London Fashion Week: 10 flash dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24

 

Quali sono state le proposte che, dal 17 al 21 Febbraio, ha lanciato la London Fashion Week? Le collezioni Autunno Inverno 2023/24 hanno sfilato durante una kermesse che includeva più di 100 eventi. Attesissimi soprattutto Burberry, oggi sotto la Direzione Creativa di Daniel Lee (dove è approdato dopo tre anni in Bottega Veneta), e il debutto del nuovo “format” di Moncler Genius, un vero e proprio laboratorio artistico che, oltre a inaugurare sempre nuove co-labs con gli stilisti, spazia dall’arte allo sport, dal design alla cultura. Sui catwalk londinesi erano presenti pressochè tutti i big e un gran numero di emergenti: Richard Quinn, Paul Costelloe, Erdem, Christopher Kane, JW Anderson, Simone Rocha, Roksanda, Emilia Wickstead e Molly Goddard (per fare solo qualche nome) si sono alternati a Nensi Dojaka, Yuzefi, Steven Stokey-Daley, Sjoon, Saul Nash, Susan Fang e molti altri brand ancora. Assenti invece marchi come Rejina Pyo, KNWLS, Poster Girl, Stefan Cooke, ma potrebbero svelare le proprie collezioni fuori calendario. La Settimana della Moda londinese è stata trasmessa in streaming sulla piattaforma della London Fashion Week e, naturalmente, tramite i siti ufficiali e i social di tutte le griffe partecipanti. Concludo qui: è il momento di passare alla selezione dei dieci look che ho tratto da altrettante collezioni…

 

16Arlington

Piume, paillettes, ricami perlescenti e luccichio per un chic ad altissimo tasso di fascino. Le modelle sfilano su un catwalk di fondi di caffè a simboleggiare un risveglio (sappiamo tutti che il caffè è la bevanda della prima colazione), nello specifico il risveglio dai tempi bui che il designer Marco Capaldo ha sperimentato dopo la scomparsa della sua compagna Kikka Cavenati, stilista e co-fondatrice di 16Arlington.

Molly Goddard

Gli iconici e ampi doll dress in tulle cambiano volto, coniugandosi con uno stile ispirato al Campus e con inedite stampe leopardate. Nastri di gros grain donano nuova linfa agli abiti e a capispalla (prevalentemente blazer e cappotti) dal gusto preppy.

Roksanda

Il colore è quello signature di Roksanda: saturo, vibrante, in questo caso anche fluo. L’ispirazione guarda all’artista giapponese Atsuko Sanaka, membro del Gruppo Zero e del Gruppo Gutai (il movimento artistico che Jirō Yoshihara fondò nel 1954). I look sono autentiche sculture sostenute da tubi che volteggiano attorno al corpo. Colpisce un velo asimmetrico che copre il capo per metà e ricade lateralmente lungo il busto.

Simone Rocha

Rocha si ispira a Lughnasadah, la festa del raccolto degli antichi Celti, ricreando il mood che animava i suoi rituali. Tessuti increspati rimandano alle distese dei campi di grano e gli intrecci in rafia a gigantesche, aggrovigliate balle di fieno. I nastri rossi abbondano, rievocando il sangue che si usava “spennellare” sul volto dei bimbi per tenere a distanza la malasorte. Non mancano i pizzi vagamente “clericali” e le applicazioni floreali tipiche di Simone Rocha.

Richard Quinn

Appassionato di Haute Couture, Quinn guarda allo stile Chanel dell’era Lagerfeld e manda in scena creazioni disseminate di stampe, applicazioni e ricami floreali. Conclude la sfilata una parata di look nuziali in total white, dove risaltano – tra l’altro – scolli bordati di immense rose bianche in 3D.

JW Anderson

Un omaggio a Michael Clark, il coreografo e ballerino scozzese  che fu definito “l’iconoclasta della danza Britannica”. Accanto al grande danzatore, Anderson celebra Vivienne Westwood e la cultura underground del Regno Unito alternando look a metà tra lo scultoreo e lo spigoloso, uno stile che ammicca allo streetwear e capi iconici, come il top in finto pelo con tasche a marsupio.

David Koma

Un’ode a Marlene Dietrich e allo stile androgino che impose negli anni ’30, ma lo smoking viene aggiornato al terzo millennio: la giacca rimane, ampia e squadrata, però si abbina alla cravatta e ai pantaloni in vernice o a vertiginosi cuissardes. Predominano il total black e il total red, sfrontato e sensuale, entrambi adornati di paillettes e di voluminosi colli o stole in pelliccia.

Erdem

Erdem si focalizza su uno degli aspetti più oscuri dell’età vittoriana: le case destinate alle giovani donne con un vissuto problematico e senza mezzi di sostentamento. Gli abiti sono ricchi di motivi a sbuffo, ruches e balze, e si accompagnano ad opera gloves bordati di enormi volants. Le stampe fiorite in stile carta da parati proliferano, la cupa palette cromatica viene intervallata dal lilla e da un giallo vivido. Chiudono la sfilata tre look avvolti in un velo fumé impreziosito da arabeschi argentei che rimandano all’Art Nouveau.

Christopher Kane

Elementi ricorrenti nello stile di Kane, come il fetish e la natura, si inglobano in una collezione che fa della gonna a tournure (più voluminosa nella parte alta) il suo leitmotiv. Spesso l’ effetto è ottenuto tramite un trupudio di ruches in vinile “scolpite” su gonne o abiti nello stesso materiale. Le forme sono altrimenti fluttuanti, decorate con ricami floreali o stampe che riproducono animali da cortile all over.

Burberry

Il marchio viene “rivisitato” da Daniel Lee con giocosità e sense of humour. Il classico Burberry check si fa obliquo assumendo una forma a rombo, la stampa “anatroccolo” predomina (prendendo forse spunto da un modo di dire inglese che connette pioggia e anatre), tramutando l’uccello in questione anche in accessorio: basti pensare a un berretto con lunghe zampe palmate che incorniciano il volto. Le forme sono comode, i materiali  antifreddo – un esempio? le calze super spesse con motivo check. Gli accessori rivestono un ruolo fondamentale: stivali da pioggia, scarpe imbottite da arrampicata, manicotti in ecopelliccia e massicci cappelli alla Davy Crockett si affiancano a borse e bisacce a tracolla di grandi dimensioni.

 

 

Goodbye, Dame Vivienne

 

” L’ unico motivo per cui faccio moda è fare a pezzi la parola ‘conformismo’.”

(Vivienne Westwood,  1941 – 2022)

 

 

 

Foto: Mattia Passeri, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

 

London Fashion Week: 10 flash dalle sfilate

 

Prosegue il resoconto sulle Fashion Week delle collezioni Autunno Inverno 2022/23. Oggi siamo a Londra,  dove dal 18 al 22 Febbraio si sono alternate sfilate dal vivo, presentazioni e lookbook in versione digital. La piattaforma web per ammirare gli show era, come di consueto, quella della London Fashion Week (oltre ai social e ai siti dei vari brand); il calendario ha evidenziato una massiccia presenza di new talents e un minor numero di big. Questi ultimi hanno privilegiato la formula della sfilata live: in passerella sono andate in scena le creazioni di Erdem, Richard Quinn, Roksanda, Matty Bovan, David Koma, Simone Rocha, Richard Malone, Halpern, Rejina Piyo, Molly Goddard (per citare solo alcuni brand), mentre Dame Vivienne Westwood, ad esempio, ha preferito il digitale. Scuole di moda quali il London College of Fashion e la Central Saint Martins non sono mancate all’ appuntamento, mentre le assenze di marchi del calibro di Burberry, Victoria Beckham, Christopher Kane, Emilia Wickstead e Alexander McQueen (la cui sfilata è prevista a New York per il 15 Marzo) hanno suscitato un certo clamore. Partiamo ora con la selezione dei 10 look estrapolati da altrettante collezioni e ai relativi commenti.

 

RICHARD QUINN

Risalta la passione di Richard Quinn per la storica Haute Couture parigina: sfilano ampi cappotti a trapezio corredati da cappelli a tesa larga, entrambi declinati in stampe che esibiscono enormi rose. Accenti fetish si evidenziano nella tuta nera in lattice da dominatrice e nei leggings-guaina color fucsia abbinati al corsetto e agli opera gloves. La seconda parte della collezione punta invece su una serie di look sviluppati “in verticale”, con lo scollo che si innalza fino a coprire il capo a mò di cappuccio. Le proporzioni si stravolgono e ridefiniscono, così come i volumi. 

DAVID KOMA

Un roboante connubio di glamour, sport ed emblemi britannici omaggia il paese (il Regno Unito, appunto) dal quale David Koma sta per ottenere la cittadinanza. Il designer si ispira alla calciatrice Lily Parr, vissuta nella prima metà del ‘900, e reinterpreta le tipiche divise da football, rugby e cricket tramutandole in look seduttivi ed opulenti. Ad adornarli sono bordature di cristalli che sottolineano un mood regale. I colori? Il rosso, il blu Klein, il nero e l’ argento per enfatizzare il cotè glam.

TEMPERLEY LONDON

L’ ispirazione è il selvaggio West: prevalgono ampi poncho, frange, pattern che rievocano i grafismi dei nativi americani, tailleur pantalone con cravattino old style western, cappelli da cowboy, abiti che ricordano quelli della serie cult “La casa nella prateria”. Tra i materiali spiccano la pelle, tempestata di borchie, la lana e il velluto dei tailleur pantalone monocromi. I numerosi bijoux – orecchini e, soprattutto, anelli con turchese – ribadiscono i riferimenti della collezione. Una serie di long dress scintillanti, sensuali e iper femminili intervalla il mood Western con uno chic “serale” sopraffino.

VIVIENNE WESTWOOD

Uno stile, quello di Vivienne Westwood, che ha fatto storia al punto tale da ispirare di continuo la designer stessa. Le stampe prevalgono: il tartan, le righe, le grandi lettere dell’ alfabeto, il pattern con l’occhio che si rifà a Matisse si alternano a dettagli dei dipinti di Breughel e Jean-Baptiste Oudry. In questa collezione, inoltre, l’ anno cinese della Tigre viene omaggiato con una serie di fantasie tigrate e dettagli che rimandano ai grandi felini realizzati tramite tecniche innovative. I look sono un’ esplosione inconfondibile di sovrapposizioni, asimmetrie e assemblaggi stilistici all’ insegna della pura iconoclastia.

RAF SIMONS

Fa da leitmotiv una silhouette slanciata e sottile, che sembra tendere verso l’ alto. Il velluto, la lana e la vernice si alternano in look composti per la maggior parte da cappotti squadrati, mantelle con cappuccio, giubbotti di nylon (anche rasoterra), trench in vinile. L’ attenzione si concentra sui capispalla e su copricapo che occultano buona parte del volto alimentando un senso di mistero. Le calotte, lasciando scoperto solo il mento, esibiscono un’ apposita fessura per gli occhi.  Il nero impera, accanto al rosso e al viola. Accenti fetish ed enigmaticità la fanno da padrona: una mantella scarlatta fascia completamente il corpo, mostrando le braccia solo in un trompe-l’oeil frontale.

SIMONE ROCHA

Simone Rocha si ispira alla fiaba dei Figli di Lir, i figli di un re irlandese che vennero trasformati in cigni da una matrigna malvagia. Rimasero cigni per 900 anni e morirono dopo aver riassunto la forma umana. La collezione celebra uno stile signature romantico, ma intriso di venature oscure; ampi volumi, balze, maniche a sbuffo, tulle, trasparenze, sovrapposizioni, grandi fiocchi, pizzo, ricami e lingerie si affiancano ed alternano, tempestati di perle e di cristalli. Tra i tessuti, il velluto e la maglia fanno la loro comparsa, quest’ ultima plasmata anche in passamontagna riccamente decorati. I colori sono il bianco, il nero, il panna, il blu cobalto. Un arabesco rosso rubino spunta sugli abiti più candidi, delineando forse un richiamo al sangue.

ROKSANDA

Due anni di pandemia hanno addentrato Roksanda Ilincic nei sentieri dello sportswear, ma senza rinunciare ai colori esplosivi e ai maxi volumi che contraddistinguono la sua estetica. Nella collezione, sporty, comfort e forme scultoree si mixano in un connubio perfetto. Trionfano abiti simili a vere e proprie costruzioni architettoniche, look inneggianti a un pot-pourri cromatico che non disdegna le tinte al neon. Le mise che concludono la sfilata, realizzate in collaborazione con Fila, sono strabilianti: piumini enormi e bouffant, parka dilatati e sovrapposti, avveniristici “bozzoli” ricoperti di piume rappresentano un antidoto al freddo stilisticamente mozzafiato.

PAUL & JOE

Quando lo stile preppy e quello anni ’60 si fondono, il risultato è all’ insegna della freschezza. Paul & Joe presentano una collezione giovane e disinvolta: abitini con colletto arrotondato e doppia fila di bottoni, tartan declinato in pantaloni, microgonne e long dress, tailleur pantalone floreali, fluttuanti abiti in stile impero, pull tirolesi, cappottini stretti in vita da una cintura si alternano spensieratamente in passerella. Ad accompagnare i vari look, un paio di spessi collant bianchi e scarpe o stivali issati su un vertiginoso plateau.

ERDEM

Una collezione preziosa e decadente, chic e vagamente oscura. Una collezione notturna: Erdem si ispira alla Berlino della Repubblica di Weimar e a un gruppo di donne innovative, progressiste, libere nonostante l’ imcombenza della guerra e del conservatorismo. Sono Madame D’Ora, fotografa, Anita Berber e Valeska Gert, ballerine, Jeanne Mammen e Elfriede Lohse-Wachtler, pittrici. Artiste geniali, ognuna diede il suo contributo al fermento culturale dell’ epoca. Erano i tempi del Cabaret di Weimar, nei locali predominavano la stravaganza e l’ ambiguità sessuale. Tra look gender fluid, frange, pizzi, perline e trasparenze in bilico tra il nero e le paillettes scintillanti, Erdem riflette le crepuscolari ma vibranti atmosfere di tutta un’ era. (Foto di Jason Lloyd Evans)

PREEN BY THORNTON BREGAZZI

Justin Thornton e Thea Bregazzi compiono un excursus sulle sottoculture giovanili del XX secolo e lo traducono in un patchwork di stili. Un’ importanza cruciale acquistano gli anni ’80: l’era Post-Punk, l’ era dei New Romantic. Ecco perchè risaltano le gonne di tulle a balze, i body in pizzo, i decori di piume. Ad essi si aggiunge un tripudio di bomber, minigonne plissè, giacche squadrate, cardigan a rombi e un mix travolgente di stampe, dal pattern a righe al floral, dal tartan all’ animalier, combinati tra loro per esprimere gioia ed esuberanza. Un unico denominatore comune: le scarpe in finta pelliccia che completano ogni look.

London Fashion Week: flash dalle collezioni PE 2022

 

Per assistere alle Fashion Week delle collezioni Primavera Estate 2022, oggi voliamo a Londra. Anche nella città di “The Shard”, il grattacielo emblema della capitale inglese nel terzo millennio, dal 16 al 21 Settembre molti brand hanno puntato sulla formula della sfilata live. Il ritorno in passerella, tra gli altri, ha visto protagonisti marchi quali Preen by Thornton Bregazzi, Bora Aksu, Roksanda, Richard Quinn, Toga, Mark Fast, Paul & Joe, Richard Malone, Rejina Pyo, David Koma, Roland Mouret e Tiger of Sweden. In presenza hanno sfilato inoltre Erdem, Halpern e Simone Rocha, questi ultimi “raddoppiando” la propria presenza in versione digitale tramite, rispettivamente, uno short movie e un livestream. Rocha, che festeggia il decimo anniversario dalla sua fondazione, per l’occasione ha lanciato una linea di casalinghi inaugurata nello store di Dover Street Market con una spettacolare installazione. Non sono mancati, comunque, i marchi “aficionados” alla presentazione via web. Qualche nome? Molly Goddard, Vivienne Westwood, Matty Bowan, Emilia Wickstead, JW Anderson, Marques’ Almeida, Victoria Beckham: in molti hanno optato per un lookbook digitale. Tra gli assenti, invece, va segnalato Burberry, che probabilmente svelerà la propria collezione al di fuori del calendario ufficiale. Il brand low cost Cos ha debuttato in passerella, così come la vincitrice del LVMH Prize 2021 Nensi Dojaka. Dalla partnership del British Fashion Council con la BBC è scaturito il 50.50: The Equality Project, un progetto all’ insegna dell’ inclusività che ha registrato la partecipazione di svariati designer: hanno aderito, solo per citarne alcuni, label del calibro di Tiger of Sweden, Roksanda, Matty Bovan e Saul Nash. L’ iniziativa The Clearpay Collective si prefigge, dal canto suo, di divulgare il talento degli stilisti emergenti avvalendosi soprattutto della piattaforma di TikTok e contemplando la creazione di capsule dedicate ai giovanissimi. Passiamo ora alle quattro collezioni che VALIUM ha selezionato dalla Fashion Week londinese: sono firmate da Simone Rocha, Vivienne Westwood, Halpern e Molly Goddard. Vi dò appuntamento a Milano a breve: seguitemi, perchè ho in serbo per voi delle straordinarie, sbalorditive sorprese!

 

SIMONE ROCHA

 

 

La nascita e il battesimo sono i cardini attorno a cui ruota l’ intera collezione: un po’ perchè Simone Rocha – che celebra il decimo compleanno del suo brand – è diventata mamma di recente, un po’ per simboleggiare la rinascita post-pandemica, della quale le sfilate in presenza sono un pregnante esempio. I look, di conseguenza, sono un tripudio di pizzi (anche Sangallo), tulle, ricami, volants e fiocchi profusi su creazioni bamboleggianti che rievocano gli abitini da battesimo per bimbi. Non è un caso che la palette cromatica privilegi il bianco, alternandolo solo al nero, al lilla e a “pennellate” di rosso (un emblema del sangue versato dalle puerpere). Stilisticamente predominano lavorazioni pointelle, nastrini che fanno capolino da un occhiello all’ altro, abiti simili a camicie da notte, reggiseni da allattamento impreziositi da gioielli e ricami, enormi colletti triangolari merlettati come antiche lenzuola, voluminosi cappottini in broccato, maniche a sbuffo…Le forme sono vaporose, molto ampie; le coroncine indossate dalle modelle donano un tocco regale a riti ancestrali già di per sè solenni, ricchi di significato.

 

 

VIVIENNE WESTWOOD

 

 

Vivienne Westwood rinnova il suo impegno a favore della sostenibilità: i materiali che utilizza sono a bassissimo impatto ambientale, riciclati, eco-compatibili e rigorosamente cruelty-free. L’ ispirazione attinge  a una collezione del 1998 della “Mother of Punk”, “Tied to the Mast”, inneggiante a storie di marinai e di pirati. Quel nucleo tematico resta, ma aggiornandosi al 2021 e convertendosi, dunque, in un’ ode al benessere dei mari. Lo sporty strizza l’ occhio al tipico stile Westwood intriso di volumi oversize e di asimmetrie intriganti. Le fantasie rigate si alternano al tartan declinato in innumerevoli versioni; i look sono eccentricamente sartoriali, le gambe inguainate nelle parigine, gli abiti drappeggiatissimi e sensuali, i pantaloni a vita alta e con cavallo ultra basso. Il tailleur ricorre, con gonna o pantalone, privilegiando i modelli in tartan. Abbondano giacche allacciate a sghimbescio, felpe da lupo di mare, pencil skirt attillatissime, camicie con jabot e lunghi lacci, corsetti sovrapposti agli outfit o che ne diventano parte integrante. I colori spaziano dal blu al grigio, dall’arancio al rosso, passando per il bianco e il carta da zucchero.

 

 

HALPERN

 

 

Halpern presenta la propria collezione con un corto intitolato significativamente “A return to movement”. E fa danzare, piroettare, volteggiare i ballerini del Royal Ballet di Londra con indosso le sue creazioni: il risultato è straordinariamente d’impatto su più fronti. La collezione, insieme al corto, è innanzitutto un omaggio ad una delle categorie dello showbusiness che ha maggiormente risentito delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid. Ma è anche un inno al movimento nella sua espressione più artistica e armonica, quella del balletto. Non va tralasciato, poi, che tramite la danza il “movimento” insito negli abiti si svela appieno allo spettatore. I look, realizzati con minuziosa cura artigianale, spaziano dal tipico stile “disco” di Halpern (tailleur con pantaloni a zampa e miniabiti interamente ricoperti di glitter) a svolazzanti long dress in raso, stratificati e bicolor, dalle sontuose creazioni in balze di tulle ai vestiti-“sfera”, ornati da reticolati argentei o ammantati di lunghe piume. Un abito che è un tripudio di frange in color block sembra l’ emblema stesso della collezione: fluttua, vibra e danza insieme alla ballerina che lo indossa. La palette cromatica include nuance strong quali il viola, il giallo oro, il rosso, l’arancio e il fucsia oltre che le tonalità caleidoscopiche dell’ abito con frange.

 

 

MOLLY GODDARD

 

 

Lo stile signature di Molly Goddard si è evoluto ulteriormente. In virtù della sua recente gravidanza, la designer ha dichiarato di aver creato una collezione ispirata all’ abbigliamento per l’ infanzia. Il focus è incentrato sul punto Smock, un trademark del brand, che viene sviluppato in una serie di nuove lavorazioni. Gli inconfondibili abiti in tulle griffati Goddard mutano pelle a loro volta, tramutandosi in vaporosi babydoll che sfiorano appena i fianchi; sono impalpabili, femminilissimi, declinati in colori pop come il pesca, il rosa e il giallo sorbetto, ma vengono abbinati a dei jeans ampi e comodi. Il contrasto, evidente, fa da denominatore comune alla quasi totalità dei look. Basti pensare che le gonne più elaborate, increspate da grandi ruches, si accompagnano a maglioni di lana in tinte fluo o a semplicissimi twin set a righe. Di eterei e sognanti abiti se ne vedono pochi, tutti rivisitati in chiave inedita: un modello color lilla ha il corpetto completamente see-through, un altro si declina in minidress e un altro ancora, candido, viene indossato con pantaloni della tuta, calze a righe e ballerine. L’ estetica stilistica di Molly Goddard, insomma, mantiene le sue coordinate base seppur rivisitate e corrette. Più che al fiabesco fa riferimento alla quotidianità, a cui si incorpora sapientemente.

 

 

 

 

London Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2021/22

 

Oggi VALIUM fa sbarco a Londra, dove dal 19 al 23 Febbraio si è svolta la London Fashion Week. La settimana della moda si è suddivisa tra sfilate a porte chiuse e presentazioni digitali, tutte divulgate nel sito della London Fashion Week oltre che, naturalmente, tramite i siti e i social dei vari brand. I video, i mini film e i lookbook sono stati gli strumenti che la maggior parte dei designer ha scelto per svelare la propria collezione Autunno Inverno 2021/22. Tra i top name che hanno partecipato alla kermesse troviamo Burberry, ma con una novità: Riccardo Tisci ha preferito mandare in scena la moda Uomo, rinunciando alla formula della co-ed e posticipando il Womenswear a data da destinarsi. Victoria Beckham non è mancata all’ appello londinese così come Simone Rocha, in procinto di lanciare la sua attesissima capsule per H&M. Presente anche Tod’s, con un progetto a cui hanno preso parte 35 talentuosi studenti della Central Saint Martins, e poi Matty Bovan, Temperley London, Emilia Wickstead, Bora Aksu, Molly Goddard, Marques’Almeida, MM6 Maison Margiela, Paul Costelloe, Roksanda, Richard Quinn, Vivienne Westwood e molti altri ancora. A questa edizione della London Fashion Week, inoltre,  si è associata a una succosa news: la presentazione della prima collezione di Roberto Cavalli firmata da un direttore creativo d’eccezione, Fausto Puglisi. Puglisi ha deciso di esaltare il lato “wild” del brand ideando creazioni che sono un grintoso tripudio di stampe animalier. Potete ammirarle via video cliccando qui. E adesso, diamo il via alla consueta selezione di VALIUM!

 

Simone Rocha 1

“Winter Roses”, la collezione di Simone Rocha, è un connubio di forza e fragilità. I fiori fanno da leitmotiv: si tramutano in ricami, applicazioni a cascata o in 3D che adornano, o invadono pressochè totalmente, gli abiti. Il tulle e il taffetas predominano, declinati in ruches e vaporose balze, ma spunta un’ inedita grinta che si esprime nei biker jacket con maniche a sbuffo di alcuni look in total black. Colletti rigidi da educanda donano un tocco di rigore e si alternano all’ eterea impalpabilità di abiti nella stessa nuance di rosa dello zucchero filato. Tonalità come il nero, il cipria, il bianco e il rosso delle “rose d’Inverno” completano la palette cromatica.

 

Simone Rocha 2

Simone Rocha 3

Vivienne Westwood 1

“Sostenibilità” rimane una delle parole d’ordine di Vivienne Westwood e la designer lo sottolinea anche in questa collezione, realizzata in toto con materiali riciclati ed eco-friendly. Avvalendosi di una stampa “bucolica” (datata 1743) di François Boucher che fa da fil rouge, le creazioni si sviluppano intorno a un mix and match di pattern, stili e tessuti: tartan, quadretti, righe, gessati e degradé cromatici convivono allegramente tra di loro. Le giacche trequarti si abbinano a gonnelline plissé indossate sopra ai pantaloni, le minigonne si alternano ai pants da ciclista e i tailleur vengono stravolti nelle proporzioni in puro Westwood style. I colori sono molteplici, spiccano i più vivaci: il rosso affiancato al turchese, il rosa affiancato al rosso, il rosso e il rosa declinati in svariate nuance.

 

Vivienne Westwood 2

Vivienne Westwood 3

Bora Aksu 1

Come molti altri designer (una su tutti, Simone Rocha), Bora Aksu ha sfilato a porte chiuse diffondendo poi il filmato dello show. La sua collezione si ispira a Marie-Sophie Germain, pioniera della matematica vissuta all’ epoca della Rivoluzione Francese che fu obbligata a utilizzare un nome maschile per ottenere credibilità negli ambienti Accademici. Tra le creazioni predominano abiti – quasi sempre svasati nel fondo – impreziositi da pizzi, volants, fiocchi e applicazioni floreali. Le maniche sono ampie, a sbuffo. In alcuni look il pizzo diventa parte integrante al punto tale da ricordare certe ornatissime vesti talari. La palette include cromie accattivanti quali il fucsia carico, il rosso, il panna, il giallo, il lilla e l’ottanio.

 

Bora Aksu 2

Bora Aksu 3

Sonia Carrasco 1

Spagnola, nata a Valencia, Sonia Carrasco è alla sua prima collezione. Che ha un nome indicativo, “- 75.5000000,-106.750.000”: un rimando alle coordinate di Thwaites, il ghiacciaio antartico a rischio disgelo per motivi associati al riscaldamento globale. La sostenibilità, come è facile intuire da una premessa simile, fa da filo conduttore a creazioni che hanno già fatto il pieno di apprezzamenti. I materiali sono rigorosamente riciclati, i tagli netti e sartoriali. Le giacche doppiopetto svelano geometrie sorprendenti, i cappotti si “interrompono a metà” per declinarsi in un knitwear a coste tubolari, una cascata di frange in lana ricade lateralmente da un tailleur. I colori sono quelli della sabbia, della terra, del mare: ecru, verde, svariate nuance di marrone, panna, blu notte e giallo limone.

 

Sonia Carrasco 2

Sonia Carrasco 3

Preen by Thornton Bregazzi

Una definizione adatta a sintetizzare la Fashion Week londinese potrebbe essere “il boom dell’ eco-friendly”. Il riciclo e l’utilizzo di materiali a ridotto impatto ambientale sono dei must anche per Preen by Thornton Bregazzi, che ambienta il suo lookbook in uno scenario rurale (un rimando al cottage nel Suffolk dove vivono attualmente Justin Thornton e Thea Bregazzi) e propone una collezione romantica ma all’ insegna del comfort. Risaltano abiti e gonne invasi da stampe floreali (le stesse dei foulard), ampi cappotti a spina di pesce, abiti longuette vivacizzati da balze di diverse dimensioni. Colpisce un cappotto comodo, con maniche a sbuffo e volant in vita, tinto di un incantevole blu oltremare. Ricorrono colori decisi come il rosso, il ruggine, il verde mela, il nero.

 

Preen by Thornton Bregazzi 2

Preen by Thornton Bregazzi 3

Temperley London 1

E’ una collezione dal forte sapore Boho, quella che Alice Temperley dedica all’ Autunno Inverno 2021/2022. Ricca di lunghi abiti “gipsy” in fantasie floreali, tailleur pantalone a zampa anni ’70, bluse con pettorina in pizzo e gonne abbottonate sul davanti. Gli anni ’70, in effetti, regnano sovrani. I materiali sono vari e tutti tassativamente in versione eco-sostenibile: velluto, pelle, tulle, denim, felpa, cotone…coniugano la praticità con la tipica vena romantica del brand, ma esaltano anche un appeal audace come quello emanato da un chiodo tempestato di borchie e da un tailleur di pelle in total black. A proposito di tailleur: spiccano i completi pantalone realizzati in velluto, con gilet e sciarpina impalpabile annodata al collo. Si ispirano a uno stile che, dopo oltre mezzo secolo, continua a esercitare un fascino potente.

 

Temperley London 2

Temperley London 3

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: le prime tappe di un 2020 che scintilla di…”Gloss’n’Glitter”

Un impetuoso mood Punk travolge Pitti Uomo

Mentre i rigori invernali sono al loro culmine, con temperature gelide e fitte nebbie, il Principe Maurice si muove ancora sul caliente sfondo di Palma di Maiorca. Durante il nostro appuntamento telefonico è in pausa aperitivo mentre impazza la tre giorni di Sant Sebastià, patrono del capoluogo maiorchino. Musica, grigliate e festa grande sono i leitmotiv di questa ricorrenza: ed è proprio tra una grigliata e l’altra che Maurice, in vena di celebrazioni (anche) per una serie di progetti nuovi di zecca, ci parla delle ultime notizie che riguardano la sua travolgente vita. Sono cinque, le tappe attraverso cui si snoda la puntata odierna di “Sulle tracce del Principe Maurice”. Treviso, dove il 2020 del nostro eroe ha avuto inizio, è la prima. Segue Firenze, che lo ha applaudito in una sorprendente versione Punk.  Fabriano, la celebre “Città della Carta”, accoglierà invece il Principe per un’attesissimo bis (seppure con un format differente) all’ Aera Club & Place. A Palma di Maiorca si terrà la presentazione di “Gloss’n’Glitter”, un concept sfavillante come suggerisce il nome, mentre Venezia – last but least – vedrà Maurice nelle consuete vesti di Maestro di Cerimonie oltre che di un Casanova inedito. Ma non vi “spoilero” oltre, e lascio che sia lui stesso a rivelarvi di più sugli indizi di cui sopra e a raccontarvi altro, moltissimo altro ancora.

Dopo i tuoi Auguri di Natale ai lettori di VALIUM, devo dire apprezzatissimi, ci rincontriamo agli albori di un nuovo decennio. Com’è andato il Capodanno all’ Odissea di Treviso e come hai iniziato il 2020?

L’ ho iniziato benissimo. Il mio Capodanno all’ Odissea si è snodato tra due spettacoli, uno per il dinner show e l’altro nella grande sala live, dove ho indossato un “vestitone” rosso molto scenografico. Tutto è andato più che bene. La mia collaborazione con questo bellissimo locale continua: a breve ci saranno altre serate riferite soprattutto al dinner show, un genere che negli ultimi tempi sto coltivando e implementando. Tornando al Capodanno, lo definirei bello, gioioso, giocoso…Non è stato semplice, perché la produzione era abbastanza impegnativa: con me avevo circa una ventina di artisti tra ballerini, cantanti, acrobati eccetera…Ma a me questo genere di cose piace, per cui il mio approccio con il 2020 non sarebbe potuto andar meglio! Sono davvero soddisfatto.

 

Alcune immagini del Capodanno all’ Odissea di Spresiano (Treviso)

Il party di BePositive, brand di sneakers innovative fondato nel 1995 da Ubaldo Malvestiti, ti ha visto protagonista a Firenze l’8 Gennaio scorso, durante la prestigiosa kermesse di Pitti Uomo. Le foto dell’evento sono una delizia per lo sguardo…Che ci racconti di quella serata e della tua performance?

E’ stato tutto estremamente divertente, a cominciare da quando sono passato in Fortezza da Basso con il mio outfit Punk e il gruppo ristretto di modelli e performer che mi accompagnavano: ci fermavano a ogni passo! E’ stata una grande soddisfazione, c’erano fotografi da tutto il mondo, ci ha immortalati persino Vogue…Insomma, siamo piaciuti! Soprattutto perché eravamo in assoluto contrasto con tutto quello che di solito vedi a Pitti Uomo: lì sono sì stravaganti, ma in versione chic. Cappellini, barba e baffo perfetti, scarpa in un certo modo, colori tenui…Poi è arrivato questo gruppo punkeggiante di rottura, il nostro, ed è stato un autentico boom. Il party di Febos/BePositive, organizzato dal patron del marchio e dell’ evento Fabrizio Ferraro, si è rilevato stratosferico. Innanzitutto si teneva nella location impressionante, pazzesca, davvero stupenda, della Cattedrale dell’Immagine di Santo Stefano al Ponte, dove attualmente si tiene la mostra multimediale su Magritte (“Inside Magritte”, ndr.). Esiste tutto un impianto di proiezioni immersive che coinvolge le pareti e l’altare, poi c’è una stanza stranissima, la Sala degli Specchi, completamente ricoperta di specchi…Lo stesso video mapping dedicato a Magritte è stato utilizzato durante la nostra esibizione. La serata è iniziata con un cocktail ed una cena a buffet animata dai BowLand (un trio musicale iraniano che si è fatto conoscere per la sua elettronica raffinatissima con accenti etnici), dopodichè la mia performance ha stravolto il mood virandolo al Punk.

 

Il gruppo Punk capeggiato dal Principe a Firenze

Mi sono esibito sulle note di “My way” cantata da Sid Vicious dei Sex Pistols: sullo sfondo di una scenografia video mappata, ho sfoggiato una cresta di plastica nera con delle ciocche fluo e un look – curato da Flavia Cavalcanti –  ispirato al Punk, ma un Punk un po’ fashion in stile Vivienne Westwood. Il make up “à la Nina Hagen”, invece, è stato ideato da Vassy Longhi, un bravissimo truccatore che si è occupato anche delle acconciature. La festa è proseguita con il dj set di Tommy Vee, all’ insegna di una tech-house piacevolissima, mentre a fine serata (non dimentichiamo che l’8 gennaio ricorreva l’anniversario della nascita di David Bowie) ho cantato una versione punkeggiante, ma autentica, bella e soprattutto molto emozionata, di “Heroes”. Il party straripava di ospiti arrivati da tutto il mondo, soprattutto giornalisti, blogger e operatori del fashion biz. E’ stato un evento riuscitissimo perché alle feste di BePositive si può giocare, divertirsi, e questo la gente lo sa. Noia e formalità sono bandite! C’erano oltre 1000 persone, fuori la fila di chi voleva entrare (ma non poteva, perché non c’era più spazio) diventava sempre più lunga. Insomma, la mia è stata una rimpatriata a Firenze divertente e prestigiosa, perché il party di BePositive è uno dei più attesi: d’altronde, il successo di una festa dipende anche da quanto è ambita…E devo dire che non vedevo qualcosa del genere da tempo.

 

Il party di BePositive a Pitti Uomo: un vero boom

Cosa pensi della svolta della moda, che da un mood di puro glamour è approdata a tematiche sostenibili e prettamente sociali come l’inclusività?

Io trovo che sia giusto, perché la moda è un vettore straordinario di filosofia oltre che di stile. Non dimentichiamo che la stessa Vivienne Westwood, partita con il Punk e quindi con la trasgressione più assoluta, è diventata la pioniera di questa sensibilizzazione sui temi ambientali. La tua domanda, poi, mi riporta in mente le interviste che mi hanno fatto a Firenze l’8 Gennaio scorso. Mi chiedevano: “Come mai siete Punk? Siete cattivi?”, e io rispondevo “No. In una società che è cattiva di per sé, che è stata finora indolente nei confronti dei bisogni del pianeta, essere Punk significa – visto che siamo contrari a quel che accade attualmente – essere portatori di colore, di trasgressione nell’ immagine, ma anche di valori.” Sono felicissimo che la moda diffonda dei messaggi di aiuto al pianeta e a chi ne ha più bisogno, perché è un ambiente senza dubbio privilegiato e, soprattutto, ha un gran potere comunicativo. Il fatto che veicoli simili principi mi piace tantissimo e cavalco anch’io quest’ onda meravigliosa, affiancandomi a Vivienne che amo e che è mia amica.

 

La crew femminile del Principe al party di BePositive

Maurice insieme a Vivienne Westwood

Il make up artist e hairstylist Vassy Longhi e la designer/costumista Flavia Cavalcanti con il Principe in occasione dell’ evento a Pitti Uomo

Uno scatto pre-festa con il trio dei Bowland

Rimango in tema fashion perché sono molto curiosa di sapere quali sono i tuoi brand preferiti attualmente: citamene tre del presente e tre del passato, please!

Devo dirti la verità: alla fine della fiera, io vesto volentieri Zara! Però se devo essere elegante punto su Dolce & Gabbana, Valentino, mi piace molto Dior…Adoro la sua ricerca dei colori, dei tessuti. Per il classico capospalla citerei quindi Dolce & Gabbana, mentre per quanto riguarda le scelte di tendenza – ma sempre all’ insegna della raffinatezza – ti dico Christian Dior. I miei tre brand preferiti del presente sono senza dubbio Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood e Dior, i tre del passato che adoro letteralmente sono ancora una volta Vivienne (che sempre mi è piaciuta e sempre mi piacerà) insieme a Jean-Paul Gaultier e a Thierry Mugler: ho delle giacche, dei completi stupendi con la sua griffe. Rispetto agli oufit da indossare on stage, invece, amo Issey Miyake, soprattutto la sua prima linea plissettata: crea delle geometrie stupende e occupa poco spazio nei bagagli. Miyake, come mi ha insegnato Grace Jones, è veramente l’ideale per i costumi di scena. Perchè per me la moda è anche teatro. E poi, del passato, conservo capi sartoriali di mio nonno e addirittura del mio bisnonno, avendo il loro stesso tipo di fisico. Li indosso tuttora! A proposito, sai qual è il mio sogno? Creare una linea da camera per uomo firmata Principe Maurice utilizzando tessuti veneziani tipo Fortuny e ricalcando un po’ lo stile dannunziano. Delle bellissime vestaglie, delle bellissime pantofole, però in materiali preziosi e con un design che richiama quell’ epoca. Poter ricevere come si usava un tempo, indossando vestaglie di seta, velluto, cachemire…griffate da me stesso. E’ un sogno che ho da un po’. Chissà che non riesca a realizzarlo!

 

Un selfie “Punk” del Principe in compagnia di Nina Aprodu al party di BePositive

Il mese di Gennaio per te è iniziato alla grande, ma sono sicura che Febbraio sarà altrettanto spettacolare. Basti pensare che l’8 prenderà il via il Carnevale di Venezia, del quale sarai ancora una volta l’icona. Quale sarà il tema di quest’anno e quali anticipazioni puoi darci, nelle tue vesti di Maestro di Cerimonie?

Il Carnevale di quest’ anno sarà dedicato al tema de “Il Gioco, l’ Amore e la Follia”. Sono tre elementi che convivono da sempre nella vita di ognuno di noi, perché l’amore è senza dubbio gioco, è anche follia…Chi non ha fatto follie per amore? Chi non sta alle regole del gioco dell’amore, per coltivare le proprie relazioni? Questo tema mi calza a pennello. Io sarò un Casanova nuovo, sempre in costume settecentesco ma al posto della parrucca indosserò…Non ve lo rivelo! Diciamo che la mia sarà un’interpretazione del personaggio del quale sono diventato l’incarnazione ufficiale – questo Casanova già trasformato in maschera della Commedia dell’Arte – in versione “contaminata”, più ricca di gioco e di follia. Posso anticiparvi poi che esiste un Carnevale, parallelo a quello popolare, che è il Carnevale Culturale. Quest’ anno mi è stato chiesto di produrre qualcosa che avesse a che fare con quel programma. Mi dedicherò a un progetto sui temi di amore e morte, “Eros & Thanatos”, però in chiave abbastanza grottesca: ci saranno anche le cosiddette “drama queen”. Sono partito citando la canzone “Morirò d’amore” di Giuni Russo in modo ironico, simpatico, pur portando esempi storici e drammatici come quelli di Didone, Cleopatra e così via. Sarà una performance sia recitata che musicale. Ad affiancarmi ci sarà il Duo Bellavista-Soglia e ci esibiremo a Palazzo Labia – una location ad hoc con il suo ciclo di affreschi su Antonio e Cleopatra – il 19 Febbraio.  Il Carnevale ha un nuovo direttore artistico, Massimo Checchetto. E’ il direttore delle scenografie, oltre che regista, di alcune opere del Teatro La Fenice. Sono felicissimo della sua nomina perché Checchetto è una persona preparata, professionalmente molto avanti, è un artista ed è veneziano; abbiamo un rapporto di stima reciproca, per cui è probabile che durante il Carnevale creeremo insieme delle performance non previste: preparatevi alle sorprese!

 

Un souvenir del Carnevale di Venezia 2019

Appuntamenti fondamentali come il Volo dell’Angelo, Le Marie, la chiusura, il Corteo Acqueo dell’8 Febbraio, ovviamente, mi vedranno sempre coinvolto. Inoltre anche quest’ anno – e tutte le sere – mi vedrete nei panni di Maestro di Cerimonie al Gala ufficiale di Ca’ Vendramin Calergi, il Casinò di Venezia, che sarà dedicato all’ amore ed avrà “Nutri l’amore e accresci la follia” come motto. Ma c’è di più. Con l’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia (di cui sono il direttore artistico) abbiamo studiato tre eventi da inscenare in tre location pazzesche. Uno si terrà Venerdi Grasso nella preziosissima Scuola Grande San Giovanni Evangelista, ed è dedicato ai vampiri. Per me il vampiro è un amante morboso, come lo è la vamp (che deriva sempre da “vampiro”…). L’ispirazione si rifarà al romanzo e alla pellicola “Intervista con il vampiro”. Ricordi il “Teatro dei Vampiri” dove, nel film, i vampiri si fingevano attori e facevano del pubblico le loro vittime?  “Il Teatro dei Vampiri” sarà una festa molto bella, poi ce ne sarà un’altra che con occhio ironico guarderà a Oriente e sarà riferita ad Aladino: sono previste danze esotiche e l’apparizione di questo affascinantissimo, meraviglioso Genio della Lampada – che non sarò io (ride, ndr.). La terza festa, invece, avrà come tema l’amore ma affrontato nell’ opera buffa e nell’ operetta. Si terrà a Palazzo Pisani Moretta, il palazzo più suggestivo del Canal Grande, in chiusura della kermesse. Ma la novità assoluta è che il Carnevale, in teoria, sarebbe dovuto cominciare il 15 Febbraio invece inizierà il 14: con un tema come quello dell’Amore, San Valentino non poteva essere di certo lasciato fuori! Includere questa data sarà molto intrigante…Per quanto mi riguarda, quella sera stessa condurrò la speciale “Valentino’s Night, amorosi balli a San Marco” in piazza San Marco, insieme a Federica Cacciola e a Tommy Vee.

 

 

Una coppia al Carnevale di Venezia

I problemi associati all’ acqua alta determineranno mutamenti nell’ accoglienza turistica, misure precauzionali particolari?

Per ciò che riguarda l’acqua alta in particolare no, perché tutto sommato è un fenomeno abbastanza comune dell’inverno veneziano. Ci saranno però degli accorgimenti relativi alla sicurezza, mirati a non intasare la piazza: probabilmente verranno installate delle telecamere che rileveranno il numero di persone presenti e quando si raggiungerà la capienza prestabilita dalle autorità, l’accesso verrà chiuso. E’ sopraggiunta l’esigenza di limitare l’affluenza, anche per ragioni di salvaguardia della città. Venezia ha una pavimentazione secolare, fragile; la grande folla potrebbe danneggiarla. C’è quindi una nuova sensibilità che richiede delle precauzioni specifiche. I limiti posti sono stati studiati per non pregiudicare l’economia cittadina e la quantità di gente che il Carnevale attira. Per i visitatori sarà come addentrarsi in un locale chiuso: quando usciranno delle persone ne entreranno altre, il flusso sarà continuo e ben coordinato. L’invito che è stato fatto a ognuno, poi, è quello di vivere il Carnevale appieno. I veneziani vengono esortati a mascherarsi, a riappropriarsi della festa, perché tutto questo si era un po’ perso con il passar del tempo.

 

 

Tornando al prossimo Febbraio, mi giunge voce che lo inaugurerai con un grande ritorno: l’1 ti accingi nuovamente ad esibirti a Fabriano, la celebre “Città della Carta”, presso l’Aera Club & Place. Che mi dici di questo appuntamento?

Sono molto contento di tornare a Fabriano, una cittadina affascinante e antica. Mi fa piacere che questo locale abbia potuto riaprire i battenti e che abbia desiderato me e la crew, che è quella del Memorabilia  – anche se non potremo utilizzarne il nome per questioni legate al marchio. Però “The Heroes of Piramide”, gli eroi della Piramide, siamo noi e l’evento sarà sicuramente una bella replica di quella serata stupenda che venne fatta due anni fa. Io torno a Fabriano con grande simpatia, per divertirmi e cercare di far divertire gli appassionati con questo genere musicale, la techno, che è ormai un fenomeno di gran successo. Lo era già, ma lo è diventato ancor più dopo la chiusura del Cocoricò. C’è la volontà di non perdere quella memoria, per cui le serate dedicate agli anni ‘90 funzionano benissimo. Indubbiamente il nostro format è il più simile al Memorabilia e, sostanzialmente, quello di maggior qualità. La cosa più bella è che attira un pubblico di età svariate, ma tutti stanno bene insieme nel nome della musica e del divertimento!

 

Il Principe all’ Aera Club & Place nel 2018

Quali emozioni provi nel pensare di riaffrontare un pubblico che, nel Gennaio del 2018, ha letteralmente gremito il Club fabrianese?

Sono felicissimo pensando di stupire chi non mi conosce e di divertire chi mi conosce già! Io con il mio pubblico ho un rapporto straordinario, empatico: divento una sorta di amplificatore delle sue emozioni. Quello che mi interessa è essere un tutt’uno con la gente. Mi sento contento, soddisfatto, forte…Con chi assiste alle mie performance si è instaurato un feeling che non si è mai esaurito, non ho mai avuto il problema di essere fischiato o contestato. Parto con un canovaccio di quello che ho intenzione di fare, ma poi intercetto l’umore che circola in sala per improvvisare: sono al servizio del mio pubblico, e questo la gente lo percepisce. Capisce che sto dalla sua parte, che esalto ciò che desidera vivere, per cui mi ama. E’ un amore reciproco, d’altronde! Il rapporto tra me e il pubblico è magico. Gli sviluppi delle mie performance sono sempre imprevedibili, sempre improvvisati, sempre nuovi. Sfido chiunque a dire che una mia serata è stata uguale a un’altra. Faccio qualcosa di diverso ogni volta perché sono alla ricerca di quel famoso “uno, nessuno e centomila” che è nelle mie corde.

Dopo la tappa fabrianese, cosa bolle in pentola?

C’ è un nuovissimo progetto maiorchino con Francesca Faggella, una bravissima conduttrice sia radiofonica che televisiva. Ci siamo ritrovati a Maiorca e abbiamo pensato di lanciare un format che rievoca lo Studio 54, si chiama “Gloss’n’Glitter“: il 6 Febbraio verrà presentato a Palma di Maiorca con una festa riservata alla stampa, ai vip e agli operatori del settore, poi spero che girerà l’Europa e tutto il mondo. La nostra iniziativa sarà completamente dedicata alla New Disco, un genere ispirato alla musica degli anni ‘80 ma remixata in modo attualizzato sia a livello di ritmica che di sonorità. Francesca Faggella è una dj che fa New Disco da anni e ha già un programma radiofonico a tema su due radio delle Baleari. Quando ci siamo incontrati, abbiamo pensato di creare qualcosa che unisse musica e spettacolo. In “Gloss’n’Glitter” interpreterò Andy Warhol, l’anfitrione di questa festa dedicata agli anni ’80 e molto Studio 54, se vogliamo. Ci saranno 7 ballerini (tra ragazzi e ragazze) che faranno Vogueing, animazione di vario genere, ma la cosa divertente è che il progetto sarà sì destinato ai club, però vorrei che diventasse soprattutto un brunch musicale: è molto di moda e molto chic se fatto nei ristoranti giusti, nei locali giusti. Il format è abbastanza esclusivo, così come esclusivo era lo Studio 54; in seguito, diventerà un evento serale per location alternative. Sono assolutamente entusiasta di “Gloss’n’Glitter”! La presentazione si terrà in un lounge restaurant di Palma, MarChica, che abbiamo scelto come emblema dei luoghi non convenzionali in cui potrebbe svolgersi lo show. “Gloss’n’Glitter” debutterà ad Aprile e andrà in tournée nelle Baleari. Però contiamo che l’Inverno prossimo arrivi anche in Italia e se approdasse a New York, poi, sarebbe davvero il top! Specialmente se avessimo come special guest Grace Jones, che inaugurò proprio il leggendario Studio 54.

 

Il nuovo progetto in connubio con Francesca Faggella, “Gloss’n’Glitter”: molto Studio 54

Concludo con una domanda che sicuramente i lettori di VALIUM adoreranno: qual è l’Augurio che dedichi loro per il nuovo anno?

Il mio augurio vale per tutti gli anni ‘20 del 2000. Vorrei che quello appena iniziato fosse un decennio in cui verrà finalmente rivalutato il rapporto con la natura, soprattutto alla luce dei grandi drammi che hanno sconvolto interi continenti (vedi l’Australia). E poi auguro ai lettori che sia un momento di armonia personale, familiare, sociale…C’è molta confusione attualmente, anche a livello politico. Credo che vadano recuperati i valori base, persi nella fuffa del voler apparire e non del voler essere. Auspico quindi che il 2020 rappresenti l’inizio di un decennio pieno di consapevolezza, di impegno e di serenità con la propria coscienza. Bisogna riscoprire la coscienza, quella vera, quella che porta con sé i valori, per poter cominciare a dire “la mia coscienza è a posto perché sto facendo la cosa giusta per me, per la mia famiglia, per l’azienda per la quale lavoro, per la società e anche per il mondo in cui vivo”. Ecco, il mio augurio è proprio questo: ritrovare la consapevolezza, la coscienza e l’armonia tra il modo di pensare e il modo di essere. Prendere coscienza di chi siamo, di come siamo, di dove e come viviamo. Ritrovare la curiosità di scoprire i propri talenti, i talenti altrui, i propri sentimenti e quelli degli altri. Ed instaurare uno scambio a livello di coscienza a tutto tondo: nei valori, nei talenti, nei parametri…darsi un senso. La vita è temporanea, caduca, le mode cambiano. Quel che conta è l’essenza, l’anima. Auguro ad ognuno di riscoprirsi, di sentirsi più partecipe e più responsabile del tutto. Della propria vita e di quella di chi gli sta intorno. A tal proposito vorrei aggiungere che dall’ Odissea è partita una campagna, “Okkio alla vita”, dedicata alla guida prudente. La maggior parte degli incidenti in cui sono coinvolti i giovani è causata da un uso sconsiderato del telefonino, che distrae il guidatore. Io sono il testimonial di questa campagna che è patrocinata dalla Regione Veneto, ma sta diventando nazionale. Coscienza, dunque, anche nel guidare: perché si è responsabili della propria vita e della vita degli altri.

 

Qualche scatto beneaugurante tratto dal Capodanno all’ Odissea e il Principe durante un’ intervista TV

 

Photo Courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

 

London Fashion Week: 10+1 flash dalle sfilate PE 2020

MOLLY GODDARD – Elevando ai massimi livelli il suo know-how sartoriale, Goddard esalta lo stile che l’ha resa celebre. Tulle a profusione, volumi over e una miriade di ruches si tingono di cromie pastello o più vivaci. L’inedito abbinamento con materiali quali il satin, il knitwear e il denim dà vita ad outfit squisitamente drappeggiati e impreziositi da ampie maniche balloon.

Dall’ esplosivo mix & match di Vivienne Weswtood alla raffinata essenzialità di JW Anderson, le sfilate londinesi non hanno mancato neppure stavolta di catturarci con le loro proposte poliedriche. Per la selezione dei 10 + 1 look tratti dalla London Fashion Week, mi sono ispirata ad un fil rouge ben preciso: il romanticismo, la femminilità, la grazia eterea donata dal tulle coniugato con una discreta dose di ruches e di volants. Un filone, questo, ampiamente rappresentato ed evidenziato persino nelle collezioni dei brand più “insospettabili”, inneggiante in genere a soavi nuance pastello o, al contrario, cromaticamente vibranti. Non c’è da stupirsi, quindi, che anche l’accessorio che conclude la gallery qui di seguito si armonizzi con il medesimo stile e lo esalti tramite un tripudio floreale al tempo stesso sfiziosissimo e molto chic.

 

HUISHAN ZHANG – Femminilità a tutto campo per una collezione che attinge all’ Oriente declinando il tipico “Qipao” in differenti versioni ed alternandolo a trasparenze floreali in pizzo e tulle. Colpiscono le fitte ruches, profuse sia in verticale che in orizzontale su abiti che avvicendano un profondo nero a svariate – ma immancabilmente magnetiche – gradazioni di blu.

 

BORA AKSU – L’ ispirazione guarda ad una Principessa persiana della dinastia Qajar, Taj Saltaneh, femminista ed attivista per i diritti delle donne. Di conseguenza, Aksu crea una collezione che ripercorre le tappe più importanti della storia della moda e raggiunge l’ apogeo della femminilità aggraziata (il suo marchio di fabbrica) con una serie di impalpabili abiti in tulle a balze declinati in colori vivacissimi: tra il fucsia, il giallo e l’arancio spicca quel connubio dello stesso arancio con il rosa che è uno dei leimotiv cromatici della London Fashion Week.

 

VICTORIA BECKHAM – Portabilità e fantasia, un binomio che Victoria Beckham accentua in outfit fluttuanti, che si muovono con la donna che li indossa (parafrasando le sue stesse parole) e sorprendono grazie a pennellate inaspettate di colore. Il taglio essenziale dei power suit viene ravvivato da dettagli speciali: una blusa con collo a ruches, pantaloni in tonalità sorbetto, revers tipicamente anni ’70. Risaltano abiti longuette, dalla linea fluida e vagamente boho, tinti di un verde mela o di un viola acceso che li rendono a dir poco iconici.

 

SIMONE ROCHA – La designer si ispira ad antiche tradizioni irlandesi accentuando la suggestività del suo signature style. Gli splendidi abiti in tulle, arricchiti da balze in pizzo multistrato, alternano le puff sleeves alle maniche che oltrepassano il polso e sfoggiano stampe simili a quelle delle porcellane. Le linee balloon di Rocha risaltano anche su inediti long dress glitterati, ma è la rafia l’autentica novità: si sovrappone agli outfit sotto forma di decori o di “strutture” ornamentali vere e proprie. Il risultato? Un tocco bucolico che accresce il romanticismo sottilmente gotico della collezione.

 

ERDEM – Fedele alla sua estetica ricca di poesia, Erdem  crea numerosi long dress dal sapore vittoriano ma li affianca a poncho sfrangiati e multirighe. E’ Tina Modotti (fotografa, attrice e attivista italiana),  infatti, ad ispirare questa collezione: i look citano soprattutto il suo periodo messicano rinvigorendo i caratteristici motivi floreali di Erdem con sgargianti, molteplici colori ed abbinando agli abiti grandi fiocchi, foulard annodati lateralmente al corpo e cappelli a falda larga con lunghe sciarpe come sottomento. Anche in questo caso, il bicolor rosa-arancio risulta una delle combinazioni cromatiche più spettacolari.

 

PREEN BY THORNTON BREGAZZI – Una collezione sostenibile, composta da materiali rigorosamente riciclati. Le tematiche ambientali svolgono un ruolo di primo piano per Justin Thornton e Thea Bregazzi, che le hanno abbracciate seppur senza ostentazioni. I look esaltano il loro stile signature, dove predominano ruches, volants e pizzi, ma coniugandolo con texture assolutamente inedite ed eco-friendly. Per sottolineare il mood etereo delle creazioni, le modelle calzano scarpe da ballerina con lacci declinate in diversi colori.

 

CHRISTOPHER KANE – Da qualche anno Kane esplora un erotismo dai tratti vagamente fetish, e questa collezione non sfugge alla regola. “The Ecosexual Collection” esalta la natura come motivo ispiratore e crea un parallelismo tra la sua forza riproduttiva e quella umana. Il contatto con la natura è il fulcro attorno al quale ruotano i look: la sensualità che scaturisce dall’ amarsi in un prato, dal dormire sotto le stelle si esprime in creazioni dove l’elemento floreale è molto presente accanto, però, ad elementi fetish come una serie di oblò strategici, abbondanti borchie e, soprattutto, inserti azzurro-trasparenti in silicone che spuntano a sorpresa.

 

ROKSANDA – Il connubio tra “architettura, arte e moda” di Roksanda non cessa mai di stupire. Lunghi abiti vengono scolpiti dalle balze ed adornati con mantelle che li completano, il parka si alterna ai cappotti sartoriali ed il drappeggio, insieme al plissé, plasma le forme oltre che i volumi. I giochi di colore sono mozzafiato: il rosso accanto al rosa acceso o all’ arancione, l’ ocra accanto a sfumature di nude, un tocco di giallo accanto al rosa pastello…E poi, i “graffiti” astratti e multicolor che contraddistinguono alcuni look. L’ ispirazione di Roksanda, non a caso, attinge all’ artista Mary Weatherford ed ai suoi dipinti con strisce al neon incorporate.

 

BURBERRY – Con Riccardo Tisci al timone creativo, il brand-emblema della Britishness ha rivoluzionato la propria identità stilistica. Questa collezione prosegue sulla via dell’ innovazione e diversifica il patrimonio creativo del brand, sviluppando spunti del tutto inediti come le suggestioni sporty e l’ evening wear. Incentrati su una palette di bianco, grigio e beige, i look evidenziano un’ eleganza disinvolta arricchita non di rado da drappeggi, maniche scultoree e strascichi laddove meno te li aspetteresti. Le piume e le trasparenze non mancano, adottate in chiave mai sfrontata: l’ abito immortalato in questo scatto ne è una perfetta dimostrazione.

 

FYODOR GOLAN – L’ accessorio che ho selezionato dalla London Fashion Week è molto in linea con l’estetica romantica evidenziata nella gallery qui sopra. Un bouquet in diverse gradazioni di rosa “fiorisce” su un choker impreziosendo un look pink tono su tono. In una collezione avveniristica, sorprendente e mozzafiato come quella di Fyodor Golan si inserisce come dettaglio rappresentativo di una femminilità che proietta i connotati “frou-frou” direttamente nel futuro: l’ hairstyle di stampo settecentesco, ma frisé e tinto di un rosa cipria che non coinvolge le radici del capello, accentua con ironia questo mood rivoluzionario.

 

 

 

 

 

London Fashion Week: 10 flash dalle collezioni AI 2019/20

SIMONE ROCHA – I virtuosismi in tulle si alternano ad una vernice molto fetish che rimanda alla pellicola “Peeping Tom” di  Michael Powell. Maniche a sbuffo e forme a palloncino predominano, abiti impalpabili sorprendono grazie a reggiseni a vista, culotte intraviste tra le trasparenze e calzettoni evidenziati dalle lunghezze mini. La collezione è un’ omaggio a Louise Bourgeois, l’ artista che da sempre ispira Simone Rocha.

VALIUM prosegue nel suo viaggio verso le capitali della moda. Oggi è la volta di Londra e della sua Fashion Week: dalle sfilate delle collezioni Autunno/Inverno 2019/20 ho, come sempre, selezionato dieci look emblematici. La capitale inglese sancisce il trionfo delle piume, delle linee a uovo o palloncino e delle morbide maniche a sbuffo, alternando silhouette essenziali ad una sartorialità scultorea. Il tulle si conferma tessuto al top ed ancora una volta è Molly Goddard a dotarlo di  un twist potentemente iconico, mentre sul versante pattern predominano svariate declinazioni del “mix and match”. Il colore esplode in pennellate vivide, non di rado fluo, mentre un tripudio di nuance pastello esalta creazioni sognanti. Da segnalare l’ evoluzione stilistica di Burberry guidato da Riccardo Tisci: un inedito e sbalorditivo amalgama in cui il Dna del brand si fonde con lo sportswear e con la lingerie più cool.

 

VICTORIA BECKHAM – Una femminilità decisa ma soft al tempo stesso, fatta di silhouette essenziali e fluide. Pantaloni ampi, attillati maglioncini in cachemire e gonne longuette delinano uno chic che si accende di squarci di rosso vivo. Coloratissimi anche gli stivali, aderenti come una seconda pelle e declinati in versione open toe. Lady Beckham, che ha appena lanciato il suo canale YouTube, è senza dubbio un vulcano di energia.

 

ERDEM – Eleggendo a musa la Principessa Orietta Doria Pamphilj, la collezione pullula di sofisticate linee a uovo, piume, fiocchi avvolti attorno al collo e profusi sugli abiti longuette a balze. Non mancano full skirt dal sapore anni ’60, mentre i fiori tanto amati dal designer si alternano ad  un pattern check in stile “bon ton”. Lunghi veli neri ricoprono il volto e gli outfit accentuando una allure misteriosa, vagamente dark, che ben si accorda con l’aristocratica eleganza delle creazioni.

 

MOLLY GODDARD – Gli abiti in tulle, un “trademark” dello stile Goddard, raggiungono l’apice della ricercatezza sartoriale: sbuffi, balze e fitte ruches ne fanno dei veri e propri capolavori scultorei. Per questa stagione si tingono di colori fluo e si indossano rigorosamente con i pantaloni, abbinati agli scarponcini casual che Penelope Chilvers ha creato per il fashion show. Tra gli accessori clou rientra anche un passamontagna che lascia scoperto il volto, di frequente annodato intorno al collo a mò di sciarpa.

 

BURBERRY – Con “Tempest” (questo il nome della collezione), Burberry consolida l’ iter della sua nuova fase creativa. Riccardo Tisci si rifà a due distinti filoni tematici, rielaborando suggestioni 90s nel primo, dove lo sportwear e rivisitazioni avantgarde del “check” prevalgono, e donando una allure inedita (top sleeveless in pelle, mantelle che adornano il trench come fossero strascichi) al secondo, più prettamente riferito all’ heritage del brand.

 

PETER PILOTTO – L’ ispirazione attinge a Zsolnay, celebre brand ungherese di ceramiche, e tutta una serie di look “acquarellati”, in sognanti tonalità pastello e dalle linee arrotondate, cattura letteralmente l’occhio. In un tripudio di frange, piume e pattern floral che rievocano carte da parati rétro, risalta lo scintillio metal di mise ultraplissettate come le tuniche di certe sculture della Grecia Antica.

 

CHALAYAN – Pochi colori: il bianco, il nero, il blu, il burgundy, il grigio, giostrati tra la tinta unita, il pattern fiorito e quello a righe. Linee nette ben si coniugano con asimmetrie e sapienti drappeggi. Materiali suddivisi tra tessuto e pelle accentuano il vigore di creazioni dalla femminilità essenziale, costantemente combinata con dettagli di corsetteria. Chalayan celebra il suo 25mo e manda in scena tre look che declamano il verbo “Essere” coadiuvati dai marionettisti di Bunraku.

 

CHRISTOPHER KANE – “Liquid Ladies”, ovvero il fetish in chiave chic: Kane esplora le declinazioni del desiderio a 360° e si addentra nell’ universo dei “Looners” (attratti dai palloni), dei “Rubberist” (fan della gomma) e degli “Sploshers”(amanti del liquido spalmato sul corpo), rendendo queste denominazioni degli slogan ricorrenti nella collezione. Look eleganti/intriganti evidenziano catenelle di cristalli a multiplo giro, bordature borchiate e numerosi dettagli in gomma.

 

MARY KATRANTZOU – Ispirandosi ai quattro elementi (fuoco, terra, aria, acqua), Katrantzou dà vita ad una collezione di raffinatissima couture. Trionfano ruches e piume di struzzo, la palette cromatica è un’ esplosione di colori arcobaleno. In quanto principi fondanti di vita, i quattro elementi si traducono in look che evocano una natura rigogliosa, straordinarie infiorescenze, galassie stratosferiche: un viaggio nelle meraviglie della creazione primordiale.

 

VIVIENNE WESTWOOD – Una collezione attivista per Dame Vivienne Westwood, paladina dell’ eco-sostenibile e della salvaguardia ambientale. In un travolgente mix di pattern si alternano culottes a vista, mantelle asimmetriche e completi check, senza tralasciare t-shirt “manifesto” che divulgano le ultimissime battaglie della designer. In testa, corone di cartone colorato recitano “Angel” e “World” come slogan, mentre parigine a metà coscia potrebbero essere scambiate per dei variopinti tattoo tribali.

 

 

 

Il close-up della settimana

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Vittoria tricolore ai British Fashion Awards 2018. Gli Oscar britannici della Moda, svoltisi il 10 dicembre scorso, hanno sancito il trionfo dell’ Italia: durante la cerimonia all’ iconica Royal Albert Hall di Londra, i top name della moda nostrana si sono aggiudicati ben quattro premi. Ad ottenere il prestigioso riconoscimento di Designer of the Year è stato Pierpaolo Piccioli di Valentino, che ha ricevuto la statuetta dalle mani di Brooke Shields. Gucci ha portato a casa il titolo di Brand of the Year, mentre Marco Bizzarri, presidente e CEO del marchio, è stato nominato – per il terzo anno di seguito – Business Leader. A Miuccia Prada è andato, invece, l’ Oustanding Achievement Award alla carriera, tributo a un’ inventiva poliedrica che coniuga da sempre moda ed arte. Standing ovation, dunque, per i quattro premiati eccellenti, che hanno saputo affermare e soprattutto ribadire il valore dello stile Made in Italy nel mondo. Tra gli altri insigniti degli ambitissimi Awards, omaggi ad una creatività e ad un’ innovazione che incidono significativamente sul fashion business mondiale, troviamo Clare Waight Keller di Givenchy (Designer of the Year per l’ abbigliamento donna), attesa sul palco da una Meghan Markle radiosa, Demna Gvisalia di Balenciaga (Accessories Designer of the Year), Virgil Abloh (premio Urban Luxe per la sua label Off-White), Kaia Gerber (Model of the Year), Kim Jones (che per il menswear Dior di cui è direttore creativo ha ricevuto il Trailblazer Award), e i fotografi di moda Mert & Marcus, che hanno ottenuto l’ Isabella Blow Award for Fashion. L’ impegno eco-friendly è valso a Vivienne Westwood lo Swarovski Award for Positive Change, il riconoscimento che la “Maison del cristallo” assegna a coloro che promuovono un cambiamento rilevante, ed orientato alla sostenibilità, per la società e per l’habitat. Vincitori britannici degli Awards sono stati invece, oltre che la stilista Clare Waight Keller, Craig Green (British Designer of the Year per l’ abbigliamento uomo) e – last but not least – Samuel Ross e Richard Quinn (rispettivamente insigniti del premio British Emerging Talent per il menswear e per il womenswear).

 

 

Vivienne Westwood & Burberry, quando “heritage” fa rima con “British”

 

Annunciata mesi fa, era attesissima. E in questi giorni è stata finalmente lanciata: Vivienne Westwood & Burberry, la collezione in limited edition scaturita da una sinergia tra Riccardo Tisci, Vivienne Westwood e Andreas Kronthaler, campeggia ora nei flagship Burberry di Londra e di innumerevoli metropoli internazionali. Per “raccontarla” in sintesi, potremmo definirla l’ incontro tra due heritage iconici. Il glorioso archivio Punk di Vivienne Westwood viene reinterpretato, infatti, in connubio con lo storico motivo check di Burberry, instaurando un trait d’ union tra due veri e propri pilastri dello stile britannico. Due stili a contrasto, ma non inconciliabili: è dalla loro fusione, anzi, che nasce il prorompente appeal di questa capsule. Il mood sovversivo del Punk (avete notato, a proposito, come questa settimana gli articoli di VALIUM si snodino all’ insegna di un fil rouge ben preciso?) si intreccia con la tradizione e il mix che ne risulta è un’ esplosiva combinazione di passato e futuro. In linea con l’ imprinting unisex che caratterizzava il Punk, la limited edition celebra capisaldi dello stile Westwood come il minikilt, le maxizeppe stringate,  la t-shirt con lo slogan, il basco cosparso di spille, gli enormi colli a punta, che adottando il pattern tartan di Burberry sfoggiano un twist del tutto inedito. Associata a una magnifica campagna pubblicitaria scattata da David Sims, Vivienne Westwood x Burberry nasce con l’ intento di sostenere Cool Earth, associazione no profit che si batte contro la deforestazione e i cambiamenti climatici: una causa abbracciata dalla “Mother of Punk” ormai da tempo. Nelle foto, alcuni pezzi chiave della capsule (per ammirarla per intero, cliccate qui).