Le Frasi

 

“A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino.” 

(Pablo Picasso)

 

 

Foto: Pablo Picasso con la sorella Lola nel 1889

 

Il luogo: Lanzarote, la “isla diferente” dell’arcipelago delle Canarie

 

Il piacere profondo, ineffabile, che è camminare in questi campi deserti e spazzati dal vento, risalire un pendio difficile e guardare dall’alto il paesaggio nero, scorticato, togliersi la camicia per sentire direttamente sulla pelle l’agitarsi furioso dell’aria, e poi capire che non si può fare nient’altro, l’erba secca, rasente al suolo, freme, le nuvole sfiorano per un attimo le cime dei monti e si allontanano verso il mare, e lo spirito entra in una specie di trance, cresce, si dilata, manca poco che scoppi di felicità. Che altro resta, allora, se non piangere?

(José Saramago)

 

L’estate è in dirittura d’arrivo, ma se già vi manca potete raggiungerla in sole cinque ore di volo. La troverete a Lanzarote, l’isola più a nord-est dell’arcipelago delle Canarie (le altre sono Tenerife, Fuerteventura, Gran Canaria, La Palma, La Gomera, El Hierro e Lobos): situata nell’Oceano Atlantico, dista 125 chilometri dall’ Africa e 1000 chilometri dalla Spagna (della quale fa parte in qualità di Comunità Autonoma). La superficie di 806 km2 la rende la quarta, per dimensioni, di tutto l’arcipelago, mentre a livello di popolosità si colloca al terzo posto dopo Tenerife e Gran Canaria. Eppure, Lanzarote ha ben poco in comune con le altre Isole Canarie. Il suo paesaggio avveniristico è spesso stato definito “lunare”: dire “Lanzarote” equivale a dire vulcani, immense distese di lava, spiagge sconfinate di sabbia nera che si alternano a quelle, bianche o color oro, di stampo tropicale. E poi fitti palmeti, rocce futuribili, montagne imponenti affiancate a pianure di terriccio rossastro, le tradizionali case bianche che si stagliano contro l’azzurro del cielo…Tutto intorno, l’oceano diffonde la sua massa acquosa declinata in moltepici sfumature di blu. I segni particolari dell’isola? Una natura spettacolare, un silenzio sospeso e, non ultimo, un clima gradevole 365 giorni all’anno. Il periodo migliore per visitarla è l’autunno, quando il caldo lascia spazio a temperature miti e il vento invernale è ancora lontano.

 

 

Decretata “riserva della biosfera UNESCO”, Lanzarote vanta oltre cento vulcani distribuiti su una superficie di 800 km2: il risultato è uno scenario dai connotati unici, che combina i suoi tratti lunari con un mare trasparente, i cactus e le palme da cocco. A valorizzare al massimo il paesaggio dell’isola è stato l’architetto e artista César Manrique, nativo di Arrecife, che ha creato opere artistiche ad ampio spettro dove la pittura, l’architettura, la scultura, i murales e le installazioni si integrano armoniosamente con il territorio. Su Manrique e la sua opera bisognerebbe scrivere un articolo apposito. La Fondazione a lui intitolata si trova a cinque chilometri da Arrecife, la capitale di Lanzarote, in località Taro de Tahiche.  Nell’ itinerario che ho intenzione di percorrere, il nome del visionario architetto lanzarotegno ricorrerà spesso, e a pieno merito: il grande amore che nutriva nei confronti dell’isola ha generato l’indissolubile connubio tra turismo, natura e arte che la contraddistingue.

 

 

Una curiosità: sapevate che Lanzarote, nonostante la natura vulcanica del suo suolo, abbonda di vigneti dai quali si ricavano famosissimi vini DOC? La varietà è denominata “Malvasia Vulcanica”. Preparatevi a degustarli, se intendete volare nella “isla diferente”: questo è il soprannome che l’isola si è guadagnata grazie ai suoi paesaggi onirici e incontaminati. Plinio Il Vecchio, tra il 77 e il 78 d.C. , nel suo trattato enciclopedico “Naturalis Historia” identificò le Canarie con il mito delle Isole Fortunate, un luogo idilliaco collocato nell’ Oceano Atlantico. Lanzarote viene definita “Purpura Insula”, “isola viola”, poichè l’economia dell’arcipelago si basava sulla produzione di porpora, garum (una salsa di pesce molto amata dai Romani) e sale, mentre a tutte le altre isole Plinio dà un nome: Tenerife è “Ninguaria”, Fuerteventura “Junonia”, Gran Canaria “Canaria”, La Palma “Junonia Major”, La Gomera “Capraria” e El Hierro “Pluvialia”. Il tratto distintivo paesaggistico di Lanzarote è senz’altro costituito dal suo vulcano, il Timanfaya, una delle cosiddette “Montagne del Fuoco” sparse sull’isola. Era il 1 Settembre del 1730 quando la “isla diferente” venne devastata da un tripudio di eruzioni vulcaniche che stravolsero completamente la sua fisionomia. Oggi il Timanfaya è l’unico vulcano rimasto attivo, ma non si verificano eruzioni da molto tempo. Il vulcano dà anche il nome a un grande Parco Nazionale situato nel sud-est di Lanzarote che comprende i comuni di Tinajo e Yaiza: la statua “El Diablo” di César Manrique è diventata il suo emblema.

 

 

Il Parco Nazionale di Timanfaya è dominato da rocce surreali, coni vulcanici e millenarie distese di lava: uno scenario avveniristico e incontaminato avvolto nel silenzio. Ma è un silenzio eloquente: come se la natura stessa tacesse di fronte a tanta meraviglia. Il Parco, che nel 1993 è entrato a far parte della riserva della biosfera UNESCO, vanta una palette cromatica che spazia dall’ocra al nero, dal marrone al ruggine. E’ possibile visitarlo a piedi addentrandosi lungo due percorsi appositi, oppure in autobus, usufruendo di un tour guidato. Tenete presente che l’accesso viene accuratamente monitorato per preservare l’unicità della flora e della fauna dell’area protetta. Se volete provare l’ebbrezza di una visita “diferente” come l’isola, optate per la groppa di un cammello: a poca distanza dall’ ingresso del Parco potete trovare l’ Echadero de Camellos, che vi offrirà l’opportunità di fare un giro in cammello nella zona delle “Montagne del Fuoco”.

 

 

Ma il suolo vulcanico non è di certo un’esclusiva del Parco: lo troverete in ogni angolo di Lanzarote, persino a livello sotterraneo. Un esempio? La Cueva de los Verdes, un luogo d’incanto nelle viscere della terra. La grotta, circondata da un’aura di leggenda, si è formata in seguito alle eruzioni del vulcano della Corona. A partire dal cratere del vulcano, si snoda per 6 km fino all’oceano e si dirama in oltre 16 cunicoli. Esiste anche un tratto sottomarino, il Tunnel dell’Atlantide, lungo circa 1 km e mezzo. Molti secoli orsono, la Cueva rappresentava un rifugio dai continui assalti dei pirati magrebini: i lanzarotegni, per proteggersi, erano soliti nascondersi nei suoi anfratti. La particolarità della grotta sono i colori, un’alternanza mozzafiato di ocra, verde, nero, grigio e rosso che emerge dall’oscurità delineando sbalorditive formazioni rocciose. Inoltrarsi nelle profondità della Cueva de los Verdes è come avventurarsi in un viaggio onirico nel sottosuolo.

 

 

Arte e natura si fondono nel Jameos del Agua, un capolavoro dell’architetto César Manrique. Manrique ha dato vita a una location naturale in cui risaltano un tunnel vulcanico e un laghetto originato da infiltrazioni di acqua marina. La struttura è unica in quanto a bellezza, una sorta di auditorium incastrato in un prezioso scrigno di formazioni geologiche. La grotta, che risale a 3000 anni fa, è stata generata da un flusso di lava. Accanto ad essa, incastonati tra le rocce, emergono un dancefloor e un bar, mentre il laghetto è circondato da un giardino tropicale. Il laghetto, tra l’altro, ospita nelle sue acque un piccolo crostaceo chiamato “jameito”: completamente bianco e privo della vista, questo animale non è rintracciabile in nessun’ altra parte del mondo.

 

 

Un’altra meraviglia sorta ad opera di César Manrique, l’ultima prima che nel 1992 decedesse in un incidente stradale, è il Jardin de Cactus: si tratta di un’immensa piantagione di cactus che comprende 13 famiglie di piante succulente reperite nei cinque continenti del globo. In totale, conta 4500 cactus appartenenti a 450 specie diverse. Il Jardin, calato in una natura selvaggia, è intriso di una suggestività potente: combina il verde intenso dei cactus con il nero della lava vulcanica e il blu del cielo dando vita ad una splendida armonia cromatica.

 

 

Per omaggiare César Manrique è tassativo visitare anche il Castillo de San José ad Arrecife, la Casa-Museo del Campesino nel cuore dell’isola e la sede della Fondazione intitolata all’artista, ubicata a Tahiche nel bel mezzo di un’antica colata lavica. Ad Harìa potrete invece visitare la Casa-Museo César Manrique, l’abitazione dove l’architetto nato ad Arrecife risiedette fino agli ultimi giorni di vita: è una dimora rustica immersa in un rigoglioso palmeto.

 

Un’opera di César Manrique

Un altro luogo emblematico dell’ intervento dell’artista sull’ isola è il Mirador del Rio, una struttura architettonica particolarissima. Si insinua nella roccia a 474 metri di altezza, sulla vetta del Promontorio di Famara, risultando a malapena percettibile; ma al suo interno è sorprendente. Potremmo definirla un belvedere che offre una vista straordinaria sull’ Isola Graciosa. Affacciato sul mare, vanta due vetrate panoramiche che lasciano senza fiato: Manrique le ideò per riprodurre gli occhi del Mirador.

 

 

Arrecife, la capitale di Lanzarote, è un importante centro commerciale e turistico. Conta circa 60.000 abitanti e il suo nome deriva dal termine “arrecifes”, in spagnolo “scogliere”: come quelle a picco sul mare nelle prossimità della città. Ad Arrecife potete fare shopping, acquistando una miriade di prodotti artigianali locali, ma anche ammirare le specificità paesaggistiche del luogo. Le barriere coralline, ad esempio, o le isolette che, in epoche remotissime, vennero plasmate dai flussi di lava. Non mancate di visitare le numerose fortezze che i lanzarotegni edificarono per difendersi dagli assalti dei pirati. La più antica è il Castillo de San Gabriel, situato su un isolotto chiamato Islote e raggiungibile tramite il Puente de las Bolas, uno scenografico ponte levatoio. Il Castillo de San José, invece, risale al XVIII secolo e dal 1975 ospita il MIAC (Museo Internazionale d’Arte Contemporanea) su iniziativa di César Manrique. Una delle maggiori attrazioni turistiche di Arrecife è poi il Charco de San Ginés, una laguna naturale nel cuore della città. Il Charco è circondato dalle case dei pescatori, e sulle sue sponde è possibile acquistare pesce fresco ogni giorno della settimana.

 

 

A Lanzarote anche i villaggi e i piccoli centri sono ricchi di fascino. Il fatto che siano sorti in un territorio tanto particolare li rende ancora più straordinari. All’ interno del Parco Nazionale di Timanfaya, ad esempio, è situato El Golfo, un borgo fronte mare dove ci si può deliziare il palato con squisiti piatti a base di pesce. A Yaiza si insediarono, secoli orsono, i primi abitanti delle Canarie. E’ una cittadina costruita nel tipico stile dell’ isola e collocata proprio nei paraggi delle eruzioni vulcaniche settecentesche del Timanfaya. Teguise è celebre per lo splendore del suo centro storico, un labirinto di vie acciottolate, e per il mercato della domenica che è un’autentica calamita per i turisti e gli autoctoni. Harìa, ribattezzata la “Valle delle Mille Palme”, vanta un tripudio di palmeti che si alternano alle tradizionali casette bianche lanzarotegne.

 

 

E veniamo alle spiagge, uno degli elementi paesaggistici più apprezzati da chi vola a Lanzarote. Puerto del Carmen, sulla costa orientale dell’ isola, è il principale centro turistico e vanta spiagge di ogni tipo, da quelle di sabbia dorata alle baie (come Playa Chica) pervase da sabbia scura di origine vulcanica. Altre spiagge da non perdere? Playa Famara, nel nord-ovest dell’ isola,  che si snoda per 5 km. Attorniata da imponenti scogliere rosate, è ricca di una sabbia finissima color oro. Qui potrete praticare ogni genere di sport acquatico, dato che Famara è abitualmente sferzata dal vento: surf, windsurf e kitesurf sono l’ideale. El Golfo, nel sud di Lanzarote, è stata originata dalle terribili eruzioni vulcaniche del XVIII secolo. E’ una spiaggia di sabbia nera: il mare si insinua negli antichi crateri. Proprio dietro El Golfo, spicca un grande lago verde (reso tale dalle alghe) dove è assolutamente vietato bagnarsi e persino sfiorarne l’acqua. Il Charco de los Clicos, questo il suo nome, è sorto dallo sprofondamento su se stesso di un millenario vulcano. L’acqua marina riversatasi nel suo cratere ha generato il lago, un must-see per i turisti. Charca de la Novia, sulla costa nord, è molto particolare. La sabbia bianca costeggia il mare azzurrissimo per un chilometro, ma le rocce di lava presenti sul posto fanno sì che, con l’alta marea, si creino specchi d’acqua vulcanici del colore della pece e dall’aspetto avveniristico. Situata nel sud di Lanzarote, Playa Papagayo viene considerata una delle più belle dell’isola. Non è molto distante da un’altra celebre spiaggia, Playa Blanca: questo segmento di costa include infatti una serie di calette separate da superbe scogliere entrate a far parte del Parco Naturale Los Ajaches. La sabbia è bianca, il mare turchese. Le scogliere riparano la spiaggia dal vento e le dimensioni ridotte la rendono immune dal turismo di massa; non è un caso che sia molto frequentata dai nudisti. Da Playa Papagayo, data la poca distanza, partono numerose escursioni per il Parco Nazionale di Timanfaya e la catena montuosa di Los Ajaches.

 

 

Foto via Pexels, Piqsels, Unsplash. Foto del Diablo di Timanfaya di César Manrique: Enric, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, da Wikimedia Commons

 

Beatitudine

 

” Una meravigliosa serenità, simile a questo dolce mattino di primavera, mi è scesa nell’anima e io ne godo con tutto il mio cuore. Sono solo e sono lieto di essere vivo in questo luogo creato per anime come la mia. Sono così felice, mio caro, così perduto nel senso di questa serena esistenza che la mia arte ne soffre. Ora non saprei disegnare nemmeno una linea, eppure non sono mai stato un pittore così grande come in questi momenti. Quando la bella valle effonde intorno a me i suoi vapori e il sole alto investe l’impenetrabile tenebra di questo bosco e solo qua e là qualche raggio riesce a penetrare in questo sacrario, e io mi stendo nell’erba alta accanto al torrente e, così vicino alla terra, scopro le piante più diverse e più singolari; quando sento vicino al mio cuore il brulichio del piccolo mondo in mezzo agli steli, le innumerevoli, incomprensibili figure dei bruchi e degli insetti e sento la presenza dell’Onnipotente che ci ha creati secondo la Sua immagine, l’alito del Supremo Amore che ci porta e ci sostiene in un’eterna beatitudine; quando, oh, amico mio!, i miei occhi si smarriscono in questa vertigine e l’universo e il cielo riposano nella mia anima come la figura di una donna amata, io provo allora l’angoscia di un desiderio e penso: oh, se tu potessi esprimere tutto questo, se potessi effondere sulla carta lo spirito di ciò che in te vive con tanta pienezza e con tanto calore, in modo da farne lo specchio della tua anima, come la tua anima è lo specchio del Dio infinito! Amico mio, io mi sento morire e soccombo alla forza e alla magnificenza di queste immagini! “

Johann Wolfgang von Goethe, da “I dolori del giovane Werther”

 

 

Los Angeles e l’arte della perfezione

 

” La gente oggi prova sconcerto all’ idea che si possa essere innamorati di una città, soprattutto se la città è Los Angeles. La gente pensa che uno dovrebbe innamorarsi di altre persone o del proprio lavoro o della giustizia. Ho amato persone e idee in diverse città e ho imparato che gli amanti che ho amato e le idee che ho sposato dipendevano da dove mi trovavo, da quanto freddo faceva e da cosa dovevo fare per riuscire a sopportarlo. Sopportare L.A. è facilissimo, che è la ragione per cui è praticamente inevitabile che ogni sorta di idea venga messa in atto, per non parlare degli amanti. Anche se nello scompiglio si perde la sequenza logica. L’arte dovrebbe stabilire parametri di organizzazione e di struttura, ma non sono cose che trovi nella California del Sud. Ci hanno provato. E’ complicato essere davvero seri se si è in una città che non riesce nemmeno a tirare su un grattacielo per paura che la terra un giorno si sollevi e faccia crollare quel coso per intero in testa alla gente. E’ così gli artisti a Los Angeles non hanno l’ entusiasmo bruciante che ci si aspetta da loro. (…) I miei amici a New York iniziano a fare su e giù per la stanza irritati al solo ricordo del piacere irrazionale che si prova con le meraviglie simili a nuvole di Larry Bell. (…) L’idea di una “comunità artistica” svanisce nella lentezza dei giorni. (…) Quando negli anni cinquanta la Ferus Gallery iniziò a mostrare l’arte di Los Angeles al resto del paese, la scena artistica di New York osservò che tutti sembravano ossessionati dalla perfezione. Le cornici dovevano essere perfette, e pure il retro delle cornici. Lo definirono il “Finish Fetish”. Come i Beach Boys, per i quali ogni accordo doveva cadere dal cielo in nuvole uniformi. Il rock’n’roll a L.A. ci prova anche oggi a non essere così magnifico, a essere trasandato e appassionato, ma non funziona. Linda Rondstandt, gli Eagles e Jackson Browne non fanno paura a nessuno. Come l’arte della vecchia Ferus, il rock’n’roll di L.A. è semplicemente perfetto. “

 

Eve Babitz, da “Slow Days, Fast Company (il Mondo, la Carne, L.A.)

Ferdinando Colloca ha scelto Roma per il debutto del suo progetto itinerante “Ex Voto del Guru”. Madrina dell’ evento, la Contessa Pinina Garavaglia

 

Dove si trova, in questa foto, la Contessa Pinina Garavaglia? Considerando la sua predilezione per i luoghi e per gli eventi magici, non potrebbe che trattarsi di un’ incantata – oltre che incantevole – location. L’ immagine, d’altronde, parla da sé: siamo a Palazzo Velli Expo, una dimora romana trecentesca situata nel cuore di Trastevere. Il Palazzo, oggi, è uno spazio culturale polifunzionale dove si tengono mostre, concerti, convegni, rassegne e presentazioni, e al tempo stesso permette di soggiornare nella Città Eterna all’ interno di meravigliose suites personalizzate. Proprio a Palazzo Velli, dal 3 al 7 Novembre, ha avuto luogo la mostra evento “The Miracle e il Sacro Corpo Ex Voto del Guru” di Ferdinando Colloca, un viaggio itinerante e multisensoriale che si è avvalso della curatela di Silvia Mineo e della partecipazione, nelle vesti di madrina, della Contessa Pinina Garavaglia. Il progetto, un eccezionale amalgama di espressioni artistiche quali la pittura, le installazioni, il body painting, la musica (sotto forma di live music e dj set), l’ action painting, le applicazioni dal vivo su maxi-tela,  la video art, la letteratura e la poesia, ha evidenziato gli eterogenei linguaggi espressivi di Ferdinando Colloca. Mr. Ferdy Il Guru (questo il suo alias), acclamato artista multimediale internazionale, nasce come personaggio poliedrico e istrionico per definizione: fondatore dell’ art project Adrenalina,  è anche un celebre dj che si è esibito nel corso di prestigiosi eventi. A Roma, tuttavia, ha preferito affrontare tramite le arti visive temi squisitamente attuali. 

 

L’artista Ferdinando Colloca con la Contessa Pinina Garavaglia

La kermesse, organizzata dall’ Associazione Culturale Adrenalina con il sostegno della Regione Lazio, è stata ispirata da pilastri della cultura novecentesca come Eugenio Montale e Yves Klein  e prevedeva un programma ben preciso per ogni giorno di apertura. Venerdì 5 Novembre, alle 20.30, si è tenuta l’ inaugurazione ufficiale della mostra “Ex voto del Guru”. In “scaletta”, un tributo a Franco Battiato per voce e pianoforte ad opera di Sarah Jane Olog e Andrea Rongioletti oltre che la straordinaria performance della Contessa Pinina Garavaglia, madrina dell’ evento, che ha deliziato gli avventori con la declamazione di poesie definite “techno-futuriste”. La presenza della Contessa è stata significativa, ancor più perchè una serie di opere aveva come titolo ” Sole di Mezzanotte – Tribute to the Night People”. Vi dice qualcosa? La sezione comprendeva dieci opere che Colloca ha realizzato negli anni ’90 e che ha dedicato alle star della nightlife dell’ epoca. Tra i volti immortalati, circondati da un collage di iconici “raggi”, risaltano quelli di Claudio Coccoluto, Big Laura, Doctor Felix, Mr. Franz, Mauro Tannino, Giancarlo Bornigia, Massimo Marino e Marco Trani, autentici nomi cult del mondo della notte. La Contessa, regina indiscussa del clubbing, naturalmente non poteva mancare: ben tre “Soli” la vedono protagonista.

 

Un’opera della serie “Sole di Mezzanotte”

All’ inaugurazione della mostra, Pinina Garavaglia si è presentata sfoggiando un look black & white tra il romantico e l’ intrigante: abito bianco tempestato di balze, giacca nera con lacci frontali e polsini svolazzanti, collant opachi (un modello vintage di Emilio Cavallini) adornati da occhi surrealisti indossati con décolleté open toe candide come le calze. Il final touch era costituito da un copricapo in cui una chiave di violino troneggiava su un ensemble di ruches e 45 giri in vinile, un capolavoro firmato Charmante Folie. La Contessa ha recitato i suoi versi senza avvalersi di un leggio, lasciando volteggiare al suolo i fogli appena letti; non c’è bisogno di dire che ha riscosso un tripudio di applausi.

 

La Contessa, madrina della mostra “Ex Voto del Guru”, declama i suoi versi davanti al folto pubblico accorso

Un mood più prettamente contemporaneo e sacrale ha animato le altre aree della mostra: comprendevano le opere di body painting, eseguite con terre naturali che sottolineano i valori eco dell’artista, e i venti inediti realizzati da Ferdy Il Guru durante il lockdown imposto dal Covid. Si trattava di lavori che Colloca racconta di aver eseguito in piena crisi mistica, gli “Ex Voto del Guru”, cuori barocchi creati attraverso le più disparate tecniche. Trapela un’ incessante ricerca, l’ impellenza di dare una risposta a un periodo drammatico, e al tempo stesso di sviscerare la molteplicità di emozioni e percezioni che la tragedia della pandemia ha alimentato. Con i suoi “Ex Voto” l’artista anela alla spiritualità, a un solenne misticismo, ed è proprio in questa sezione della mostra che l’ omaggio a Eugenio Montale e Yves Klein si manifesta appieno: mentre un video celebra la lirica “Ex Voto” del poeta Premio Nobel, l’ ispirazione all’ offerta votiva che Klein dedicò a Santa Rita da Cascia diviene tangibile.

 

L’ artista Ferdinando Colloca e la Contessa accanto ad una delle opere della serie “Ex voto”

Sono opere, quella della serie “Ex Voto del Guru”, forgiate su modalità espressive come la pittura, le installazioni, gli audio, i video, le performance, per esplorare a tutto campo la brama di infinito dell’ uomo. I cuori barocchi di Colloca donano all’ indagine una dimensione sacra e portatrice di speranza, di armonia, di meraviglia. Per superare la crisi è necessario riconnettersi con il sogno, con lo stupore e l’ irrazionalità, con le emozioni più profonde. L’ energia che scaturisce da questo ricongiungimento, interiore e spirituale a un tempo, sarà la linfa necessaria a riscoprire il senso della vita. Il progetto multimediale e multisensoriale di Ferdinando Colloca, dopo il debutto romano, si prepara ad iniziare il suo viaggio itinerante. C’è da star certi che sarà una gran bella avventura!

 

Uno dei cuori barocchi di Mr. Ferdy Il Guru

Altri scatti della Contessa Pinina Garavaglia nelle vesti di madrina

Alcuni “Ex Voto del Guru”

Ancora una tranche dell’ esibizione della Contessa

Il flyer della mostra evento

 

Il close-up della settimana

 

“La bellezza salverà il mondo”, scrive Dostoevskij ne “L’ idiota”. Sarà perchè la virulenza della pandemia di Covid ha risvegliato in noi un forte desiderio di rinascita, o perchè il periodo del lockdown e delle privazioni ci ha spinto a riscoprire la potenza rigenerante della bellezza, ma è ormai un dato di fatto: Venezia potrebbe essere idealmente incoronata “città italiana del 2021″. Tutti gli occhi sono puntati su di lei, tutti la scelgono come location, il che non sorprende; la perla della laguna vanta uno splendore indescrivibile, unico al mondo. E’ un gioiello ricco di sfaccettature la cui la preziosità ha incantato, nel tempo, miriadi di artisti e di intellettuali. Culturalmente vivacissima, Venezia ospita ogni anno appuntamenti di spessore quali la Biennale, il Salone Nautico, il Carnevale, la Venice Fashion Week (un’ affascinante vetrina del savoir faire artigianale locale). Molte notizie emozionanti la riguardano, in queste giornate dense di eventi: tra tutte, risaltano quelle che coinvolgono il fashion world, mai immune alla malia della Laguna. Lo sa bene Rick Owens, che di recente ha ambientato i suoi show tra Venezia e il Lido, ma lo sapeva bene anche Karl Lagerfeld, che, memore della valenza che la città lagunare rivestì nella vita di Mademoiselle, elesse la Serenissima a cornice della sfilata Cruise 2010 di Chanel. Oggi, su Venezia puntano due altri prestigiosi brand: Saint Laurent e Valentino.

 

 

Anthony Vaccarello, direttore creativo dell’ iconica griffe francese, farà le cose in grande. In collaborazione con Doug Aitken, vincitore del Premio Internazionale della Biennale di Venezia 1999 con la spettacolare installazione video “Electric Earth”, manderà in scena la sua prossima collezione (presumibilmente di menswear) negli spazi di un maestoso allestimento creato dall’ artista californiano. L’ installazione, “che Saint Laurent offrirà alla città di Venezia e al suo pubblico”, come il gruppo Kering spiega in un comunicato stampa, farà bella mostra di sè durante la Biennale di Architettura e rimarrà visibile fino al 31 Luglio 2021. Dove si intende collocarla e quando verrà inaugurata, però, sono domande che al momento rimangono senza risposta. Valentino, naturalmente, in quanto a magnificenza non sarà da meno. Il défilé di Alta Moda Autunno/Inverno 2021/22 si terrà a Venezia il prossimo 15 Luglio, ma la location non è ancora nota. Quel che è certo, è che sarà possibile ammirare l’ evento in live streaming sia sui social del brand che sulla piattaforma della FHCM, la Fédération de la Haute Couture et de la Mode. La sfilata rientrerà infatti (seppure virtualmente) nella manifestazione della Paris Couture Week. Pierpaolo Piccioli ha motivato la scelta di Venezia in un approfondito press release: “L’ attuale modalità “viaggia con la fantasia” in cui ci troviamo mi ha spinto a sognare più in grande. La mia prossima collezione Couture si intitolerà “Valentino Des Ateliers” e l’ approccio generale a questo progetto ha molto a che fare con il nome stesso. Mi sono messo alla prova nell’ orchestrare una sinfonia di menti, anime e input creativi diversi. Tutte queste energie hanno portato la mia visione a Venezia, una città che genera genuinamente e spontaneamente vibrazioni su arte, teatro, musica, architettura, cinema e tutto ciò che ha a che fare con la creatività. Ecco perchè è stata una decisione naturale optare per questa idea.” Si prevede che in Laguna approderà un selezionato novero di ospiti, invitato  ad assistere alla sfilata in tutta sicurezza.

 

 

 

“Iconic”: il ritorno in versi e musica della Contessa Pinina Garavaglia

 

Nello spettacolare panorama cosmico di Ottobre (che l’ altroieri VALIUM ha approfondito in un post) si inserisce idealmente una stella che non smetterà mai di brillare: la Contessa Pinina Garavaglia, un’ autentica icona della movida notturna. Una movida fatta di sperimentazione artistica, eccentrica eleganza, poesia dinamica ed evocativa. Poliedrica al pari dei suoi interessi, Pinina Garavaglia annovera nel proprio Curriculum esperienze come autrice teatrale d’avanguardia e studi di danza classica (è stata allieva nientemeno che della Maestra Maria Cumani, seguace della scuola di Isadora Duncan e moglie di Salvatore Quasimodo), ma in seguito ha messo a frutto il suo estro nelle vesti di autrice di inconfondibili versi in rima e di art director. Organizzatrice di eventi, di epiche feste nei club più cool, PR, image maker, raffinata conoscitrice della fenomenologia della vita notturna ma anche di poesia, arte, antiquariato, lirica  e balletto…la Contessa è tutto questo e molto altro ancora. Incasellarla in definizioni è riduttivo, preferisco prendere in prestito le parole con cui si è descritta durante un’ intervista rilasciata a Sipario.it: “una Regina dell’ Effimero Apparente”. Ma – come afferma la stessa Garavaglia – “nulla è apparente più dell’ effimero”, che riflette l’essenza dell’ uomo e del suo tempo nei momenti dello svago, quando ogni sovrastruttura viene abbandonata. Colta e brillante, la Contessa ha sempre ostentato look stravaganti (i suoi eclatanti cappelli sono leggendari) dimostrando come un’ esteriorità eccentrica e ostentatamente frivola possa convivere con un’ interiorità profonda. Gli spettatori della TV l’hanno conosciuta grazie a programmi quali il “Maurizio Costanzo Show”, “Pronti a tutto”, “Mattino 5”, il popolo della notte la venera come una dea: non è un caso che Pinina Garavaglia abbia voluto mettersi in gioco anche nel ruolo di vocalist. Il suo genere musicale? Un sound elettronico di matrice trance rivolto, of course, al mondo delle discoteche. Tra i brani che ha reso famosi, “L’ Occhio del Pensiero” rimane un cult. Pinina declama i suoi versi su un tappeto di note incalzantI che invitano a lasciarsi andare, a scatenarsi, a immergersi nelle atmosfere incantate e fiabesche evocate dalla “Contessa Rock”.

 

L’ artwork di “Iconic”

Oggi Pinina Garavaglia torna con “Iconic”, un pezzo travolgente firmato da Bitinjuice e curato da Sergei Antonov per quanto riguarda il video concept. Significativamente introdotto da una frase di Samuel Beckett che recita “Dance first. Think later. It’s the natural order”, il brano nasce come un tributo che la Contessa rivolge alla sua carriera di vocalist e si snoda su un ritmo martellante irresistibile. E’ un sound che rievoca gli anni ’90, quello di “Iconic”, il periodo di maggior splendore della nightlife italiana: trasmette vibrazioni positive, fa rivivere l’incredibile mood underground dell’ epoca, rimanda ai tempi in cui esprimersi attraverso il look, essere unici e irripetibili era un must assoluto. Pinina Garavaglia ci guida in questo viaggio a ritroso declamando un’ ipnotica filastrocca in rima. Il tema? Una festa liberatoria e palpitante dove la “polvere di stelle sfavilla sulla pelle” e le “gocce di cristallo” trasudano dagli “astri blu cobalto”. I versi della Contessa Garavaglia hanno il potere di trascinarci in un vortice di suggestioni: “nessuno ti può fermare, con le tue ali devi volare, in alto, in un cielo nero, ma con le stelle nel tuo pensiero”…E’ come un rituale collettivo al quale abbandonarsi tutti insieme, con gioia e con un pizzico di nostalgia per un periodo in cui eravamo liberi di incontrarci, di ballare, di ritrovarci senza rischiare assembramenti nè contagi. Una realtà che “Iconic”, peraltro, non tralascia di menzionare. Il brano si conclude infatti con un sibillino “e fra cent’anni non si sa quale mondo ci sarà”. Proprio così: chissà quale sarà il mondo del futuro. L’importante è non perdere mai la cognizione di tutto ciò che ruota attorno al concetto di “ballo”: la convivialità, l’ armonia, l’ espressione di sé, la rappresentazione artistica, l’ interazione, la seduzione e, last but not least, l’audacia creativa. Perchè “audace ci piace”, citando il noto motto della Contessa Garavaglia.

 

 

 

La musica, la moda, il sodalizio con Raffaello Bellavista: conversazione con Serena Gentilini, cantante e artista eclettica

 

Per VALIUM, ogni promessa è debito. Eccomi quindi pronta per una chiacchierata a tutto campo con Serena Gentilini, stilista, modella e cantante oltre che partner – sia nell’ arte che nella vita – di Raffaello Bellavista, un ospite ormai fisso di questo blog (rileggi qui la sua ultima intervista). Classe 2000, nata a Lugo di Romagna, Serena vanta un solido background nel canto e nel settore teatrale. Ad appena 20 anni ha già calcato i palchi del Teatro Sociale di Piangipane, dell’ Arena Fico di Bologna, del Teatro della Regina di Cattolica, ma non solo: il suo curriculum annovera anche esperienze all’ Harlem Jazz and Music Fest di New York e in storici club della Grande Mela come The Bitter End e lo Smalls Jazz Club. Parlando di location prestigiose non si possono tralasciare Cinecittà, Palazzo Labia a Venezia, dove Serena ha preso parte al trascinante spettacolo “Eros e Thanatos” diretto e interpretato dal Principe Maurizio Agosti, e la Tenuta Biodinamica Mara, sede di un importante evento live con la partecipazione di Alessandro Cecchi Paone. L’ attività di questa giovane promessa romagnola, però, non si limita alle performance. Amante dell’ arte a 360 gradi, eclettica per natura, Serena è un’ appassionata di fashion design e alla carriera di modella affianca quella di stilista, creando gli abiti che indossa on stage. Non le manca di certo la classe per presentarli al pubblico: la prima cosa che colpisce in lei è la grazia, che va di pari passo con una bellezza raffinata e intensa. I suoi grandi occhi nocciola, incorniciati da sopracciglia ad ali di gabbiano, coniugano profondità e dolcezza. La chioma castano scuro, lunghissima e sempre tenuta sciolta, la fa somigliare a una Madonna rinascimentale. Curiosamente, forse a causa dei colori mediterranei o dei lineamenti armoniosi che li accomunano, svariate persone rilevano una vaga similarità fisica tra Serena e Raffaello: un’ osservazione piuttosto azzeccata, a ben vedere. Quel che è certo, è che insieme hanno dato vita a un duo in perfetta sintonia. Teneteli d’occhio, perchè li attendono progetti di alto livello che includono – tra l’altro – collaborazioni con personaggi notissimi (i nomi sono rigorosamente top secret) della scena musicale. Tutto questo, e molto altro ancora, ve lo racconterà la stessa Serena rispondendo alle mie domande.

La passione per il canto rappresenta solo una sfaccettatura della tua eclettica predisposizione artistica. Quando hai deciso che la musica, per te, sarebbe stata una priorità?

Sin da piccola ho sempre amato la musica. I miei genitori sono dei grandi amanti di questa arte e mi hanno cresciuto accompagnata dalle melodie di vari artisti e compositori. Un ricordo importante per me risale a una recita dell’asilo, avrò avuto 5 anni e cantavo una canzone in solo. Mi emozionó molto, sentii dentro di me che la musica sarebbe stata una cosa importantissima nel mio futuro. Iniziai così ad andare a lezione di canto e il mio amore per la musica fu chiaro. Ho capito che sarebbe stata la mia principale dedizione quando mi sono resa conto che non avrei mai desiderato fare qualcosa di diverso.

 

 

Canto, pittura, sculture in ceramica e fashion design sono alcune delle espressioni in cui incanali il tuo talento creativo. Per quanto riguarda il canto, ti sei affidata agli insegnamenti di professionisti come Emanuela Cortesi e Fulvio Massa, ma hai seguito anche masterclass vocali tenute da nomi del calibro di Gary Samuels e Deborah Zuke Smith: potresti dirci qualcosa di più rispetto a queste esperienze?

Ho iniziato il mio percorso musicale da molto piccola, la mia prima insegnante si chiamava Lucia. Crescendo ho proseguito assieme alla cantante Emanuela Cortesi, una professionista vivace e solare così come le sue lezioni. Successivamente mi sono interfacciata con il cantante lirico Fulvio Massa, incuriosita dalla tecnica vocale del bel canto ma restando sempre fedele al mio stile. Questa diversità musicale tra il mondo “pop” e quello lirico mi ha dato molto, in termini di consapevolezza vocale. Durante il mio soggiorno a New York e a Broadway ho seguito svariate masterclass canore tra cui quelle assieme a Deborah Zuke Smith e Gary Samuels, grande voce statunitense assieme a cui ho avuto il piacere di cantare al Jazz Festival di Harlem.

Quali generi ti ispirano di più, musicalmente?

Mi piacciono molti generi, sin da piccola ho sempre cercato di distillare da ognuno ció che più mi piaceva e mi rappresentava. La mia missione artistica è unire i tasselli sonori di ogni genere per creare un unico mosaico che è per me la musica. I generi da cui attingo maggiormente sono il pop, il jazz, il soul e in alcuni suoi aspetti la classica, tutti rivisitati secondo il mio spirito.

 

 

Nonostante l’amore per l’arte, hai scelto di iscriverti al liceo linguistico: una decisione che poi si è rivelata utilissima anche per il tuo percorso nel canto. Punti a una carriera internazionale o preferisci muoverti entro i confini italici?

Sì, nonostante il mio temperamento artistico ho scelto di frequentare una scuola linguistica che mi potesse dare gli strumenti per essere indipendente sia dal punto di vista manageriale sia da quello artistico nell’interpretazione di brani nelle principali lingue. Il mio intento è quello di partire dall’Italia per poi portare la mia figura in tutto il mondo.

 

Un autoritratto olio su tela di Serena

Come definiresti il tuo stile vocale?

Il mio stile vocale nasce dalla commistione di differenti correnti artistiche, dal pop al jazz al soul, con alcune sfumature di classica. Ne deriva un timbro molto particolare, caldo e raffinato, che mi permette di affrontare e interpretare con estrema originalità vari generi musicali rientrando nel cosiddetto “crossover”.

Chi sono le cantanti che ami e che più ti ispirano?

Ci sono vari artisti di vari generi che apprezzo particolarmente: Frank Sinatra, Sade, Amy Winehouse, Cher, Annie Lennox, Sting, Michael Jackson, David Bowie….Ognuno di questi ha un un aspetto musicale e stilistico che trovo interessante. Ma soprattutto, l’aspetto che più riscontro negli artisti citati è la capacità di aver creato un personaggio riconoscibile ed estremamente originale che ha detto qualcosa di nuovo in un ambiente musicale molto vicino alla saturazione. Proprio su questa idea si sviluppa il mio progetto artistico, che sta dando qualcosa che prima non c’era. Ovviamente l’innovazione ha radici in chi ha fatto la storia che tuttora viene scritta. Questi artisti hanno avuto molta rilevanza nella mia crescita, mentre ora sono concentrata esclusivamente sulla mia figura.

 

Serena insieme a Raffaello Bellavista, suo partner nella vita e nell’arte

Com’è nato il sodalizio con Raffaello Bellavista?

Mi piace sempre tenere le cose personali e belle della mia vita il più private possibile, però posso sicuramente dire che con Raffaello ci siamo incontrati grazie alla musica ed è stata una coesione totale, sia dal punto di vista sentimentale sia da quello artistico.

 

 

A Raffaello, infatti, sei legata anche da un rapporto sentimentale. Quale valore aggiunto apporta alla vostra love story il fatto di lavorare insieme, e viceversa?

Il fatto di avere entrambi questa spinta artistica interiore, che si fonde così perfettamente l’una con l’altra, rende ovviamente il rapporto ancora più magico. Infatti abbiamo scelto di unire anche la nostra musica in un format molto interessante con caratteristiche crossover.

In “Eros e Thanatos”, la performance ideata e diretta dal Principe Maurizio Agosti, il tuo contributo ha aggiunto ulteriore pathos alla rappresentazione. Hai mai pensato di diversificarti come attrice teatrale?

In passato ho più volte preso parte a rappresentazioni teatrali, anche da protagonista, con riconoscimenti e premi ricevuti, ma ho sempre dato la priorità alla parte musicale. A Venezia, in “Eros e Thanatos” questa mia esperienza pregressa è stata di grande importanza, infatti il mio intervento richiedeva una duplice abilità che ha potuto mettere in luce il mio lato musicale ma anche quello della recitazione. A Maurizio Agosti va il merito di aver colto la poliedricità della mia figura e di averla saputa con grande sapienza inserire all’interno del suo spettacolo. Nella prima parte ero su un trono totalmente immobile, dormiente, coperta da un velo. Alla fine dello spettacolo il Principe ha sollevato questo velo, con una serie di espedienti narrativi mi ha risvegliata e tra lo stupore generale ho cantato un’aria di Handel in chiave crossover accompagnata al pianoforte da Raffaello Bellavista. Concludendo, penso che “Eros e Thanatos” conoscerà un’importante seguito proprio per la sua unicità nel rappresentare un perfetto concetto di sinestesia tra più generi artistici oltre al fatto che è cucito su misura per ognuno dei protagonisti.

 

 

Due scatti tratti da “Eros e Thanatos”, la performance tenutasi nel prestigioso Palazzo Labia (sede RAI di Venezia)

La moda è un’altra delle tue diramazioni professionali. Hai sfilato e posato davanti all’ obiettivo sin da piccolissima, ma in seguito hai preferito concentrarti sul fashion design. Per quale motivo?

Sin da piccola mi ha affascinato molto il mondo della moda, mia nonna era una sarta bravissima, e oltre a trasmettermi qualche nozione di sartoria che poi ho sviluppato in autonomia crescendo, mi ha ispirato ad avvicinarmi anche a questo mondo. In questo momento della mia vita, ho deciso di esprimere me stessa anche attraverso gli abiti, che disegno e realizzo personalmente. Quello che ho sviluppato è l’idea di una linea di alta moda griffata Serena Gentilini, dedicata esclusivamente ai concerti nei quali indosso le mie creazioni. Un’eccezione è concessa al mio compagno in amore e in arte Raffaello Bellavista, che talvolta indosserà i miei design. I primi capi di questa linea sono già stati mostrati con successo nel mio ultimo concerto sui colli di Rimini. All’interno della stessa serata anche Raffaello ha indossato capi di mia creazione. La linea, proprio per l’ispirazione artistica che la anima, porta il nome di “RS”. Come ultima curiosità, in fase di progettazione e poi anche una volta mostrati, mi sono state fatte offerte molto elevate per acquistare i miei abiti, ma la filosofia dietro ognuno di questi rende la linea esclusivamente personale.

 

 

Serena in una posa da cover girl

A questo punto non posso che riallacciarmi alla filosofia che hai abbracciato sia come artista che come donna. Che cosa ci racconti, al riguardo?

Il mio punto cardine è l’integrità con se stessi, punto che ho sempre portato avanti facendo scelte all’apparenza e di fatto più difficili, che mi hanno chiesto alta determinazione e fatica, ma che mi hanno dato e mi stanno dando molta soddisfazione. Non è solo questione di realizzare se stessi e arrivare al successo, ma la qualità con la quale ci si arriva.

 

 

La tua linea RS, che produci dallo scorso agosto, al momento è focalizzata sull’ideazione di abiti di scena per te e per Raffaello Bellavista (da qui il nome, un acronimo delle vostre iniziali). Prevedi una presentazione ufficiale delle tue creazioni?

I primi capi sono già stati svelati e ne saranno svelati ulteriori durante le prossime performance. Nel 2021 presenterò l’intera linea durante un super evento per addetti ai lavori ma anche per i miei seguaci, in un’esperienza sinestetica tra varie forme d’arte facenti perno sul mio personale concetto di fashion design.

Credi che la tua attività di stilista, un giorno, possa svilupparsi in una direzione che non riguardi esclusivamente il vostro duo?

La mia linea è strettamente legata alla mia ispirazione artistica e musicale. Tengo molto a mantenere prevalentemente personale l’utilizzo degli abiti del mio marchio. Per il futuro, non posso ancora dire nulla con certezza.

 

Serena e Raffaello durante il live organizzato alla Tenuta Biodinamica Mara, sui colli riminesi

Quali sono i progetti più imminenti a cui si dedicherà la poliedrica Serena?

Presto usciranno alcuni miei singoli su tutte le piattaforme di streaming musicale. A breve saranno annunciate una serie di date nelle quali presenterò il mio format e anche quello assieme a Raffaello in sale prestigiose e con la collaborazione di artisti di grande importanza.

 

Il duo Gentilini-Bellavista con Alessandro Cecchi Paone in occasione dell’ evento alla Tenuta Mara

Serena e Raffaello, la nuova coppia della musica italiana

 

 

Ancora qualche immagine del live del duo all’ avveniristica Tenuta Mara. Tutti gli abiti indossati da Serena nelle foto (escluse quelle relative alla performance veneziana) fanno parte della sua linea RS: le stoffe sono firmate Golden Group, azienda leader nel settore tessile con base a San Marino e capeggiata dall’ imprenditore Lucio Marangoni

 

 

Photo courtesy of Serena Gentilini

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un’estate nel segno della Luna

 

Soltanto a pochi eletti è concesso di chiedere la luna e di ottenerla: il Principe Maurice è uno di quei fortunati. Innamorato da sempre dell’ astro d’argento, “lunare” per definizione (il che instaura un’ intrigante contrasto con la solarità di Flavia Cavalcanti, la sua neo-sposa), l’ icona del Teatro Notturno ha appena inaugurato un progetto interamente dedicato alla luna. Lo scenario è quello, incantevole, del Lido di Venezia. Qui, tra sontuosi edifici Liberty e spiagge dorate, si erge la Moody Terrace Blue Moon, il nuovo regno del Principe: una terrazza fronte mare dove aleggia una magia che sembra scaturire proprio dai bagliori lunari. Sulla Terrazza ci si ritrova, ci si incontra, si degustano cocktail sopraffini…Ma soprattutto si rimane ipnotizzati dalle esibizioni di un Maurice “luminoso” e dalla musica del sound designer Francesco Trizza. A completare questa portentosa alchimia sono artisti di primo livello, star di un entertainment nato per stupire. Il tutto sotto il cielo stellato estivo e, naturalmente, sotto il plenilunio: i party più spettacolari nascono come omaggio alla luna piena ed al suo incanto. Siete interessati al prossimo evento? Il “Blue Full Moon Party” si terrà esattamente domani, il 5 Agosto. Leggete l’ intervista qui di seguito per saperne di più! Poliedrico e inesauribile come sempre, il Principe non poteva riservare le sue energie ad un unico progetto. Il periodo post-quarantena lo vede scatenatissimo, preso in un vortice di serate Speakeasy e di dinner show. Questa conversazione fiume, però, accende i riflettori anche su un aspetto più intimo: l’ amore per Flavia Cavalcanti, con la quale è convolato a nozze un mese fa. In un botta e risposta tra il romantico e il giocoso, Maurice ci racconta tutto sul loro incontro e sulla loro relazione. Vi invito a rimanere sintonizzati su VALIUM, perchè si tratta di domande speculari a cui, la settimana prossima, risponderà anche Flavia. Ma non vi anticipo altro, per ora. Non mi resta che augurarvi una buona lettura!

 

Show time in Terrazza all’ happy hour

Il Principe e la “sirena” (Chiara Baltieri): scene da una fiaba

Riprendiamo il filo da dove eravamo rimasti tre mesi fa. Cosa hai fatto non appena sei “tornato in libertà” dopo la quarantena?

Intanto mi sono dato corpo e anima al dinner show. Esordio a Mantova, in un locale che si chiama Mascara, dove abbiamo sperimentato per la prima volta in Lombardia la formula delle cene spettacolo. Diciamo che, grazie alla gavetta fatta all’ Atelier Curiosité dell’Odissea Fun City lo scorso inverno, sia io che Simone Fucci (in arte Simon The Prince) eravamo già rodati su questo genere. Infatti è stato un successo! Le cantanti che normalmente cantavano nelle orchestre si sono riproposte in maniera eccellente come entertainers. La formula è un po’ sempre la stessa: io intrattengo e canto, Simon fa le sue performance oltre a curare la regia e le scenografie in tutti i loro dettagli, poi c’è qualche ospite che si esibisce nel Burlesque oppure in numeri acrobatici. Il dinner show l’abbiamo cominciato a Mantova prima di trasferirci nella sua “sede naturale”, l’Odissea Fun City di Spresiano, vicino a Treviso.

 

Il dinner show, una delle nuove dimensioni del poliedrico Maurice

Al momento, appunto, ti esibisci soprattutto durante i dinner show: so che ti intriga molto questa dimensione che attinge vagamente al cabaret…

Come ti ho accennato nelle precedenti interviste, è la mia nuova dimensione artistica e mi piace molto. Ormai in discoteca c’è il rischio di chiusura in ogni momento, perché purtroppo non si riescono a rispettare le direttive della prevenzione anti-Covid. Invece il dinner show funziona, funziona benissimo e siamo arrivati a dei numeri importanti. lo e Simon ci esibiamo nella sontuosa Sala Live della grande struttura di cui ti dicevo.  La prima volta che sono salito sul palco mi sembrava di essere a Las Vegas! Ma adesso le serate verranno portate avanti più da Simon che da me, perché nel frattempo mi sono buttato in un’altra straordinaria avventura…

 

Spresiano (TV) o Las Vegas? Lo spettacolare Atelier Dinner Show dell’ Odissea

So che sei coinvolto in grandi progetti al Lido di Venezia. Che ci racconti di tutto questo?

Il Lido è la spiaggia di Venezia. Era chiamata “l’Isola d’ oro” e ha vissuto il suo massimo splendore cento anni fa, quando era una meta turistica esclusiva prescelta persino dalle teste coronate d’Europa. Negli anni ‘20 del 900 il Lido rappresentava quello che rappresentano oggi Montecarlo o Dubai, con il valore aggiunto di un’architettura Art Nouveau che si nota soprattutto nei meravigliosi edifici adibiti a hotel – a cominciare dal leggendario Grand Hotel Des Bains dove Thomas Mann ha scritto “Morte a Venezia” e dove Visconti ha girato il film omonimo. Tornando a me, sull’ Isola d’oro ho pranzato al Ristorante New Blue Moon Rive Gauche dove ero ospite di un amico carissimo, Paolo De Grandis, che si occupa d’ arte ad alto livello e collabora anche con la Biennale. Ho notato subito che la terrazza del Blue Moon, un’opera d’arte dell’archistar Giancarlo De Carlo, era stata restaurata, ma non era aperta al pubblico perché nessuno ancora se ne era potuto o voluto occupare.  Ho chiesto alla titolare della licenza, Angela Ghezzo (nota imprenditrice lidense), di farmela vedere ed è stato subito colpo di fulmine: ho scoperto la mia location dell’estate.  L’ho chiamata Moody, “lunatica” (ride, ndr.) Tutti gli eventi che organizzerò sulla terrazza saranno un omaggio all’ astro d’argento. Anche perché la prima notte che sono passato da quelle parti, a inizio Giugno, mi ha accolto il sorgere di una luna rossa enorme che mi ha emozionato fino alle lacrime. Ho detto a me stesso: “Io questa estate rimarrò qui”, e così è stato. Mi avvalgo della collaborazione con Venezia Spiagge, società partecipata proprietaria della struttura, di Vela, la partecipata che organizza tutti i grandi eventi della Città di Venezia, e del Comune. Un progetto, quello della riqualificazione di questa importante struttura, fortemente voluto dall’ Assessore Michele Zuin, responsabile al bilancio e alle società partecipate, che ha visto nell’ iniziativa il giusto coronamento degli sforzi della giunta per restituire ai lidensi come lui questo spazio prestigioso. Ho ideato una stagione di riapertura della Moody Terrace Blue Moon – questo il suo nome completo – per testarla in vista del vero rilancio post covid nei prossimi anni. C’è molta curiosità!

 

Chiara Baltieri e le sue acrobazie “lunari”

Abbiamo debuttato il 31 Luglio. La formula è quella di una terrazza lounge dove si bevono ottimi drink: abbiamo barman qualificatissimi che provengono dal Danieli, dal Cipriani…tutti hotel più che prestigiosi. Io mi occupo della direzione artistica per animare gli aperitivi e i dopocena. Il clou della terrazza sono gli spettacoli, immancabilmente dedicati al tema della luna. Venerdì scorso, ad esempio, l’acrobata Chiara Baltieri ci ha lasciati a bocca aperta con le sue evoluzioni all’ interno di una grande “luna luminosa”; sabato è stato il momento di Janet Fischietto, star internazionale del raffinato Burlesque targato VooDoo Deluxe, mentre per il 5 agosto ho organizzato una kermesse dove ho invitato tutti gli artisti che conosco – attori, musicisti, performer…- ad esibirsi in performance-tributo alla luna piena. L’ evento si chiamerà “Blue Full Moon Party” e la musica sarà curata dal sound designer Francesco Trizza; io contribuirò con i miei emotional set e live. Le kermesse più strepitose che inneggiano alla luna piena sono due: come ho già detto la prima avrà luogo il 5 Agosto e la seconda il 2 Settembre, quando inaugurerà la Mostra del Cinema. Per il 7 agosto è poi in programma una serata fashion in collaborazione con Tango Philosophy , un brand fondato dalla bellissima e dinamica Giulia Rosmarini. Le linee semplici, i tessuti di grande qualità e le personalizzazioni con la stampa a batik di formelle create da Chiara sono i cardini del marchio. Secondo me, è una nuova frontiera del lusso discreto! L’ evento,  seguito da una vendita, si svolgerà dalle 17 alle 21. Essendo occupato alla Terrazza soltanto nel weekend, il giovedì mi esibisco, con Francesco Trizza e nell’incredibile ed affascinante cornice dell’Hotel Ausonia Hungaria, in quelli che abbiamo chiamato “Speakeasy, afterdinner ’20.2.0”. La nostra epoca è un po’ proibizionista a livello di comportamenti quotidiani, e noi vogliamo reagire con questi appuntamenti clandestini, segreti, molto raffinati, che negli anni ’20 del ‘900 venivano denominati appunto “speakeasy”. Sono serate eleganti, dannunziane…Mi dà una grande gioia poter contribuire al rilancio del turismo di Venezia in uno stile che davvero potremmo definire “anni ’20 due punto zero”!

 

La locandina dell’ evento fashion del brand Tango Philosophy e, qui sotto, un video in stile VOGUE della patinatissima Moody Terrace

Il sound designer Francesco Trizza

Janet Fischietto, special guest della Moody Terrace Blue Moon

Al Lido sei praticamente in pianta stabile, per quanto riguarda la tua residenza attuale. Stai abbinando il lavoro a una sorta di vacanza?

Assolutamente! Sento la mancanza della mia Palma di Maiorca ma capisco benissimo perché il Lido, all’ epoca, sia diventata una meta turistica d’eccellenza. Ci sono alberghi come l’Excelsior e l’Ausonia Hungaria che sono il top dei top, chi risiede qui ha la spiaggia ma alle spalle ha anche la laguna meravigliosa! E poi, prendendo il battello, in venti minuti si arriva in piazza San Marco. Il Lido può essere raggiunto in auto con il ferryboat, l’isola è ricca di strade…Le strutture di cui prendere nota sono tantissime, in prevalenza edificate dagli inizi del ‘900 fino all’ epoca fascista. Il Covid, fortunatamente, non ha messo KO la Mostra del Cinema: saranno 18 i film in concorso provenienti da tutto il mondo, tra cui 4 italiani. Certo, i toni mondani verranno smorzati un po’…Ma questo non fa che impreziosire la Mostra, che abbandona la “grandeur” a favore di una squisita raffinatezza – garantita dal Direttore Alberto Barbera che ha graziosamente fatto da “padrino” all’apertura ufficiale della Moody Terrace. E’ stato un onore!

 

Alberto Barbera (qui insieme al Principe Maurice), direttore della Mostra del Cinema di Venezia, ha fatto da padrino all’ apertura della Moody Terrace

Una panoramica della Terrazza, la location più glamour dell’ estate

Il Lido di Venezia, anche detto “Isola d’Oro”

Settembre è più vicino di quanto sembri. A quali progetti ti dedicherai il prossimo autunno, se è lecito chiedertelo?

E’ lecito chiedermelo, ma purtroppo è lecito anche risponderti che la situazione Covid, con il probabile ritorno di pandemia che incombe, lascia tutto abbastanza in sospeso. Io fino a metà Settembre sarò impegnato al Lido. Tra l’altro ho avuto anche il sostegno di Red Bull, con cui ho un rapporto di collaborazione che spazia dal Carnevale di Venezia al Life Ball di Vienna: ha creduto nel mio progetto e ne sono entusiasta. Tutta la linea Organics di Red Bull, composta al 100% da ingredienti naturali, sarà promossa sulla Moody Terrace Blue Moon perché è molto in linea con le nuove filosofie di alimentazione. Sono davvero soddisfatto della sinergia che si è creata tra pubblico, privato e aziende che mi hanno dato fiducia nonostante i tempi poco rosei…Sono dei bei segnali. Tornando ai miei progetti, dopo la Mostra del Cinema farò ritorno al dinner show dell’Odissea Fun City e poi, probabilmente, mi rivedrete a teatro con delle repliche di “Eros e Thanatos”. I miei impegni cinematografici sono stati interrotti dal Covid, ma sono sempre nell’aria, e anche i miei impegni televisivi pare che stiano ripartendo. Quello che posso dirti per ora è che la Sala Live dell’Odissea diventerà ancora più spettacolare e che Las Vegas, stavolta, ci farà un baffo!

 

Janet Fischietto davanti al maestoso “Grande Albergo Ausonia Hungaria”: una vera diva

Il vero scoop che ci hai regalato questa estate è quello del tuo matrimonio con Flavia Cavalcanti (rileggi qui la “breaking news” di VALIUM). Naturalmente, vogliamo sapere tutto sull’argomento! Come, dove e quando vi siete conosciuti tu e Flavia?

Volevamo che il matrimonio rimanesse una cosa intima fino alla fine del lockdown, poi i nostri propositi sono svaniti perché il mio testimone, Alessandro Filippi, ha voluto organizzarci a sorpresa il pranzo di nozze con una quarantina di amici. E anche se mi ha fatto piacere, devo dire che mi ha messo un po’ nei pasticci (ride, ndr.)…perché in molti, poi, mi hanno chiesto come mai non erano stati invitati! Come sapete, mi sono sposato a Milano. Ma di recente ho incontrato Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, che scherzosamente mi ha invitato a ri-sposarmi anche qui altrimenti sarà geloso…Ho trovato la sua battuta molto simpatica e penso proprio, quindi, che ripeteremo il matrimonio in quel di Venezia! L’ incontro tra me e Flavia risale alla notte dei tempi. Lei era appena arrivata in Italia e ci siamo visti per la prima volta al Cocoricò circa 27 anni fa. Io mi esibivo in un saliscendi con delle altalene dove avevo fatto montare delle gabbie: era una performance molto forte, molto spaziale, in cui calavo tra il pubblico dal culmine della Piramide per portare pace, amore e luce: un alieno Annunaki, insomma… Flavia è rimasta estremamente impressionata da tutto questo, ha voluto subito conoscermi e da lì, nel corso del tempo, è nata un’amicizia vera e propria.

 

Il Principe e Flavia Cavalcanti a Ibiza dieci anni orsono

La vostra amicizia è durata quasi trent’anni. Hai sempre saputo che “sotto sotto” c’era di più?

C’era una grande affinità. Io ho avuto le mie storie e lei le sue, però quando ci trovavamo a tu per tu e affrontavamo argomenti anche molto profondi, filosofici…eravamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Ti posso dire che in tutti questi anni, persino quando abbiamo collaborato professionalmente, non abbiamo mai litigato. Ed è qualcosa di molto raro! Negli ultimi tempi ci siamo frequentati sempre più spesso, quando andavo a trovare mia sorella in Brianza mi fermavo anche da lei a Milano. Finchè un giorno, mentre da Milano mi accingevo a ritornare a casa mia a Venezia, il governo ha messo l’Italia in quarantena. Al che ho detto a Flavia: “Scusa, ma se invece di andarmene da solo a Venezia io mi fermassi qui da te? Sei sola anche tu…”. Lei ha sorriso e mi ha risposto “Si, fermati qui”. Abbiamo trascorso la quarantena insieme e in quel periodo il nostro legame si è consolidato ulteriormente.

 

Maurice e Flavia insieme a FrancescoTrizza e a Massimiliano Armocida. Sullo sfondo, il Grand Hotel Ausonia Hungaria

Qual è stato il preciso istante in cui ti sei reso conto di amarla?

La scintilla che è scattata tra noi non è quella della passione travolgente dei ragazzini. Il nostro amore è maturato in trent’anni, conclamandosi probabilmente con il fatto di essere obbligati a stare insieme dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. In quella circostanza siamo riusciti a sostenerci, a comprenderci, a consolarci, a sfogarci vicendevolmente. Il lockdown ci ha fatto capire che tra noi c’era qualcosa di più e ci ha fatto decidere di promettercelo per sempre, di voler invecchiare insieme. Avevamo affrontato il discorso anche in passato; a Flavia avevo fatto una proposta un po’ “aerea” dicendole: “Potremmo anche sposarci”, e lei si era emozionata. La prova del nove, però, è stata la quarantena! Le nostre nozze erano già programmate, quando è stato sancito il blocco dei matrimoni a causa del Covid. Abbiamo dovuto aspettare che il Comune ci “recuperasse” e un bel giorno, dal lunedì al mercoledì, ci hanno chiamato dicendoci che avevano una data libera. Il nostro non è il rapporto fuoco e fulmini di una coppietta, ma un rapporto più maturo e forse, proprio per questo, ancora più prezioso. Sapevo di amare Flavia sin da quando l’ho conosciuta, in realtà. L’ amore è al di sopra di tutto, non ha livelli…Quando si conclama con una convivenza o una condivisione può diventare un rapporto di coppia. Ma va oltre l’attrazione fisica, la carnalità…L’ amore è amore. Io ho sempre amato Flavia: è una creatura speciale, straordinaria.

 

Flavia in un momento di relax all’ Ausonia Hungaria. Di recente, la coppia ha trascorso una mini luna di miele proprio al Lido di Venezia

Perché un matrimonio a sorpresa, quasi “in incognito”?

Le circostanze legate alla pandemia non ci hanno permesso di inviare partecipazioni, inviti o cose del genere. Per cui, visto che dovevamo rimanere sottotono in quel senso, abbiamo pensato di far calare un velo di riservatezza sulla notizia. Invece è trapelata e va benissimo così! Non ci sembrava il caso di fare le cose in grande in questo difficile momento storico, ma in effetti abbiamo sbagliato perché sarebbe stato un bel messaggio da dare alla gente: il Covid non ha portato solo morte e disperazione, l’amore è riuscito a trionfare ugualmente!

Cos’hai pensato subito dopo aver detto “Sì”?

Mi sono commosso! Ho provato un senso di soddisfazione e di liberazione al tempo stesso, perché il desiderio di sposarci era rimasto inappagato troppo a lungo. In quel momento lì, invece, ha potuto realizzarsi… Quindi ho pianto, anche Flavia ha pianto: entrambi di gioia, naturalmente! E’ stato veramente bello.

 

Maurice e Flavia nel giorno delle loro nozze

Parlaci di tre qualità che adori di lei…

Sono più di tre, mi è difficile sintetizzarle! La prima è la solarità, che abbino al rapporto straordinario che Flavia ha con la natura e la bellezza. Combinerei quindi la solarità con la sensibilità e la creatività: queste tre doti sono un tutt’uno, circolano in lei creando un vortice di energia positiva. Poi certo, adoro anche la sua sensualità…E’ simpatica, ammiccante, maliziosa e questo mi diverte molto. Amo l’ironia di Flavia e il fatto che sia una persona determinata, non si lascia mai andare alla disperazione. Quando abbiamo dovuto indossare le mascherine, tanto per farti un esempio, si è detta “Ok, le faccio a modo mio.”, e insieme a Vassy Longhi ha ideato le Flassy Mask. Ha dunque virato sul creativo, ma anche sull’ ironico e sul funzionale, il disagio associato alle nuove abitudini imposte dal Coronavirus.  Questa capacità di volgere al positivo situazioni negative è una qualità che apprezzo, ma ci sono ancora tante altre doti che ammiro in lei: la profondità, la curiosità. Ama le stesse cose che amo io, come la grande bellezza della nostra meravigliosa Italia. A proposito: non vedo l’ora di andare a vedere la grande bellezza del suo grande paese (il Brasile, ndr.)!

E i suoi tre difetti che invece detesti?

Fammi pensare…è un po’ difficile trovarli. Un suo difetto potrebbe essere che a volte è troppo passionale: ha un senso della giustizia che la porta ad essere un po’ eccessiva, si scalda molto. Il fatto di essere delusa, tradita, in particolare nei sentimenti ma anche nell’ operatività, non la lascia indifferente. Quando incontra opportunismo e falsità diventa, direi, “aggressiva”, quantomeno verbalmente. E’ qualcosa che mi turba, però che capisco e accetto. Ecco poi un altro difetto: Flavia piange spesso e tanto, anche di gioia…Non è una piagnucolona, ma è assai veemente nei sentimenti. Sebbene non sia un vero e proprio difetto, non voglio vederla piangere. Neanche di gioia! Poi non noto altre lacune: il suo fisico è perfetto, è una donna interessante e affascinante, ha un’eleganza naturale sia quando veste sportiva che chic…Un terzo difetto, forse, è che lei mi crede più ingenuo di quanto io non sia. Perché sa che sono una persona buona e pensa che la mia bontà mi porti, magari, ad essere vittima degli arrivisti. In realtà cerco di dare a tutti delle chance, ma lo faccio anche per mettere alla prova: io ti dò fiducia, vediamo come sai gestirla. Questo Flavia lo vede come un difetto, io invece vedo come un difetto il suo vederlo come un difetto! Come direbbe lei: “siamo d’accordo che non siamo d’accordo!” (ride, ndr.) E’ molto protettiva nei miei confronti. Lo apprezzo, ma so sempre perfettamente con chi ho a che fare.

 

Luna piena sulla spiaggia del ristorante New Blue Moon Rive Gauche, location di una cena romantica di Maurice e Flavia durante la loro mini luna di miele

Tu sei la luna, Flavia il sole. Raccontaci un aneddoto che dichiara al mondo la vostra complementarietà.

Anche solo da come ci vestiamo si capisce subito che lei è il sole e io la luna. Ci sono momenti in cui i ruoli si invertono, però caratterialmente io sono un po’ più “oscuro” (nel senso buono del termine), più dark: sto parlando dell’oscurità che accompagna il sogno e la fantasia. Invece lei è il sole, è scoppiettante…pura energia. Quando ci vedono insieme, questo contrasto dà adito a aneddoti che divertono noi per primi e chi è con noi in quel momento. Ma in fondo, tutto è relativo. Perché la luna, quando è piena, riflette la luce del sole, mentre il sole è molto affascinante, magico direi, quelle poche volte che viene eclissato dalla luna. E’ quasi un momento esoterico. Per cui, questa complementarietà tra noi esiste ed è bella anche a livello di immagine.

Una domanda tra il serio e il faceto. Hai giurato di rimanere con lei “finchè morte non vi separi”. Ma quale azione, abitudine o comportamento non potresti mai perdonarle?

Il fatto che al mattino lei deve avere i suoi tempi di recupero e la si può giusto salutare. Io sono già tutto pimpante, coccolone, affettuoso, invece Flavia quando si sveglia ha bisogno di almeno mezz’ora per ritornare a poco a poco alla socialità. Ma quando lo impari, lo sai: prevenire è meglio che curare!  Ecco, lei ha bisogno di ingranare. Basta lasciarla in pace e quando poi ha ingranato arriva, sorridente e meravigliosa, e si fa colazione insieme. Quei momenti vanno capiti, è necessario prendere coscienza del suo rito mattutino del silenzio. Ma non c’è nulla che io non possa perdonare a Flavia, anche perché i “difetti” che ho citato sono più che accettabili e diventano delle peculiarità. Abbiamo deciso di sposarci proprio perché ci accettiamo. Anch’io ho i miei momenti cupi, lei se ne accorge…si eclissa un attimo e poi, quando ho sconfitto il malumore, torniamo al nostro ménage sempre gioioso e luminoso. C’è davvero tanta luce attorno a noi!

 

Ancora uno scatto del Lido: qui, il leggendario Hotel Des Bains dove Thomas Mann ambientò “Morte a Venezia”

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

Eve delle meraviglie

 

Eve La Plume è un’ amica di VALIUM ormai da un lustro, quando debuttò come conduttrice al Summer Jamboree del 2015. Ho avuto modo di ospitarla nel mio blog in svariate occasioni e desideravo fortissimamente rincontrarla. Il destino ha voluto che la contattassi in uno dei periodi più drammatici della storia dell’ umanità, l’era del Coronavirus; questo tema, quindi, è diventato il nostro argomento di conversazione principale, inglobando anche racconti sulla quotidianità di Eve e sulla sua attività di Burlesque performer. La quarantena a cui siamo confinati va avanti da oltre un mese, è una condizione che spegnerebbe l’entusiasmo di chiunque. Fedele alla sua personalità propositiva, invece, Eve La Plume ha mantenuto la grazia, il sorriso e la raffinata ironia che la contraddistinguono. Con lei la conversazione raggiunge le più alte vette di profondità senza mai perdere la leggerezza: potrei dire che si snoda volteggiando con la soavità di una piuma, parafrasando il nome d’arte che ha scelto. In questa intervista, posso assicurarvelo, Eve ci è vicina con il cuore. Lo dimostra anche il fatto che ha voluto farci un magnifico regalo: il “making of” dell’iconico abito che indossa durante uno dei suoi act più applauditi, la performance sul cavallo a dondolo. L’ artista del Burlesque (cosa sono se non arte, gli eterei e sofisticati spettacoli in cui si esibisce?) ha pensato di crearne una nuova versione per sostituire l’originale, e in una serie di scatti ci illustra l’intero processo di creazione. Eh già, perchè Eve La Plume inventa e cuce personalmente tutti i suoi costumi di scena, ha una fantasia inesauribile. Non è un caso che i capi che sfoggia siano veri e propri gioielli rétro, preziose chicche che ci trasportano nelle atmosfere della Belle Epoque e in un mondo dove la meraviglia regna sovrana. Le foto numerate inserite qui di seguito delineano il percorso che potete compiere per addentrarvi in quell’ universo: ognuna cattura una tappa del “work in progress” di Eve fino ad arrivare all’ abito finito. A voi commentare il risultato!

Ci rincontriamo dopo tre anni e stavolta, purtroppo, in piena pandemia di Coronavirus. Come stai trascorrendo la quarantena?

Me la cavo molto bene: a casa ho un piccolo laboratorio dove realizzo i miei costumi, e sta andando a pieno regime! Quindi, in quel senso, io continuo a lavorare. Non posso fare spettacoli ma proseguo nella preparazione, metto a posto le mie cose e così via…Per me questo è un periodo anche lavorativo, nonostante tutto. Poi c’è da dire che ho una casa carina, esposta al sole.  Apro le finestre e viene inondata dalla luce! Mi considero fortunata, qui sono nel mio habitat, altrimenti la quarantena sarebbe stata decisamente più dura. E poi, sono impegnata in un’impresa titanica: da anni sto cercando di creare un nuovo costume per la mia performance con il cavallo a dondolo, ma ho sempre posticipato perché l’abito che ho cucito tempo fa era davvero speciale, e rifare qualcosa di altrettanto speciale è molto difficile. Allora rimandavo e rimandavo…Ma adesso quel costume sta soffrendo, mi guarda con occhi imploranti perché vuole andare in pensione! Alla fine ho deciso di accontentarlo, così dovrò sostituirlo. Non ne voglio cucire uno identico, però: manterrò solo il genere e i colori. Il mio obiettivo è quello di riuscire a battere il precedente, che era venuto una meraviglia. In questi giorni sono in piena opera di ricostruzione, speriamo che vada tutto bene.

 

L’ ABITO ORIGINALE dell’ act con il cavallo a dondolo

Prima che scoppiasse l’emergenza, amavi passare molto tempo in casa?

Guarda, dal momento che per lavoro sono spesso fuori, per me la vacanza è stata sempre stare in casa. Forse anche perchè mi sento un po’ sovraesposta. Già solo quando esco mi si nota per come vesto, per tutto un insieme di cose… sono sotto i riflettori di continuo. Dipende senza dubbio anche dal lavoro che faccio, che mi mette costantemente al centro dell’attenzione. Quindi, per me stare in casa è il relax totale. Adesso che siamo in quarantena, per esempio, mi mancano cose come le chiacchiere quotidiane con le vecchiette del quartiere: io esco e mi fermano, mi raccontano della loro giovinezza, di come erano, perché esteticamente rimando molto alla loro epoca. Ecco, questo tipo di contatto semplice, carino e delicato a me sta mancando parecchio. Comunque, in genere, rimanere in casa mi fa sentire a mio agio.

Tu sei un’artista del Burlesque: ti esibisci su un palco, davanti a un pubblico che ipnotizzi con performance di una raffinatezza rara. Cosa ti manca di più, di quelle serate?

Mi mancano proprio le serate. Oltre che stare sul palco, il clou di tutto il mio lavoro, a me manca molto il contatto con i miei assistenti. E poi caricare il furgone, il viaggio, la fatica anche. Il fatto di condividere dei momenti istruttivi e stancanti, perché la mia attività è fatta di traslochi: montare le scenografie, smontarle, fare le prove è impegnativo, ha tempi lunghi. Mi manca proprio l’avventura. Quel tipo di esperienza che, comunque, rivivrò in futuro. Però c’è da dire che io mi esibisco in prevalenza nel fine settimana, non vado al lavoro tutti i giorni. In questo caso, forse, le persone sentono maggiormente la mancanza della loro quotidianità. Per quanto mi riguarda, ripeto, l’avventura del viaggio e lo stare insieme ai miei assistenti sono le cose per cui provo più nostalgia in questo periodo.

 

 

Quando il lockdown terminerà, quanto ci avrà cambiato questa drammatica esperienza?

Sai che ci sto pensando molto? Perché trovo che ultimamente predominasse un po’ l’elogio della stupidità, il continuo estraniarsi per essere presenti solo sui social network…I miei, per ora, sono solo interrogativi, ma anche speranze. Potrebbe essere che scopriamo quali sono i nostri veri amici, che cominciamo a essere più professionali e seri, ad applaudire di meno all’ idiozia. Sarebbe un grande insegnamento, in questo senso: essere più seri, ma nel senso positivo del termine. Io, per esempio, a volte mi sono sentita la “rompiscatole di turno” per il semplice fatto di essere molto professionale, perché la tendenza era dire “Ma sì, ma dai, ma chi se ne importa…”. Spero che un simile modo di fare cambierà. Abbiamo visto delle persone parlare con cognizione di causa per la prima volta, abbiamo visto figure istituzionali dire cose serie, che avrebbero cambiato il corso delle nostre vite: secondo me è un ritorno alla consapevolezza, al fatto stesso di essere più comprensibili ed anche più precisi nell’ esprimersi. Probabilmente tutto questo apporterà un importante miglioramento alla società. O magari ci dimenticheremo tutto, diremo “Per fortuna è finita” e saremo ancora più stupidi…Non so. Le mie riflessioni non troveranno risposta finchè non vedremo che succederà. D’altronde, né la nostra generazione né quelle immediatamente precedenti hanno mai vissuto drammi del genere. E’ una situazione completamente nuova.

 

1. Il “MAKING OF” della creazione del nuovo abito. Seguite il percorso delle foto numerate per ammirare il risultato finale…

Sei un’ospite ricorrente nei programmi di Piero Chiambretti, peraltro appena guarito dal Coronavirus. Hai avuto modo di sentirlo, di recente?

Questa, per me, è la storia più triste del momento. Io sarei dovuta essere l’ospite della puntata in cui a “La Repubblica delle Donne” hanno fermato tutto, ma già dalla domenica prima vedevo che c’era aria di chiusura generale. Stavo preparando una performance ispirata a uno dei miei spettacoli, che per i tempi televisivi sono molto lunghi. Quindi lavoravo a una nuova coreografia, a un sottofondo musicale abbreviato, mi impegnavo nelle prove e così via… Quella domenica, intuendo che avrebbero potuto sospendere la trasmissione, ho fatto qualche telefonata e alla fine ho scoperto che Piero non stava bene, per cui hanno deciso di stoppare tutto e la puntata che dovevo fare è saltata. Ho pensato che fosse giusto, data la situazione. Di lì a poco, Piero è stato ricoverato in ospedale insieme alla madre perché accusavano dei sintomi sempre più gravi. Sono risultati entrambi positivi al Coronavirus, sua mamma tra l’altro era anziana…e qualche giorno dopo è morta. Piero, è risaputo, era legatissimo alla madre. Mi sono immedesimata in quella circostanza: immaginavo Chiambretti sotto respiratore, la madre morta a cui non poteva neanche dire addio…E’ stata una cosa che mi ha turbato moltissimo. Ecco, l’aspetto più terribile di questa malattia è il fatto che le persone che muoiono non possono neppure essere salutate in modo degno. E pensare a una persona a me cara come Piero, che stimo molto, in quell’ orrendo frangente, mi ha fatto soffrire davvero. Adesso è uscito dall’ ospedale, si sta riprendendo, ha il tampone negativo, per cui gli è andata bene. Però ha perso la madre…

 

2.

Quando ti rivedremo in TV? Se “andrà tutto bene” come ci auguriamo, qual è l’appuntamento futuro con Eve La Plume che non potremmo mai mancare?

Ti racconto qualcosa di buffo. Ho in programma degli show previsti a Novembre del 2020 e a Febbraio e Marzo del 2021. Siccome ho firmato i contratti a Gennaio, all’ epoca mi sembrava una cosa un po’ strana. Mi dicevo: ho un lavoro importantissimo per l’anno prossimo, ma quest’ anno che succederà? In realtà, poi è andata benissimo. Tutte le date previste finora sono saltate, però non avevo impegni rilevanti come quello che ho sottoscritto per il 2021. Si tratta di un tour della Germania in cui girerò i teatri insieme a un gruppo che fa musica swing e rockabilly. Con noi ci saranno altri artisti –  non di Burlesque – e faremo uno spettacolo itinerante che durerà due mesi. Sono molto felice, non vedo l’ora di iniziare! L’ impegno del prossimo Novembre non so se ci sarà, essendo al momento tutto bloccato. Ma se andasse in porto, posso anticiparti che si tratta di una mostra interattiva all’ interno di un contesto molto importante del mondo dell’arte. Di più non posso dire perché, se saltasse, perlomeno non ho dato troppe informazioni! In realtà credo che io ripartirò nella fase 35, perché facendo spettacoli che prevedono assembramenti probabilmente sarò l’ultima a ricominciare a lavorare. Magari, se tornassi in TV, i tempi potrebbero accorciarsi un po’. Quella puntata di “La Repubblica delle Donne” è ancora in ballo, non so se la rifaremo. Sarebbe un peccato, perché era tutto pronto. Però la situazione è ancora così incerta che fare previsioni è molto difficile.

Teatri e locali sono chiusi, a tutt’oggi è impossibile prevedere i tempi della loro riapertura. Hai qualche progetto alternativo per mantenerti in contatto con i tuoi fan, con il tuo pubblico?

Per la prima volta nella mia vita sto curando i social, nello specifico Instagram (clicca qui per seguire il profilo di Eve), dove aggiorno i miei fan quasi quotidianamente. Devo dire che è più nelle mie corde rispetto a Facebook: privilegiando le immagini esalta l’aspetto estetico e a me piace proprio per questo. Io sono molto indietro rispetto all’uso dei social, ma in questo momento trovo carino rimanere in contatto con il mio pubblico. Più che altro inserisco le immagini dei costumi che sto realizzando durante la quarantena, vestiti che indosso e poi fotografo nel cortile, però sto anche mettendo on line il mio archivio fotografico e parecchi contenuti inediti. Non è un modo per avere un guadagno, per lavorare davvero. Sebbene io abbia un numero ancora abbastanza ristretto di follower, trovo che Instagram sia uno strumento che dia la possibilità di seguirmi a chiunque lo desideri.

 

3.

Immagino che non ti vedremmo mai in vestaglia e pantofole neppure se dovessi apparire in una live tra le pareti di casa…Giusto?

Guarda, è una cosa che fa ridere i più. Perchè ogni mattina, anche se non devo far niente, io mi sveglio, mi faccio la doccia, mi trucco di tutto punto, mi faccio i capelli come una diva degli anni ’40, mi vesto come per una copertina di Vogue e poi rimango in casa! In questo momento, mentre parliamo al telefono, sono vestita, truccata e pettinata come se fossimo in videochiamata (ride, ndr). A proposito, un amico un giorno mi ha fatto una videochiamata a sorpresa. Nei primi giorni di lockdown si divertiva a chiamare tutti per sorprendere chi in pigiama, chi in maglietta, chi con le scarpe rotte e via dicendo, ma quando ha chiamato me sembrava che fossi uscita da un ricevimento di gala. Ero perfetta, non è riuscito a prendermi in fallo! E’ proprio una mia caratteristica, una routine da cui non derogo per niente al mondo. Io la mattina mi sveglio, mi trucco, mi prendo cura di me stessa e soltanto dopo comincio la giornata.

 

4.

Che futuro prevedi per il mondo degli eventi, nel post-Coronavirus? Le restrizioni per arginare il contagio potrebbero dar vita a dei format inediti di spettacolo?

Vedo che in molti si stanno organizzando on line, pubblicano video su YouTube eccetera, però io penso che il contatto umano dia un’emozione diversa. Ci sono delle cose, secondo me, che vale la pena di aspettare per poi viverle tradizionalmente. Diciamo che tutto quello che si sta facendo a livello virtuale è di grande aiuto. Esistono iniziative molto belle, molto interessanti, che possono essere efficaci in questo momento di chiusura. Però spero che dopo si ricominci a condurre una vita reale, con un contatto umano che dà un piacere ben diverso da quello di un video. Io mi auguro che tutto possa riprendere così come era prima. Probabilmente, come ti dicevo, nel mio settore si ripartirà tardissimo, ma spero che il contatto umano continui ad essere il perno e il punto di forza del mondo degli eventi.

Quale messaggio rivolgi ai lettori di VALIUM in questo momento così difficile?

Vorrei fare una riflessione. E’ vero, questa è una situazione tragica, stiamo piangendo tantissime vittime. Ma c’è una cosa che mi ha stupito, anche se sarò banale: il fatto che sia stato messo da parte l’aspetto economico per salvare la salute di un popolo. Per me è qualcosa di meraviglioso. Se tempo fa mi avessero chiesto “Cosa farà l’Italia, salverà prima l’economia o gli esseri umani?”, io il dubbio che avrebbe salvato l’economia lo avrei avuto. Quindi per me è stato un gran sollievo constatare che, sebbene il denaro sia al primo posto nella nostra società, per una volta viene messo un po’ da parte. Con tutte le problematiche che ciò comporta. Non sto dicendo che siano tutte rose e fiori, anzi: le conseguenze economiche del Coronavirus sono drammatiche. Però si è pensato alla salute, si è pensato alla vita delle persone. Sentiamo dire “Prima la vita” anche nei discorsi. Secondo me è molto importante. Per cui quello che voglio dirvi è di riacquistare la fiducia. Nelle persone, nel governo, nella nazione…E quando tutto finirà, andiamo avanti con un po’ di fiducia in più. Certo, in un contesto così terribile gli errori sono stati fatti, ma stavamo vivendo una situazione caotica che non si era mai presentata prima. Non è andato tutto liscio, in modo perfetto, però le scelte che sono state fatte sono state forti, giuste e a favore della vita, e questo è un dato positivo. Aver dato la precedenza alla vita è un’ottima cosa, secondo me. E’ un bell’ incoraggiamento. Prima regnava il culto del denaro, io vedo fare cose tremende in nome dei soldi…Quotidianamente e senza troppi rimorsi. Questa volta non è andata così, questa volta l’economia è crollata ma sono state salvate le nostre vite: lo trovo altamente positivo.

 

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GRAN FINALE.  Ecco il costume rivisitato in versione 2020: spettacolare a dir poco!

 

 

Le foto di Eve La Plume sono di Marielise Goulene: https://marielisegoulene.com/