Suit of Lights, la nuova melodia olfattiva di Jusbox Perfumes

 

Un profumo può anche essere musica. La sua scia olfattiva è in grado di evocare ricordi, atmosfere, sensazioni…di parlare ai vostri sensi come le note musicali, appunto, sono in grado di fare. Ho il piacere di presentarvi Suit of Lights, la nuovissima fragranza di Jusbox Perfumes: e se pensate che il nome del brand sia tutto un programma, concordo con voi. Jusbox Perfumes è un marchio che ha assurto la seconda arte a musa ispiratrice. Dall’ incontro tra profumo e suono scaturisce un mix irresistibile, composto da emozioni pure; entrambi hanno un potere evocativo immenso, quello di suscitare (oltre che far riaffiorare) stati d’animo. Ci fanno viaggiare nel tempo coinvolgendo cuore e mente, dialogando con noi attraverso un vastissimo alfabeto emotivo. Non è un caso che, sia relativamente al suono che alla musica, si parli di “note”: note musicali e note olfattive hanno lo scopo comune di generare armonie. Ecco perchè Jusbox Perfumes, il marchio fondato nel 2016 da Chiara e Andrea Valdo, ha scelto di ricondurre alle icone e ai generi musicali ogni sua fragranza. Tramite i profumi celebra artisti e melodie innovative, che hanno aperto un varco alla sperimentazione o hanno tracciato impronte rimaste indelebili nel tempo. Questo spirito si riflette persino nel packaging dei prodotti. Tutte le fragranze di Jusbox Perfumes, innanzitutto, vantano un formato da 78 ml: un numero che omaggia il primo disco fonografico, quello a 78 giri. Il tappo, piatto e tondeggiante, ha la forma di un vinile. Il cofanetto in cui è racchiuso il profumo rievoca, invece, la classica confezione di un CD; al suo interno contiene un booklet che racconta la fragranza e i suoi motivi ispiratori. La produzione Made in Italy valorizza ulteriormente questo tributo ai sensi dell’ olfatto e dell’ udito. E se il secondo dei due non è chiamato in causa direttamente, si unisce al primo tramite un legame indissolubile. Perchè nel mondo di Jusbox Perfumes la musica ha un ruolo preponderante, fondamentale. Tutto nasce da lì, e viene poi rielaborato dai “nasi” più prestigiosi al mondo. Qualche nome? Dominique Ropion, Antoine Lie e così via. Materie prime ricercatissime, tecniche di estrazione all’ avanguardia e una produzione all’ insegna dell’ eco-sostenibile sono la triade vincente del brand, le cui fragranze prendono vita nel rinomato Laboratorio LMR di Grasse: intensi e indimenticabili, i jus e i relativi packaging rappresentano una vera e propria ode ai valori di Jusbox Perfumes.

 

 

E’ arrivato il momento di scoprire Suit of Lights, la nuovissima creazione del brand. L’ ispirazione affonda le sue radici in un tripudio di luci, strass e paillettes, in un ritmo incalzante che si fonde con i fluidi passi del “moonwalking”. Avete già capito, immagino, di chi sto parlando: ci troviamo a Pasadena, e sul palco del Civic Auditorium si esibisce Michael Jackson, l’ indimenticato Re del Pop. Era il 25 Marzo del 1983 quando Jackson, durante una performance entrata nella storia, “camminò sulla luna” per la prima volta. Il pubblico esplose in un’ ovazione, in una pioggia di applausi ininterrotti. La stampa paragonò quei momenti ad un’autentica “bomba di emozione”: la gente piangeva di gioia, abbracci commossi si susseguivano uno dopo l’altro. Michael Jackson, sfoggiando un look che comprendeva una giacca nera tempestata di paillettes, una camicia con lustrini argento e un guanto bianco cosparso di strass, aveva catturato l’audience grazie alla magia della sua “luce”, della sua leggendaria esibizione. Suit of Lights celebra quei momenti, una performance che valse a Jackson l’ appellativo di “King of Pop”, e li concentra in una fragranza che sprigiona adrenalina pura.

 

 

Il maestro profumiere Julien Rasquinet li rende ancora più pregnanti olfattivamente, ancora più d’impatto, traducendoli in un extrait de parfum inebriante e persistente a un tempo: 78 ml di vibranti accordi funky composti da note di olio di mandarino e foglie di viola abbinate a un caprifoglio molto “soul”. L’ intensità di una combinazione di legno di sandalo, cedro e muschi fa da sfondo a un’ assoluta di arancio e gelsomino Sambac LMR che, mixandosi con accenti di fresia e di geranio, costituisce il cuore della fragranza. Tra i movimenti del corpo e il ritmo dell’ anima si instaura una sintonia perfetta, grondante di luci e di emozioni. Per esaltare questo straordinario amalgama, il flacone cangiante di Suit of Lights si avvale di un tappo preziosamente adornato di un cristallo Swarovski: un inno allo scintillio e alla brillantezza, all’ indimenticabile atmosfera che aleggiava nel Pasadena Civic Auditorium il 25 Marzo dell’ ’83. Anche il packaging del profumo rievoca la storica performance del Re del Pop. Colori iridescenti e innumerevoli riflessi la fanno da padroni, immortalando la magia di quegli istanti. Ma non è finita qui. Nel sito di Jusbox Perfumes, ad ogni fragranza corrisponde una playlist; quella di Suit of Light è contraddistinta da celeberrime hit di Michael Jackson come “Billie Jean”, “Don’t Stop ‘Til You Get Enough”, “Beat It”, “Thriller” e “Liberian Girl”, affiancate però anche da brani di altri artisti. Compaiono, ad esempio, noti pezzi di Rod Stewart, Mariah Carey, Bon Jovi e persino dei Beatles, il che indica la volontà di forgiare a 360 gradi l’ imprinting identificativo – oltre che evocativo – del profumo: un ulteriore, geniale indizio che arricchisce il progetto del brand.

 

 

A proposito di musica e della magia che risveglia nel nostro animo: rimanete sintonizzati su VALIUM, perchè in questo mese di Novembre vi regalerà molte sorprese a tema…

 

Glitter People

 

” Sartre mi ha allevato, aiutato, accettato. Devo a lui e ai grandi come lui, Picasso, Camus, Mauriac, se la mia adolescenza fu intellettualmente così lussuosa. E l’aver contribuito a far diventare l’esistenzialismo una moda, una specie di twist… “

Juliette Gréco

 

 

 

 

Frase tratta dal libro “Intervista con il mito” di Oriana Fallaci, ed. Rizzoli

Photo by Ron Kroon / Anefo / CC0 via Wikimedia Commons

 

 

Lucia Bosè, nel blu degli Angeli

Lucia Bosè in “Accadde al Commissariato” (1954) di Giorgio Simonelli

Stento ancora a crederci, ma pare che il Coronavirus abbia stroncato anche la vita di una delle più amate attrici italiane: Lucia Bosè. La notizia, scioccante, purtroppo è assolutamente vera. Lucia Borloni – questo il suo nome all’ anagrafe – è scomparsa ieri a Segovia, in Spagna, a causa di una polmonite aggravata dal COVID-19. Aveva 89 anni. Recentemente ho letto la biografia che le ha dedicato Roberto Liberatori, scritta in stretta collaborazione con la diva, e devo dire che l’ho trovata appassionante. Della Bosè, lo confesso, conoscevo l’ essenziale: il celebre incontro con Luchino Visconti quando, giovanissima, lavorava in una pasticceria di Milano, la vittoria a Miss Italia nel 1947,  qualche film in bianco e nero dei suoi esordi (come “Le ragazze di Piazza di Spagna” di Luciano Emmer, datato 1952, che è stato oggetto di un remake televisivo per RAI 2), il matrimonio nel 1955 con Luis Miguel Dominguin, che chiamava “il torero” e che amò per tutta la vita nonostante la burrascosa separazione. Se in Italia era la musa di Visconti e lavorava con registi – Michelangelo Antonioni, Giuseppe De Santis, Francesco Maselli – poi entrati negli annali della settima arte, in Spagna frequentava abitualmente Pablo Picasso, Ernest Hemingway e Jean Cocteau, assidui dell’ entourage del marito. Di Lucia Bosè mi rimane impresso il volto, intenso e luminoso: era un volto malleabile, che le permetteva di incarnare i più disparati ruoli nonostante la sua raffinatezza. Quando Luchino Visconti la vide per la prima volta alla Pasticceria Galli di Milano, dove la Bosè era stata assunta come commessa, ne rimase talmente colpito da dirle che in futuro avrebbe fatto del cinema. Lucia aveva solo 16 anni, ma la profezia del Maestro si avverò con tutti i crismi.

 

Con Ivan Desny ne “La signora senza camelie” (1953) di Michelangelo Antonioni

Quel volto fotogenico, su cui la luce si posava creando affascinanti giochi di bagliori e ombre, non può essere scordato. Sposando Dominguin Lucia Bosè scelse l’amore, privilegiò la famiglia e accantonò la carriera, ma dopo la separazione  – fu la prima donna a chiederla, nella Spagna ancora iper tradizionalista del 1967 – si accorse che non riusciva a rimanere lontana dal cinema. Tornò dunque sul set e lavorò fino al 2014, diretta da registi prestigiosi (Luis Bunuel, i fratelli Taviani, Federico Fellini, Mauro Bolognini, Liliana Cavani, Francesco Rosi, Ferzan Ozpetek…) e non necessariamente in ruoli da protagonista; l’ importante, era che un personaggio la conquistasse. Non aveva paura di imbruttirsi per esigenze di copione e si affidava volentieri a cineasti esordienti, se rimaneva intrigata da una sceneggiatura. Lucia era una donna forte, ribelle nel profondo e volitiva: nel 2000 realizzò il sogno di creare un Museo degli Angeli, all’ interno del quale ospitava opere d’arte a tema angelico. Lo allestì in Spagna, nel piccolo comune di Turégano, dove rimase attivo fino al 2007. Credeva nell’ Angelo Custode e persino il look che sfoggiava di recente, connotato dall’ immancabile chioma blu, aveva qualcosa di soprannaturale. Come Pablo Picasso, padrino di battesimo del suo primogenito Miguel (oggi popstar planetaria), anche Lucia Bosè ha avuto un “periodo blu”. Ma se per Picasso fu una fase decadente, inquieta e malinconica, la Bosè l’ha vissuto certamente come una rinascita, una riappropriazione di sè attraverso il trascendente. Adesso che è scomparsa, non ho dubbi su dove si trovi in questo momento: tra i suoi amati Angeli, le figure celesti di cui ha subito il fascino per una vita intera.

 

 

Libre di Yves Saint Laurent, la libertà come modo di essere

 

Libre, ovvero “libero/a”. Quale nome migliore, per un profumo di cui parlare in questo periodo? Libero come la libertà che ognuno di noi, dopo la “reclusione” casalinga dovuta all’ espandersi del Coronavirus, vorrebbe ritrovare al più presto. In realtà, l’ ultima fragranza di Yves Saint Laurent è un’ ode allo spirito del brand: un manifesto, il proclama di un modo di essere e di affrontare la vita. La musa di Libre è una donna indipendente, audace, che segue i propri ritmi e le proprie regole. Vive ogni giorno con la massima intensità possibile, assecondando l’istinto. Non teme di svelarsi, il suo mistero fa parte dell’anima incandescente che le vive dentro; sa rischiare e dire di no all’occorrenza. Yves Saint Laurent ha dato a questa donna il volto di Dua Lipa, la popstar di origini kosovare che ha brillato tra i super ospiti del 70esimo Festival di Sanremo: una scelta decisamente azzeccatissima. Forte e iper femminile al tempo stesso, Dua è la donna Libre per eccellenza. Avanza sicura, determinata, guidata dal fuoco che alimenta la sua energia interiore, proprio come nello spot di cui è protagonista. L’indole ribelle la spinge ad essere sempre se stessa, e il total black dei look che indossa si tramuta in luminosità pura.

 

 

La scia olfattiva sprigionata dalla donna Libre appartiene ad un aroma inedito, il floral lavander: i fiori d’arancio del Marocco si sposano con la lavanda francese dando vita ad un mix rovente, sensuale e audace, ma non privo di femminilità. Nasce così una eau de parfum “indomita”, talmente travolgente da non avere uguali. Il flacone ne rispecchia il mood fondendo, con raffinatezza essenziale, dettagli preziosi e asimmetrie couture. Le linee geometriche sono arricchite da un’ enorme Cassandra applicata in orizzontale sul vetro. L’effetto è sbalorditivo: il logo di Yves Saint Laurent, “rovesciandosi”, sembra sottolineare l’allure ribelle del profumo. Il collo della bottiglia, dal canto suo, è avvolto da una catena dorata a più giri che dona massimo risalto al tappo obliquo. Con Libre, la sensualità abbandona gli accenti voluttuosi per abbracciare un ardore al di là di ogni schema. “Don’t be afraid of your freedom”, come dice Dua Lipa nello spot della fragranza: non bisogna mai aver paura della propria libertà.

Libre è disponibile in versione Eau de Parfum nei formati da 30, 50 e 90 ml

 

 

 

 

 

 

 

Una allure Rock and Royalty per le nuove muse della Medusa: la campagna pubblicitaria AI 2019/20 di Versace

 

Lo spot a cui è collegata, condensa la campagna Autunno Inverno 2019/20 di Versace in modo perfetto. C’è un locale buio e fumoso, una rock band che prova i suoi brani. La batterista, una Donatella Versace scatenatissima, scandisce il ritmo dell’ intera scena: rotea le bacchette, pesta furiosamente sul pedale della cassa, è inguainata in un total black grintoso che risalta la sua chioma platinata. Insomma, da quelle parti si fa sul serio: le vibe sono rock a 360°, coinvolgono l’ attitude e non solo il look. Se poi pensiamo che potrebbe essere proprio Rock and Royalty (dal titolo di un famoso coffee table book di Gianni Versace) lo slogan associato all’ad, è tutto dire! La direzione creativa di Ferdinando Verderi e la fotografia di Steven Meisel si uniscono in un connubio esplosivo, dove gli scatti catturano la quintessenza dell’ iconografia Versace calandola in una scenografia insolita e volutamente a contrasto. Predomina un mood urban, accentuato da una location che sembra un loft newyorchese: i muri sono spogli, con i mattoni e le tubature a vista, i pavimenti alternano il cemento alle tavole di legno. Qua e là, però, spiccano pezzi di arredo d’epoca, poltrone e sofà rivestiti di prezioso velluto che si contrappongono alle atmosfere minimal degli interni.

 

 

E’ lì che posano i modelli e le modelle, seduti od appoggiati a quei sedili: ed è incredibile come risaltino, in un contesto tale, le audaci cromie dei look Versace, i vistosi gioielli e le faux fur maculate. Senza contare che i capelli colorati, le décolleté a punta indossate sui calzini e le borse in bella vista (come l’iconica Virtus) elevano l’allure Rock and Royalty alla massima potenza. Meisel fotografa “rockstar” dall’ aria disinvolta, vagamente languida, e le immortala singolarmente per rafforzare il concetto che identifica la modella con la suprema musa di Versace. Ma come ci si sente ad essere una musa di Versace in un’ era di “voyeur” come quella odierna? E’ questo l’ interrogativo che il grande fotografo si pone. La sua risposta si traduce in scatti dal forte impatto visivo e di un’ incredibile qualità artistica. I protagonisti della campagna sono una Kaia Gerber quasi irriconoscibile, che sfoggia lunghi capelli biondi con tanto di ricrescita, oltre a Anok Yai, Bente Oort, Hang Yu, Huang Shixin, Ilja Sizov, Maike Inga, Paul Hameline e Yassine Jaajoui. A firmare il beauty look, invece, troviamo Pat McGrath e Guido Palau, due guru del make up e dell’ hairstyling.

 

 

 

 

CREDITS

Chief Creative Officer: Donatella Versace
Photographer: Steven Meisel
Campaign Creative Director: Ferdinando Verderi
Stylist: Jacob K
Casting Director: Piergiorgio Del Moro e Samuel Ellis Scheinman24
Make Up: Pat McGrath
Hair Styling: Guido Palau
Set Design: Mary Howard
Models: Kaia Gerber, Bente Oort, Maike Inga, Anok Yai, Yassine Jaajoui, Ilja Sizov, Hang Yu, Huang Shixin, Paul Hameline

 

 

Spring Look 2019 Shimmer Rush di YSL, la make up collection che vibra a ritmo di rock

 

Yves Saint Laurent è sempre più rock. E presenta una make up collection declinata nei colori di un tramonto californiano: evocano Coachella, il music festival che è ormai un cardine tra i motivi ispiratori del brand, al calar del sole. Nuance eteree come il lilla, il rosa baby, il corallo e l’ oro si affiancano a svariate tonalità di rosso ed al viola, scintillando di iridescenze soavi e di cromie ad effetto olografico. Riaffiorano alla mente le note di sognanti melodie indie, intervallate da riff più marcatamente rock. Non è un caso che pensare a Spring Look 2019 Shimmer Rush (questo il nome della limited edition) è come lasciarsi travolgere dalle sonorità incalzanti che provengono da un live: vibrante, luminosa e ad alto tasso di glamour, la make up collection primaverile di Yves Saint Laurent esalta una femminilità radiosa e seduttivamente “wild”.

 

 

 

Per esplorare insieme lo Spring Look 2019 creato da Tom Pecheaux, Global Beauty Director di Yves Saint Laurent Beauté, non possiamo che iniziare dalla All-Over Palette Shimmer Rush: una palette di sei nuance  – delle quali quattro destinate al make up occhi e due da utilizzare come blush e lipstick – che promettono di emanare luce sia di giorno, che di sera. Rosa baby, rosa antico, lilla, tortora, oro e bianco sono i suoi colori, tutti impreziositi da un finish luccicante. Per sottolineare lo sguardo, niente di meglio che le due nuove, intense sfumature di Couture Liquid Eyeliner: N.11 Metallic Grey, con il suo luccichio argentato, sprigiona pura magia. N. 12 Multi-coloured Black, invece, ravviva il classico nero grazie ad un tripudio di bagliori multicolor.

 

 

Prodotto clou della limited edition è  Shimmer Rush Face Palette, una palette per il viso composta da tre shade nei toni del rosa e da un bianco trasparente. Illuminante, avvolgente, fresca, la palette dona immediatamente un look smagliante all’ incarnato: è possibile utilizzare un’ unica sfumatura per dar colore al volto, oppure, servendosi di un pennello, mescolarle tutte e quattro per ottenere un twist “futurista” e molto rock.

 

 

Le labbra, si sa, per Yves Saint Laurent sono un punto focale che concentra ed esprime il mood di un’ intera collezione. Per sottolineare il coté intrigante della Shimmer Rush Collection, la formula in gloss si rivela l’ideale.  Ecco quindi riapparire Volupte Liquid Colour Balm, il balsamo idratante e pigmentatissimo della Maison, in due colorazioni inedite: N.17 Hunt Me Lilac, un lilla ultralucente ad effetto wet, e N.18 Rush Me Pink, un rosa chiarissimo che ricorda i petali di un fiore intriso di rugiada.

 

 

Non poteva mancare, poi, un cult come Rouge Volupte Shine. Il gettonatissimo lipstick di Yves Saint Laurent entra a far parte della collezione tingendosi di due stupefacenti nuance: N.93 Rose Singulier è un rosa baby arricchito di venature blu luminose, suggestivamente “notturne”, mentre N.94 Fuchsia Surréaliste sfoggia uno sfolgorante color viola.

 

 

 

Anche La Laque Couture, l’ iconico smalto della Maison, fa il suo trionfale ingresso nella Shimmer Rush Collection, e ne approfitta per declinarsi in gradazioni mai viste prima. In linea con lo Spring Look 2019, le tre shade abbagliano grazie allo splendore e ad un alto tasso di glamour: sono N.111 Corail Singulier (un corallo che sembra omaggiare il “Colore Pantone dell’ Anno” Living Coral), N.112 Blanc Figuratif (un bianco puro dai riflessi cangianti) e N.113 Rose Luminescent (un fucsia glossato e denso di bagliori), già sold out.  A fare da testimonial della strepitosa Shimmer Rush Collection di Yves Saint Laurent troviamo la modella Staz Lindes, che nella campagna pubblicitaria possiamo ammirare nelle vesti di una rockstar dall’ allure iper magnetica (vedi foto di copertina dell’articolo): sensuale e grintosa, è la portavoce perfetta.

 

 

 

 

Buon compleanno, Topolino!

 

 

Oggi è un giorno speciale: Topolino, il topo più celebre e celebrato del mondo, compie 90 anni. L’ avreste mai detto? Eppure è in perfetta forma! I fatti, però, parlano chiaro. Era il 18 Novembre del 1928 quando “Steambot Willie”, il corto Disney che lo vedeva protagonista, venne proiettato al Colony Theatre di New York. Fu accolto con una vera e propria ovazione. Da allora, Topolino divenne il personaggio principale di una saga che narrava le sue avventure e quelle degli amici che Disney gli andava via via affiancando. “Steambot Willie” rappresentò una pietra miliare anche perchè fu il primo cartoon sonoro: un bel record per Walt Disney. A prestare la voce alla nuova star sarebbe stato proprio lui, e lo fece fino al 1946, quando il fumo danneggiò le sue corde vocali. Topolino, tuttavia, non debuttò con “Steambot Willie” nè in quel corto pronunciò le sue prime parole. Era apparso già in “Plane Crazy” e in “Topolino Gaucho” qualche mese prima, ma “Plane Crazy” incontrò difficoltà di distribuzione tali che i due corti apparvero solo un anno dopo sugli schermi. Corpo nero, guanti bianchi e orecchie tonde da qualunque angolazione le si guardino, Topolino indossava unicamente un paio di braghette con due bottoni e delle scarpe comode. Era simpatico, argusto, astuto, ma anche romantico e sognatore. “La gente si diverte con Topolino perchè è umano e questo è il segreto della sua popolarità”, disse suo papà Walt Disney.

 

Walt Disney

Il re dei cartoon lo aveva creato insieme al socio Ub Iwerks, nel 1928, dopo che la Universal si era appropriata dei diritti di Oswald the Lucky Rabbit, un personaggio che aveva precedentemente inventato ispirandosi alle fattezze del Gatto Felix. Ecco alcune curiosità sull’ icona oggi novantenne: all’ inizio avrebbe dovuto chiamarsi Mortimer Mouse, ma la moglie di Disney propose il più divertente Mickey Mouse (in Italia poi battezzato Topolino). Pochi sanno che il nostro eroe ha una sorella, Amalia Fieldmouse, apparsa solo nelle strisce a fumetti: Amalia è la madre dei più noti Morty e Ferdy, i Tip e Tap nostrani. Colei che viene considerata la sua fidanzata storica, Minnie, è in realtà sua moglie e affianca Topolino già in “Plane Crazy”, anche lei doppiata dallo stesso Disney. Nel corto “The Opry House”, del 1929, Mickey Mouse sfoggia per la prima volta i suoi iconici guanti bianchi e scopriamo che ha quattro dita anzichè cinque, una scelta dettata da motivi sia economici che estetici (Disney associava le cinque dita ad un casco di banane).

 

 

Sempre nel 1929, il leggendario topo parla per la prima volta in “The Karnival Kid”. Le sue parole? “Hot Dogs!”. Il personaggio subisce due cruciali trasformazioni: nel 1935 appare a colori nel corto “Fanfara” e dal 1940 in poi assume un aspetto sempre più simile a quello attuale. In Italia iniziamo a conoscerlo nel 1932, quando Walt Disney viene premiato con un Oscar proprio per la sua creazione; poco tempo dopo, un giornalino a fumetti (“Topolino”) consacra la fama di Mickey nel Bel Paese.

 

 

 

Nel 1933, Topolino è già un personaggio iconico. Esce il primo orologio con le lancette che ne riproducono le fattezze: il prezzo è di 3 dollari e 75 centesimi, mentre attualmente il suo valore ammonta a circa 6000 dollari. In occasione del 50mo compleanno, nel 1978, a Topolino viene intitolata nientemeno che una stella sulla Hollywood Walk of Fame. Oggi, può essere considerato una superstar a tutti gli effetti: protagonista di oltre 135 corti e di molteplici lungometraggi, strisce a fumetti e programmi TV, a lui sono dedicati anche parchi a tema  – Disneyland – sparsi in tutto il mondo. Al cinema e nelle varie Disneyland gli “hidden Mickeys” (sagome di Topolino nascoste) sono innumerevoli, basti pensare che ne sono state avvistate 376 nel solo parco di Los Angeles.

 

 

Ben visibili sono, invece, i tributi che il mondo dello stile ha sempre ideato in suo onore: dalla Topolino fever sono scaturite collezioni di moda, accessori, gioielli, oggetti di design – come la celebre sedia di Terence Cornan – che hanno sancito il ruolo di “musa” di Mickey Mouse. Inutile dire che le creazioni realizzate per il suo 90mo compleanno siano numerosissime. I designer si sono sbizzarriti nell’ omaggiare il celebre topo attraverso limited edition apposite, avvalorando una volta di più la fama e l’affetto che lo circondano. Non resta che augurare all’ icona Disney 100 di questi giorni, ma in un continuo loop. Perchè  una cosa è certa: Topolino è ormai immortale!

 

La sedia di Terence Conran

 

 

La capsule Disney x Karen Walker

La collezione eyewear di Italia Independent

L’ eau de toilette “Mickey Mouse” di Zara

 

Photo Mickey Mouse courtesy of Walt Disney Italia c/o Opinion Leader

 

 

“L’Interdit” di Givenchy, eau de parfum dal proibito incanto

 

Metti una notte a Parigi. Il mood frizzante nonostante l’ ora, modaioli che volteggiano nei corridoi della metropolitana…E una giovane, fascinosa donna che domina la scena. Ha i capelli a caschetto, neri come l’ abito che indossa: un evening dress con pizzi e balze, soave tulle che aleggia ad ogni sua falcata. La donna avanza nella notte, si addentra nella metro come una novella Alice che attraversa lo specchio. Apre una porta, entra, e un palpitante azzurro al neon la inghiotte. In quegli spazi magici, i corpi si dimenano al ritmo di un sound travolgente. E’ lì che la notte vibra, prorompe, ammalia, invita nei suoi antri misteriosi prima che spunti una nuova alba. Quando riemerge da quel mondo sotterraneo, la donna si imbatte nel cielo rosa dell’ aurora. L’ incantesimo è finito, ma l’ atmosfera è ancora intrisa della sua scia olfattiva: sentori ipnotici, audacemente sovversivi. L’ effluvio di momenti vissuti in totale libertà, infrangendo ogni divieto ed annullando la nozione stessa di “proibito”. Non è un caso che  sia proprio “L’ Interdit” il nome di questo profumo. Givenchy lo lanciò nel 1957 dopo averlo dedicato in esclusiva ad Audrey Hepburn, suprema musa della Maison, e ne fece subito la sua fragranza-icona. Oggi, L’ Interdit ritorna in un’ inedita versione ed a prestargli il volto è l’attrice americana Rooney Mara. E’ lei che, indossando uno splendido abito da sera Givenchy Haute Couture,  interpreta lo spot “raccontato” all’ inizio di questo post. Audace e disinvolta, Rooney si muove con naturalezza nello short movie che il regista Todd Haynes ha girato nella stazione della metropolitana Porte des Lilas, dove la notte parigina si tramuta in una poetica fiaba urbana.

 

 

 

L’ ambientazione è ideale per descrivere la femminilità incarnata dalla fragranza, un’ ode all’ unconventional ed alla propria unicità. Creato dai Maestri Profumieri Dominique Ropion, Anne Flipo e Danny Bal, L’ Interdit declina il suo jus in una duplice, suggestiva sfaccettatura: da un lato la luminosità di un candido bouquet floreale, dall’altro il fascino di una notturna oscurità. Ne scaturisce un connubio intrigante, sorprendente, audace, che flirta con i principi emblematici di “bianco e nero” per dare vita a una fragranza dal mood underground potente. Gli accordi bianchi di gelsomino, fiori d’arancio e tuberosa si fondono con i sentori intensi e “scuri” del patchouli e del vetiver: il risultato è un’ eau de parfum radiosa e al tempo stesso avvolgente, irresistibilmente raffinata. Una sfida alle regole che conquista e che travolge con il suo “proibito” incanto.

L’ Interdit è disponibile nei formati da 35, 50 e 80 ml.

 

 

 

 

 

Nelle foto, alcune sequenze dello spot diretto da Todd Haynes, il regista di “Carol” (2015):  il film valse a Rooney Mara il premio come migliore attrice alla 68ma edizione del Festival di Cannes.