Arriva la Luna del Raccolto, ultima Superluna dell’anno e prima luna piena dell’Autunno

 

E’ la quarta Superluna dell’anno, ma è anche l’ultima: e concluderà la serie in bellezza, perchè lo spettacolo che si accinge ad offrirci sarà a dir poco mozzafiato. La Luna del Raccolto, questo il suo nome, appare nei giorni immediatamente successivi all’ Equinozio d’Autunno. Non è raro che arrivi ad Ottobre, come accadde nel 2020. Tuttavia, quest’eventualità non riguarda il presente. La prima luna piena dell’ Autunno si presenterà infatti alle 11.58 (ora italiana) del 29 Settembre. In quel momento disterà dal perigeo 361.552 km, ma lo splendore del sole ci impedirà di ammirarla. Gli astronomi consigliano di rimandare l’osservazione al crepuscolo, quando il buio che avanza svelerà appieno la luminosità e la grandezza dell’astro. Nonostante il perigeo (il punto in cui la luna si trova più vicina alla Terra nel corso della sua orbita) superi leggermente quello delle Superlune di Agosto, le dimensioni della Luna del Raccolto ci sorprenderanno. Ma perchè è stata battezzata così? Il nome ha un significato ben preciso: fu una tribù di nativi americani, gli Algonchini, ad affibbiarglielo, poichè grazie alla luce potente della luna piena gli indigeni potevano portare avanti il raccolto anche in notturna. Nel Nuovo Mondo era anche conosciuta come “Luna del Mais”, un prodotto tipicamente autunnale che i nativi americani coltivavano in vaste aree insieme ai fagioli e alle zucche.

 

 

La Luna del Raccolto, apparendo pochi giorni dopo l’Equinozio di Autunno, compie un’orbita attorno alla Terra a livello dell’ orizzonte. Essendo così posizionata, favorisce la dispersione delle onde blu nell’atmosfera; il risultato è una maggior propagazione di onde rosse che donano un magico color arancio alla Superluna. Vi state preparando già per ammirarla?

 

 

Foto: Shakhawat Shaon via Pexels

 

La colazione di oggi: 10 dolcificanti rigorosamente naturali

 

Oggi affrontiamo un tema importante: come dolcificare in modo sano la nostra prima colazione. Cominciamo col dire che, al momento di iniziare la giornata, la dolcificazione è un gesto fondamentale. Al di là delle calorie che contiene, infatti, il dolcificante apporta energia. E ciò significa che dona una sferzata salutare a tutto l’organismo. Ma quali sono i migliori dolcificanti, quelli davvero benefici e privi di “effetti collaterali”? Prendiamo ad esempio lo zucchero bianco. E’ senza dubbio il più utilizzato, eppure i nutrizionisti consigliano di evitarlo. Un consumo regolare di zucchero bianco può favorire l’ insorgere del diabete, dell’ ipertensione arteriosa, di livelli eccessivamente elevati di trigliceridi, e quindi comportare gravi rischi per l’apparato cardiocircolatorio e il sistema nervoso. Lo zucchero bianco, oltre ad abbassare le difese immunitarie, spiana la strada alla carie e soprattutto all’osteoporosi: basti pensare che, affinchè venga assimilato al meglio, sottrae dosi massicce di calcio al nostro organismo. In più, fermenta nell’ intestino incrementando il gas e alterando la flora batterica. Ma c’è dell’altro. Alcune ricerche hanno dimostrato che l’energia fornita dallo zucchero da tavola è di breve durata, dato lo stress ormonale che consegue all’aumento della glicemia: lo sforzo attuato dal pancreas per ovviare a tale stress produce un calo energetico che predispone al consumo di quantità di zucchero sempre maggiori. Un vero e proprio circolo vizioso, a cui si aggiunge lo svantaggio più notevole. Le vitamine e i sali minerali contenuti nello zucchero bianco, infatti, vengono fortemente ridotti durante il processo di raffinazione. Lungi da me, naturalmente, il voler bandire una crociata contro questo tipo di zucchero! Se però siete in cerca di alternative, vi si presentano due opzioni: la sostituzione dello zucchero bianco con quello integrale e l’ utilizzo di dolcificanti rigorosamente naturali. Non sottoposti, cioè, al processo di raffinazione. Andiamo subito a scoprire, dunque, quali sono i principali dolcificanti naturali.

Lo zucchero integrale di canna

Deriva dalla canna da zucchero, una pianta appartenente alla famiglia delle Poaceae. La Saccharum Officinarum, questo il suo nome botanico, è tipica delle zone tropicali: cresce soprattutto nell’America Centrale, in Sudamerica, nell’ isola di Mauritius e alle Barbados. Lo zucchero integrale di canna ha un colore marrognolo e un gusto molto intenso che somiglia a quello della liquirizia. Non è soggetto a raffinazione chimica, quindi ha un bassissimo indice glicemico, ed è altamente salutare. La sua percentuale di saccarosio è minima, mentre abbonda di nutrienti: minerali quali il calcio, il potassio, il fosforo, il magnesio, lo zinco, e vitamine del gruppo A, C e B.

Il miele

In questa rubrica vi ho parlato spessissimo delle proprietà del miele. E’ un’ autentica miniera di sali minerali e vitamine del gruppo B, rafforza il sistema immunitario ed ha proprietà antibatteriche e cicatrizzanti. Per le patologie gastriche e da raffreddamento si rivela un toccasana. Scegliete il tipo di miele che più vi si confà cliccando qui.

La noce di cocco

Vellutato e leggerissimo, il latte di cocco in polvere abbonda di elettroliti naturali. Ma per dolcificare, la noce di cocco si può utilizzare anche grattugiata – contiene una grande quantità di fibre e grassi monoinsaturi, i cosiddetti “grassi buoni”- o in versione burro di cocco, che ha il vantaggio di essere completamente privo di colesterolo.

Lo sciroppo d’acero

Estratto dalla linfa dell’ acero da zucchero, è uno dei dolcificanti naturali più utilizzati. Gli americani lo usano per rendere più golosi i pancake, ma oltre al gusto delizioso vanta delle ottime proprietà. Contiene saccarosio e sali minerali come il calcio, il ferro e il potassio, una discreta quantità di acido malico (noto per le sue virtù antitumorali) e di fenoli, degli eccellenti antiossidanti. Lo sciroppo d’acero svolge un’azione particolarmente benefica per l’apparato gastrointestinale: riduce il gonfiore, stimola la diuresi, combatte l’acidità gastrica e regolarizza l’intestino.

I datteri

Forse non li pensavate nel ruolo di dolcificanti. Invece…Si utilizzano sotto forma di zucchero e abbondano di proprietà: un bassissimo indice glicemico, tanto per dirne una. Sono ricchi di fibre (quindi favoriscono la digestione) e di minerali come il magnesio, il calcio e il fosforo, fungono da antidoto contro l’ ipercolesterolemia e possiedono delle efficaci virtù antiossidanti.

Lo sciroppo di agave

Era il dolcificante degli Aztechi: il suo utilizzo ha radici antichissime. Si tratta della linfa dell’ agave, una pianta succulenta della famiglia delle Asparagaceae il cui aspetto è simile al cactus. Lo sciroppo di agave è noto, innanzitutto, per l’ indice glicemico estremamente basso che lo rende l’ideale per i diabetici e per tutti coloro che vogliono mantenersi in forma. Contiene inulina (un valido antitumorale), fruttosio, sali minerali quali il ferro e il calcio che combattono, rispettivamente, l’anemia e l’osteoporosi. I bifido batteri di cui è ricco, inoltre, incrementano l’equilibrio della flora intestinale.

I mirtilli

I mirtilli possono essere degli ottimi dolcificanti. Possiedono innumerevoli proprietà benefiche: ricchi di sostanze antiossidanti, contrastano l’azione dei radicali liberi e prevengono la degenerazione cellulare. Ma non solo. I mirtilli sono portentosi per la vista, l’apparato urinario e la circolazione del sangue, ripristinano l’equilibrio intestinale e mantengono in salute il fegato.

La stevia

E’ una pianta angiosperma appartenente alla famiglia delle Asteraceae che cresce tra il Paraguay e il Brasile. Da essa si ricava un potente dolcificante naturale, privo di indice glicemico e di calorie: perfetto, quindi, per i diabetici e per chi vuole mantenere sotto controllo il proprio peso. Dopo il via libera dell’ Unione Europea, la stevia è vendutissima anche nel Vecchio Continente. Esistono oltre 200 varietà di stevia, ma la stevia rebaudiana rappresenta la specie che vanta proprietà prettamente dolcificanti. Ne esistono diverse versioni: è disponibile in foglie essiccate intere o in polvere, oppure ancora sotto forma di estratto in polvere; a queste tipologie si affiancano le zollette di stevia e un liquido contenente un concentrato del prodotto. Sembra incredibile, eppure la stevia è un dolcificante che ha il potere di contrastare il diabete, l’ ipoglicemia,  la tendenza al sovrappeso e l’ ipotensione arteriosa. A tali scopi, tuttavia, è consigliabile assumerla su indicazione del medico.

Le albicocche

Sapevate che le albicocche, opportunamente tritate, sono un dolcificante perfetto? Non apportano calorie in eccesso, mentre abbondano di fibre e betacarotene. La vitamina A di cui sono ricche, inoltre, è un potente antiossidante. Risultano eccellenti per chi segue una dieta dimagrante e per tenere l’ iperglicemia a debita distanza.

Il malto

Non solo birra: il malto è uno dei dolcificanti naturali più apprezzati. Si ottiene da cereali come l’orzo, il grano, il riso, il frumento e il mais, i chicchi dei quali vengono sottoposti a germinazione parziale, ed è ricco di proprietà benefiche. Contiene un gran numero di sali minerali, su tutti il fosforo e il magnesio, svolge un’azione benefica sull’ apparato digerente, ma il suo valore aggiunto è costituito dal maltolo: una ricerca scientifica ha decantato le spiccate virtù antitumorali di questa sostanza. Ogni tipo di malto, inoltre, possiede caratteristiche strettamente associate al cereale a cui appartiene. Il più comune è il malto d’orzo, un depurante naturale; seguono il malto di riso, ottimo per la salute dei bronchi, e il malto di mais, un toccasana per l’apparato urinario.

Foto della stelvia: Gabriela F. Ruellan, CC0, via Wikimedia Commons

 

La colazione di oggi: il mais, dalla civiltà Azteca ai nostri giorni

 

Si chiama mais, ma il suo nome scientifico è Zea Mays L. ed appartiene alla famiglia delle Graminacee. Cresce nei climi tropicali o temperati e in molte aree del globo, soprattutto in America Latina, costituisce l’alimento base dei pasti giornalieri: in Messico, dove affonda le sue radici, gli Aztechi lo elessero a ingrediente principale della loro cucina. Prende il nome dallo spagnolo “maiz”, ma è stato ribattezzato granturco – vale a dire “grano turco” – per conferirgli un tocco esotico e differenziarlo dal grano tenero. Come consumarlo a colazione? In svariati modi: sotto forma di torte, muffin, pannocchie alla griglia o arrostite, chicchi tostati, focacce di mais, corn flakes da mettere nel latte, popcorn… L’Autunno è la stagione migliore per gustarlo: la raccolta del mais avviene tra Agosto e Settembre, perciò rappresenta uno degli alimenti clou di questo periodo dell’ anno. Anche perchè è ricco di proprietà salutari; basti pensare che condivide la sua famiglia di appartenenza, le Graminacee, con cereali come l’ orzo, il riso, l’avena, il frumento e la segale, tutti alimenti decisamente benefici. Essendo una pianta monoica, il mais è composto da due distinte infiorescenze: quella femminile, conosciuta come “pannocchia”, in realtà è una spiga (botanicamente detta “spadice”) su cui sono fissate le cariossidi (ovvero i chicchi). Quella maschile è posizionata in cima al fusto e viene spesso indicata come “spiga” a causa del suo aspetto. La fecondazione ha luogo tramite il vento, che disperdendo il polline dà origine alle cariossidi; i chicchi del mais, fissati su un asso cilindrico centrale chiamato tutolo, hanno differenti colorazioni: la tipica tonalità giallo-arancione è dovuta alla produzione dei carotenoidi, mentre le antocianine determinano cromie che spaziano dal rosso al nero.

 

 

L’ appartenenza alle Graminacee e i semi abbondanti di amido rendono il mais un cereale a pieno titolo. Con il granturco si producono farine, olio, bevande alcoliche…è un alimento versatile e ottimo a livello nutrizionale. Innanzitutto, ha proprietà altamente energizzanti. Contiene macronutrienti come i carboidrati in gran quantità, fibre, minerali quali il potassio, il sodio, il calcio, il ferro, il magnesio, il selenio, vitamina A e vitamine del gruppo B in dosi massicce. Le virtù antiossidanti di molti dei suoi sali minerali, unite al betacarotene che l’organismo converte in vitamina A, contrastano i nefasti effetti dei radicali liberi prevenendo l’ invecchiamento cellulare e lo sviluppo di patologie neurologiche e tumorali. Anche l’acido ferulico contenuto nel mais svolge un’ efficace azione anticancro. Il granturco possiede poi spiccate virtù antinfiammatorie, regolarizza l’ intestino, è un buon antidiuretico e cicatrizzante. La presenza del ferro, unitamente a quella dell’ acido folico e delle vitamine del gruppo B, contribuisce a combattere l’anemia. Le antocianine che determinano la colorazione rossa, viola e nera del mais sono flavonoidi, quindi dei potenti antiossidanti: oltre a mettere KO i radicali liberi, svolgono un’azione protettiva nei confronti delle cellule, dei tessuti e di tutto l’organismo. I carboidrati forniscono energia, l’assenza di lipidi e colesterolo lo rendono un toccasana. Gli acidi fenolici calibrano il rilascio dell’ insulina e sono un valido aiuto per i diabetici. Il mais, inoltre, viene digerito molto facilmente. Essendo privo di glutine è un alimento perfetto per chi è affetto da celiachia; anche l’amido di mais, una farina detta maizena, risulta l’ideale per i celiaci e può sostituire la farina di grano. Il selenio contenuto nel granturco è benefico ad ampio spettro: protegge l’apparato cardiovascolare ed è un eccellente antiossidante, mentre l’acido folico è in grado di abbassare i livelli di colesterolo contrastando l’ arteriosclerosi e le patologie cardiache. Ultimo ma non ultimo, minerali quali il ferro e il fosforo sono efficacissimi per mantenere la mente e la memoria in costante allenamento.

 

 

Passiamo ora a qualche cenno sulla storia del mais. Il granturco vanta origini antichissime: nel Mesoamerica veniva coltivato da diversi millenni prima della nascita di Cristo. I Maya e gli Olmechi si dedicarono alla coltura di un gran numero di varietà, che dal 2500 a.C. in poi vennero diffuse nel continente americano. In Europa il mais arrivò nel 1493: era uno dei prodotti che Cristoforo Colombo portò con sè dopo aver scoperto l’America. Inizialmente fu coltivato soprattutto in Spagna, nella Francia del Sud, in Italia e nei Balcani, ma la massiccia espansione del cereale si verificò a partire dal 1700. A quell’ epoca, la crescita demografica e il proliferare delle carestie spinsero a considerare la coltivazione del mais più proficua rispetto a quella del miglio e dell’ orzo. Intorno alla metà del XVIII secolo, era già diventata la coltura principale. Nelle campagne la sua diffusione fu tale da tramurarsi nell’ alimento attorno al quale ruotava tutta la dieta. Ciò determinò conseguenze nefande: il popolo si nutriva esclusivamente di mais e di polenta (che si prepara con la farina del mais), ma diete di questo tipo, completamente prive di niacina assimilabile, causano una malattia chiamata pellagra. La pellagra continuò a imperversare fino ai primi anni del 1900 rimarcando quel grave deficit nutrizionale.

 

 

Ho già accennato a inizio articolo cosa potete preparare utilizzando il mais. Per la prima colazione il focus è sulla sua farina: con essa si realizza la polenta, ma anche il pane e innumerevoli tipologie di dolci, biscotti e dolcetti, addirittura delle speciali torte di polenta. Se volete celebrare le origini dell’ alimento, cercate in rete la ricetta del champurrado, la tipica cioccolata calda messicana. Oppure, sempre a colazione, potete degustare il granturco sotto forma di corn flakes, chicchi lessati o tostati da consumare da soli o insieme ad ogni genere di spuntino. Chi ama il salato a inizio giornata potrà concedersi dei tocchetti di pannocchia al forno insaporita di burro, sale e pepe: negli Stati Uniti, le pannocchie al burro sono la norma. Oggi si condiscono addirittura con il ketchup, la senape o la maionese; tutte idee che fanno gola, ma…attenzione a non esagerare!