Tendenze AI 2023/24 – Gonne lunghe e a vita bassa per rivivere gli anni ’90

Ann Demeulemeester

Il mood anni ’90 che aleggia sulle passerelle ha riportato in auge un must dell’epoca come la vita bassa: ma a farlo rivivere non sono solo i pantaloni. La tendenza coinvolge anche le gonne, rigorosamente lunghe e con la vita al di sotto dell’ombelico. Prevalgono le silhouette fascianti, non di rado a sirena, alternate a forme più svasate o sinuosamente fluide. A fare da denominatore comune, un top che – come a sottolineare la caratteristica della gonna – lascia la pancia in bella mostra.

 

Gucci

Avellano

Diesel

Menchen Thomas

Zimmermann

404 Studio

Andreadamo

Proenza Schouler

 

Tendenze AI 2022/23 – I cappotti lunghi: comfort e raffinatezza

Ann Demeulemeester

Sono caldi, scenografici, eleganti: i cappotti lunghi svettano sul podio dei fashion trends dell’Autunno Inverno 2022/23. Hanno orli che arrivano alla caviglia oppure rasoterra, a volte un accenno di strascico. “Raffinatezza” è il termine che meglio li connota. Slanciano la silhouette e impreziosiscono qualsiasi outfit. Dato che l’ Inverno avanza a grandi passi, è il momento giusto per inserirli nel nostro guardaroba.

 

Elie Saab

Givenchy

Max Mara

Bevza

Valentino

Del Core

Blumarine

Altuzarra

Tod’s

 

 

Tendenze AI 2022/23 – Il corsetto del terzo millennio

Burberry

Le collezioni Autunno Inverno 2022/23 sanciscono il trionfo del corsetto, che cambia volto e assume nuove connotazioni: prendendo le distanze dalla lingerie, si sovrappone agli abiti o ne diventa parte integrante. La finalità è identica in entrambi i casi, donare un tocco di seduttività all’outfit e sottolineare al massimo la silhouette. In passerella, il corsetto ha letteralmente spopolato. Il suo, d’altronde, è un successo che ha attraversato indenne cinque secoli di storia: Caterina de’ Medici lo introdusse alla corte di Francia nel 1500.

 

Versace

Dion Lee

Dior

Act N.1

Fendi

Richard Quinn

AC9

Carolina Herrera

Sportmax

Balmain

 

 

Thierry Mugler: un ricordo

 

” Ho fatto moda perchè stavo cercando qualcosa che non esisteva. Dovevo provare a creare il mio proprio mondo. “

Manfred Thierry Mugler

In questa foto, un abito tratto dalla mostra “Thierry Mugler, Couturissime”, visibile fino al 24 Aprile a Parigi presso il Musée des Arts Décoratifs. L’ esposizione, una retrospettiva dedicata allo stilista francese scomparso il 23 Gennaio, è stata inaugurata nel 2019 a Montreal prima di approdare a Rotterdam, a Monaco e nella Ville Lumière. Per ammirare il fashion show di “Les Insectes”, invece, una delle collezioni (e delle sfilate) più straordinarie mandate in scena da Manfred Thierry Mugler, cliccate qui. Le creazioni, visionarie e spettacolari al punto tale da mozzare il fiato, fanno parte della linea di Haute Couture Primavera Estate 1997 e vengono indossate da regine della passerella del calibro di Eva Herzigova, Jerry Hall e Simonetta Gianfelici. Voglio ricordare Mugler come lo vidi al termine di quella sfilata: salutato da un tripudio di applausi, radioso, circondato dalle top model che si complimentano calorosamente con lui. Il designer si lascia contagiare dal loro entusiasmo, è raggiante di felicità. La felicità di chi ha realizzato il proprio sogno ed è riuscito a condividerlo con il mondo intero. Nell’ universo di Thierry Mugler ci siamo addentrati con gioia, con stupore, abbacinati dalla meraviglia. La stravaganza e l’opulenza, la sensualità e la sublime inventiva, la bellezza e la genialità costituivano i suoi cardini. Ogni défilé era un vero e proprio show, dove la musica e la scenografia catturavano i sensi e le modelle si esibivano anzichè limitarsi a sfilare; erano decisamente delle “superdonne”, femme fatale che ammaliavano i comuni mortali. Mugler stesso dichiarò: “Per creare qualcosa di cui sognare, ho bisogno di donne, architetture e luoghi eccezionali.”, e seppe creare un universo che coniugava il talento creativo con un glamour potentissimo. Il suo immaginario era popolato da dee, incantevoli e incantatrici, delle quali enfatizzava sapientemente la silhouette. Non dimenticheremo mai le atmosfere che lo stilista era in grado di evocare, la visionarietà con cui traduceva in abiti l’ ispirazione. Inoltrarsi nel mondo di Mugler era un piacere. Aveva una capacità incredibile di coinvolgerci, di renderci partecipi del suo sogno. Oggi, riguardando quei fashion show, proviamo un misto di nostalgia e di conforto: in un’epoca così drammatica della nostra storia, l’ universo di Thierry Mugler rappresenta un’oasi dove il bello, l’ eleganza, la fantasia tornano a nutrire l’ anima. E lo stile inconfondibile del designer di Strasburgo si tramuta in un antidoto contro il dilagante appiattimento esistenziale.

 

 

Foto: “Thierry Mugler exhibit @ Montreal Museum of Fine Art” by Stephen Kelly via Flickr, CC BY-2.0

Il focus

 

Il tailleur secondo Max Mara: linee dritte e minimali, ampiezze all’ insegna del comfort e impeccabilità sartoriale. Il rigore del taglio si tramuta in sofisticatezza suprema, l’ essenzialità  si “ammorbidisce” grazie alla nuance pesca di cui è tinto il look. Sebbene non conceda spazio ad ornamenti vari, questo tailleur pantalone sprigiona femminilità pura. Eleganza e colore sono i suoi punti di forza: la soave tonalità pastello (nel sito di Max Mara, l’ outfit è disponibile anche in celeste) ingentilisce la sobrietà delle forme dando vita ad un ensemble da indossare nelle più svariate occasioni. Totalmente in gabardine di cotone, il tailleur è composto da un blazer monopetto con collo a rever impreziosito da un taschino e da due tasche con patta. I pantaloni sono lunghi, molto ampi e sfoggiano una piega centrale. Colpisce la nettezza quasi geometrica della silhouette. La giacca e il pantalone cadono dritti, evitando accuratamente di avvolgere il corpo. Nessuna concessione al punto vita per la giacca, nè ai fianchi per i pantaloni. Eppure, risiede proprio qui il fascino del look: in un aplomb perfetto che ci piace immaginare abbinato ad un’ acconciatura con chignon e a scarpe sia con tacco a spillo che rasoterra, come un bel paio di mules in versione flat.

 

 

 

Il focus

 

Bianco, come la rinascita. Come un foglio su cui scrivere un capitolo tutto nuovo. Una silhouette gentile e aggraziata, ma non leziosa: l’abito si restringe in vita grazie a un’ alta fascia, delinea un profondo scollo a V mentre le maniche, a tre quarti, acquistano volume appena sopra la spalla. La gonna si svasa senza eccedere e il suo orlo sfiora le caviglie. Il resto, è un’ esplosione di fiori squisitamente primaverile. Questo tripudio, però, non ha niente a che vedere con le stampe, le fantasie o con sofisticate applicazioni: un pattern floreale intagliato invade completamente l’ abito e lo adorna come un pregiato ricamo; bordure a forgia di petali impreziosiscono le maniche, lo scollo, l’ orlo della gonna. L’ impatto visivo del look è potente. L’ essenzialità delle linee si coniuga con una silhouette elegante e una raffinatezza mozzafiato. Il colore bianco, oltre a sprigionare luminosità, riflette mirabilmente il mood ispiratore della Primavera Estate 2021 di Elie Saab. Non è un caso che a questa collezione il designer libanese abbia dato il titolo di “A new dawn”: una nuova alba che è anche un nuovo inizio.

 

 

 

L’accessorio che ci piace

 

Sono l’assoluto must dei mesi freddi: gli ankle boots, rigorosamente neri, con inserti elasticizzati. I fashion brand e i brand di calzature li propongono all’unanimità, ma in molteplici varianti. A differenziarsi è soprattutto la suola, che può essere a plateau, a carrarmato oppure alta una manciata di millimetri, poco più che rasoterra. L’ altezza del tacco, massiccio nel caso sia contemplato, non oltrepassa mai i 4 cm. Potremmo definire questo tipo di ankle boot un’evoluzione degli anfibi, ma in chiave chic. Li abbiamo visti in passerella abbinati ad ogni tipo di look: è qui che risiede il loro punto di forza, nella versatilità. Si indossano con gli oufit più disparati, dall’ abito in tulle ai capi prettamente urban, perchè donano un tocco cool a qualsiasi mise. In questo post vi propongo un modello di N.21, in pelle nera effetto coccodrillo e impreziosito dall’ iconica catena del brand.

 

 

La catena, argentata, funge da vero e proprio gioiello; è vistosa e oversize. La pelle in simil-coccodrillo riveste la scarpa quasi per intero. Lateralmente, invece, risaltano due inserti elasticizzati che favoriscono una totale aderenza dello stivaletto. La suola, a carrarmato, è al 100% in gomma. Grinta, audacia ed eleganza sono i tre cardini di questo ankle boot, che vanta un ulteriore dettaglio a suo favore: avvolge la caviglia fino all’ inizio del polpaccio, delineando quindi una silhouette estremamente raffinata. La catena che li adorna, inoltre, è un trademark di N.21 e li rende inconfondibili oltre che luxury con disinvoltura. Li eleggiamo must have di stagione per tutti questi motivi e per un’ altra ragione ancora: l’aver saputo fondere l’ impronta rock del modello con il glamour più cool.

 

 

Paris Fashion Week: flash dalle sfilate delle collezioni PE 2021

1.KENZO

Quarta e ultima tappa di VALIUM alle Fashion Week delle capitali mondiali della moda: il gran finale, come ogni anno, spetta a Parigi. Nella Ville Lumière, a differenza di New York e Londra, si è registrato un minor numero di presentazioni digitali. A cavallo tra il 28 Settembre e il 6 Ottobre – queste le date della Paris Fashion Week – le classiche sfilate “live” (in presenza o meno) e le esibizioni virtuali si sono suddivise in modo equo. Chanel non ha rinunciato al suo celebre show al Grand Palais, perpretrando così la tradizione della sfilata-evento nella location adorata da Karl Lagerfeld. Massiccia è stata la partecipazione dei big: Dior, Balmain, Louis Vuitton, Chloé, Hermès, Givenchy (con la collezione opera prima del designer Matthew M. Williams), Balenciaga, e poi ancora Maison Margiela, Marine Serre, Yohji Yamamoto, Rick Owens, Giambattista Valli, Loewe, Miu Miu e Andreas Kronthaler x Vivienne Westwood non sono mancati all’ appuntamento con i défilé Primavera Estate 2021, ma sono state parecchie anche le defezioni. Valentino a parte, assente giustificato dato il trasferimento a Milano, nomi del calibro di Alexander McQueen, Celine, Comme des Garçons, Dries Van Noten, Sacai, Off-White, Lacoste e Lemaire hanno disertato la settimana della moda. Non può essere trascurata, poi, l’ assenza di Saint Laurent; Anthony Vaccarello ne ha spiegato i motivi accennando al suo nuovo modo di rapportarsi al processo creativo. Sul versante ispirazione, ancora una volta il lockdown e il mondo forgiato dal Covid hanno prevalso. Ogni brand ha espresso le proprie considerazioni al riguardo tramite la sua collezione, imbastendo un fil rouge “filosofico” che permea tutte le creazioni.

 

2.KENZO

“Bee a Tiger”: è questo il titolo della collezione proposta da Felipe Oliveira Baptista, al timone creativo di KENZO dal 2019. Ma vedremo più avanti il senso di quel “bee”. Cominciamo col dire che l’ ispirazione di Baptista scaturisce dalle riflessioni sulla Terra ai tempi del Coronavirus. Come poter andare avanti, come mantenere la positività in un mondo malato, calato in una realtà in gran parte ancora ignota e tanto difficile da sostenere? Le idee si moltiplicano, a volte in accordo ed altre in contrasto fra loro: la collezione rispecchia questo stato d’animo tramite un eclettismo costante. Le stampe floreali, uno dei trademark di Kenzo, “piangono” grazie a un effetto che ce le mostra sfuocate, scolorite a causa delle lacrime. Ma un antidoto alla crisi proviene proprio dalla natura e precisamente dalle api, grandi benefattrici del pianeta. I benefici che erogano in termini di mantenimento della biodiversità sono innumerevoli, la loro estinzione metterebbe a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza. Ecco il perchè dei molti look ispirati all’ abbigliamento protettivo degli apicoltori, con tanto di cappelli il cui velo ricopre, a volte, l’intera mise. Le silhouette sono lineari, ma movimentate: predominano le canotte indossate come minidress, spesso abbinate a pantaloni da ciclismo oppure larghi e comodi, zeppi di tasche a toppa come i gilet, i soprabiti, i marsupi. Il colore, altro signature di Kenzo,  assume sfumature tenui e quasi sbiadite. Il rosso, il verde menta, il giallo, l’arancio, il lilla, il bluette sono immersi nella medesima nebulosità che offusca il mondo attuale. Tuttavia, è nel messaggio trasmesso dalla collezione che è insita la speranza, la via per la liberazione: ritrovare l’armonia con la natura è tassativo.

 

3.KENZO

 

1.DIOR

Maria Grazia Chiuri si concentra sui cambiamenti che il drammatico periodo attuale ha apportato nelle nostre vite. Per raccontare tutto questo serve un nuovo linguaggio: nella moda si traduce in una concezione innovativa del taglio dell’ abito, l’ elemento attraverso il quale un capo “dialoga” con l’esterno ed esprime la propria filosofia. Chiuri rivisita quindi la silhouette DIOR per allinearla alle sensazioni e alle emozioni del nostro tempo. Il suo non è un gesto eversivo, bensì un atto d’amore nei confronti dell’ heritage della Maison, che omaggia rileggendolo alla luce di una nuova visione. La giacca Bar viene rielaborata sulle basi di una collezione che Christian Dior creò in Giappone nel 1957: assume linee vagamente a kimono e sottili cinture la stringono in vita per sagomarla sul corpo a seconda dell’estro personale. Le gonne e gli ampi pantaloni sono sostenuti da una coulisse, la camicia è onnipresente e molto lunga, a volte indossata a mò di chemisier; il tailleur include immancabilmente la giacca “kimono” di cui sopra. Sul punto vita si concentra una delle novità rispetto al taglio: scende appena sopra ai fianchi, sottolineato dalla lavorazione smock, oppure “sale” in stile impero. Un tocco etnico pervade tutta la collezione, le creazioni sono intrise di pattern Paisley e il raffinato pizzo si alterna al Tie-Dye. Non mancano i lunghi abiti in chiffon, fluttuanti e declinati in una splendida palette di indaco, blu oltremare, rosa intenso, verde e cipria; i tessuti si mescolano, i ricami proliferano, spighe e motivi floreali riappaiono in grande stile. Fanno da leitmotiv linee fluide e ondeggianti, che accarezzano il corpo con leggerezza sintonizzandosi alla perfezione con l’ anelito di libertà e i mutamenti associati a quest’ era di transizione.

 

2.DIOR

3.DIOR

 

1.BALMAIN

Il tratto distintivo della collezione ideata da Olivier Rousteing è evidente: un’ eleganza ispirata agli anni ’70 con incursioni nel decennio successivo. Non è un caso che lo show si apra con un breve défilé introduttivo in cui trionfano pantaloni palazzo a vita alta, maglie dolcevita, completi a zampa d’elefante, mantelle, tutti nei toni del grigio e invasi da un pattern monogram ripreso dall’ archivio di BALMAIN. Persino il modo di muoversi delle modelle rimanda a quell’ epoca: avanzano disinvolte, sorridenti, con le mani in tasca, ammiccando al pubblico e volteggiando su se stesse. Questa scena fa da apripista a una collezione sartorialmente accuratissima e dal forte impatto visivo; basti pensare che il primo look è un suit giallo fluo con pantaloni svasati e una giacca che sfoggia le spalle a pagoda ricorrenti in ogni creazione. La parata fluo include anche il rosa, spesso mescolato al giallo, evidenziando completi drappeggiati e fasciatissimi. Poi torna il grigio, e l’attenzione si focalizza sul tailleur declinato in svariate versioni a partire da alcuni elementi base: spalle a pagoda (anche asimmetriche), drappeggi, pantaloncini da ciclismo. Tutti gli outfit della collezione avvolgono il corpo in panneggi e forme aderenti che la svasatura rende più easy, mentre le spalle a pagoda accentuano una “drammaticità” teatrale e vagamente Couture. Le ritroviamo in variante smoking, in pelle grintosa, in denim, sul bolerino con grandi revers in un colore a contrasto. Le silhouette si fanno fluide verso la fine del défilé, tramite abiti (indossati a piedi nudi) scintillanti di Swarovski che tramutano la donna Balmain in un’ autentica dea.

 

2.BALMAIN

3.BALMAIN

 

1.GIVENCHY

E’ stato un debutto attesissimo, quello di Matthew M. Williams alla direzione creativa di GIVENCHY. E non ha deluso. La sua collezione Primavera Estate 2021 irrompe come un vortice: per la Maison, senza dubbio, comincia una nuova era. Williams si propone di trovare “l’ umanità nel lusso” focalizzandosi sulla realtà delle persone che indosseranno le sue creazioni, ma non trascura l’heritage di Givenchy. Un intento celebrativo, il suo, e al tempo stesso la volontà di perpetrare uno stile che ha sempre guardato al passato, al presente e al futuro. Con Williams lusso e streetwear si intrecciano in un connubio potente. Esaltazione dell’ hardware, linee pulite e lavorazione dei materiali sono i cardini del suo creare: i gioielli ispirati ai celebri “lucchetti degli innamorati” del Pont des Arts di Parigi adornano le scarpe, gli accessori e i tessuti degli abiti, mirabilmente trattati. Un esempio? I pantaloni solcati da fitte rughe che ricordano le crepe nei muri. Ma è anche il modo in cui il materiale viene utilizzato a originare degli “effetti speciali”, come nel caso dei capi (top, pantaloni, lunghi abiti a sirena) composti da listelli orizzontali simili a quelli di una veneziana, oppure delle aderentissime magliette see-through ornate da disegni che potrebbero essere scambiati per tatuaggi. Tra le creazioni abbondano, poi, tailleur pantalone con la giacca priva di revers e dotata di soprammaniche geometriche. I pantaloni, dal taglio dritto, sono a vita bassa e hanno la piega frontale, gli abiti più lunghi e sinuosi scoprono completamente la schiena, i drappeggi omaggiano lo stile Givenchy. Le borse, extrasize e munite di lucchetto, diventano parte integrante del look, mentre le G Chains, catene gioiello composte da una sfilza di G, sono già candidate a must have. Altamente iconiche risultano anche le mantelline, rigide e squadrate sulle spalle, in pelle di coccodrillo groffata. Un unico giudizio, quindi, per il debutto di Matthew M. Williams da Givenchy: promosso cum laude.

 

2.GIVENCHY

3.GIVENCHY

 

 

 

 

Milano Fashion Week: flash dalle sfilate delle collezioni PE 2021 (parte 2)

1.LAURA BIAGIOTTI

E’ una sfilata spettacolare quella di LAURA BIAGIOTTI, che manda in scena la sua collezione a Roma nella maestosa Piazza del Campidoglio (della quale ha restaurato la Scala Cordonata di Michelangelo e i due Dioscuri): il tramonto fa da sfondo al fashion show rendendolo ancora più suggestivo man mano che sfuma nel crepuscolo. Da sempre dire Biagiotti equivale a dire “classe” e “charme”, ma anche a dire “bianco”. Ai tempi del Covid, questo bianco si tramuta in un foglio candido su cui disegnare il futuro, delineare una nuova concezione del mondo e dello stile. Non è un caso che la collezione abbia il titolo di “Roman Renaissance”. Le parole d’ordine sono “luminosità” e “durevolezza”, declinate in capi chic ma disinvolti che resistono alla sfida del tempo. Biagiotti propone linee asciutte e tuttavia femminili, come quelle delle tuniche sleeveless che accarezzano il corpo, e non lesina gli omaggi alla Città Eterna, con la quale intrattiene da sempre un legame speciale: esalta la classicità tramite il plissè, le stampe di antichi profili romani, riproduce su un abito lo storico disegno a intreccio di Piazza del Campidoglio. Nelle creazioni ricorre il luccichio dei cristalli Swarovski, il bianco viene intervallato da pattern floreali e vivaci color block, ma soprattutto da un verde mela (anche in total look) che riflette l’anima green del brand. La tonalità signature di Biagiotti fa il suo ritorno con l’abito da sposa immacolato indossato dalla top Anna Cleveland: fluttuante, impalpabile e dotato di un velo che sembra donargli ali per librarlo metaforicamente in volo.

 

2.LAURA BIAGIOTTI

3.LAURA BIAGIOTTI

 

1.DOLCE & GABBANA

La Primavera Estate 2021 di DOLCE & GABBANA è all’ insegna del patchwork: tessuti e pattern tratti dall’ archivio del duo tornano prepotentemente alla ribalta e si mixano in look travolgenti. La riflessione di Domenico Dolce e Stefano Gabbana sull’ era della pandemia guarda al passato e lo riporta in auge attraverso un presente dove la mescolanza,  la fusione, l’ assemblaggio si fanno emblematici e veicolano il messaggio di “L’unione fa la forza”. Non è una considerazione scontata. Stilisticamente, il brand inneggia alla Sicilia e a tutto quanto l’ ha ispirato nel tempo: ritroviamo motivi come l’ animalier, i pois, le rose, i broccati, le righe, gli scacchi optical, i pattern ispirati alle ceramiche di Caltagirone e quelli barocchi, tutti amalgamati in un connubio che coinvolge ogni look. Molto belli i lunghi cappotti con collo a scialle e maniche con risvolto, intriganti e contemporanee le ampie giacche squadrate abbinate soltanto a una camicia e a un paio di stivali. Il denim è parte integrante del patchwork, sia sotto forma di jeans che di tessuto inserito nel mix and match. Gli outfit sono quelli che hanno fatto la storia di Dolce & Gabbana: abiti ad anfora, mini dress a palloncino, boleri da torero, coat caftano e tailleur sagomati, accompagnati a miriadi di fiori tra i capelli o a sofisticati turbanti. Se l’epoca attuale è grigia, il duo del Made in Italy per antonomasia non rinuncia alla vivace sensualità che è ormai il suo trademark.

 

2.DOLCE & GABBANA

3.DOLCE & GABBANA

 

1.FENDI

“Gruppo di famiglia in un interno”, riprendendo il titolo di un noto film di Visconti: così potrebbe essere stata battezzata la collezione Primavera Estate 2021 di FENDI, ispirata alle caratteristiche riunioni familiari tra le quattro mura che mettono a confronto più generazioni. La casa, i ricordi, il mobilio, la biancheria, l’ home decor rappresentano il fulcro di ogni look. Il che non è casuale, anche perchè proprio la casa, durante i mesi del lockdown, è diventata lo scenario principale delle nostre vite. Silvia Venturini Fendi la celebra con genialità e inventiva, proponendo mise accuratissime nei dettagli: i ricami degli abiti rievocano quelli delle tovaglie più preziose, le profilature riproducono gli ornamenti degli armadi déco attraverso il trompe-l’oeil, ricercatissime lavorazioni crochet rimandano alle bordature di tende sontuose, sagome arboree stampate su una lunga canotta sovrapposta all’outfit e su un soprabito see-through fanno pensare ad un giardino. Le silhouette delle creazioni, in linea con l’incontro generazionale, riflettono diverse epoche storiche; prevalgono gli anni ’40, “raccontati” tramite sinuosi pencil dress e cappotti con maniche svasate. Le trasparenze e il pizzo abbondano, impreziosendo una collezione solo apparentemente minimal. La palette cromatica, di forte impatto visivo, punta sui look monocromo e alterna colori neutri come il beige, il nero e il total white, ma osa anche un rosso vivo che viene favolosamente abbinato al celeste. Declinato in un vibrante arancio, poi, spicca un dolcevita con maniche-guanto: il capo forse più iconico dell’intera collezione.

 

2.FENDI

3.FENDI

 

1.ALBERTA FERRETTI

Anche ALBERTA FERRETTI ha elaborato un antidoto contro questo periodo difficile e turbolento: la gentilezza. Manda in scena quindi una collezione romantica, femminile, ma pratica e contraddistinta da un vago tocco sporty. A proposito di femminilità, la designer ridefinisce i cardini di alcune tipologie di abbigliamento donna. Per esempio la lingerie, molto presente nei look in versione rivisitata e corretta: i reggiseni e le bralette si indossano in bella vista, però abbandonano i merletti a favore di un tessuto lucido ed elasticizzato. Dal canto suo, il pizzo Sangallo adorna capi all’ insegna della funzionalità. Lo ritroviamo su bluse con grandi maniche a sbuffo, abbinate per contrasto a minishort o a culotte stretch, o su deliziosi miniabiti da bambola. Oppure, ancora, sulle iconiche mantelline incorporate alle t-shirt, ma anche sui pantaloni ad anfora. Il denim in colori pastello fa da leimotiv declinandosi in jeans, giacchini e minigonne, le jumpsuit non mancano. La chiusura della sfilata, tuttavia, vede protagonisti i long dress signature di Alberta Ferretti, plasmati su tessuti impalpabili e ondeggianti: in passerella sfila una dea romantica che la palette di nude (nuance clou della collezione insieme al bianco), oro e un menta in degradé valorizza ulteriormente.

 

2.ALBERTA FERRETTI

3.ALBERTA FERRETTI

 

 

 

Bulla Jones goes red! Arriva Red Corvette

 

Little Red Corvette, baby you’re much too fast”, cantava Prince in una canzone dell’ album 1999, il primo insieme ai Revolution. Oggi, la nuance di rosso che sfoggia la storica auto prodotta dalla Chevrolet va a tingere uno dei più iconici  modelli di scarpa di Nodaleto, le Bulla Jones. E credetemi, andrà a cento all’ ora! Chi come me adora le Nodaleto Shoes rimarrà folgorata da questa nuovissima tonalità, brillante e “verniciata” quanto basta per non passare inosservata. Con la loro silhouette sensuale, arrotondata, ispirata alla poltrona LC4 di Le Corbusier, le Bulla Jones esaltano l’arco plantare senza costringere il piede in posizioni innaturali: il comfort declinato in versione cool rimane una priorità per Nodaleto, che dota le Bulla del tacco massiccio tipico del brand e di un plateau alto circa 2 cm. Un cinturino saldato alla suola cinge il tallone ed assicura la scarpa al piede, coronando il design minimal che  è ormai un trademark della label. Inneggiante a un animo indipendente e audace, questa linea di calzature era finora disponibile in una palette che include il nero (Black Glassed) e il viola (Dusty Lavender), ma da metà Settembre l’ abbagliante rosso di Red Corvette si “metterà in moto”. Mancano ancora due mesi, dite? Niente paura: potete già prenotare le Bulla Jones cromaticamente più smaglianti e catturasguardi nel sito web di Nodaleto.