“Canzone di Marzo”, la poesia che Giovanni Pascoli dedica al terzo mese dell’anno

 

Che torbida notte di marzo!
Ma che mattinata tranquilla!
che cielo pulito! che sfarzo
di perle! Ogni stelo, una stilla
che ride: sorriso che brilla
su lunghe parole.

Le serpi si sono destate
col tuono che rimbombò primo.
Guizzavano, udendo l’estate,
le verdi cicigne tra il timo;
battevan la coda sul limo
le biscie acquaiole.

Ancor le fanciulle si sono
destate, ma per un momento:
pensarono serpi, a quel tuono;
sognarono l’incantamento.
In sogno gettavano al vento
le loro pezzuole.

(Giovanni Pascoli)

 

Libertà

 

“Quando rientrai a Parigi nel settembre 1929 la cosa che subito m’inebriò fu la mia libertà. L’avevo sognata fin dall’infanzia, quando con mia sorella giocavo a fare “la ragazza grande”. Ho già descritto con quale passione l’avessi invocata da studentessa. E d’un tratto, ecco che la possedevo; ad ogni gesto che compivo mi meravigliavo della mia leggerezza. La mattina, appena aprivo gli occhi, mi sentivo stordita di felicità. (…) Pagavo una pigione alla nonna, e lei mi trattava con la stessa discrezione delle altre pensionanti; nessuno controllava le mie entrate e le mie uscite. Potevo rientrare all’alba o leggere a letto per tutta la notte, dormire in pieno mezzogiorno, restarmene murata per ventiquattr’ore di seguito, scendere improvvisamente in strada. Facevo colazione con un bortsch da Dominique, pranzavo alla Coupole con una tazza di cioccolata. Mi piacevano il cioccolato, il bortsch, le lunghe sieste e le notti di veglia, ma soprattutto mi piaceva vivere a mio capriccio. Non c’era quasi nulla che me lo impedisse. Constatavo con gioia che il “serio dell’esistenza” di cui gli adulti mi avevano intronato le orecchie, in realtà non era un peso troppo greve. Dare i miei esami, certo non era stato uno scherzo; avevo duramente penato, avevo avuto paura di non farcela, avevo cozzato contro ostacoli, stancandomi. Adesso non incontravo resistenze da nessuna parte, mi sentivo in vacanza, e per sempre. Qualche lezione privata, e un incarico al Liceo Victor Duruy, mi assicuravano il pane quotidiano; questi lavori non mi davano alcuna noia, poichè, eseguendoli, mi sembrava di dedicarmi a un gioco nuovo: giocavo alla persona adulta. Darmi d’attorno per trovare delle lezioni private, discutere con le direttrici e coi genitori degli allievi, combinare il mio bilancio, contrarre prestiti, rimborsarli, calcolare, tutte queste attività mi divertivano poichè le compivo per la prima volta. Ricordo l’allegria che mi diede ricevere il mio primo stipendio. Avevo l’impressione d’imbrogliare qualcuno.”

Simone De Beauvoir, da “L’età forte” (Einaudi)

 

Marzo, il look del mese

Sportmax

Marzo, voglia di leggerezza. Voglia di abbandonare maglioni, giacche, cappotti, per abbracciare tessuti impalpabili ed eterei come i fiori che, a poco a poco, si preparano ad accogliere la Primavera. Il look del mese è firmato Sportmax e “racconta” molto bene il desiderio di rinascita che si associa al cambio stagionale: la silhouette affusolata invita a riscoprire le forme del corpo, celate per mesi e mesi da volumi over; il colore ricorda l’incantevole tonalità del glicine, che fiorisce tra Marzo e Aprile. L’outfit, composto da un ensemble di blusa e gonna attillatissime, viene ammorbidito da drappeggi sui fianchi che lo dotano di una soave fluidità. Le spalle accentuate e il colletto, che riproduce quello tipico di una camicia, esaltano la linea minimal del look senza scalfirne l’allure estremamente femminile. Raffinatezza e accenti futuribili creano un connubio vincente impreziosito dalle audaci trasparenze dello chiffon tecnico.

 

 

Il periodo in cui l’Inverno è quasi alle nostre spalle ma non è ancora Primavera, propizia il sogno: suggestioni ed atmosfere oniriche associate all’idea del risveglio, di una natura che torna a vivere in un’esplosione di colori tenui, carichi di fascino, profusi di magia. Ed è proprio in questo incrocio tra passato e futuro, in questo limbo dove l’avvenire si impregna di accenti di poesia, che si colloca il look di Sportmax da me scelto per rappresentare il mese di Marzo.

 

Nel bosco incantato

 

Sempreverdi grondanti di neve, distese candide, specchi d’acqua ricoperti di gelo. Un falò arde inaspettato in una radura, gli animali selvatici si muovono lungo sentieri su cui imprimono le loro impronte…In Inverno, anche il bosco si riempie di rarefatta meraviglia. Chi osa addentrarsi nella sua fitta vegetazione può bearsi della visione di scenari magici e luoghi mozzafiato. Percorrerlo è inoltrarsi in un sogno, abbracciare un’esperienza onirica che il biancore della neve rende ancora più sublime. Buona giornata con la nuova photostory di VALIUM.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Sprofondare nel sogno

 

“Molti anni fa mi resi conto che un libro, un romanzo, è un sogno che chiede di essere scritto nello stesso modo in cui ci s’innamora di qualcuno: il sogno diventa irresistibile, non c’è niente che tu possa fare, e infine cedi e soccombi anche se il tuo istinto ti dice di battertela a gambe perchè potrebbe trattarsi, dopotutto, di un gioco pericoloso – in cui qualcuno probabilmente si farà male. Per alcuni di noi le prime idee e immagini, le emozioni iniziali possono spingere chi scrive a immergersi automaticamente nel mondo del romanzo, nella trama e nell’ immaginario, nei suoi segreti. Altri possono metterci più tempo a sentire con chiarezza questa connessione, anni, perfino decenni, per arrivare a comprendere quanto avevano bisogno di scrivere un certo romanzo, o amare una certa persona, o rivivere quel sogno. L’ ultima volta in cui avevo pensato a questo libro, a questo specifico sogno, e a raccontare questa specifica versione della storia (…) risale a quasi vent’anni fa, quando mi dissi che potevo farcela a rivelare quanto era accaduto a me e ad alcuni miei amici all’inizio del nostro ultimo anno alla Buckley, nel 1981. Eravamo adolescenti, bambini superficialmente sofisticati, che non sapevano davvero nulla di come funzionava il mondo – lo stavamo sperimentando, immagino, ma senza averne cognizione. Almeno fino a quando non accadde qualcosa che ci proiettò in uno stato di esaltata consapevolezza. (…) Ma venne fuori che non era ancora il momento, e dopo aver scritto alcune pagine di appunti sui fatti accaduti in quell’ autunno del 1981, quando credevo di essermi anestetizzato con una mezza bottiglia di Ocho così da andare avanti, lasciando che la tequila mi calmasse il tremore delle mani, fui preda di un attacco d’ansia tanto forte da farmi finire in piena notte al pronto soccorso del Cedars-Sinai. Se vogliamo associare l’atto di scrivere alla relazione amorosa, allora mettiamola così: avevo desiderato di fare l’amore con questo romanzo che infine sembrava volermisi concedere e ne ero molto tentato, ma quando arrivò il momento di consumare la relazione scoprii che non ero in grado di sprofondare nel sogno. “

Bret Easton Ellis, da “Le schegge” (Giulio Einaudi Editore)

 

 

Pantelleria e le due Lune

 

” Quando Neil Armstrong sbarcò sulla superficie lunare, undici anni orsono, l’annunciatore televisivo esclamò emozionato: “Per la prima volta nella storia, l’uomo ha messo il piede sulla Luna.” Un bambino che si trovava con noi, e che aveva seguito con ansia i dettagli dello sbarco, gridò sorpreso: “Ma è la prima volta? Che stupidaggine!” Il suo disincanto era comprensibile. Per un bambino del suo tempo, abituato a vagare ogni sera nello spazio siderale della televisione, la notizia del primo uomo sulla Luna era come un ritorno all’ età della pietra. Anch’io rimasi con una sensazione di sconforto, ma per motivi più semplici. Stavamo passando l’estate nell’isola di Pantelleria, all’estremo sud della Sicilia, e non credo che esista al mondo un luogo più consono per pensare alla Luna. Ricordo come in un sogno le pianure interminabili di roccia vulcanica, il mare immobile, la casa dipinta a calce fin negli scalini, dalle cui finestre si vedevano nelle notti senza vento i fasci luminosi dei fari dell’ Africa. Esplorando i fondali addormentati intorno all’isola, avevamo scoperto una fila di siluri gialli lì incagliati dall’ ultima guerra; avevamo recuperato un’anfora con ghirlande pietrificate che dentro aveva ancora i residui di un vino immemore corroso dagli anni, e avevamo fatto il bagno in una gora fumante le cui acque erano così dense che si poteva quasi camminarvi sopra. Io pensavo con una certa nostalgia premonitrice che così doveva essere la Luna. Ma lo sbarco di Armstrong aumentò il mio orgoglio patriottico: Pantelleria era meglio. Per noi che perdiamo tempo pensando a queste cose, ci sono a partire da allora due Lune. La Luna astronomica, con la maiuscola, il cui valore scientifico dev’essere grandissimo, ma che manca completamente di valore poetico. L’altra è la Luna di sempre che vediamo sospesa nel cielo; la Luna unica dei licantropi e dei boleros, e che – per fortuna – nessuno raggiungerà mai. “

Gabriel Garcìa Màrquez, da ” Taccuino di cinque anni” (Mondadori)

 

 

Cosmic Sky di Anna Sui: un viaggio olfattivo nella magia del cielo stellato

 

Avete presente il cielo del crepuscolo in Primavera inoltrata? Se ci fate caso, predomina un azzurro intenso ma freddo, diluito nel viola. Bene: Anna Sui ha catturato quella nuance e l’ha trasposta in Cosmic Sky, la nuova fragranza femminile della collezione Sky. Il mood è celestiale, calato nel tipico alone bohémien di Anna Sui; la magia impregna l’atmosfera. Non è un caso che l’iconico flacone a mongolfiera si tinga di cromie iridescenti dove l’azzurro, etereo, a tratti vira a un mistico viola. Le preziose rifiniture metalliche, declinate in un argento con sfumature champagne, esaltano la raffinatezza della bottiglia. Salire a bordo del fatato aerostato significa lasciarsi trasportare in un immenso parco giochi disseminato nel cielo stellato: è proprio a un cielo punteggiato di stelle, alla sua meraviglia eterea, che il noto profumiere Jerome Epinette si è ispirato al momento di creare questa Eau de Toilette.

 

 

Ed ecco che l’ammaliante scia olfattiva di Cosmic Sky comincia a espandersi, a trascinarci nel sogno. La fragranza, uno scintillante jus floreal-fruttato, si apre con le note di testa del bergamotto e della pera succosa: è un esordio goloso, intrigante, che assume accenti giocosi nell’ intreccio con il cuore a base di iris, fiori di melo e semi di ambretta. Il fondo, un amalgama di ambra croccante, zucchero cristallizzato e legni biondi, sottolinea l’etereo incanto di Cosmic Sky. Siamo pronti a librarci nello spazio siderale per assaporare tutta la sua magia.

 

 

I temi del sogno e della fantasia rimangono i capisaldi di Anna Sui. L’estetica bohémienne fa da fil rouge ad ogni sua creazione, sia che riguardi la moda che la sfera del make up e dei profumi. Sui ci invita a scoprire la nostra magia interiore. A questa potente energia dobbiamo attingere, con perseveranza e fiducia, affinchè i sogni si tramutino in realtà: è il messaggio che Cosmic Sky ci lancia mentre ci accingiamo ad esplorare il parco giochi sospeso tra le stelle.

Cosmic Sky è disponibile, in versione Eau de Toilette, nei formati da 30, 50 e 75 ml.

 

 

 

 

Tendenze AI 2022/23 – Il fascino onirico del blu oltremare

Elie Saab

Esiste una nuance di blu che risulta luminosa, vibrante e molto cool in qualsiasi stagione: è il blu oltremare, la stessa tonalità del lapislazzuli. Potremmo definirlo onirico, perchè sembra uscito da un sogno. E’ intenso e vivace, ipnotico e catturasguardi. Appare splendido sia in versione satura che flou. Chagall lo ha utilizzato spessissimo, nei suoi dipinti, Yves Klein lo ha eletto a proprio colore signature ribattezzandolo International Klein Blue. Durante la blue hour del crepuscolo, il cielo si tinge di quella precisa sfumatura. Le collezioni Autunno Inverno 2022/23 sfoggiano dosi massicce di blu oltremare, tanto da decretarlo uno dei top colors di stagione: ho voluto fortissimamente dedicargli questo post.

 

Alberta Ferretti

Blumarine

Giorgio Armani

Bronx and Banco

Carolina Herrera

Sportmax

Genny

Acne Studios

Dolce & Gabbana

 

 

Zendaya per Valentino: una musa in total pink

 

Nella palette cromatica tipicamente autunnale spicca un colore insolito: il fucsia di Valentino. Della PP Pink Collection, la collezione Autunno Inverno 2022/23 ideata da Pierpaolo Piccioli, VALIUM ha già parlato lo scorso Marzo (rileggi qui l’articolo). Oggi, i 48 look in total fucsia proposti dal designer sono celebratissimi; le celebs e le comuni mortali li adorano, i fashion magazine dedicano loro editoriali e copertine. Il perchè è molto semplice: coniugano lo chic e il glamour con un massiccio tasso di iconicità. Non sorprende, dunque, che a rappresentare la Pink Collection sia stata scelta una star del calibro di Zendaya. La sua allure fresca e disinvolta, la sua bellezza intensa e sensuale incarnano sublimemente il mood della collezione. Il fucsia monocromo prorompe, si effonde, impera, trascinandoci in un lungo viaggio alla scoperta dell’ interiorità individuale.

 

 

Oltre che della campagna pubblicitaria Autunno Inverno 2022/23 di Valentino, Zendaya è la protagonista di un corto che il regista e direttore della fotografia Marcell Rév (già al fianco di Sam Levinson nella serie TV “Euphoria”) ha girato per la Maison. Il video, “Pink Dreams” (clicca sul titolo per visualizzarlo), è un’ ammaliante divagazione onirica: vediamo Zendaya entrare in un loft semibuio e addormentarsi su un divano. Pochi secondi dopo, quando riapre gli occhi, quel loft disadorno è diventato un appartamento interamente tinto di fucsia. I suoi spazi hanno un che di magico, di labirintico, dove il rosa dilagante ipnotizza lo sguardo. L’ attrice e popstar americana, vestita a sua volta di fucsia dalla testa ai piedi, si lascia contagiare dal mood incantato che aleggia nell’ appartamento: nell’ ultima sequenza del sogno la vediamo dondolare su un’ enorme altalena che pende dal soffitto di una stanza. La fine del corto è enigmatica. Zendaya si sveglia, si guarda intorno, è incredula. Sogno o realtà? Forse semplicemente la realtà di un sogno, oppure un sogno divenuto realtà. Una dimensione parallela in cui non esistono confini tra il reale e l’irreale. E se nei sogni la casa è la rappresentazione della psiche, dell’ identità, possiamo dedurre che il corto descriva Zendaya nella quintessenza, avvolgendola in un total pink emblematico che la racconta “fuori” e “dentro”.