariella Milani” sono ancora oggi un tutt’uno. Adoravo il suo eloquio, la sua narrazione; il suo modo di raccontare la moda che risultava coinvolgente per qualsiasi tipologia di spettatore, dall’ “archetipa” casalinga di Voghera ai più quotati esperti del fashion system. Con lei, quel mondo spesso considerato effimero, esclusivo, distante dalle esigenze della gente comune, si calava felicemente nella realtà quotidiana. La Milani era in grado di esaltare l’ eccellenza sartoriale di un abito e, al tempo stesso, di illustrare con bonaria ironia certe eclatanti stravaganze. Inutile dire che il pubblico televisivo, perlopiù ancorato al concetto di portabilità dei capi, la venerasse. Questo suo tipo di approccio, che contribuiva senza dubbio ad avvicinare la moda alle masse, probabilmente scaturiva da un background professionale che aveva incluso ruoli di conduttrice del Tg2, cronista d’assalto, inviato speciale, capo redattore, autrice di reportage…Settori molto lontani dalla moda ma quanto mai contigui alle problematiche sociali, agli umori della gente. Un’ esperienza culminata con “Diogene”, la sua, rubrica quotidiana che la vedeva nelle vesti di paladina dei diritti dei consumatori. Al “fashion”, la Milani è approdata nel ’94 e sarà lei stessa, nella conversazione che segue, a raccontarci in che modo. Va detto che, da allora, il suo amore per la moda (seppure mantenendo sempre un occhio critico) si è elevato a livello esponenziale. Oggi del “regno delle passerelle” parla su Instagram, dove organizza dirette, dialoghi virtuali con i protagonisti del Made in Italy e con le influencer più significative, cura speciali rubriche incentrate sui capi cult, su mitici designer e sulle icone di stile. Ma oltre ad occuparsi di moda sul suo feed, Mariella Milani ha deciso di approfondirne il mondo: ce lo presenta in un volume, “Fashion Confidential“, pubblicato per i tipi di Sperling & Kupfer nel Febbraio scorso. La passione per il cinema dell’ autrice si riflette in tutti i capitoli, i cui titoli citano quelli di film pertinenti con l’argomento trattato; nelle pagine del libro, tuttavia, sono la moda e soprattutto il suo universo il nucleo portante. Perchè in “Fashion Confidential”, con estrema competenza e il consueto tono  tra l’ironico e il disincantato, di moda si parla a tutto campo: personaggi, eventi irripetibili (un esempio? La leggendaria sfilata di Fendi lungo la Grande Muraglia cinese), talenti eccelsi e mai dimenticati, ricordi personali e aneddoti, ma anche atmosfere, zone d’ombra, mood e modelli comportamentali si alternano in un pot-pourri ricco di sfaccettature. Ampio spazio, naturalmente, è dedicato al profondo mutamento che l’ avvento del Covid-19 ha imposto al settore. E’ un mondo in continuo divenire, il fashion world, e oggi lo è più che mai; gli influencer la fanno da padroni e la digitalizzazione si estende a macchia d’olio. Cosa pensa Mariella Milani di tutto questo? Lo scopriremo leggendo il suo libro o ascoltandolo, in versione podcast, ogni lunedì su Spotify Italy (qui trovate il link) e sulle principali piattaforme di podcast hosting. Intanto, però, godetevi questa brillante intervista che mi ha fatto l’ onore di concedermi.

Ha iniziato a raccontare la moda nel 1994, con la RAI, ma il suo background annoverava settori totalmente differenti: si è occupata di cronaca, di dossier, di difesa dei diritti del cittadino, e ha esplorato universi, come quello della criminalità organizzata, ben distanti dal glamour delle passerelle. Come ha vissuto questo totale cambio di rotta?

Ho iniziato quasi per caso, per una proposta che ironicamente definisco “indecente”. Mi occupavo di tutt’altro ma, come spesso accade in RAI, la mia redazione era stata chiusa e l’allora direttore del Tg2 Clemente Mimun volle affidarmi la moda perché la raccontassi con un tono dissacrante e ironico, adatto a un pubblico generalista. Confesso che inizialmente mi sembrava riduttivo, avendo affrontato mondi ben più insidiosi, ma con la curiosità di una bambina – che mi appartiene ancora oggi – mi sono buttata a capofitto in un’avventura assolutamente nuova.

La moda, comunque, non le era indifferente…Penso agli impeccabili tailleur Armani che amava indossare, di cui peraltro parla nel suo libro. Come e quando è scoccata la scintilla con il pianeta dello stile?

È iniziata esattamente quando, negli anni Ottanta, mi è stata affidata la conduzione dell’edizione delle 13 del Tg. Volevo apparire come una giornalista seria e affidabile e niente come una giacca o un tailleur di Armani, simbolo indiscusso del power dress, avrebbero potuto darmi l’autorevolezza che cercavo. Devo confessare che dilapidavo fortune nelle sue boutique…

 

L’ immagine che Mariella Milani ha scelto per il suo profilo Instagram e per il podcast di “Fashion Confidential”

Il suo debutto come giornalista di moda e di costume risale agli anni ’90, l’epoca d’oro degli stilisti-superstar, del boom del Made in Italy e delle top model. Com’è stato immergersi in quel mondo ambitissimo dove il lusso, il sogno e la fantasia a briglia sciolta (basti pensare alle favolose creazioni di John Galliano per Dior Haute Couture) rappresentavano i vessilli supremi?

Non posso nascondere che all’inizio mi sentivo un’aliena catapultata in un universo sconosciuto. Mi chiedevo come avrei potuto catturare l’attenzione del pubblico del telegiornale, generalista per definizione… al professore universitario o alla “famosa” casalinga di Voghera non sarebbe certo importato nulla della lunghezza degli orli delle gonne ma, con ironia e un pizzico di irriverenza, sono riuscita a trovare il mio stile e il mio posto in quell’universo patinato e accattivante.

Quali eventi, personaggi o situazioni ricorda, di quel periodo, a titolo emblematico del suo splendore? Nel libro che ha scritto ne cita molti; ce ne menzioni qualcuno per chi non l’ha letto ancora.

Sicuramente la sfilata di John Galliano per Dior nel Foyer de l’Opera di Parigi nel 1998 è uno dei momenti più belli che ho vissuto nella moda. Eleganza e sontuosità senza eguali… e non a caso è anche uno dei prossimi racconti che farò nel Podcast di “Fashion Confidential”. Altra esperienza meravigliosa è stata la sfilata di Fendi sulla Grande Muraglia cinese nel 2007: ottanta metri di passerella per il primo – e unico credo – show visibile anche dalla Luna.

A proposito del suo libro, uscito di recente: “Fashion Confidential” ha come sottotitolo “Quello che nessuno vi ha mai raccontato sul mondo della moda”. Come è nata l’idea di esplorare un universo – che conosce ormai a menadito – da un’angolazione diversa, potremmo dire “da dietro le quinte”?

Per vocazione – e scelta – sono sempre stata una giornalista senza peli sulla lingua e il mio libro non poteva certo avere un approccio diverso… Volevo raccontare il mio punto di vista perché sono consapevole di aver vissuto anni che non torneranno più e se non avessi messo la mia esperienza nero su bianco, sarebbe andata perduta.

 

La copertina di “Fashion Confidential”, edito da Sperling & Kupfer

Pensa che il pianeta moda venga a tutt’ oggi mitizzato? E a suo parere, per quale motivo?

Assolutamente sì. La moda viene vista come un sogno, un mondo aspirazionale ma credo che questo succeda perché, in realtà, pochi sanno cosa ci sia davvero dietro le quinte. Non è tutto party e bling-bling, è prima di tutto un lavoro per milioni di persone e spesso ci si dimentica di questo aspetto.

L’ avvento del web, e soprattutto della pandemia di Covid, hanno stravolto radicalmente le coordinate del fashion system. Cosa ci aspetta in tal senso? La moda continuerà a mantenere il suo appeal o la digitalizzazione dilagante e le nuove priorità esistenziali lo ridimensioneranno definitivamente?

Panta rei, tutto scorre, diceva Eraclito… e, anche se gli anni che ho vissuto non torneranno , credo che nulla sia definitivo. Il mondo della moda è stato messo a dura prova negli ultimi anni e nell’ultimo periodo in particolar modo, ma spero – soprattutto per i giovani – che ci sarà un nuovo Rinascimento.

Nell’introduzione di “Fashion Confidential” scrive: “La vera moda è eccessiva, geniale, carismatica, ironica, sempre capace di reinventarsi, in bilico tra sogno e realtà”. Quali designer o Maison dell’era pre-pandemica assurgerebbe ad esempi di questa sua opinione?

Sicuramente Yves Saint Laurent, Valentino Garavani, Azzedine Alaïa, Cristobal Balenciaga, Rei Kawakubo… ma sono tanti per citarli tutti.

La sostenibilità e il concetto del “buy less, buy better” saranno i cardini della moda post-Covid?

Assolutamente sì, la sostenibilità è una priorità per la moda – e la società in generale. Non a caso ho dedicato a questo tema due capitoli del libro…

Cito ancora dal suo libro: “se sei una persona di valore ma non hai un potere reale o virtuale, hai poche speranze”, dichiara, rivolgendosi ai tanti giovani che vorrebbero dedicarsi alla comunicazione della moda. Eppure la moda è anche cultura, genialità creativa, fenomeno di costume, espressione. Privilegiare la visibilità a discapito del valore non rischia di relegarla allo stereotipo che la associa unicamente all’ apparenza, all’effimero?

Al di là di rischi e stereotipi, purtroppo questa è la realtà e non si può fingere di non vederla. Posso dire, però, che negli ultimi tempi si stanno riscoprendo il valore della qualità e della competenza e questo non può che essere un bene anche se, al primo posto, per emergere nella moda è fondamentale avere le relazioni giuste.

 

 

La moda è una geniale combinazione di arte e marketing. Oggi, tuttavia, i vari influencer hanno pressoché soppiantato la figura del giornalista, il web ha spodestato la carta stampata e molte riviste si vedono costrette a chiudere i battenti. Cosa pensa di questo fenomeno?

Analizzando il grande successo raggiunto, attraverso i social, da influencer e blogger – diventati i nuovi brand ambassador – ho riflettuto su una parola: democratizzazione. Credo siano da ritrovarsi in questo bisogno, che era evidentemente impellente, le ragioni un tale cambiamento. Il digitale è stato una sorta di “tana libera tutti” e l’informazione classica non ha tenuto il passo con l’evoluzione degli ultimi anni. È rimasta pressoché immobile, ancorata a un linguaggio e a strumenti quasi obsoleti e questo ha fatto sì che perdesse terreno.

Che consiglio darebbe a un giovane che sogna un futuro nel giornalismo di moda?

Spesso mi viene chiesto come poter fare il mio mestiere ma la verità è che nemmeno io so rispondere. È un lavoro che si è fortemente evoluto e, come dicevamo, il digitale ha avuto un impatto non indifferente. Sicuramente un’esperienza all’estero potrebbe essere molto utile per capire da che parte sta andando il mondo e cosa aspettarci dal futuro e soprattutto avere uno sguardo più cosmopolita.

Nel suo libro non risparmia critiche, sempre benevole e ironiche, al cosiddetto “circo della moda”. Lo definisce “un universo (…) popolato da designer spesso isterici e narcisisti, modelle dive o trattate come numeri, buyer considerati star, star, stylist, influencer, giornalisti, fotografi e PR (…) occupati in funamboliche capriole per dimostrare di essere il perno della giostra. Non è tutt’oro quel che luccica?

Ebbene no. È ora di sfatare questo mito. (sorride, ndr)

 

 

Tra pandemia, cambiamenti climatici e emergenza ambientale, si preannuncia un futuro contrassegnato dall’ incertezza. Crede che un nuovo Rinascimento sia possibile, che la moda possa tornare ai suoi proverbiali fasti, o vede più impellente un mutamento radicale del sistema?

L’ultimo capitolo del mio libro si chiama “Il sipario strappato”, dal famoso film di Hitchcock. Ho scelto questo titolo perché, anche se non c’è futuro senza passato, gli anni d’oro che ho vissuto non torneranno e siamo difronte a un momento di grande cambiamento. Concludo con la frase di un visionario come Steve Jobs: “think different”, perché penso che la moda debba davvero iniziare a pensare in modo diverso.

Vorrei concludere questa intervista con una riflessione. La moda è, da sempre, espressione dei tempi: lo stile hippie, ad esempio, incarnava la nascita di un mondo nuovo e di nuovi ideali. Oggi, l’attenzione dei giovani si concentra prevalentemente sul marchio e sui modelli di sneakers che è imprescindibile avere. Dove finisce la moda e dove comincia l’omologazione? Non a caso, lei ha concluso il suo libro citando appunto lo slogan “Think different” di Steve Jobs…

Senza sapere quale fosse l’ultima domanda l’ho preceduta… credo che l’omologazione sia una delle cause della disaffezione dei consumatori a cui la moda doveva far fronte anche prima che scoppiasse la pandemia. Finché l’imperativo sarà esclusivamente vendere, continuerà a esserci sicuramente più omologazione che moda.

 

 

 

 

“Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” di Raffaello Bellavista e Serena Gentilini: riflessioni ed approfondimenti post-evento

Serena e Raffaello durante la loro esibizione musicale alla Tenuta Mara

VALIUM lo aveva annunciato, ricordato attraverso un reminder “dantesco” (rileggi qui l’articolo) e, puntualissimo, il 15 Aprile scorso è andato in scena sulla piattaforma di Live All: “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”, il docu-concerto ideato e realizzato da Raffaello Bellavista e Serena Gentilini con il patrocinio del Comune di Ravenna, della Regione Emilia Romagna, del Segretariato Regionale dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’ Emilia Romagna, della SIAE Italia e dell’ Associazione SI Svezia Italia, si è rivelato un autentico capolavoro. Attraverso un sapiente intreccio di musica, canto e testimonianze storico-paesaggistiche relative alla permanenza di Dante in Romagna, Raffaello e Serena hanno dato vita ad un evento emozionante e di alta caratura artistica. Il viaggio compiuto dal Sommo Poeta nella “Divina Commedia” si snoda nelle sue tre tappe, Inferno, Purgatorio e Paradiso, avvalendosi di una narrazione inedita che concentra su Ravenna (dove Dante, in esilio, trascorse gli ultimi anni di vita) e sui dintorni della “città dei mosaici” l’ intera parte visiva del documentario. Risaltano la Sala Dantesca della Biblioteca Classense, la Sala Consiliare e Preconsiliare del Municipio di Ravenna, la Tomba di Dante, il giardino con il Quadrarco di Braccioforte e la Penisola di Boscoforte, paradisiaca e incontaminata, nel Parco del Delta del Po. Le immagini che vedete in questo articolo, da notare, sono tutti frame tratti dal docu-concerto. La parte musicale è stata girata invece nelle luminosissime sale della Tenuta Mara, un relais di vago stampo surrealista che vanta una splendida visuale sui colli riminesi. A fare da trait d’union alle riprese, magnifiche in quanto a cromie e scenari, la voce di Serena Gentilini, che racconta, presenta e recita versi tratti dalla  “somma opera” con tono suadente e trascinante a un tempo. Il risultato complessivo è di immensa suggestività, accentuata ulteriormente dalle performance di Raffaello e Serena. Come vi ho anticipato in un precedente articolo, ci siamo incontrati per una nuova intervista relativa al bilancio e al feedback di questo “viaggio musicale” oltremodo affascinante.

Dopo essere rimasta catturata dalle splendide scene iniziali, ho notato che il concerto non si è tenuto in live streaming, bensì in differita. D’altra parte, alle ore 20 del 15 Aprile il cielo era ancora buio e non sarebbe stato possibile godere del luminoso e sconfinato panorama che, attraverso le vetrate dell’avveniristica Tenuta Mara, faceva da sfondo…

Raffaello e Serena: Il concetto di base era di non fare il tipico concerto in live streaming, ma qualcosa di diverso che potesse catturare ogni fascia di pubblico creando un’esperienza immersiva ed avvincente. Ne è nata l’idea di creare una sorta di film musicale con riprese ad alta definizione ed immersive coinvolgendo i luoghi legati al Sommo Poeta posti all’interno della regione Emilia-Romagna. Tra l’altro, proprio l’alta qualità delle immagini sarebbe stata molto rischiosa da trasmettere in uno streaming vero e proprio, per via del peso veramente alto che avrebbe compromesso i server. Preregistrandolo e trasmettendolo in un secondo momento, abbiamo invece avuto la possibilità di lavorare molto sulla fluidità delle immagini e di comprimerle senza inficiarne la qualità. Così tutte le persone che hanno seguito l’iniziativa ne sono rimaste colpite sia per la qualità delle immagini che per la fluidità di quest’ultime, anche con una connessione relativamente lenta. Ovviamente questa esperienza ci ha fatto riflettere molto sulle possibilità di fruizione culturale attraverso il digitale. Mi permetto di osservare che l’Italia negli anni a venire dovrà subire un profondo percorso di digitalizzazione, nei principali settori produttivi e culturali, per affrontare le sfide future. Sicuramente anche in ambito musicale tutte le conoscenze acquisite durante quest’ anno di pandemia dovranno essere implementate anche quando l’emergenza sanitaria sarà finita o quanto meno domata, in modo da aver dato un significato al tempo speso nonostante le difficoltà dell’ultimo anno e per tutti gli aspetti positivi che la tecnologia può portare per la diffusione della propria arte. In questo caso, personalmente, io e Serena siamo molto interessati all’idea di poter realizzare in futuro dei concerti ibridi, sia con pubblico fisico, che è la vera anima di un concerto, ma anche con la trasmissione di quest’ultimo in digitale, aprendo così l’orizzonte ad eventi che possono avere una risonanza molto ampia.

 

 

“Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” ha riscosso un successo incredibile.  A riprova di tutto ciò, spero di non essere indiscreta se vi chiedo: quante visualizzazioni ha ottenuto?

Raffaello e Serena: Come primo esperimento di un concerto documentario con biglietto a pagamento e con un iter sicuramente non semplice, soprattutto per un pubblico abituato alla fruizione dei concerti dal vivo, siamo stati molto soddisfatti del risultato raggiunto. C’è poi un aspetto che non deve essere sottovalutato: ovvero che dietro ad un singolo biglietto acquistato ci sono molte più persone ad assistere all’ evento. Quindi, senza fornire un dato specifico per motivi di riservatezza e contrattuali, posso dire che diverse centinaia di persone hanno seguito l’iniziativa. Una nota che sicuramente ci ha fatto molto piacere, al di là della partecipazione del pubblico svedese, sono stati anche gli accessi da parte di vari paesi europei come l’Ungheria, la Germania, la Francia… grazie anche alla presenza dei sottotitoli in inglese. Tutto ciò sicuramente ha dato la possibilità di internazionalizzare questo nostro programma e di instaurare un ponte culturale ideale non solo con la Svezia, ma con diverse realtà europee creando un messaggio di coesione e di speranza. L’idea è poi quella di replicare questo concerto documentario implementandolo con delle parti aggiuntive che realizzeremo durante l’estate e di trasmetterlo in tutti i paesi del mondo, quest’inverno, nelle vesti di grande evento digitale. L’idea, quindi, non è tanto quella di creare un concerto in streaming; ci proponiamo, piuttosto, di riuscire ad arrivare a tutte le fasce di pubblico con un prodotto culturale da vedere in prima serata invece delle solite trasmissioni che occupano costantemente la televisione. Sicuramente un’idea ambiziosa ma fattibile, che può essere molto interessante e coinvolgente poichè unisce l’alta cultura con un messaggio universale e fruibile da tutti.

 

Il duo circondato dal verde in cui è immersa la Tenuta Biodinamica Mara

 

Sono rimasta piacevolmente sorpresa notando che i registi di un simile chef d’oeuvre visivo siano Raffaello Bellavista e Serena Gentilini: scene mozzafiato, dissolvenze ad hoc, montaggio perfetto e un utilizzo sapiente dei droni inducono a pensare che sia stato girato da un cineasta esperto. Potete dirci qualcosa in più sulla lavorazione del docu-concerto?

Raffaello e Serena: Sicuramente, uno degli aspetti più originali di questo progetto è stato il fatto che oltre ad essere gli artisti siamo stati anche i registi e in gran parte gli esecutori materiali delle riprese. Serena è molto abile con la tecnologia e con il montaggio video, che è senz’ altro un terreno non semplice, ed è riuscita a montare ed elaborare una quantità di materiale immenso. Per le riprese via drone abbiamo potuto contare sull’esperienza di un nostro caro amico, Lauro, che ci ha dato una mano, mentre per la riprese all’interno della Biblioteca Classense abbiamo avuto il supporto di Maurizio, fotografo esperto di Brisighella. Il restante 90% delle riprese sono state eseguite da Serena e da me con una telecamera stabilizzata di ultima tecnologia che ci ha consentito di riprendere le parti musicali e non solo in modo immersivo. Infatti, la sensazione percepita da molti spettatori è stata proprio quella di essere lì con noi. A mio avviso questo tipo di riprese sono il futuro degli spettacoli musicali, perché allo spettatore danno veramente la sensazione di essere lì con l’artista. Non ti nascondiamo che è stata veramente una grande sfida realizzare interamente questo progetto.

 

Un particolare della Sala Dantesca della Biblioteca Classense, a Ravenna

L’ Inferno, il Purgatorio e il Paradiso della “Divina Commedia” sono stati contraddistinti tra tre differenti colori. Potreste spiegare quali fossero a chi non ha assistito all’ evento e perché sono stati scelti?

Serena: Il concerto-documentario, che si è suddiviso musicalmente e visivamente nei tre regni di Dante, è stato caratterizzato da tre colorazioni attraverso gli abiti delle performance da me realizzati. I colori scelti son quelli con cui Dante identifica maggiormente i tre regni: il Rosso per l’Inferno, il Blu per il Purgatorio e il Bianco per il Paradiso.

 

Serena si esibisce indossando l’ abito bianco che ha creato ispirandosi a Beatrice

Le meravigliose panoramiche, i suggestivi scorci storici e i colori incredibili di paesaggi come le Valli di Comacchio sono intramezzati dalla visione ricorrente di un mare al tramonto, una scena che trasuda quiete e stimola a riflettere…Che cosa intende esprimere, realmente?

Raffaello e Serena: Sì, le immagini scelte provengono da luoghi molto suggestivi dell’Emilia-Romagna come la Penisola di Boscoforte, vari luoghi danteschi della magnifica Ravenna, la Tenuta Biodinamica Mara, e per unire questi paesaggi e scenari così magici abbiamo scelto di riprendere in diversi momenti della giornata il mare sia della Romagna che in parte delle Marche. L’ acqua riveste un ruolo fondamentale nella nostra vita, e purtroppo negli anni a venire sarà un tema sempre più discusso, perché è un bene essenziale che rischia di essere compromesso per via dell’inquinamento e di tutte le ripercussioni ad esso correlate. Tuttavia, l’acqua e il mare in generale per noi hanno un significato molto forte associabile al concetto di Panta Rei, “tutto scorre”, e alla sensazione ipnotica che l’acqua suscita. Basti pensare a Venezia, dove la bellezza struggente della città viene ulteriormente amplificata dal risuonare leggero dell’acqua sulle sponde dei Palazzi, una sensazione unica che tutte le volte che mi ritorna in mente mi commuove. Tornando al concerto documentario, quindi, la presenza dell’acqua assume il significato simbolico del Panta Rei ma è anche un elemento simbolo di ipnosi, di rilassatezza e di catarsi. Spesso abbiamo deciso di sovrapporre l’ immagine dell’acqua a quelle dei paesaggi, creando particolari contrasti cromatici che poi si traducono in differenti sensazioni emotive.

 

Due incantevoli immagini della Penisola di Boscoforte, nelle Valli di Comacchio

Serena, hai accentuato la carica emozionale del docu-concerto recitando alcuni versi della “Divina Commedia” e “raccontando” le location delle riprese. Il tuo è un parlato impeccabile, dall’ intonazione perfetta. Una dote naturale o che ha a che fare con la tecnica del canto?

Serena: Mi è sempre piaciuto l’aspetto dialogante, parlato e recitato che talvolta si ritrova anche all’interno dei concerti, dove l’artista introduce un brano con una poesia piuttosto che con una propria considerazione personale. Sicuramente il canto riveste un ruolo fondamentale sia come fonetica che come dizione delle parole. E l’italiano penso che abbia al suo interno una cantabilità ed una poetica unica. C’è poi l’emozione ed il credere fermamente in quello che si sta dicendo. Infatti, a mio avviso, per un artista non può essere possibile trattare argomenti o esprimere emozioni senza sentirle nel profondo. Ed infine gioca un ruolo determinante il fatto di amare diverse altre lingue come l’inglese o lo spagnolo e l’aspetto fonetico di una lingua parlata.

 

 

Mi rivolgo ora a Raffaello. Durante le esibizioni musicali, hai presentato due brani inediti da te composti. A quando un disco che porta interamente la tua firma e cantato dal duo Bellavista-Gentilini?

Raffaello: Sicuramente i vari periodi di lockdown sono stati dei momenti nei quali abbiamo cercato di fare il possibile per valorizzare la nostra arte, che purtroppo era stata penalizzata da scelte politiche sulle quali non mi voglio esprimere che l’avevano “elevata“ (il virgolettato è d’obbligo!) a “bene non essenziale”, e sul fare qualcosa per vivere fino in fondo, anche in un momento così drammatico, la nostra musica. Ne è nata così l’idea di dare vita a un mio linguaggio personale che già da tempo volevo esprimere e che è sfociato nella realizzazione sia di composizioni pianistiche, che di altre per pianoforte e canto. Per quanto riguarda il repertorio pianistico, il concept alla base è quello di creare una nuova musica classica che fonde stilemi colti con altri provenienti dai generi più disparati, creando così quello che potremmo definire un genere neoclassico avente al suo interno diverse contaminazioni. Per quanto concerne le composizioni per pianoforte e voce, sono delle canzoni che fondono la classica con il pop andando in qualche modo a creare un punto di continuità che purtroppo si è interrotto con tutta l’esperienza della canzone genovese rappresentata dal grande Bindi piuttosto che con la tradizione della canzone napoletana resa celebre dal grande Pavarotti. Quindi, sicuramente, entro l’anno è in programma la creazione di diverse composizioni che andranno poi a costituire un disco a sé. Ne approfitto tra l’altro per anticiparti che anche Serena sta scrivendo delle canzoni bellissime, e prossimamente ti anticiperemo alcuni suoi brani.

 

Raffaello al pianoforte in una Tenuta Mara inondata dalla luce

Tu, Serena, hai anche curato i costumi del docu-concerto. Li trovo molto particolari: Raffaello indossa un completo con doppia abbottonatura, adornato da un farfallino rosso, che ricorda vagamente un’antica divisa militare; il tuo è un lungo abito, bianco e impalpabile, che ti identifica con Beatrice. Come è nata l’idea di questi look?

Serena: Nella realizzazione degli abiti ho scelto di legarmi a livello cromatico ai tre regni danteschi. Per il Purgatorio il Blu e per l’Inferno un tocco di Rosso, di cui sono tinti il papillon e le fusciacche indossate da Raffaello sopra l’abito che, come hai giustamente osservato, sposa il tipico suit elegante con alcuni richiami quasi da condottiero. Per il Paradiso ho indossato un abito ispirato alla figura angelica di Beatrice, caratterizzato dal colore Bianco che simboleggia la purezza, adornandolo con due accessori dorati simbolo dell’incorruttibilità. Il tutto utilizzando le pregiate stoffe fornite dall’imprenditore tessile Lucio Marangoni con il quale collaboro. Ne approfitto per sottolineare il fatto di come l’abito sia un aspetto rilevante sia nella comunicazione di un contenuto che nell’espressione artistica, perchè amplifica sicuramente la portata del proprio messaggio.

 

Serena, fashion designer oltre che cantante, si è occupata anche dei look che lei e Raffaello sfoggiano durante il docu-concerto

Personalmente a quale scena, momento o performance di “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” siete più legati?

Raffaello:  Per quanto siamo legati ad ogni aspetto del concerto in maniera direi quasi viscerale, un punto di contatto molto importante è sicuramente quello di “Eden op.2”. Questa composizione per pianoforte e voce da me scritta, oltre ad essere il brano che nel concerto documentario fa da ponte tra la mia parte e quella di Serena racchiude al suo interno un significato molto forte: nozze alchemiche tra l’uomo e la donna che producono un qualcosa di unico al di là di ogni confine materiale e spirituale. E’ un concetto, a mio avviso, sul quale soffermarsi in un momento storico così decadente ed impregnato di materialismo. “Amore che move il sole e le altre stelle“ scrive il Sommo Poeta, che aveva ben compreso questo concetto “alchemico” fondamentale.

 

 

Cosa prevede il periodo successivo all’ evento? Ci saranno sviluppi dal punto di vista dei concerti, trasferte all’ estero (anche in virtù del rapporto instauratosi con l’Associazione Svezia Italia), nuovi progetti relativi a Dante e al 700simo dalla sua morte?

Raffaello e Serena: Sicuramente, nel periodo estivo ma non solo ci saranno degli appuntamenti molto interessanti: dei concerti, dei simposi in vari luoghi, alcuni dei quali esplorati proprio nel concerto documentario. Ci saranno inoltre, se le condizioni sanitarie lo permetteranno, dei concerti in Svezia e in altre località. Oltre ad alcuni appuntamenti che ci vedranno protagonisti e che ci riempiono di orgoglio oltre a ripagarci delle fatiche fatte.

Un’ ultima domanda: chi si è perso l’evento, potrà avere quindi una nuova occasione per vederlo?

Raffaello e Serena: Come annunciato in precedenza, stiamo lavorando ad un evento internazionale per questo autunno/inverno nel quale verrà riproposto il concerto documentario. Oltre al fatto che siamo anche in trattative con importanti palinsesti televisivi digitali, e stiamo valutando se inserire “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” all’interno di questi ultimi per cercare di dare risonanza televisiva al nostro concerto documentario, concepito con l’ intento di andare oltre al concetto di concerto e di evento di nicchia: per noi, la cultura deve riuscire a sdoganarsi in tutte le fasce di pubblico.

 

Quattro ulteriori frame da “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”. Dall’ alto verso il basso: Serena Gentilini, uno scorcio della Tenuta Biodinamica Mara, il soffitto affrescato della Sala Dantesca della Biblioteca Classense di Ravenna, un particolare della penisola di Boscoforte nel Parco del Delta del Po

 

 

 

“Sogno dunque sono”: incontro con Antonia Sautter, regina della creatività Made in Venice

 

Dire “Carnevale di Venezia” equivale a dire “feste”: sontuose, spettacolari, intrise di fascino e di suggestioni oniriche. Balli in maschera che sono un inno alla fantasia, ad un passato opulento come lo fu il ‘700 della Serenissima, a un’ eleganza fastosa ma estremamente raffinata. E dire “feste”, nella Venezia carnascialesca, equivale a dire “Ballo del Doge”. Vanity Fair lo ha definito “il più esclusivo al mondo”, e non a torto: allestito nella meravigliosa cornice di Palazzo Pisani Moretta, gioiello gotico affacciato sul Canal Grande, è senza dubbio l’ Evento per eccellenza. Definirlo “festa in maschera” sarebbe riduttivo. Partecipare al Ballo del Doge è inoltrarsi in un sogno, un regno palpitante di colori, emozioni, luci, suoni, un luogo incantato dove la realtà lascia spazio all’ immaginazione più squisita. Ogni angolo del Palazzo viene impreziosito da decorazioni sofisticatissime, sul palco si alternano fiabesche performance di artisti straordinari e gli ospiti, anzichè limitarsi ad assistere alla magia che prende vita a poco a poco, diventano gli autentici protagonisti della soirée. Per avere un’ idea dell’ atmosfera del Ballo, basta leggere i titoli e i temi assegnati alle sue edizioni: “…Because Dreaming is an Art” (2014), “Cupid in Wonderland” (2015), “The Secret Garden of Dreams” (2016), “The Magnificent Ephemeral – In praise of Dream, Folly and Sin” (2019), solo per citarne alcuni. L’ ideatrice di questo happening internazionale, un vero e proprio evento artistico oltre che mondano, è Antonia Sautter. Nata nel capoluogo del Veneto da padre tedesco e madre veneziana, Antonia riunisce in sè il pragmatismo teutonico e il gusto per il bello insito nel DNA degli abitanti della città lagunare. Il suo aspetto è nordico (occhi azzurri, capelli lunghi e biondissimi), la sua anima creativa allo stato puro. Si definisce “un’ artigiana sognatrice”, e ha diramato questa dote in più direzioni: la realizzazione di splendidi costumi ed accessori fatti a mano, l’ organizzazione di eventi luxury e, naturalmente, la direzione artistica del prestigioso Ballo del Doge. Era ancora una bambina quando, affascinata dalle abilità sartoriali di sua madre, iniziò a creare abiti. Da allora, lasciando la fantasia a briglia sciolta, ha intrapreso un percorso che anni dopo l’ avrebbe portata a fondare la Antonia Sautter Creations & Events. Il suo Atelier nel cuore di Venezia, poco distante da San Marco, è una sorta di “wunderkammer” del savoir faire artigianale. Costumi principeschi, compresi quelli d’ epoca realizzati per il Ballo del Doge, convivono con parrucche barocche, scarpine vellutate, sfarzosi kimono e borse ornate di arabeschi. Affianca il tutto un tripudio di preziose stoffe, stampe handmade e ricami finissimi, che utilizza per la creazione dei suoi accessori e della sua linea moda: entrambi, sono composti rigorosamente da pezzi unici. L’ ispirazione attinge perlopiù a Venezia, privilegiando velluti, damaschi, sete e broccati. La creatività, leitmotiv di una vita vissuta sulle ali del sogno, è valsa ad Antonia Sautter molteplici riconoscimenti, compresa l’ onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana di cui è stata insignita nel 2012. Affascinata dal suo talento e dal suo eclettismo (in qualità di costumista ha collaborato anche con svariate produzioni teatrali e cinematografiche), ho voluto fortissimamente ospitarla nel mio blog. Dal nostro incontro è scaturita l’ intervista che segue: una conversazione in cui sarà l’ icona veneziana stessa a raccontarsi e a raccontare la sua arte.

Pensare a Antonia Sautter e pensare a Venezia è un po’ un tutt’uno. Come definirebbe il suo rapporto con la città lagunare?

Sono nata e cresciuta a Venezia. Questa città è sempre stata per me un’ inesauribile fonte di ispirazione. Venezia non smette mai di stupirmi, di emozionarmi, di incantarmi. È la mia città, la sento nell’anima e la vivo da cittadina, luogo in cui ho scelto di rimanere proprio per la sua unicità, esempio unico di forza e resilienza e habitat naturale in cui coltivare le mie creazioni e ideare nuovi progetti. Non potrei immaginare di vivere in un altro luogo. Non ho mai ceduto alla comodità della terraferma e nonostante i disagi spesso affrontati negli anni soprattutto per l’acqua alta, niente potrà mai allontanarmi da questa città che amo profondamente.

 

Antonia Sautter al lavoro nel suo magico Atelier

Dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Università Ca’ Foscari si è trasferita a New York, dove ricopriva il ruolo di amministratore unico di Venezia Mode (azienda leader nella distribuzione della moda Made in Italy). Cosa le mancava di più della Serenissima, quando viveva negli Stati Uniti?

Mi mancavano i tramonti, le passeggiate lungo le mie amate “Zattere”, i riverberi della laguna, il suo speciale ritmo in cui il tempo sembra avere più valore, tutta quell’atmosfera di Venezia che io vivo come un grande abbraccio.

La nascita del Ballo del Doge, il prestigioso evento che ha lanciato nel 1994, è associata ad una storia decisamente affascinante. Potrebbe raccontarcela?

Il Ballo del Doge nasce a Venezia nel 1994. A quel tempo avevo un mio piccolo negozio di artigianato veneziano dove vendevo le mie creazioni. Per una serie di circostanze inaspettate entrò Terry Jones, storico membro dei Monty Python, attratto dai piccoli e colorati pezzi di artigianato che realizzavo. Mi parlò di un docu-film per la BBC dedicato alla quarta Crociata. Si trattava di riscostruire un viaggio nella storia di Venezia e, con intraprendenza e un pizzico di audacia, convinsi Terry Jones ad affidarmi parte dell’organizzazione. Misi alla prova la mia creatività, cimentandomi nella realizzazione dei costumi, delle scenografie e dei set per le riprese televisive, coinvolgendo amici e conoscenti da tutta Europa in un’impresa che, senza saperlo, avrebbe segnato il mio destino. Parte del programma consisteva nel mettere in scena una grande festa in un prestigioso palazzo veneziano. Fu un tale successo che gli amici, coinvolti nel progetto, mi incoraggiarono a realizzare, l’anno successivo, una nuova festa. Mi piace pensare che quello fu il primo Ballo del Doge che, da quel momento, ha avuto luogo ogni anno a Venezia l’ultimo sabato di Carnevale diventando una vera e propria produzione artistica, una nuova tradizione, oggi conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.

 

L’ opening del Ballo del Doge 2020

 

Parlando di sé stessa, ha tramutato la nota locuzione di Cartesio “Cogito ergo sum” in “Somnio ergo sum”. Come è sorto, in lei, questo gusto per il sogno, per il viaggio in altre epoche, per la sontuosità e la fiaba?

C’è una frase di un autore a me molto caro, Paulo Coelho, “Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”: questa frase esprime perfettamente il mio rapporto con i sogni e il mio modo di vivere la vita. Ognuno di noi cresce con il desiderio di realizzare i propri sogni e io credo di esserci riuscita. Questo lo devo, in primis a Il Ballo del Doge, ma anche a tutta la mia attività creativa che, basandosi sulla tradizione veneziana, mi ha portata ad aprire un Atelier, a creare una linea moda e a specializzarmi in grandi eventi. Un lavoro fatto di tanta passione, tenacia e creatività unite nel mettere in scena uno spettacolo che alza il suo sipario per una notte soltanto. Il Ballo è un luogo dove il tempo è sospeso e lo spazio perde i suoi confini reali. Mi piace definirlo “Il Sogno” perché non rappresenta soltanto il mio, ma è anche quello di tutti coloro che ogni anno scelgono di sognare insieme a me, siano essi ospiti o collaboratori. “Il Sogno” perché ognuno è libero di vivere questa esperienza nel modo in cui preferisce, esprimendo i propri desideri, le proprie aspirazioni attraverso l’arte del travestimento che riesce a svelare la vera essenza di ognuno di noi. A me piace pensare che chiunque scelga di partecipare al Ballo scelga di entrare in una dimensione onirica in cui tutto è possibile…o quasi.

 

Antonia Sautter sul palco del Ballo del Doge 2018

È appassionata di ricerca creativa, di savoir faire artigianale e delle sue espressioni più antiche, soprattutto rispetto ai tessuti e alle tecniche di lavorazione. Indicativo è il fatto che, a pochi passi da San Marco, abbia fondato un Atelier in cui vengono realizzati dei preziosissimi abiti e accessori su misura. Potrebbe dirci qualcosa in più al riguardo?

Mi considero una paladina del Made in Venice. Le mie creazioni, sia la linea moda che i miei abiti storici ed allegorici, sono interamente realizzati a Venezia. Il mio Atelier proprio dietro Piazza San Marco custodisce oltre 1.500 costumi, da me disegnati e creati per gli artisti del Ballo e per gli ospiti in oltre trent’anni di attività, tutti rigorosamente fatti a mano nel mio laboratorio a Venezia. Sono costumi di tutte le epoche e stili, da me reinterpretati in chiave fashion-glam. Non solo, quindi, costumi d’epoca filologicamente ispirati, ma anche allegorici, frutto della mia fantasia. Sono questi ultimi i costumi più scenografici e quelli a cui sono maggiormente affezionata: i miei abiti scultura, uno dei quali, Venetia, Regina dei Mari, è stato anche esposto alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2017. L‘Atelier è aperto tutto l’anno, su prenotazione, ai visitatori che vogliano provare l’emozione di indossare una delle mie creazioni e magari realizzare un servizio fotografico per immortalare questa esperienza unica. Oltre ai costumi, ho un’altra grande passione che ho coltivato nella mia fucina tutta veneziana, un laboratorio artigianale dove realizzo la mia linea moda. Reinterpretando antiche tecniche di tintura e di stampa a mano, nascono collezioni immediatamente riconoscibili per la particolarità dei dettagli come le stelle che richiamano la Torre dell’Orologio di Piazza San Marco, il gotico fiorito delle trifore della Ca’ D’Oro, i fregi bizantini che si rincorrono sulle facciate dei palazzi e molti, molti altri ancora, tra cui le libellule simbolo di armonia, di amore, di trasformazione come realizzazione del sé al femminile e di libertà. La creatività al femminile è proprio per me sinonimo di libertà. Questi disegni vengono incisi con una sgubbia su tavolette di legno o linoleum e poi, assestando dei colpi di martello sullo stampo, prendono vita ricami indelebili dai colori scintillanti su velluto o seta pregiata. Sono capi di alta manifattura in edizione unica, interamente fatti a mano e decorati uno a uno. I materiali utilizzati sono morbidi velluti e sete cangianti. La collezione comprende abiti da sera, borse, scarpe, kimono, accessori e complementi per l’home decor come cuscini e puff, cornici per specchi, ventagli e arazzi. Tutto personalizzabile su richiesta del cliente. Ciascuna creazione comporta ore di attento lavoro e di studio: della giusta combinazione per trovare la nuance di colore perfetta, della scelta del velluto adatto, della realizzazione degli stampi attraverso i quali verranno realizzati i disegni sui tessuti. Pazienza, concentrazione, grande precisione e manualità sono le modalità con cui lavoro io, assieme alle mie sarte. Le mie creazioni sono disponibili al Venetia, il mio piccolo negozio-atelier situato dietro Piazza San Marco oppure nel nuovo e-commerce Antonia Sautter Boutique (https://antoniasautter.boutique/).

 

L’ abito “Venetia”, realizzato interamente a mano come ogni creazione di Antonia Sautter

Un novero di meravigliosi abiti d’epoca rende ancora più suggestivo l’ Atelier dell’ icona del “Made in Venice”

Il Ballo del Doge viene considerato l’evento mondano più esclusivo a livello internazionale. Come sceglie, di volta in volta, i temi che caratterizzano la festa?

La stampa, i media e gli ospiti che si sono susseguiti negli anni lo hanno definito il più sontuoso, raffinato ed esclusivo ballo in maschera del mondo, una delle dieci cose che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita. La mia ispirazione per ogni edizione de Il Ballo del Doge nasce dai miei sogni di bambina, dall’immaginario che mia mamma stimolava con la sua inesauribile creatività. E anno dopo anno è diventato una straordinaria produzione, un vero happening internazionale. Durante i lunghi mesi di preparazione per il Ballo già penso a come vorrei realizzare il successivo. L’ispirazione per me nasce proprio nel momento di massima operosità, quando sono immersa nel mio lavoro e circondata dai miei collaboratori. Quelli sono i momenti per me più preziosi e delicati. Attimi in cui per esempio dall’ascolto di un brano da sposare ad una nuova coreografia, la mia mente mi regala immagini e suggestioni che mi danno un’idea per il Ballo che verrà. Così inizio a pensare, ideare, realizzare bozzetti e personaggi per la nuova edizione. Per tradizione i temi del Ballo sono 3 e vengono declinati a seconda della narrazione scelta. I peccati capitali, l’amore eterno, il giardino dell’ Eden, una celebrazione di Venezia. Insomma, ogni anno la mia creatività, che corre a briglia sciolta, mi porta in territori sconosciuti nei quali non ho paura di addentrarmi e, attraverso la disciplina che mi caratterizza, riesco a domarla realizzando il mio sogno, Il Ballo del Doge.

 

Alcuni scatti che testimoniano la preziosità e la scenografia fastosa e accuratissima del Ballo del Doge

Sempre a proposito del Ballo del Doge, esistono aneddoti o VIP che ricorda in modo particolare e di cui vorrebbe parlarci?

Tante sono le personalità, gli imprenditori e le star dello sport che negli anni hanno scelto di vivere l’esperienza de Il Ballo del Doge. Spesso questi ospiti scelgono di uscire dagli schemi e utilizzano l’arte del travestimento che permette di giocare con sé stessi. C’è chi sceglie il totale anonimato coprendo il proprio volto completamente e chi invece vuole vestire panni insoliti o eccentrici. Ricordo con piacere una personalità del mondo musulmano, che volle vestirsi da Papa.

 

Costumi sfarzosi, atmosfere da sogno, artisti che coniugano la Commedia dell’ Arte con la fiaba…Il Ballo del Doge è tutto questo e molto altro ancora

A causa della pandemia di Covid, stiamo vivendo uno dei periodi più drammatici della nostra storia. Il lockdown ha determinato anche la sospensione delle favolose feste del Carnevale veneziano. Cosa pensa di questa situazione, sicuramente penalizzante? Una rinascita secondo lei è possibile o rimarremo ancorati al virtuale ancora a lungo?

Il Ballo del Doge nel 2020 celebrava la sua ventisettesima edizione giusto in tempo prima che calasse il sipario sul mondo della creatività, della fantasia, dello spettacolo in genere. Quest’anno non ho potuto mettere in scena il Ballo a causa delle restrizioni imposte per la tutela della salute pubblica. Tutti i miei ospiti, ormai per me diventati anche amici, mi hanno sostenuta e appoggiata in questo difficile momento. Il Ballo del Doge non è solo un evento mondano, ma una grande macchina lavorativa che coinvolge per molti mesi dell’anno tanti giovani. Runner, montatori, tecnici del suono e delle luci, vestieriste, truccatori, costumisti, sarti, facchini, attori, cantanti, ballerini, fotografi, operatori video, figuranti e molti altri. Una popolazione che conta su questo evento e su di me. Un evento di livello internazionale che permette loro di valorizzare il proprio mestiere, qualunque esso sia, di mettersi in mostra davanti ad un pubblico prestigioso. La sospensione è stata un duro colpo per me soprattutto pensando a tutti loro. Ho cercato però, il più possibile, di continuare a lavorare, a creare, insieme ai membri più stretti del mio team. Per fare in modo che il sogno non si fermasse, non si spegnesse la fiammella della fantasia. Siamo pronti a portare in scena una nuova magnifica favola, quando sarà il momento giusto. E garantisco fin d’ora che metterò tutte le mie forze affinché sia uno spettacolo da ricordare.

Il Ballo del Doge, in occasione del 1600simo anniversario della fondazione di Venezia, si è svolto in una speciale edizione virtuale incentrata su una serie di tableaux vivants ai quali hanno preso parte svariati artisti e performer. Che può raccontarci di questa iniziativa?

L’iniziativa realizzata per Fliggy (piattaforma travel di Alibaba) era parte di una più ampia serie di collaborazioni con attrazioni turistico-culturali in tutta Europa. Musei tra i più celebri al mondo come Il Louvre, Il Prado e il British Museum, avevano già realizzato live streaming attraverso questa piattaforma per continuare a tenere i riflettori accesi sul mondo dell’arte in questo periodo di chiusura. È stata un’opportunità molto importante e preziosa per me. Abbiamo regalato al pubblico cinese un Ballo del Doge a portata di smartphone con oltre 40 performers del mio cast artistico, che mi hanno accompagnata in un percorso di narrazione per presentare, attraverso i tableaux vivants da me ideati, Venezia e la tradizione del suo Carnevale. Le iniziative digitali, come la diretta live-streaming con Fliggy, sono occasioni perfette di visibilità e massima diffusione per continuare a tenere alta l’attenzione sull’arte, la cultura e la magia del Carnevale e di Venezia in tutto il mondo. L’evento con Fliggy è coinciso anche con i festeggiamenti per l’anniversario dei 1600 anni di Venezia. Un’occasione unica per ricordare al mondo la bellezza e la storia immortale di questa nostra meravigliosa città.

 

Gli artisti che si esibiscono durante l’ evento contribuiscono ad accentuarne l’incanto

Ha già deciso il tema su cui si focalizzerà il prossimo Ballo del Doge? E quale edizione, a tutt’oggi, ricorda con maggior soddisfazione?

Ho già scelto il titolo per la ventottesima edizione che sarà “Amor Opus Magnum”, ovvero l’amore è la grande ricchezza. La immagino come una rinascita, una festa straordinaria che si vestirà di nuovi colori per celebrare l’inizio di una nuova vita dove passione, creatività, tradizione, bellezza e arte troveranno nuovamente spazio per esprimersi in un’esplosione di joie de vivre e libertà. Ogni Ballo (e sono ormai 27!) è una nuova favola, legata a straordinari ricordi e densa di emozioni. Tutte le edizioni rappresentano l’espressione della mia creatività. Forse quella che ricordo con maggior affetto è stata “Il Ballo del Doge Rebirth and Celebration”, la venticinquesima edizione. Fu un traguardo simbolico, l’apoteosi dei festeggiamenti, ma anche una magica coincidenza: si celebrava infatti, nella stessa notte, anche il mio compleanno. Questo ha reso il tutto ancora più straordinario: 25 anni di Ballo del Doge, 30 anni di attività nella organizzazione di eventi e i miei 60 anni!

 

 

Per concludere, vorrei riaccendere i riflettori su Antonia Sautter. Sognatrice, creatrice, visionaria, amante del bello e…? Quale definizione aggiungerebbe, per completare la sua descrizione?

Sono una sognatrice…pragmatica e ottimista di natura. Ho sempre capito che per realizzare i sogni bisogna avere senso pratico e capacità organizzative, altrimenti rimarrebbero pura astrazione. Mi piace volare con la fantasia tenendo i piedi saldamente fissati al suolo. Sono costantemente alla ricerca della meraviglia e, curiosa di natura, mi piace mettere nelle cose quel dettaglio magico, in apparenza impercettibile, che fa la differenza e fa emozionare coloro che lo sanno cogliere. Sono tenace, al limite dell’ostinazione, e sono convinta che attraverso la volontà e l’applicazione si possa raggiungere qualsiasi traguardo. Dicono che sono coraggiosa e questo coraggio, forse, deriva dalla continua spinta ad osare che mi caratterizza. In concreto, sono una stilista di moda, designer di costumi d’epoca ma anche direttore artistico e organizzatrice di eventi. E a tutto questo voglio aggiungere, con fierezza, che sono donna! Fortemente convinta del valore aggiunto che il femminile possa portare nel mondo. Per me tutte le donne sono regine guerriere e affrontano ogni giorno con coraggio le loro piccole grandi sfide della vita. Da anni curo nel dettaglio e propongo, in diverse versioni, una sfilata spettacolo dove attraverso alcuni dei miei abiti dedicati alle grandi regine della storia e dell’immaginario, ripercorro uno straordinario universo femminile. Le regine storiche come Maria Antonietta, Caterina di Russia, Cleopatra, Teodora o quelle fantastiche come Titania, Sharazade, la Regina del Mare, la Regina dell’Amore, la Regina dei Peccati. Queste sono solo alcune delle personalità che ho scelto di portare in scena e a cui affido un messaggio di coraggio e di intraprendenza. Attraverso queste straordinarie protagoniste, della storia o dei sogni, cerco di esprimere le tante anime femminili che sono ancestralmente dentro ciascuna di noi. Un messaggio ad essere impavide e prendere consapevolezza dell’energia creatrice che ci caratterizza e ci rende uniche. Per non dimenticare mai che ogni donna è Regina nell’anima.

 

Abito “Caterina di Russia”

Antonia Sautter in una delle sue ricercatissime mise

Ancora una serie di scatti tratti da varie edizioni del Ballo del Doge

Abito “Veronica Franco”

Abito “Regina della Notte”

Abito “Cleopatra”

Antonia Sautter mentre rifinisce uno dei suoi spettacolari abiti d’altri tempi

I kimono, tra i capi più iconici dell’ Atelier

Night Blossom Pantuffe, slippers in velluto di seta stampato a mano impreziosite da finiture in oro e cristalli Swarovski

Venetia, la boutique a due passi da San Marco

Kimono platin con stampa giardino e insetti

Costumi d’epoca. Qui sopra: Caterina Cornaro, Giacomo Casanova e Maria Antonietta

Antonia Sautter nel suo regno

In queste immagini, dei magnifici pezzi appartenenti alla Home Collection

Due foto scattate sul red carpet della 77ma Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia. Sfila “Venetia”, abito scultura di Antonia Sautter (nella foto, con tanto di mascherina gioiello), indossato per l’ occasione dall’ attrice Beatrice Schiaffino. L’ abito, in organza di seta, rappresenta Venezia attraverso i colori che evocano le albe del bacino San Marco. Le rose rimandano ai vortici dell’ acqua e il lungo strascico simboleggia il Canal Grande. “Venetia” è stato esposto alla Biennale d’Arte del 2017 nel padiglione Luxus come emblema dell’ artigianato d’ eccellenza veneziano.

 

All photos courtesy of Antonia Sautter Press Office

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Gli auguri “dogali” del Principe per i 1600 anni di Venezia e novità che spaziano dalle arti circensi a un Casanova pop

 

La nuova puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” non poteva che aprirsi con questo meraviglioso video. Venezia compie 1600 anni e, la notte del 25 Marzo (data della sua fondazione), il Principe va a farle gli auguri. Eccovi qualche cenno sulla trama. Manca poco a mezzanotte, la Serenissima è deserta. In pieno coprifuoco, calli, piazzette e canali sono immersi in un silenzio irreale. Un enigmatico personaggio si aggira tra quei luoghi, che la quiete ammanta di incanto: sfoggia i sontuosi abiti di un Doge e sembra uscito dall’ epoca della gloriosa Repubblica di Venezia. Avanza lungo le calli, oltrepassa il Ponte di Rialto, approda in Piazza San Marco. Qui si fa il segno della croce e, inginocchiato davanti alla Basilica, allarga le braccia in un gesto solenne. Quando si rialza, le campane prorompono in un tripudio di rintocchi; è come se il loro suono celebrasse l’ armonia perfetta  instauratasi tra l’ uomo misterioso e la location. Il Doge, allora, comincia a spogliarsi a poco a poco rimanendo nella tuta nera che gli inguaina persino il volto. Ma non appena lo svela…sorpresa! Scopriamo che è il Principe Maurice a celarsi dietro quel notabile d’altri tempi. Inebriato dalla magnificenza della sua Venezia, Maurice le soffia un bacio, mostra al mondo con orgoglio la bellezza di San Marco…L’ amore e la venerazione di cui è intriso il video (diretto da Andrea Rizzo) sono palpabili. Perchè, pur essendo nato e cresciuto in Lombardia, l’ icona del Teatro Notturno ha stretto un legame indissolubile con la Serenissima. La perla lagunare lo ha accolto come un autentico Doge, consolandolo nei momenti più bui e regalandogli splendore, magia, atmosfere oniriche in abbondanza. Il Principe l’ ha ringraziata impersonando il leggendario avventuriero veneziano del ‘700, Casanova, al quale si ispira un progetto – altisonante a dir poco – che presto lo coinvolgerà in un ruolo inedito. Di questo, e di molto altro ancora, parleremo nell’ intervista che state per leggere. E’ una conversazione che tocca svariati temi. Godetevela tutta perchè, dulcis in fundo…si conclude con un emozionante messaggio che Maurice rivolge ai fan, i suoi e di VALIUM: il blog che lo ospita felicemente da ben tre anni.

L’ ultima puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” risale al Carnevale di Venezia digitale. Da allora, si è fatto un passo avanti nella gestione della pandemia: le regioni sono rimaste a colori, ma la fase della vaccinazione sta avanzando più o meno velocemente. La luce in fondo al tunnel, secondo te, è vicina?

La mia sensazione è che il vaccino, effettivamente, stia dando speranza alle persone. Io sono sempre stato abbastanza contrario, però mi rendo conto che in una situazione del genere poter avere almeno una “sicurezza” sia molto importante. Questa ondata è stata terrificante, molto virulenta. Ha colpito anche i più giovani e abbiamo capito che il fenomeno stava diventando decisamente preoccupante. Il fatto che la campagna vaccinale sia iniziata è senza dubbio consolatorio e crea un atteggiamento anche a livello politico, sociale e di conseguenza economico, più costruttivo. Personalmente, devo dire che ho fatto il vaccino Pfizer e non mi ha dato effetti collaterali. Mi sento più sicuro nei confronti di una situazione familiare delicata dal punto di vista della salute, ma anche nei confronti di uno strumento necessario come il Passaporto Sanitario: mi sono portato avanti perché ho tantissimi progetti all’ estero e per me viaggiare sarà tassativo. Nulla dà la certezza di nulla, però il vaccino indubbiamente mette al riparo dalle forme più gravi di Covid. Insomma, mi sono convinto a farlo!

 

Il Principe nei panni del Dottore della Peste durante il Carnevale di Venezia 2021

Come hai trascorso questo ultimo lockdown?

Diciamo che non l’ho vissuto in maniera così claustrale come il primo. In realtà, potendomi muovere per lavoro e avendo svariati progetti in ballo, per me è stato un periodo abbastanza normale. Però dal punto di vista psicologico mi sono reso conto che continua ad essere pesante… Questo lockdown non l’ho trovato troppo duro per quanto riguarda le chiusure e le limitazioni, sono anche riuscito a fare delle cose interessanti, ma un pochino più frustrante, più inquietante. Siamo tutti allo stremo, siamo stanchi… La preoccupazione principale è quella che il nostro ambiente, l’ambiente dell’intrattenimento, è ancora in alto mare. Nonostante la bellissima campagna di rinnovamento d’immagine del SILB veniamo considerati, purtroppo, un ambiente marginale.

 

L’ accattivante grafica del Creative Lab del SILB, la sezione interattiva che si occupa dei progetti dedicati soprattutto ai più giovani

Nel frattempo, ti sei concentrato su due progetti altamente speciali. Uno riguarda il mondo del circo, evocativo per l’elemento onirico e quasi “felliniano”, l’altro il tuo adorato Casanova rivisitato in una chiave inedita di cui sarai tu a parlarci…

Il progetto circense è straordinario. Un regista tra i più significativi della mia carriera, Antonio Giarola (cineasta circense e teatrale acclamatissimo a livello mondiale oltre che scrittore, poeta e pittore), mi ha coinvolto in un’ iniziativa che prende spunto dal Salieri Opera Festival. Antonio Salieri, il famoso compositore che fu antagonista di Mozart alla corte asburgica, nacque a Legnago, in provincia di Verona, e proprio a Legnago c’è un teatro – a lui dedicato – nel quale si svolge ormai da anni quel prestigioso Festival. Per la prossima edizione si è voluto dare spazio ad un progetto nuovissimo: nobilitare l’arte circense riferita alle abilità umane. Acrobati, giocolieri, equilibristi e così via dovranno esibirsi sulle note di brani di musica classica, esaltando i virtuosismi del corpo e la poesia della plasticità. L’ “International Salieri Circus Award”, patrocinato dall’ Associazione Nazionale Sviluppo Arti Circensi,  è il primo festival – concorso internazionale che coniuga il circo con la grande musica classica. Io sarò il conduttore e mi esibirò in alcune performance teatrali negli intermezzi.

 

Il Principe Maurice nella locandina dell’ “International Salieri Circus Award”

Amo molto il circo…Ho interpretato spesso il clown bianco bowiano così come un Casanova circense, dove le acrobazie erotiche diventavano acrobazie tout court. Ho avuto la fortuna di lavorare con Livio Togni e di avere insegnanti straordinari quali, appunto, Antonio Giarola, il padrino di questo favoloso e raffinato  show. Per quanto riguarda la figura di Casanova, invece, mi coinvolgerà su vari fronti: al momento posso dirvi che prenderò parte ad un progetto meraviglioso nelle vesti di assistente alla produzione, consulente e amico a fianco di Red Canzian (ex Pooh), che ha scritto un’opera ispirata a Casanova dal titolo “Casanova Opera Pop”. Ma sarà un Casanova romantico, inedito. Il Casanova immaginato da Matteo Strukul nel suo romanzo, dove l’avventuriero finalmente si innamora e vuole accompagnarsi alla sua Francesca. Si tratta di una produzione originale, ambientata a Venezia, che vanta ben 35 brani inediti (naturalmente, composti da Red Canzian) per due ore di spettacolo e la partecipazione di 25 performer tra cantanti-attori e ballerini-acrobati. La regia porta la firma di Emanuele Gamba. Aggiungo che, siccome questo evento vuol essere autenticamente veneziano anche a livello di artigianalità, i costumi saranno del mio grande amico Stefano Nicolao, già coinvolto in importanti produzioni cinematografiche e teatrali. Vi informo subito sulle date degli show sopraccitati: dal 23 al 27 Settembre per l’ “International Salieri Circus Award” al Teatro Salieri di Legnago, il prossimo novembre per “Casanova Opera Pop” di Red Canzian, che debutterà a Venezia nel delizioso Teatro Malibran prima di andare in tour in svariati teatri d’ Italia e mondiali. Il mio più grande desiderio sarebbe che venisse replicato al Malibran come spettacolo “residente” come è avvenuto per il “Fantasma dell’Opera” nel West End di Londra, perché è la più bella opera pop dedicata al caro Giacomo che io abbia mai sentito. Cambiando completamente argomento, il 9 aprile è uscito un remix a cura di Dj MAXWELL in collaborazione con DINO BROWN e VISEmc di “Techno Harmony”, il brano che avevo inciso negli anni ‘90 con Mario Più. Lo potete trovare su tutte le piattaforme in un’edizione inedita, parzialmente rappata molto intrigante. (qui sotto trovate il promo, ndr)

 

 

Il 2021 è l’anno in cui Venezia festeggia il suo 1600simo compleanno. E tu le hai fatto degli auguri davvero molto, molto speciali…

Il mio contributo ai 1600 anni della Serenissima è un video girato in notturna nella città deserta… Mi emoziono ancora, pensando a quello che ho fatto e a come l’ho fatto! Innanzitutto devo ringraziare Andrea Rizzo, un video maker talentuosissimo che abbiamo qui a Venezia. Con lui collaboro da sempre, non abbiamo neanche bisogno di parlare per capirci. Vi racconto la storia di questo video. Con Andrea, in maniera del tutto improvvisa e clandestina, abbiamo deciso di fare una sorta di flash mob. Sono andato da Stefano Nicolao per procurarmi un costume da Doge e, nottetempo, ci siamo aggirati per la città deserta a fare le riprese. Ti giuro, abbiamo fatto tutto in tre quarti d’ora! Non tanto perché volevo sfuggire ai controlli delle autorità (in fondo stavamo lavorando), ma soprattutto perché volevo pubblicare il video sui social a mezzanotte in punto! Ogni scena era un “buona la prima”. Mentre camminavamo dicevo ad Andrea quello che avrei fatto, dove sarei andato, quali sarebbero stati i miei gesti…Credo che neanche se uno provasse per un mese riuscirebbe a fare delle riprese così perfette! C’era talmente tanto amore, talmente tanta adrenalina, talmente tanta emozione nel girare, che abbiamo finito in un lampo! Siamo partiti da San Giacometto, la chiesa dove si dice che la città sia stata fondata, poi percorrendo il Ponte di Rialto e calli e ponti vari siamo arrivati a San Marco. In piazza, davanti alla basilica, mi sono inginocchiato, ho allargato le braccia, sono passato accanto alle colonne e finalmente si è scoperto che questo misterioso Doge non era altri che il Principe Maurice che, emozionatissimo, rendeva omaggio alla sua Venezia per i suoi 1600 anni di vita. Ho pubblicato il video a mezzanotte ed è diventato virale in tutta Europa nel giro di poche ore! Quella notte, ti giuro, si è compiuta una magia indimenticabile! Per me Venezia è una grande madre, mi ha consolato di grandi dolori, mi ha curato l’anima…Quando ho avuto dei dispiaceri mi sono sempre rifugiato qui. La città mi ha ricambiato con dei momenti languidissimi ma anche di grande gloria, di grande soddisfazione, di grande euforia, per cui non potevo non farle degli auguri speciali per questo anniversario. Venezia, per me, è un po’ come una donna che amo. E Flavia non può essere gelosa, perché competere con un’ “entità” di 1600 anni è fuori discussione…Ubi maior! (ride, ndr)

 

Un Doge contemporaneo e decisamente pieno di sorprese: Maurice immortalato con l’ abito di Stefano Nicolao che indossa nel video dove fa gli Auguri a Venezia

A livello di vita privata, invece, ti suddividi tra Venezia e Milano. Come riuscite a “giostrare”, tu e Flavia, la vostra relazione in gran parte a distanza?

Quando siamo distanti ci facciamo delle lunghe videochiamate, gli aggiornamenti sono quotidiani! Diciamo che funziona, almeno ci si vede e si parla. E’ qualcosa della tecnologia che amo molto: la videochiamata è il futuro che immaginavo, la utilizzo spessissimo in famiglia e anche con Grace Jones, che ora vive in Giamaica. Per me il lavoro e gli stimoli più importanti sono a Venezia, a Milano ci vado per stare con Flavia e per rilassarmi. Quando sono là, se lei sta lavorando le dò una mano. Mi occupo anche di mansioni casalinghe! Chiacchieriamo, lavoriamo, passiamo il tempo, così mi sento utile. C’è molta complicità anche nel lavoro, tra noi.

 

L’ex Pooh Red Canzian insieme al Principe e al costumista Stefano Nicolao: i tre daranno vita, ognuno nel suo rispettivo ruolo, a “Casanova Opera Pop”, un progetto ideato da Canzian

Il logo della produzione

Sulla riapertura delle discoteche è ancora buio pressoché totale. Avete in vista qualche iniziativa a loro favore, con il SILB-Fipe?

Recentemente, abbiamo organizzato uno streaming di sei ore al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto. Ma abbiamo in mente di farne prestissimo un altro: si stanno risvegliando varie entità ed associazioni non solo riferite ai gestori, ma anche ai dj, alle agenzie musicali eccetera. Cominciamo ad essere tutti molto stanchi di questa chiusura a oltranza. Quindi, sia riguardo ai locali che all’ ambiente dell’intrattenimento in generale, sono in vista alcune manifestazioni. Anche perché si avvicina la bella stagione e i locali, nei centri turistici, costituiscono delle attrazioni. Il Cocoricò a Riccione, piuttosto che il Muretto a Jesolo, sono poli che attirano persone che di giorno e di sera prima del club vanno a mangiare, a dormire, in stabilimenti balneari, a  fare shopping, a bere, al cinema… Per rilanciare una nazione e il suo turismo non si può prescindere dal settore dell’intrattenimento, di cui fa parte a pieno titolo. L’ intrattenimento ha una funzione culturale, sociale (che io ho sempre ribadito), ma anche turistica ed economica. Tra le manifestazioni che abbiamo previsto, alcune saranno prettamente artistiche: mi ha appena chiamato Leonardo Brogi del team Metempsicosi, che desidera organizzare performance in un teatro ricavato da una cava di marmo. Vogliamo far capire che non ci manca la creatività, non ci mancano le capacità, non ci manca la serietà per fare cose belle. Che la smettano di vedere i locali come luoghi marci dove la gente marcia va a marcire! Siamo pieni di inventiva, di professionalità, e il nostro scopo è dimostrarlo. Uccidere il nostro ambiente significa uccidere qualcosa di significativo per tutti, non solo per i giovani.

 

Il Principe Maurice, portavoce del SILB, durante il convegno in live streaming al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Un flyer che evidenzia la preziosità della location del simposio

Vorrei chiederti notizie del corto “Vuoto di scena”, che anche i lettori di VALIUM attendono con molto interesse. Ci sono novità al riguardo?

“Vuoto di scena” è nel mio cuore e pronto per prendere vita. Penso che possa essere una delle iniziative a ridosso delle aperture. Speriamo, perché non se ne può più!  Sicuramente anche “Vuoto di scena” diventerà un grido di allarme, di sofferenza e soprattutto di voglia di ricominciare. Vogliamo ricominciare, siamo stufi! Abbiamo bisogno di essere sostenuti, perché il nostro settore non ha ricevuto alcun tipo di ristoro se non aiuti miserrimi con cui non si riesce neppure a pagare le bollette. E’ vergognoso! All’ estero hanno fatto dei bellissimi esperimenti: in Olanda, in Spagna…Bisogna proseguire su quella strada, provare a capire come si può fare per ricominciare a vivere. Ma iniziando subito! Le ferite della pandemia sono difficili da cancellare a livello psicologico, economico…E ci vorranno anni per cancellarle davvero. Se continuiamo così, ci devasteranno!

 

Il Principe: “Casanova sì, ma non oltre i 73 anni!”…A quell’ età, infatti, l’ affascinante Giacomo morì e Maurice ha deciso che smetterà di interpretarlo dopo il suo 73simo compleanno

Nei periodi di lockdown, se ci fai caso, si nota che sono proprio i luoghi della socialità e dell’aggregazione, come i bar, i pub, i ristoranti, le discoteche, i locali in generale, ad animare le città. Di conseguenza, a mio parere, se ora sono i più penalizzati, possiamo star certi che – supportati da adeguati ristori – sopravviveranno a qualsiasi tipo di catastrofe. Cosa pensi di questa mia teoria?

Sono pienamente d’accordo! La gente avrà voglia di ricominciare a incontrarsi, a vedersi. Ma bisogna erogare immediatamente dei ristori adeguati, altrimenti molti locali non riapriranno. Una buona parte non avrà più modo di restare aperta, altri falliranno. Pagare i fornitori, le tasse, gli affitti, le bollette, sono incombenze che determineranno la loro sparizione. Quelli che riusciranno a rimanere in piedi sicuramente si riprenderanno, ci sarà una bellissima rinascita, però li devono mettere in condizione di risorgere…Vanno supportati! Anche perché, come dici tu, questi luoghi di socialità saranno molto ambiti e saranno necessarissimi per far ritornare le persone ad una sorta di normalità mentale e comportamentale.

 

La locandina del convegno on line #musicafutura, organizzato dal SILB

Oggi, dire “mondo della notte” equivale a dire “coprifuoco”. Secondo te, quel mondo potrà tornare presto a scintillare?          

Parlando di locali notturni, discoteche e sale da ballo bisognerà capire come reinventarsi, come riproporsi. Perché mentre andare al bar o al ristorante è qualcosa di più comune, andare a divertirsi in un locale sarà sicuramente un bel passo da fare: la gente si sta disabituando a certi ritmi. Tutto questo ci offrirà una grande chance per reinventarci, persino dal punto di vista della sostenibilità. Vorremmo utilizzare gli spazi delle discoteche anche in diurna, ce ne sarà bisogno per far ritrovare i giovani tra loro a parlarsi e a ricrearsi…E’ una bella sfida! Il passaggio dal coprifuoco alla riapertura non sarà facile. Sarà una sfida, ripeto, ma siamo pronti ad affrontarla.

Dal punto di vista interiore, pensi che il dramma della pandemia ti abbia cambiato? Quanto ti ha toccato nel profondo?

La mia fortuna è stata quella di aver trovato in Flavia una compagna che mi ha sostenuto, perché io detesto la solitudine. Se avessi dovuto passare il lockdown da solo sarei impazzito: sono un animale sociale, un animale da palcoscenico…E senza quella che è la mia essenza, la mia vocazione, non avrei retto. Per cui, certo, la pandemia mi ha segnato e mi ha toccato, però mi ha anche fatto riflettere su delle cose molto belle che avevo dentro. Mi ha fatto prendere decisioni importanti, come quella di sposarmi con la persona giusta: una scelta che magari, in altre circostanze, avrei fatto con più calma…Sotto certi aspetti, quindi, il periodo del lockdown per me è stato positivo. Sotto altri, inquietante e lo è tuttora. Tutto dipende dalle persone con cui puoi condividere i momenti difficili. E se non posso condividerli con tutte le persone meravigliose che continuano a seguirmi anche attraverso i social, voglio interagire con una persona sola, ma che sia speciale come lo è Flavia. Per me la chiave dell’esistenza è la condivisione. Se non avessi potuto condividere questo brutto periodo con nessuno sarei morto interiormente. Ma anche se Flavia, che è creativa e stimolante, è riuscita a farmi superare il dramma del lockdown, sono rimasto comunque molto segnato. La cosa più avvilente è che, dal punto di vista politico e sociale, il mondo della notte viene considerato qualcosa di superfluo o da buttare. Dietro di noi ci sono storie, famiglie da mantenere, passioni, investimenti, possibilità…Come si può pensare che se una discoteca chiude non sia qualcosa di importante? Ultimamente ho avuto una soddisfazione dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che in una riflessione televisiva a “Quarta Repubblica” ha parlato anche delle discoteche. L’ho ringraziato e gli ho detto che era stato il primo ad aver pensato a noi. Per l’opinione pubblica i locali notturni sono troppo spesso associati alla droga, all’alcol, al vizio… Eppure il fatturato, la quantità di persone che ci lavorano, la qualità, sono sotto gli occhi di tutti. Cancellare un comparto del genere vuol dire fare un grosso danno economico, oltre che culturale e sociale. Perchè i giovani, abbandonati a loro stessi, quale modo trovano per sfogarsi? La violenza, le risse, i suicidi. Noi li sappiamo gestire, è il nostro lavoro! Li facciamo star bene…Buttati là così si perdono…Speriamo di riuscire a recuperare presto la nostra funzione che è anche la nostra passione.

 

Ca’ Pier, il “buen retiro” veneziano del Principe: qui Maurice si ritempra e si rigenera

In un periodo drammatico come quello che stiamo vivendo, si spera ancora per poco, vorrei concludere con il tuo consueto (ma mai scontato) messaggio ai fan. Cosa dici ai tanti giovani che in te hanno sempre visto un’icona, un punto di riferimento?

Dico che in me troveranno sempre un punto di riferimento, perché li stimo, sono il futuro. Sono molto attento alle loro esigenze, voglio ascoltarli il più possibile. Con una faccia tosta incredibile, quando incontro dei giovani per strada mi ritrovo a fermarli (con la mascherina e a dovuta distanza) e a chiedere “Scusate: come state vivendo questo momento, cosa vorreste?”. Sto cercando di fare una sorta di indagine demoscopica per rimanere vicino a loro. Li esorto ad avere pazienza e desidero che sappiano che sono sempre nel mio cuore, nel cuore di noi tutti che abbiamo fatto dell’industria del divertimento una missione. Che presto cercheremo di farli star bene e di fargli dimenticare queste brutture. Gli chiedo di mantenere i loro valori di base e gli dico che continuiamo ad amarli, anzi, che li amiamo ancora di più. Capiamo i loro disagi e vogliamo al più presto consolarli, ridandogli quella gioia di vivere che meritano di recuperare. Alleluja! (ride, ndr) La forza d’ animo non ci manca: così come mi sono inventato il flash mob per fare gli auguri a Venezia, va a finire che ci inventeremo gli speakeasy come ai tempi del proibizionismo se non ci danno il via ufficiale!!! A parte gli scherzi,  noi del mondo della notte vogliamo metterci a disposizione della società, della politica e, non ultimo, persino della sanità. Lo sai che tante discoteche hanno offerto i loro spazi per poter effettuare la vaccinazione? E’ un’iniziativa partita proprio dal SILB. Sono locali ampi, situati in posizioni strategiche e si sono messi a disposizione delle Asl come luoghi di vaccinazione. Noi siamo qui, al servizio della comunità, per far divertire i giovani, per farli riflettere e per farli star bene. Vogliamo riappropriarci del nostro ruolo!

 

La magnolia secolare che il Principe ha immortalato durante un soggiorno presso alcuni amici: un inno alla vita, al ciclo di eterna rinascita della natura. La nostra conversazione si conclude così, con questa immagine. Augurandoci che sia di buon auspicio…

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

“Viaggio Musicale Verso i Luoghi di Dante”: Raffaello Bellavista e Serena Gentilini omaggiano il Sommo Poeta con un evento di caratura internazionale

Raffaello Bellavista e Serena Gentilini immortalati a Ravenna, di fronte alla Tomba di Dante Alighieri

Le celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri annoverano un duo d’eccezione: Raffaello Bellavista e Serena Gentilini, che i lettori di VALIUM conoscono molto bene. Raffaello, pianista oltre che cantante lirico e compositore, e Serena, cantante e stilista, si accingono ad esibirsi in una straordinaria performance: un concerto-documentario ispirato al loro progetto musicale sulla “Divina Commedia” su richiesta nientemeno che dell’  Associazione Culturale Svedese SI Svezia-Italia. All’ evento – che verrà trasmesso in live streaming dalla piattaforma LIVE ALL il 15 Aprile, alle ore 20.00 – farà seguito un concerto istituzionale in terra svedese non appena l’emergenza sanitaria lo renderà possibile. L’ iniziativa, davvero prestigiosa, ha come titolo “Viaggio Musicale Verso i Luoghi di Dante” e si snoderà in un prezioso connubio di  crossover music e spettacolari location dove persino i look sfoggiati dal duo giocheranno un ruolo fondamentale. A valorizzare questo mix musical-visivo saranno riprese originalissime, di ultima generazione, che trascineranno gli spettatori in un’esperienza immersiva e coinvolgente a 360 gradi: particolare non da poco, dati i luoghi in cui il documentario è ambientato. Qualche esempio? La Tenuta Mara a San Clemente, sui colli riminesi, e, a Ravenna, la Sala Dantesca della Biblioteca Classense, la Tomba di Dante e il giardino con il Quadrarco di Braccioforte, per citare solo alcuni dei suggestivi scenari che faranno da sfondo alla parte documentaristica. Ma lungi da me la volontà di fare spoiler. In questa breve intervista con Raffaello Bellavista troverete delle ghiotte anticipazioni, che verranno approfondite ulteriormente in una conversazione successiva al ” viaggio musicale” di Serena e Raffaello. Non vi resta che acquistare i biglietti, in vendita esclusiva su Ticketmaster, per assistere al concerto-documentario, ed annotarvi la data e l’ ora in cui verrà trasmesso. Appuntamento al 15 Aprile su LIVE ALL, la celeberrima piattaforma globale che opera nei settori della musica, della cultura e dell’ arte!

“Viaggio Musicale Verso i Luoghi di Dante” (di cui qui di seguito potete ammirare il trailer) è realizzato con il patrocinio del Comune di Ravenna, Regione Emilia Romagna, Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’ Emilia Romagna, SIAE Italia e Associazione SI Svezia Italia.

 

 

Come ha preso forma l’idea di questo viaggio musicale nella Divina Commedia?
La mia mente ritorna all’evento “Eros e Thanatos” di fine febbraio 2020 all’interno di Palazzo Labia, sede RAI di Venezia, dove io, Serena Gentilini e Matteo Marabini eravamo protagonisti in un magnifico spettacolo di e diretto dal caro Principe Maurizio Agosti, anima del Carnevale Veneziano. Di lì a poco, con ancora la struggente bellezza di Venezia nel cuore, in un attimo siamo sprofondati nell’incubo della pandemia che ha travolto tutto lanciando un’ombra nera sul mondo. Da quel momento, assieme a Serena, è cominciato un periodo di ritiro direi ascetico sui colli ravennati, dove ho un’abitazione con auditorium nel quale creo la nostra musica immerso nella natura. Un ritiro necessario, perché da un lato c’era l’immagine di una tragedia collettiva e dall’altro anche il grande sconforto nel vedere anni, sacrifici vanificati nel nulla. Basti pensare che dopo l’evento veneziano io e Serena abbiamo visto cancellare decine di concerti in sedi di prestigio conquistati con tenacia e grande lavoro con la consapevolezza che avevamo lottato invano. E forse, per chi non è un addetto ai lavori, è difficile immaginare che il successo è fatto di piccoli mattoni che se vengono a mancare è un gran problema. Tornando al nostro ritiro, la mente è andata subito all’arte, alla ricerca del bello e soprattutto al forte potere che essa svolge: guidarci. Da questo spunto l’istinto e l’inconscio hanno fatto il resto e ci siamo ritrovati a leggere la “Divina Commedia”, opera della quale è stato detto tanto e che per me e Serena rappresenta un’allegoria della vita, un’opera della quale siamo da sempre infatuati e che sentiamo vicina. Basti pensare che il Sommo Poeta riposa a Ravenna e che molti luoghi della città romagnola sono stati filtrati dalla sua genialità dando vita alla “Divina Commedia”. E ti assicuro che vedere diversi scenari che hanno ispirato tanta bellezza mi fa riflettere molto, oltre al fatto che fin da piccolo mi fermavo con grande stupore nei pressi della Tomba di Dante e rimanevo li a meditare, a pensare. Proprio partendo da queste considerazioni si è sviluppato il nostro percorso, ricco di sfaccettature, portandoci da oltre un anno, nonostante le difficoltà della pandemia, a tenere concerti legati al Viaggio nei Tre Regni Danteschi visti secondo la nostra musica.

 

La locandina dell’ evento

Quali sono le location principali in cui si snoda il concerto-documentario?

I luoghi nei quali abbiamo scelto di celebrare la nostra arte hanno svolto un ruolo centrale e sono stati scelti con una cura maniacale: la parte musicale è stata ripresa interamente all’interno della Tenuta Biodinamica Mara a San Clemente, sui colli di Rimini: in particolare, abbiamo utilizzato la Sala della Musica. Per la parte parlata e divulgativa legata alla figura del Sommo Poeta abbiamo ovviamente focalizzato l’attenzione sulla città di Ravenna, nello specifico su alcuni luoghi sacri: la Tomba di Dante ed il giardino con il Quadrarco di Braccioforte, la Sala Dantesca della Biblioteca Classense, la Sala Consiliare e Preconsiliare del Comune di Ravenna e alcuni brevi spezzoni del Circolo Ravennate e dei Forestieri, della pineta ravennate. Oltre a Ravenna siamo andati nell’esclusiva penisola privata di Boscoforte, situata nelle Valli di Comacchio, mentre altre riprese sono state fatte su un promontorio sul mare nelle Marche.

Musicalmente, l’evento sarà contraddistinto da un crossover mozzafiato. Esiste un fil rouge, un elemento specifico che andrà ad armonizzare generi e stili tanto differenti, ma proprio per questo altamente suggestivi?

Nulla sarà lasciato al caso. Il concerto-documentario sarà strutturato in relazione ai Tre Regni Danteschi: Inferno, Purgatorio, Paradiso. Proprio in base a questa suddivisione avremo composizioni pianistiche classiche, arie d’opera, composizioni neoclassiche scritte da me e brani pop rielaborati secondo il nostro pensiero; questa diversità avrà come filo conduttore il legame diretto e simbolico con il Regno corrispondente.

 

 

Il duo nella Sala Musica della Tenuta Mara a San Clemente, una delle location di “Viaggio Musicale Verso i Luoghi di Dante”

Anche le riprese sono state concepite all’ insegna dell’originalità e dell’innovazione. Parlami delle loro caratteristiche…

A noi, i live streaming intesi come concerti ripresi dall’inizio alla fine e basta non piacciono. Perché sono dei surrogati scarni che poco hanno da dire. Diverso, invece, è creare un concerto secondo principi cinematografici, con aspetti divulgativi e di documentario. Allora sì che è qualcosa di innovativo, che porta la comunicazione artistica su un piano estremamente interessante. Le riprese sono state dirette e in parte eseguite da me e da Serena, che è molto brava ed esperta con le tecnologie cinematografiche. E proprio per realizzare un qualcosa di immersivo e coinvolgente, oltre a riprese aeree con droni di ultima generazione, abbiamo fatto riprese quasi esclusivamente con telecamere stabilizzate che hanno reso l’intero concerto unico al punto tale da trascinare l’ascoltatore lì con noi.

Serena ha ideato tutti i costumi. Quali sono i motivi che li caratterizzano?

Serena, oltre al canto, porta avanti in parallelo l’arte della sartoria, realizzando capi di alta moda con stoffe pregiatissime fornite dall’imprenditore tessile Lucio Marangoni (il patron della celebre Golden Group). Per questo concerto -documentario, Serena ha creato i nostri abiti legandoli simbolicamente al significato cromatico di alcuni colori in relazione ai luoghi di Dante. Particolare attenzione è stata poi riservata all’abito ispirato alla figura di Beatrice, che Serena indosserà proprio nel Paradiso dove sarà protagonista.

 

Una splendida immagine di Serena e Raffaello, uniti nella musica e nella vita

Serena e Raffaello con Elena Emendatori della famiglia Emendatori, titolare della Tenuta Mara

Serena e Raffaello nel paradiso (è il caso di dirlo) dei colli riminesi

Un altro scatto del duo insieme a Elena Emendatori

 

 

Photo courtesy of Raffaello Bellavista

 

 

Frida-Kiza di Fabiola Manirakiza: un nuovo Rinascimento che parte dalla Milano Digital Fashion Week

 

L’ ascesa di Frida-Kiza nel fashion world è inarrestabile. Il marchio fondato da Fabiola Manirakiza, nata in Burundi ma fabrianese d’adozione (e quindi mia concittadina), sta facendo molto parlare di sè anche per la recente partecipazione alla Milano Digital Fashion Week. Una presenza, la sua, legata ad un progetto d’eccezione: “The Fab Five Bridge Builders”, l’ iniziativa con cui il gruppo di lavoro composto da Stella Jean, Edward Buchanan, Michelle Francine Ngonmo e la Camera Nazionale della Moda Italiana ha supportato e promosso il lavoro di cinque talenti di origine africana residenti ormai da anni in Italia. Il team, oltre a Frida-Kiza, comprendeva le griffe Gisfab di Claudia Gisèle Ntsama, Joy Meribe di Joy Ijeoma Meribe, Mokodu di Pape Mocodou Fall e Karim Daoudi dello stilista omonimo. La Camera della Moda  ha allestito una piattaforma on line dove i cinque brand hanno avuto l’ opportunità di svelare le loro collezioni Autunno Inverno 2021/22 ottenendo una visibilità internazionale. Il progetto, nato allo scopo di sottolineare i valori della multiculturalità e dell’ inclusione, ha riscosso un successo enorme. Ispirazioni, suggestioni e stili esotici si sono fusi con la quintessenza del Made in Italy in un connubio affascinante, che ha catturato immediatamente l’ interesse del pubblico e degli addetti ai lavori. Fabiola (rileggi qui la sua precedente intervista  con VALIUM), che ha fondato il marchio Frida-Kiza nel 2016, ha presentato una capsule in cui la sua cifra stilistica si coniuga con motivi di decisa matrice africana. Tailleur, pajama suit, chemisier e minidress alternano fantasie e colori intensi tipici del Continente Nero – tra i capi più iconici spicca un coat-chemisier rosso carminio adornato di arabeschi bianchi – ad una stampa in black and white che rielabora la “Primavera” del Botticelli alla luce del fil rouge tematico delle creazioni: durante i tempi duri del lockdown, Fabiola auspica a un post-pandemia contraddistinto dall’ inizio di una nuova era, un nuovo Rinascimento che coinvolga non solo l’ Italia, bensì il mondo intero. Estimatrice dell’ arte italiana, la designer ha assurto questa passione a cardine di tutte le sue collezioni, dove la omaggia e la reinterpreta a seconda dei motivi ispiratori. Il gusto per il colore, sempre vibrante, riconduce al continente da cui Fabiola proviene: è un’ esplosione di vitalità (mai sopra le righe) esaltata da una donna indipendente e raffinata, che ama l’ eleganza ma non trascura il comfort per affrontare agevolmente la vita quotidiana. Ho incontrato Fabiola Manirakiza perchè volevo saperne di più sulla sua partecipazione alla Milano Fashion Week, sulla sua collezione Autunno Inverno 2021/22 (che potete ammirare nelle immagini di questo post) e su molti altri argomenti ancora. Qui di seguito, la nostra chiacchierata.

La tua partecipazione al progetto “The Fab Five Bridge Builders”, curato da Stella Jean, Edward Buchanan, Michelle Francine Ngonmo insieme alla CNMI, ti ha visto protagonista alla Milano Fashion Week insieme ad altri 4 designer di origine africana. Cosa puoi raccontarci di questa esperienza, che ha ottenuto, peraltro, un ottimo riscontro?

Si è trattato di un’ esperienza unica e importante. La sfilata per la Fashion Week e’ stata inserita nel calendario della Camera della Moda ottenendo una visibilità mondiale.

L’ Africa, nelle tue creazioni, riaffiora soprattutto attraverso i colori. Sono colori collegati a particolari ricordi, sensazioni, scenari del tuo Paese? Se sì, raccontaci quali.

Nelle mie creazioni cerco sempre di unire colori e cultura dei miei due mondi, l’ Africa e l’ Italia.

 

Fabiola Manirakiza in uno scatto molto primaverile

Nella collezione Autunno/Inverno 2021/22 di Frida-Kiza predomina un tripudio di stampe, di fantasie paesaggistiche e floreali. Le stampe, in particolare, si rifanno alla “Primavera” di Sandro Botticelli. Come è nata la tua ispirazione?

L’ arte italiana mi affascina da sempre! La “Primavera” del Botticelli, che è un’opera rinascimentale, mi ha dato l’ ispirazione. Ho immaginato una rinascita universale conseguente alla pandemia di Covid.

Che procedura hai seguito per la realizzazione di queste stampe? Esiste una tecnica, un processo di lavorazione ben preciso?

Sono state eseguite a mano,  passando poi a un procedimento digitale per la realizzazione della stampa finale.

 

 

 

Perché la scelta del bianco e nero?

In quel momento, erano i colori che mi ispiravano di più.

Durante il lockdown, mi hai raccontato, hai auspicato all’ avvento di un nuovo Rinascimento post-pandemia. Come si concretizzerebbe un’eventuale rinascita nello stile di Frida-Kiza?

Seguici e vedrai! (sorride, ndr.)

 

 

Che tipo di donna avevi in mente, mentre creavi la capsule che hai presentato a Milano?

La donna Frida,  naturalmente: contemporanea, sempre al passo con i tempi e attenta al mondo che la circonda.

 

 

 

L’ arte italiana è un motivo ricorrente nelle tue creazioni. Come è sorta questa tua passione e quali artisti (o movimenti artistici) ti affascinano maggiormente?

Non ho particolari preferenze, amo gli artisti e l’arte italiana in generale.

I fiori, i piante e la natura in genere sono un altro filo conduttore delle stampe che impreziosiscono i look di Frida-Kiza. Il motivo ispiratore è associato solo a riferimenti artistici o si tratta anche di una sorta di “dichiarazione d’amore” nei confronti del creato?

Sono riferimenti artistici, ma anche un modo per sensibilizzare le persone all’amore per la natura e per valorizzare, al tempo stesso, la bellezza nascosta della donna Frida.

Potresti anticiparci qualcosa dei tuoi progetti più imminenti?

Per il futuro abbiamo tanti progetti, ma mi riservo di svelarli a tempo debito…

 

 

 

 

Photos courtesy of Frida-Kiza

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Dialoghi tra passato, presente e futuro al Carnevale (digitale) di Venezia

Uno scatto di backstage con la co-conduttrice  della diretta streaming nonchè Maria dell’ Anno 2019 Linda Pani

Il Carnevale di Venezia non si ferma: come VALIUM aveva accennato pochi giorni fa (rileggi qui l’articolo), questa edizione è approdata sul web per perpetuare la tradizione in tutta sicurezza. Il Principe Maurice, naturalmente, non poteva mancare. Riveste il consueto ruolo di Gran Cerimoniere del Carnevale, ma tanti altri ancora, ed è intenzionato a stupirci con un travestimento emblematico e molto, molto attuale (che scoprirete leggendo la nostra conversazione). Quando lo incontro, l’ euforia per i progetti che sta portando avanti prevale sui ricordi di un Carnevale maestoso e partecipatissimo,  quando piazza San Marco era il cuore pulsante della festa. A fare da main location, stavolta, sarà Ca’ Vendramin Calergi, una “scatola magica” (così la definisce il Principe), ovvero il Casinò di Venezia. Dopo lo scoppiettante inizio di sabato e domenica scorsi, la kermesse riprenderà a svolgersi dall’ 11 al 16 febbraio. Deve fare a meno del pubblico in presenza, certo, ma ne acquisterà altrettanto -e forse persino di più – grazie a tutti coloro che prenderanno parte virtualmente ai festeggiamenti: un punto di vista connesso con la propositività, la voglia di fare e l’ottimismo fondamentali in un’occasione del genere. Bando alla nostalgia, dunque. E’ Carnevale? Che Carnevale sia! A proposito di nostalgia, noterete che è un tema ricorrente in questa intervista. Il Principe Maurice ne riconosce la funzione confortante, ma al tempo stesso programma il futuro con entusiasmo e determinazione; i suoi impegni in qualità di portavoce del Silb (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo) lo vedono alle prese con uno studio sistematico sulla rinascita dei club e con progetti importanti come il corto “Vuotodiscena”. Tra i media che ospitano Maurice in tempi di pandemia, spicca la web TV: “The Flat”, la trasmissione che conduce in tandem con Antonio Velasquez sul canale Twitch di Smash TV, mette in luce la sua vena ironica come mai prima d’ora. Se il Carnevale di Venezia non si ferma, insomma, il Principe tantomeno. Anzi, è più pronto che mai a scrivere un nuovo capitolo del mondo della notte, dell’arte, dello spettacolo in generale. Perchè il futuro possa uguagliare, e superare addirittura, la magia di un passato che senza dubbio ha fatto storia.

“Anno nuovo, vita nuova”, dice il proverbio. Quali buoni propositi hai formulato per il 2021?

Diciamo che, compatibilmente con lo sviluppo delle restrizioni riguardanti la pandemia, sono proiettato verso qualcosa di costruttivo. I progetti a medio e a lungo termine sono stati procrastinati per poter essere realizzati al meglio, però nell’ immediato mi accingo a fare delle cose che non avrei mai immaginato di fare nella mia vita. E devo dire che mi diverto! Sto parlando di social, di web TV e così via. Ho elaborato una nuova interpretazione di me stesso che è molto simpatica, molto televisiva: potrebbe effettivamente sfociare in ruoli di conduzione televisiva che mi intrigherebbero assai. E’ tutta gavetta per me, è tutto nuovo…Dalla mia parte ho l’esperienza e la sfacciataggine! Il mondo dello spettacolo deve assolutamente riprendersi, è importantissimo. Ho ascoltato una frase alla radio, poco fa, che ho subito adattato a me: “Io non mi diverto per vivere, ma mi diverto per sentirmi vivo.” Il lavoro dev’ essere qualcosa che mi fa sentire vivo, sempre attivo…Quella frase mi ha colpito molto! Io abbraccio la stessa filosofia. Pur avendo dovuto variare la formula delle mie esibizioni, ora faccio qualcosa che mi piace e che mi ha ridato linfa. Sono più che soddisfatto.

 

Maurice sullo sfondo di una piazza San Marco pressochè deserta…

…e insieme a Claudio Vernier, Presidente dell’ Associazione di Piazza San Marco, con cui ha parlato “del momento drammatico e della chiusura – anche per Carnevale – di tutti i caffè storici”

Capodanno in zona rossa, crisi di governo, proroga dello stato di emergenza…il nuovo anno non è iniziato sotto i migliori auspici. Noto che tra la gente si sta diffondendo il rimpianto di un passato idilliaco, quasi che il presente e il futuro non esistessero. Come fare per intravedere una luce oltre il buio, per guardare nuovamente all’ avvenire?

Sono d’accordo con te e sto cercando di fare il possibile perché questo non diventi una rinuncia: rifugiarsi nei ricordi del passato senza riuscire a immaginare di poter fare qualcosa non dico di simile…Perché nulla potrà essere più come prima, questa esperienza è troppo forte e sconvolgente e dal punto di vista sociale, e dal punto di vista economico, e dal punto di vista culturale. Ma credo che proprio culturalmente ci sarà una rivoluzione enorme. A me il fatto che molti si attacchino quasi morbosamente al passato, ai ricordi, gratifica. Mi è capitato di incontrare persone di tutte le età che quando mi vedono si illuminano, mi dicono “Quanti ricordi! Che bello, grazie per tutto quello che hai fatto per noi!”. Però vorrei anche riuscire a fare qualcosa di nuovo, di diverso. Proiettare cioè nel futuro questa mia esperienza, la saggezza che credo di aver accumulato negli anni: ho scoperto in me una vena comica e ironica superiore persino a quella che avevo già! Penso che sia legittimo ricordare il passato con struggimento, ma bisogna guardare anche avanti con la speranza di fare cose altrettanto intriganti. La nostalgia è sempre emozionante, soprattutto per chi, come me, ha contribuito a creare questi ricordi. Non vorrei, però, che ci ripiegassimo sul rimpianto. Dovremmo pensare all’ avvenire con la voglia di fare, di vedere, di ascoltare qualcosa di nuovo. L’ ironia è un potente antidoto per esorcizzare la paura, l’angoscia, il torpore che ci stanno iniettando come un veleno terrificante. Se ci ridiamo sopra, perlomeno potremo arrangiarci finchè non riprenderemo a far festa…assembrandoci! Io voglio ricominciare ad assembrarmi con altre persone! (ride, ndr.)

 

Un leggendario scatto del Principe

In qualità di portavoce del Silb, potresti darci qualche anticipazione su come intendete procedere per uscire dall’ impasse in cui versa il mondo della notte?

Assolutamente sì. Con la Commissione Comunicazione ed Eventi abbiamo elaborato una strategia veramente interessante e d’ impatto. Prima di tutto, per svecchiare questa istituzione che esiste da 60 anni…Anche se il nostro motto è “Siamo in ballo da 100 anni”, perché i primi locali con sala da ballo, gli antenati delle discoteche, sono nati circa 100 anni orsono. Senza dubbio guardiamo alla tradizione e all’istituzionalità, però dobbiamo rinnovarci. A questo scopo toccheremo vari punti, tra cui il discorso ecologico. Ci proponiamo di rendere ecologico anche il divertimento, ad esempio attraverso il non utilizzo di plastica monouso e l’utilizzo di energie alternative…Esistono pavimenti da discoteca che creano energia elettrica tramite il ballo. Ballando, cioè, si produce l’energia necessaria per avere luci, suoni e quant’ altro: pensa che cosa simpatica! I cardini del Silb sono l’istituzionalità, la tradizione, la sostenibilità, la comunicazione. Ci prefiggiamo di tenere sempre aggiornati tutti, non solo i locali associati ma anche gli utenti, soprattutto i giovani, attraverso una sezione che si chiama Creative Lab e punta molto sui social, sull’ interazione…Vogliamo capire cosa sognano i ragazzi ed elaborare un prodotto di divertimento adatto alle esigenze attuali. Tenendo conto, naturalmente, di tutte le precauzioni necessarie. Dobbiamo creare un prodotto stimolante, innovativo, che lanci nuove tendenze ma al tempo stesso prenda in considerazione lo stato d’ animo di coloro che fruiscono dei locali da ballo e da intrattenimento. Il nostro settore ha un indotto pazzesco…In più, in seguito a varie ricerche, abbiamo scoperto che la terza domanda che si pone chi va in vacanza dopo “Dove andiamo a dormire?” e “Dove andiamo a mangiare?” è “Dove andiamo a divertirci?”. Prima ancora di chiedersi cosa visitare in un certo luogo! Il divertimento, quindi, è al terzo posto nei fattori che determinano la scelta di una località di villeggiatura: siamo importanti! Il motto del nostro Presidente Maurizio Pasca è diventato, non a caso, “La discoteca è una cosa seria”. La discoteca è una cosa seria quando si identifica con un’imprenditorialità ad alto livello come quella dei locali nostri affiliati. Per entrare a far parte del Silb devi avere requisiti ben precisi. Insomma, siamo una cosa seria ma vi vogliamo far divertire! Persino durante i viaggi di lavoro, dopo le riunioni e gli aggiornamenti ci si vuol svagare. E’ un diritto, quasi un dovere.

 

“Together is Better”, il motto della sezione Creative Lab del Silb

A che punto sei con la realizzazione di “Vuotodiscena”, il corto che progettavi di girare negli straordinari spazi del Teatro Accademico di Treviso insieme alla troupe degli “Artisti Interrotti”?

“Vuotodiscena” sta diventando sempre più importante, perciò le riprese sono state procrastinate fino a quando non si raggiungerà l’obiettivo finale. Il tema è rimasto lo stesso, la location anche, però siccome ha catturato l’interesse di personaggi molto rappresentativi del mondo dello spettacolo (che vorrebbero partecipare come testimonial), diciamo che sveleremo il progetto nella sua completezza. Presenteremo il work in progress, quindi, non appena saremo pronti per partire: alla scadenza dell’anno di clausura che ci è stato imposto, ovvero il 23 febbraio. Il 2 febbraio, Giornata Mondiale della Vita, abbiamo invece presentato il nostro programma di rilancio. Perché nei locali noi celebriamo la vita, per cui ci sentiamo molto coinvolti da questa ricorrenza. In sintesi, il progetto “Vuotodiscena” verrà presentato ufficialmente il 23 febbraio. Non si tratta di un videoclip, è un cortometraggio dall’alto spessore artistico. Lo faremo circolare, infatti, anche nei circuiti dei Festival Cinematografici che hanno una sezione sul corto.

Il 3 Febbraio hai iniziato una nuova avventura su Twitch insieme a Antonio Velasquez, il leggendario “patron” dell’Insomnia Discoacropoli d’Italia, e con la partecipazione di svariati special guest: dobbiamo intenderla come una conversione al virtuale?

No, non potrò mai convertirmi al 100% alla rete, però approfitto di questa possibilità per esserci anche virtualmente. Antonio Velasquez mi ha offerto un ruolo in questa web TV che si chiama Smash e fa parte del circuito di Twitch: io, figurati, non sapevo cosa fosse Twitch e men che meno Smash TV! Poi ho scoperto che Twitch è una piattaforma di grande successo dedicata soprattutto ai giocatori on line e che è stata scelta addirittura dai Ferragnez, che hanno lì un loro spazio. E’ un social simile a Instagram, ma con lunghi contenuti video dove si può andare a ruota libera. Il nostro programma, “The Flat”, è un salotto bizzarro ambientato nell’appartamento di Antonio. Io, invece, sono sempre in giro: mi collego da un hotel, da un palazzo, da un ponte…ovunque mi trovi in quel momento. Abbiamo due ore a disposizione, dalle 18 alle 20. Siamo partiti il 3 febbraio e ogni settimana avremo un ospite diverso; posso anticiparti che il 10 febbraio lo special guest sarà Andy dei Bluvertigo, che tra l’altro ha una casa-atelier bellissima e coloratissima! E’ molto divertente entrare nelle case dei nostri ospiti, perchè si collegano da casa loro. Il tutto, in totale libertà: facciamo delle interviste inconsuete, con domande provocatorie, divertenti e un po’ trasgressive…Vogliamo arrivare a scoprire l’anima di tutti coloro che ospitiamo e a scoprire la nostra come non abbiamo mai fatto prima, perché questo strumento ce lo permette. Il progetto di Smash Alternative Television, “The Flat” con Antonio Velasquez, mi intriga tantissimo. Tra l’altro proviene per metà dall’ esperienza Insomnia e per l’altra metà dall’ esperienza Cocoricò: aleggia un retrogusto clubbing, ma ad intrigare non è solo quello. Seguiteci il mercoledì su Smash TV dalle 18 alle 20! Cercheremo sempre di stupirvi in maniera ironica e simpatica: abbiamo bisogno di tornare a sorridere!

 

Il nostro eroe tra passato, presente e futuro: qui, con le memorabili lenti bianche per presentare “The Flat”, il suo nuovo programma su Smash TV

Tra mutazioni del virus e ritardi dei vaccini sembra che la fine del tunnel del Covid, purtroppo, sia ancora lontana. Pensi che ci rassegneremo a trasferire l’ arte sul web? Quali vantaggi potrebbe apportare un momentaneo “trasloco” virtuale delle espressioni artistiche più conciliabili con esso?

L’unico vantaggio che noto è che sicuramente può stimolare nuove forme di creatività: moderne, che fanno riferimento alla tecnologia, e questo ci sta. Ma il virtuale non potrà mai sostituire l’emozione di visitare una mostra dal vivo, di vedere uno spettacolo dal vivo, di ballare dal vivo e non a casa propria. Mi sono piaciute molto le esibizioni di David Guetta al Louvre e di Papa Dj alla Cattedrale di Santa Sofia di Kiev, tutte organizzate a fini di beneficenza. Però noi vogliamo ballare sotto i nostri dj, vogliamo assembrarci! Speriamo che il vaccino anti Covid sia efficace, che ci faccia sentire tutti più tranquilli. Per quanto mi riguarda, non cambieranno mai la mia abitudine di godere “live” dell’arte in tutte le sue forme. Il virtuale è un mezzo per tener vivo l’interesse, per intrigare: se oscuri tutto è la morte totale. Senza dubbio è un buon supporto, ma è auspicabile che al più presto si possa riaprire i teatri, i musei e quant’altro. Dobbiamo riconoscere che la tecnologia ci ha offerto una bella chance, se la pandemia fosse esplosa 50 anni fa non sarebbe stato possibile continuare a fruire dell’arte. Così come è successo quando mi esibivo nel mio Teatro Notturno e stimolavo indirettamente i giovani ad andare a teatro, il web potrebbe attrarli verso la cultura, se viene presentata in modo appetibile. Perché per intrigare i giovani bisogna trovare un linguaggio adeguato. Io ho in programma un evento tradizionale che verrà per la prima volta, e spero anche l’ultima, realizzato virtualmente: spero di riuscire a trovare il linguaggio giusto! Diciamo che è un po’ una sfida…Il web ha i suoi vantaggi, ma non voglio che sostituisca la realtà.

 

Antonio Velasquez

A proposito di virtualità, quest’ anno anche il Carnevale di Venezia è digitale…Con tanto di streaming e virtual room. Che ci racconti al riguardo?

Anche questa è una grande sfida. Sono molto felice che abbiano pensato a me come testimonial della storia e dell’attualità del Carnevale, che mi abbiano voluto nelle vesti di traghettatore per questa edizione sostanzialmente in stand by. Sono una sorta di conduttore/protagonista delle dirette in streaming, sicuramente non è facile. Il Carnevale digitale ha già ricevuto tantissime critiche dai tradizionalisti: “Ma che tristezza, che miseria!”, dicevano. Io, invece, dico che è una chance.  Intanto, il Carnevale non può essere rimandato perché è una ricorrenza così come il Natale, Capodanno, Pasqua: o si fa o non si fa. Non farlo sarebbe stato penalizzante, perché avremmo dovuto aspettare l’anno prossimo e avremmo perso, quindi, questa magia di immagini. E’ bello provare a rievocarla con un racconto dal vivo che risulta più intimo, forse anche più misterioso e divertente, più intrigante. Io ci credo molto. Abbiamo cominciato il 6 e il 7 febbraio mostrando immagini di repertorio dei momenti più prestigiosi e particolari della kermesse, poi dall’ 11 al 16 febbraio ci saranno la presentazione delle Marie dell’anno scorso, l’elezione della Maria che l’anno prossimo volerà dal Campanile di San Marco e la premiazione virtuale della “Maschera più Bella”. Di carne al fuoco, insomma, ne abbiamo! Durante le dirette verranno inserite “pillole” ad hoc in cui dei narratori (me compreso) gireranno la città raccontando aneddoti su determinati luoghi di Venezia. Lo scopo di questa edizione digitale è tener viva l’attenzione; non si tratta del Carnevale vero e proprio, però vogliamo mantenere il fil rouge. Non farlo sarebbe stato peggio! Quindi, facciamolo: come si può, con le dovute precauzioni, ma facciamolo! La “scatola magica” del Carnevale è il Palazzo del Casinò. Si svolge tutto a Ca’ Vendramin Calergi: ci sono stanze virtuali dedicate ai bambini, ai giovani e agli adulti, il pubblico può partecipare virtualmente a questa storica edizione. Spero che sia un unicum, e penso che sia un’esperienza che valga la pena di vivere. Sia semplicemente osservandola che interagendo con noi, perché è possibile. Basta seguire le istruzioni nel sito ufficiale del Carnevale: collegatevi dall’ 11 al 16 febbraio alle 17, fino alle 18.30! Certo, non è appagante come esserci di persona, però ci divertiamo ugualmente. L’ unico evento in presenza che credo riusciremo a effettuare è la regata di chiusura, perché sulle imbarcazioni si riesce a mantenere la distanza. Fare un corteo di barche con i vogatori in maschera potrebbe essere un bel momento conclusivo: l’acqua ci consentirebbe di navigare non solo nella rete, ma sulle acque della laguna!

 

L’ artwork del Carnevale di Venezia 2021

In quali ruoli ti cimenti, in questa edizione?

Indubbiamente sarò un Casanova, potrò dare delle lezioni di seduzione. Però sarò anche un Doge, un Folle, e con il mio primo travestimento ricomincerò proprio laddove era finito il Carnevale 2020. Ricordi? L’anno scorso ho interpretato, alla mia maniera, il Covid che uccide il Carnevale. Ecco, stavolta il Carnevale smaschererà il Covid attraverso la tecnologia, che in tutta sicurezza ci consente di rappresentarlo comunque. Per me sarà una sorta di vendetta! Non possiamo vederci de visu? Allora mi vedrete in streaming, alla faccia del Covid! Mi presenterò travestito da “Coronavirus”, ma appena arriverò prevedo di spogliarmi (non del tutto!) e di dire: “Abbiamo smascherato il Covid, adesso sappiamo cos’è. Cerchiamo di prevenirlo, di curarlo, così potremo gradualmente ricominciare a vivere.”  E’ un bel messaggio di speranza…La naturale continuazione di tutto quello che l’anno scorso, a Venezia, è stato fatto in presenza. Come la Regata Storica, effettuata in tutta sicurezza, il Redentore, che è stato realizzato riprendendo l’antica tradizione religiosa del pellegrinaggio, e non da ultimo la Mostra del Cinema, che si è svolta con le precauzioni del caso ed ha funzionato. La Biennale, tra l’altro, in questa edizione del Carnevale è presente nella stanza dei bambini: da alcuni anni collabora con noi attraverso una didattica giocosa e gioiosa.

 

Un travestimento clou: Maurice interpreta il Covid, che “uccise” il Carnevale 2020. Foto di Attilio Bruni

Lo splendido Palazzo Ca’ Vendramin Calergi, main location del Carnevale 2021, avvolto nella magia notturna

Tra pochi giorni sarà San Valentino. Come trascorrerai la tua prima festa degli Innamorati nelle vesti di “marito”? Ti chiedo anche: quanto conta, l’amore, in un’epoca drammatica come quella che stiamo vivendo?

La mia esperienza da “marito innamorato”, a San Valentino, sarà a distanza: mi troverò al Carnevale di Venezia e il 14 Febbraio sarà la giornata più impegnativa. Anche se è una festa un po’ commerciale, San Valentino è un bel momento celebrativo della cosa più bella che esista, il rapporto tra due persone che si amano. Di qualsiasi sesso esse siano. Quindi, va festeggiato! Riguardo all’ amore, ho notato che ultimamente le percentuali delle separazioni sono altissime: l’esperienza del Covid è una grande prova. I problemi economici, per esempio, hanno sempre intaccato anche i rapporti di coppia perché costituiscono una grave preoccupazione esistenziale. Però io spero che, con tutte queste difficoltà, gli amori veri non solo siano sopravvissuti, ma si siano fortificati! Secondo me, al di là di San Valentino, il concetto di amore è fondamentale: può essere quello tra due partner, ma anche tra amici, parenti e così via. L’amore è fortificante, determinante, motivante. Tante persone resistono al dramma del virus perché si dicono “Siamo insieme. Insieme ce la facciamo, insieme ricostruiremo”. E’ molto meglio insieme che da soli.

 

Maurice insieme alla moglie Flavia Cavalcanti, a Andy dei Bluvertigo e alla sua compagna Lilya

Vorrei concludere con il tuo consueto messaggio ai tantissimi giovani che ti seguono, ma anche ai tuoi fan più irriducibili: quelli che ricordano a tutt’oggi i grandi templi della notte, i loro protagonisti, la loro musica, con nostalgia crescente…Qual è il tuo consiglio, per aiutarli a superare un periodo che sembra ormai pura fantascienza? Nessuno meglio di te potrebbe parlare direttamente al loro cuore.

Il mio consiglio è di riascoltare comunque quella musica, di riguardare i video, le foto dell’epoca, di rivivere quelle emozioni. Ma anche di pensare al presente. Ultimamente, io e tanti miei colleghi siamo on line in una forma molto salottiera, discorsiva, dove parliamo con gioia delle esperienze passate ed elaboriamo, al contempo, strategie future affinché i templi della notte possano riaprire: sicuramente in un modo diverso, ma consono alla nascita di storie importanti come è avvenuto anni orsono. Per esempio, io sono iscritto a una community che si chiama Clubbing e farò parte di una sorta di Academy improntata da Alessandro Imarisio, più noto con il nome di Ale Big Mama. Avevo già tenuto una lectio magistralis un po’ generica per gli utenti di Clubbing, parlando di tutto ciò che a mio avviso occorre per essere protagonisti nel mondo della notte e dell’entertainment. I ricordi sono preziosi, teniamoceli stretti perché fanno parte del nostro bagaglio, ma al tempo stesso sfruttiamo la tecnologia: interagiamo on line con gli operatori, Silb in testa e singoli come me, Franchino, i vari dj coinvolti, per ripensare il loisir del futuro. Il dj Mauro Ferrucci mi ha mandato il video di un’intervista che mi aveva fatto nel ’93 o ’94 e che neppure ricordavo. E’ stato bellissimo rivedermi in quel modo, così giovane…Quindi, cerchiamo sì quel materiale perché contiene delle testimonianze uniche, ma partecipiamo anche alle discussioni finalizzate a rilanciare in modo adeguato il nostro ambiente. E’ più che necessario!  Voglio concludere con la frase con cui ho iniziato la tua intervista: “Non mi diverto per vivere, ma mi diverto per sentirmi vivo”. Abbiamo tutti bisogno di sentirci vivi! Noi vecchie volpi ci mettiamo a disposizione con la nostra esperienza, ma siamo molto interessati a ricevere input e suggerimenti da parte di tutti, soprattutto dei giovani. Tra l’altro, uno dei must della ripartenza sarà quello di trasformare gli spazi notturni dei club anche in spazi diurni dedicati proprio ai giovani. Non solo relativamente alla formazione professionale, bensì dal punto di vista dell’incontrarsi, del discutere insieme di tanti argomenti. Come in un’agorà: un luogo adibito all’ elaborazione di nuovi pensieri e di un nuovo tipo di socialità. Che va recuperata…Non credo sarà facile, ormai comunichiamo perlopiù in modo virtuale. Dovremmo rieducare a una visione positiva delle relazioni. A ritrovarci guardandoci negli occhi, parlando faccia a faccia e non davanti allo schermo di un telefono o di un PC. D’altronde, è proprio questo uno dei compiti sociali del nostro ambiente.

 

“Non sventoleremo mai bandiera bianca se non per ottenere un effetto scenografico!”, scherza Maurice mostrandomi la foto qui sopra. In questa immagine e nelle due successive, alcune tra le più iconiche performance del Principe. Vedi alla voce “nostalgia”…

A Venezia con Tommy Vee e la sua Bouledogue Pandora. Vee prenderà parte al Carnevale con un dj set in streaming da Ca’ Vendramin Calergi

Andy dei Bluvertigo, che sarà ospite di “The Flat” mercoledì 10 Febbraio

Il Principe “accerchiato” nel backstage del Carnevale

Sascha Sgualdini, storico assistente di Maurice: è tornato apposta da Palma di Maiorca per sostenerlo in questo periodo di lavoro frenetico

 

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

Foto di Ca’ Vendramin Calergi di Dennis Jarvis from Halifax, Canada, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, attraverso Wikimedia Commons