“Otto e mezzo”, “Il Gattopardo” e la completezza del mondo

 

“Vivere la vita come un blocco unico e coerente, vivere la vita come esplosa in tanti frammenti. E’ la storia della volpe e del riccio di un frammento di Archiloco, e su cui Isaiah Berlin ha costruito un saggio. “La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande”. Berlin ne fa uno spartiacque degli scrittori, dei pensatori, e dell’ umanità in generale. Gli esseri umani si dividono in volpi e ricci. Ricci sono quelli che si rifanno a un unico principio ispiratore, sulla base di una visione morale del mondo. Volpi sono quelli che si appassionano a modelli diversi e contraddittori, senza un faro etico. Per esempio, ricci secondo Berlin sono Platone, Lucrezio, Pascal, Hegel, Dostoevskij e Proust. E volpi: Erodoto, Aristotele, Montaigne, Erasmo, Molière, Goethe, Puskin, Balzac e Joyce. Otto e mezzo racconta che Guido è volpe. Il Gattopardo racconta che don Fabrizio è riccio. Tutti e due concludono il film accettando la propria essenza. E forse, Fellini, Mastroianni sono volpi; Visconti, Lancaster sono ricci. Non so, potrebbe essere così. Ma di sicuro, questi due film contemporanei rappresentano i due aspetti dell’ umanità, secondo questo principio. Insieme, riempiono tutti i tasselli possibili. Guido chiede a Claudia se potrebbe essere fedele a una sola cosa. Proprio alla Cardinale, che ha già tradito questa fedeltà andando da un set all’ altro, facendo avanti e indietro dalla volpe al riccio. Mettendo insieme i due film, confrontandoli, marcando le tante differenze e qualche somiglianza, si ha il bianco e nero e il colore, la sceneggiatura originale e non originale, il finto e il vero, il chiasso e il silenzio, l’ improvvisazione e la precisione; si tengono insieme il riccio e la volpe, e quindi si copre l’ intero scibile creativo e intellettuale. E si mettono insieme l’accettazione della vita e l’accettazione della morte. Così Otto e mezzo e Il Gattopardo, insieme, restituiscono la completezza del mondo. “

Francesco Piccolo, da “La bella confusione” (Giulio Einaudi Editore)

 

(Nella foto: Claudia Cardinale in “Otto e mezzo”, Public Domain via Wikimedia Commons)

 

Il close-up della settimana

Alessandro Michele eletto “Designer Internazionale” ai British Fashion Awards del 2015

La notizia è arrivata improvvisa, come un fulmine a ciel sereno, nella notte tra il 23 e il 24 Novembre: il sodalizio tra Gucci e Alessandro Michele si interrompe, sul rapporto che lega il designer alla Maison fiorentina cala il sipario definitivamente. I rumors si susseguivano da qualche giorno; poi, la conferma. In un lungo post su Instagram, Michele (che proprio oggi festeggia il suo 50simo compleanno) ha raccontato con parole poetiche e con grande sensibilità d’animo il suo divorzio dal marchio del gruppo Kering: “Oggi per me finisce uno straordinario viaggio, durato più di venti anni, dentro un’azienda a cui ho dedicato instancabilmente tutto il mio amore e la mia passione creativa. In questo lungo periodo Gucci è stata la mia casa, la mia famiglia di adozione. A questa famiglia allargata, a tutte le singole persone che l’hanno accudita e sostenuta, va il mio ringraziamento più sentito, il mio abbraccio più grande e commosso.”, scrive. E conclude con un augurio rivolto alla sua “famiglia di adozione”: “Che possiate continuare a nutrirvi dei vostri sogni, materia sottile e impalpabile che rende una vita degna di essere vissuta. Che possiate continuare a nutrirvi di immaginari poetici ed inclusivi, rimanendo fedeli ai vostri valori. Che possiate sempre vivere delle vostre passioni, sospinti dal vento della libertà.” Il post è stato subito sommerso dai commenti. Parole di stima, affetto e solidarietà nei confronti di Alessandro Michele sono arrivate dai VIP e dalla gente comune. Dal 2015, l’anno in cui il designer fu nominato direttore creativo del brand, Gucci è diventato un autentico marchio di culto e ha riscosso un boom di consensi a livello planetario. Michele ha rivoluzionato i codici dello storico marchio mantenendo ben saldo il legame con l’heritage, che ha rivisitato e inglobato nella sua visione: un’ode al gender fluid costellata di contaminazioni vintage ed esaltata dalla glorificazione in chiave eccentrica dello stile nerd. Il pubblico è rimasto conquistato da questo mix sin dalla prima sfilata.

 

Un look dal fashion show “Cosmogonie”, allestito lo scorso Maggio a Castel del Monte

Con il passar del tempo, dire “Gucci” e dire “Alessando Michele” è diventato un tutt’uno. Lo stilista romano, diplomato all’ Accademia di Costume e Moda e approdato in Gucci nel 2002, ha saputo conferire un’impronta inconfondibile all’estetica del marchio, che vanta una brand identity potentissima e “portabandiera” del calibro di Jared Leto, i Maneskin, Harry Styles e Achille Lauro. Grazie all’ intuito di Michele,  oggi Gucci è una griffe fortemente riconoscibile, desiderata, eclettica e molto imitata, ma soprattutto dall’ iconicità senza eguali. Negli ultimi sette anni, il successo che ha ottenuto è andato di pari passo con i suoi fatturati. Di recente, tuttavia, i report finanziari hanno evidenziato un rallentamento nella crescita del marchio rispetto all’andamento generale di Kering (che comprende brand come, tra gli altri, Saint Laurent, Balenciaga e Bottega Veneta). Il 23 Novembre scorso, il gruppo capeggiato da François-Henri Pinault ha rilasciato un comunicato in cui annuncia la dipartita da Gucci di Alessandro Michele. Il Presidente e CEO di Gucci Marco Bizzarri ha commentato la notizia ricordando il suo incontro con lo stilista nel 2014: “Da allora abbiamo avuto il piacere di lavorare fianco a fianco, mentre Gucci tracciava il suo percorso di successo”, e aggiungendo che lo ringrazia “per il suo impegno ventennale in Gucci e per la sua visione, dedizione e amore incondizionato per questa Maison unica, negli anni da direttore creativo.” François-Henri Pinault, Chairman e CEO del gruppo Kering, ha definito “unica” ed “eccezionale” la collaborazione tra Gucci e Alessandro Michele. “Sono grato ad Alessandro“, afferma inoltre, “per aver portato così tanto di sè in questa avventura. La sua passione, la sua immaginazione, il suo ingegno e la sua cultura hanno messo Gucci al centro della scena, al posto che merita. Gli auguro tutto il meglio per il prossimo capitolo del suo viaggio creativo. ” Ma perchè questo divorzio? Sono stati ipotizzati motivi come le divergenze stilistiche e il rallentamento di crescita nei fatturati; quel che è certo è che è difficile, molto difficile, pensare a Gucci come a un’ entità separata da Alessandro Michele: l’identità del marchio è talmente inscindibile dall’ immaginario del designer che l’ha forgiata da rendere a dir poco arduo, quasi inconcepibile, un cambio di guardia nella direzione creativa.

 

Foto di copertina: Walterlan Papetti, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, attraverso Wikimedia Commons

 

Jacquemus in white

 

Il matrimonio di Simon Porte Jacquemus con Marco Maestri, avvenuto il 27 agosto scorso, è stato di grande ispirazione per la collezione Autunno Inverno 2022/23 del designer: l’estetica nuziale si insinua in ogni look. Avvalendosi di una tavolozza cromatica che esalta il bianco e il bianco sporco alternandoli al nero e all’écru, le suggestioni bridal rivivono attraverso esplosioni laterali di tulle, ricami, trasparenze al limite del nude look, silhouette fascianti, asimmetrie, drappeggi e strascichi fluttuanti. A fare da contrappeso a quest’ inno alla femminilità impalpabile, i volumi oversize di una serie di cappotti e giacche in shearling sovrapposti a vaporose gonne plissettate. La location della sfilata, che si è svolta tra le candide dune di sale della Camargue, ha conferito un mood lunare a ogni singola creazione. Ma il bianco non è solo il colore-leitmotiv della collezione che Jacquemus ha significativamente battezzato Le Papier. L’intento principale del designer, ripartire da zero, si è tradotto nell’ emblema di un foglio bianco da riempire: lo strumento su cui tracciare una nuova visione, uno stile che si nutre di un raffinato mix di comfort e couture. In questo connubio, non a caso, rientrano codici primigeni del brand come la purezza cromatica. Per presentarvi la collezione ho voluto concentrarmi su una parte dei look in bianco e bianco sporco, quintessenza dell’ ispirazione e riflesso di una stagione (l’ Inverno) che nel candore della neve rinviene uno dei suoi elementi caratterizzanti.

 

 

 

Splash, lo smalto di Cirque Colors che aiuta gli oceani

 

Tre giorni fa parlavamo dello stato di salute dei mari e degli oceani e oggi, per una felicissima coincidenza, mi sono imbattuta in Splash: uno smalto che del pianeta blu ha catturato il colore a mò di omaggio. Eh già, perchè Splash è uno dei più strenui sostenitori del benessere delle acque e si impegna attivamente in questa causa. Ma chi ha lanciato Splash, e in che modo questo prodotto contribuisce a sostenere le distese acquatiche del globo?  Ve lo spiego subito. Splash è uno smalto nuovo di zecca di Cirque Colors, brand statunitense con base a New York che produce nail polish nei più strabilianti colori. Uno dei punti di forza del marchio è la visione rigorosamente vegana, cruelty free ed eco-consapevole: il risultato sono prodotti al 100 per cento affidabili dal punto di vista della qualità e degli ingredienti, privi di qualsiasi elemento tossico. Cirque Colors abbraccia i valori della diversità e dell’ inclusività proponendo collezioni per tutti i gusti e per ogni tipo di incarnato. Esplorando le capsule che di volta in volta immette sul mercato, si rimane sbalorditi davanti alla sua vastissima gamma di nuance, finish e motivi ispiratori. In più, gli smalti della linea Do Good vengono creati apposta per sensibilizzare gli acquirenti su problematiche di grande rilevanza sociale. In collaborazione con svariate charity e organizzazioni non profit, Cirque Colors – per fare solo qualche esempio – prende parte a lotte a favore dei diritti civili, promuove la salute ambientale e l’ occupazione in paesi afflitti da una povertà estrema, si impegna a garantire un tetto a cani e gatti abbandonati. Cirque Colors si batte, inoltre, contro qualsiasi tipo di discriminazione (in base all’ etnia, al genere e a innumerevoli ulteriori fattori). Ogni prodotto Do Good contribuisce al raggiungimento di questi obiettivi: il ricavato dalle vendite on line viene devoluto alle associazioni che cooperano con Cirque Colors. Le partnership che il brand instaura con le charity sollecitano una nuova consapevolezza, contrastano le disparità e il malessere sociali per promuovere una presa di coscienza sui più svariati temi.

 

 

Splash, ad esempio, è nato con l’ intento di contribuire alla salvaguardia degli oceani. E’ uno smalto di un azzurro intenso, acquatico, tempestato di scaglie iridescenti. La formula in gel favorisce una scorrevole stesura sull’ unghia e una lunga tenuta. Splash sfoggia un finish opaco e vanta una formula al 100 per cento non tossica, vegana e cruelty free. Per un risultato ottimale, la boccetta va agitata prima di applicare due o tre strati di smalto; successivamente potrete stendere un top coat come Looking Glass Top Coat di Cirque Colors. E adesso, qualche cenno sull’ aspetto “benefico” del prodotto: il 100 per cento dei proventi dalla vendita on line di Splash è destinato alla Coral Restoration Foundation, la più importante organizzazione mondiale di restauro della barriera corallina. Oltre che del suo ripristino, la fondazione si occupa della ricerca sui coralli e del monitoraggio degli stessi, testando in tempo reale il loro stato di salute. L’obiettivo della Coral Restoration Foundation è quello, inoltre, di sensibilizzare la popolazione sulle importanti funzioni svolte dagli oceani e sull’ urgenza di intervenire in loro aiuto. Per saperne di più, cliccate qui.

 

 

Un ulteriore input per contribuire al benessere del pianeta blu, quindi, potrebbe essere proprio l’acquisto di Splash nel sito di Cirque Colors. Avrete così la possibilità di sfoggiare delle unghie in una shade oceano mozzafiato e, al tempo stesso, di supportare la salute della barriera corallina, un organismo fondamentale ai fini di mantenere la biodiversità.

 

 

 

 

Valentino Code Temporal PE 2021: l’ Haute Couture e il concetto di tempo

 

Pierpaolo Piccioli continua a perseguire un nuovo Umanesimo, abbracciando una visione che combina il sogno, l’ intuizione, la ricerca creativa con la manualità del savoir faire artigianale. Al momento di dar vita alla collezione Valentino Haute Couture Primavera Estate 2021, si è prefissato un’ ulteriore meta: esplorare la connessione tra la Couture e il concetto di tempo. Il nome della linea, non a caso, è “Code Temporal”, laddove “temporal” sta ad indicare l’ evolversi degli istanti, il loro fluire in relazione all’ abito e al creare. L’ epoca della pandemia ha rappresentato uno spartiacque anche per la Maison Valentino: prendendo il tempo come riferimento, Piccioli ha elaborato una filosofia che lo collega sì al “qui e ora”, alla condizione sociale, esistenziale e culturale del presente, ma simultaneamente sottolinea il valore dell’ atemporalità applicandola a creazioni svincolate da qualsiasi tendenza. Pensate, appunto, come capi senza tempo. Una concezione, la sua, associata al particolare periodo che stiamo vivendo, dove durevolezza e qualità vengono assurti a must imprescindibili. Partendo da queste riflessioni di base, il designer rivoluziona felicemente la Couture griffata Valentino. Innanzitutto, manda in scena la prima sfilata co-ed e stupisce abbigliando l’ uomo in puro stile gender fluid: cappotti cosparsi di rose ornamentali in rilievo, dolcevita di paillettes e guanti in pelle che oltrepassano il gomito. Poi, si avvale di splendide lavorazioni che si tramutano nelle superfici stesse dei vari capi. Non da ultimo, dedica lo stesso spazio al daywear (naturalmente, ricercatissimo) e a un eveningwear squisitamente “di alta moda”, ma che prende le distanze da tutte le collezioni passate. A fare da cornice alla sfilata è la sontuosa Sala Grande della Galleria Colonna di Roma, ricca di ori e lampadari di cristallo. Sulle note di “Ritual Spirit (temporal)” di Robert Del Naja, leader dei Massive Attack, vanno in scena look mozzafiato intrisi di contaminazioni.

 

 

Si alternano mantelle e coat che ricordano gli origami giapponesi, affusolati abiti in colori vibranti, top tempestati di enormi paillettes abbinati a pantaloni al ginocchio in stile athleisure, scultoree gonne a corolla accompagnate da canotte sporty, jumpsuit dorate portate con un sobrio cappotto bianco, magliette “palloncino” a collo alto e con maniche inglobate, caftani dal taglio essenziale indossati a mò di soprabito, mantelline composte da una miriade di nastri circolari in radzmir, ensemble diurni in cui predominano un ampio paltò, pantaloni e tunica dalle linee nette. L’ attenzione per il dettaglio è straordinaria, la sartorialità sopraffina. Una palette cromatica che include il taupe, il bianco, il fucsia, il giallo oro, il marrone, pennellate di verde e di arancio fluo, esalta mise prive di orpelli ma di una preziosità sorprendente.  Il gran finale accende i riflettori sulle creazioni dedicate alla sera. Spiccano un coat completamente rivestito di frange oro, un fasciante long dress argentato con pettorina e cappuccio cosparsi di perle e strass, abiti drappeggiati costellati di lustrini iridescenti. Ma è l’ultimo look a lasciare a bocca aperta: uno spettacolare evening dress in organza, dalla gonna “esagerata”, che scintilla in un tripudio di paillettes color rame con riflessi perlescenti. Gli accessori, l’ hairstyle e il make up dotano ogni outfit di un’ iconicità potente. Gli “opera gloves” in pelle e i cuissardes laminati con vertiginosa zeppa fanno da fil rouge, così come le chiome lunghissime con la riga in mezzo ideate da Guido Palau e i “volti-maschera” dorati creati da Pat McGrath.

 

 

Visita il sito ufficiale della Maison Valentino per ammirare la collezione completa

 

 

Un sogno di Natale

 

” Le campane suonavano tanto allegramente che era difficile trattenersi dal ballare. Dei festoni verdi erano appesi alle mura e ogni pianta era un albero di Natale ricolmo di giocattoli, splendente alla luce di candele che non si spegnevano mai. In una postazione molti spiritelli confezionavano come pazzi abiti caldi, portando a termine il lavoro più velocemente di qualsiasi macchina da cucire mai inventata, e grandi mucchi erano già pronti per essere spediti alla povera gente. Altre creature erano impegnate a infilare dei soldi nei borsellini, e scrivevano assegni che facevano volar via nel vento – un genere incantevole di bufera di neve che cadeva in un mondo di sotto pieno di miseria. (…) ” Ti prego, dimmi, che splendido mondo è mai questo?” chiese Effie, non appena si fu ripresa dalla visione di tutte quelle cose straordinarie. “Questo è il mondo di Natale; e qui lavoriamo tutto l’anno, senza stancarci mai di prepararci per quel giorno felice. Vedi, questi sono i santi pronti a partire, perchè alcuni devono andare molto lontano e i bambini non devono rimanere delusi.” Mentre parlava, lo spirito indicò quattro grandi slitte cariche di balocchi, con un vecchio e allegro Santa Claus in ognuna, che indossava i guanti e si rimboccava le coperte in vista di una lunga corsa nel freddo. “Come! Pensavo che ci fosse un solo Santa Claus, e perfino che fosse una frottola” esclamò Effie, stupita a quella vista. “Non smettere mai di credere alle care, vecchie storie, anche quando arriverai a capire che sono soltanto la piacevole ombra di un’ amabile verità.”

 

Luisa May Alcott, da “Un sogno di Natale, e come si avverò”, tratto dal libro di racconti “Storie di Natale”

 

 

Illustrazione (cropped) via Dave from Flickr, CC BY-ND 2.0

 

#ValentinoEmpathy: la campagna pubblicitaria AI 2020/21 della Maison a sostegno della lotta contro il Covid-19

Adut Akech

Lontani con il corpo, vicini con il cuore: si potrebbe riassumere così il concetto su cui è incentrata la campagna Autunno Inverno 2020/21 di Valentino. L’ headline #ValentinoEmpathy lo sintetizza ulteriormente, ispirandosi ai valori di inclusività del brand per trasporli nell’ era del Covid-19. La società a cui guarda Pierpaolo Piccioli, avulsa da categorie e barriere, mantiene intatto il proprio spirito di vicinanza nonostante l’ emergenza Coronavirus: se misure preventive come il lockdown e il distanziamento ci separano fisicamente dal prossimo, limitando la socialità, a legarci saranno i sentimenti, l’ empatia, le emozioni. Perchè rappresentano le fondamenta di una comunità ideale, e non solo in tempi di pandemia. A causa della drammatica situazione attuale, però, si fanno più che mai essenziali. E diventano un potente collante sociale. Per sottolineare la propria visione, Valentino riunisce tutti i suoi amici e li elegge a protagonisti della campagna Empathy: ognuno di loro, indossando capi ed accessori della collezione Autunno Inverno della Maison, si fa immortalare nella location della sua quarantena dalla persona con la quale condivide questa difficile esperienza. Il risultato è strepitoso, superbi ritratti che evidenziano un cast stellare. Alla campagna hanno preso parte nomi del calibro di Adut Akech, Anwar Hadid, Christy Turlington, Ellery Walker Harper, Ghali, Gwyneth Paltrow, James Turlington, Janet Mock, Laetitia Casta, Laura Dern, Leon Dame, Liu Wen, Mariacarla Boscono, Mustafa The Poet, Naomi Campbell, Rafferty Law, Rossy de Palma, Rula Jebreal, Shu QiTali Lennox, Tang Yan e Vittoria Ceretti. Denominatore comune di molti scatti è l’ iconica Atelier Bag Valentino Garavani 03 Rose Edition, la borsa ornata da miriadi di petali in pelle che riproducono una rosa in 3D. Il colore? Cerise, un rosso ciliegia intenso e meravigliosamente chic. E’ importante dire che le star presenti nella campagna non hanno percepito alcun compenso: la Maison ha devoluto un milione di euro,  la somma corrispondente al valore dell’ ad, all’ Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma per sostenere la sua lotta contro il Covid-19.  Un impegno che non si esaurirà nel “qui e ora”, ma che coinvolgerà tutte le fasi della pandemia. (clicca qui per vedere tutti i ritratti di #ValentinoEmpathy)

 

Frances McDormand

Pierpaolo Piccioli

Liu Wen

Gwyneth Paltrow

Vittoria Ceretti

Rula Jebreal

Tang Yan

Mariacarla Boscono

Janet Mock

Rossy De Palma

Laetitia Casta

Naomi Campbell

Leon Dame

Laura Dern

 

 

 

“Change” di Viktor & Rolf: quando l’ Haute Couture racconta un mutamento epocale

LOVE – look 3

Continua l’ excursus di VALIUM su alcune collezioni Autunno Inverno 2020/21 di Haute Couture. Viktor & Rolf, naturalmente, non possono mancare: visionari, maestri di inventiva e autori di creazioni iconiche, si sono ispirati al travagliato periodo che stiamo vivendo a livello mondiale ed hanno  battezzato Change la loro collezione. E’ difficile trovare un nome altrettanto evocativo e d’ impatto per descrivere quest’ epoca di transizione. Un’ epoca che, a causa della pandemia di COVID-19, avanza verso un’ evoluzione sia negli stili di vita che nella socialità e nella sfera professionale. Viktor & Rolf  riflettono sul cambiamento tramite una mini collezione: sono soltanto nove i look che la compongono, suddivisi in tre filoni tematici e in altrettante tipologie di abito. C’è la camicia da notte, c’è la vestaglia, c’è il cappotto, un trio che tendiamo istintivamente a collegare alle reminiscenze della quarantena. La vestaglia in quanto cardine dell’ homewear, la camicia da notte perchè sostituisce l’abito da sera, il cappotto come capo imprescindibile per le nostre uscite. Ogni trio di outfit si associa ad uno stato d’animo. “Anxiety”, “Confusion” e “Love” sono le emozioni su cui Viktor & Rolf si focalizzano per raccontare un mondo in via di mutamento: poche nozioni basilari con l’intento di esprimere una visione senza orpelli, senza inutili divagazioni. Colori ed elementi ben precisi, quindi,  contribuiscono a definire ciascun mood e ciascun gruppo di creazioni. “Anxiety” è una triade impregnata di cupezza in cui prevalgono tonalità fosche; spazia da una camicia da notte blu che sembra un abito da sera, in stile Impero e impreziosita da ricami a forma di nuvola con i contorni argentati, a una spettacolare vestaglia-mantella grigia in faux fur adornata di lunghi polsini, rever e cintura con fiocco in matelassé nero. Il cappotto, invece, è un trench color grigio antracite avveniristico, oversize e tempestato da coni in 3D, alcuni cosparsi di glitter: mi fa pensare a una creazione futuribile che, proprio grazie a quei coni, fomenta il distanziamento sociale.

 

ANXIETY – look 1 

ANXIETY – look 2

ANXIETY – look 3

“Confusion”, al contrario di quanto il suo nome potrebbe far pensare, è un terzetto all’ insegna del rosa. Se concettualmente rimanda al contrasto di emozioni che questo cambiamento epocale porta con sè, stilisticamente rievoca la femminilità tipica di Viktor & Rolf: orli rasoterra, linee svasate e look declinati in un delizioso rosa pastello. Si inizia con una camicia da notte monospalla, manica a sbuffo ed emoticon ricamate all over (forse un riferimento al recente boom della comunicazione virtuale?), per poi passare a una vestaglia che è un’ opera d’arte in velluto, asimmetrica e con una manica arricchita da fiocchi-signature Viktor & Rolf in dimensioni decrescenti. I dettagli – tutti rigorosamente color giallo canarino – stupiscono per raffinatezza: le bordature sono realizzate con del nastro a treccia e i maxi polsini ostentano un tessuto matelassé. Il cappotto, come gli altri due della collezione, è magistralmente proiettato nel futuro. Svasatissimo, asimmetrico, con un’ enorme manica a sbuffo, sfoggia un tripudio di applicazioni tubolari in differenti grandezze e in svariate nuance di giallo e rosa.

 

CONFUSION – look 1

CONFUSION – look 2

CONFUSION – look 3

C’è bisogno di amore, per andare avanti. Oltrepassando la rabbia, la malinconia, l’ incertezza legate alla situazione attuale. E l’amore può diramarsi in molteplici direzioni: l’ amore per il bello, ad esempio, è quello che permette di apprezzare appieno la collezione Change di Viktor & Rolf. I tre look della serie “Love” invitano a trovare rifugio nell’ eleganza sorprendente e nello “spiritual glamour” del brand olandese. Sappiamo che potremo sempre contare su questi elementi, a dispetto di cosa ci porterà il futuro. Perchè se il cambiamento va abbracciato, è importante avere la consapevolezza che la bellezza è senza tempo e che sarà sempre una fonte di conforto, un punto di riferimento essenziale per le nostre vite. Leitmotiv della triade di “Love” sono i cuori, che impreziosiscono gli outfit, e il colore bianco. La camicia da notte è un long dress in stile Impero adornata dal punto smock e da molteplici cuori rossi, bianchi e neri in pizzo, mentre la vestaglia è a dir poco principesca: collo a scialle, fiocco in vita, gonna voluminosa con strascico, alterna il cotone con pattern in rilievo ai dettagli in matelassè, come le grandi tasche rosse a forma di cuore. Il cappotto, infine, è il capo più iconico della collezione. Completamente profilato da glitter di cristallo, si svasa nel fondo e miriadi di cuori in un dégradé che va dal rosso al rosa pallido lo ornano a cascata dalle spalle fino all’orlo. Pensando a Change, non a caso, è proprio questo look che affiora subito in mente: un outfit inconfondibile e prezioso.

 

LOVE – look 1

LOVE – look 2

 

 

New Icons: Adut Akech Bior

Adut per Valentino Haute Couture, AI 2019/20

In Italia l’ abbiamo conosciuta meglio grazie allo spot di Born in Roma, la nuova fragranza di Valentino (rileggi qui il post che VALIUM le ha dedicato), dove sfreccia in moto ad una festa indossando uno splendido abito da sera: è difficile che qualcuno sia rimasto immune al fascino esotico di Adut Akech Bior, più conosciuta come Adut Akech, e che non voglia saperne di più su una modella che ha scalato le vette del fashion system in soli due anni di carriera. Se il suo vi sembra un volto familiare, non stupisce. Sappiate che dal 2017 sfila e posa per le Maison più altisonanti del pianeta: basta dire che il suo debutto internazionale in passerella è avvenuto a Parigi quell’ anno stesso, con un brand del calibro di  Saint Laurent. Nel 2018, lanciatissima, Adut è stata scelta da Karl Lagerfeld in persona per esibirsi in look nuziale al défilé AI 2018/19 di Chanel Haute Couture, un onore che prima di lei spettò solo a un’ altra mannequin di colore (Alek Wek). Ma la vita di Adut Akech non è sempre stata votata al glamour. Sembra una fiaba a lieto fine, certo, però è iniziata in un modo ben diverso. Ripercorrendo l’iter esistenziale della musa di Pierpaolo Piccioli, scopriamo che nasce il 25 Dicembre 1999 nel Sudan del sud e che cresce in Kenya, in un campo profughi. Quando Adut ha 8 anni  la sua famiglia decide di chiedere asilo in Australia, ad Adelaide. Parlando solo Swahili e Dinka, la futura top deve innanzitutto iscriversi ad una scuola di inglese, che frequenta insieme a bambini provenienti da ogni parte del mondo. Degli anni seguenti ricorda il bullismo subito per i suoi incisivi distanziati e per la sua altezza, ma è un bullismo non destinato a durare a lungo: a 13 anni Adut già sfila in passerella, la prima volta per il fashion show di sua zia e successivamente alla Melbourne Fashion Week. E’ proprio allora che decide di diventare modella e si iscrive ad una fashion agency. Il resto, è storia. Sedicenne, vola a Parigi convocata da Saint Laurent, che la scrittura in esclusiva per tre stagioni. Un debutto ai défilé grande stile, il suo, subito seguito da un fioccare di occasioni irripetibili: oltre a Chanel, griffe come Fendi, Valentino, Alexander McQueen, Givenchy, Prada, Miu Miu, Tom Ford, Bottega Veneta, Lanvin, Off-White, Calvin Klein, Burberry, Simone Rocha, Giambattista Valli e Versace (per citarne solo alcune) se la contendono, le campagne pubblicitarie di cui è protagonista sono sempre più numerose. Qualche esempio? Saint Laurent, Valentino, Moschino, Fendi, Zara, Bottega Veneta la scelgono come testimonial ripetutamente, consacrando la fama che nel 2018 Adut ha consolidato posando per il calendario Pirelli scattato da Tim Walker che la immortala,tra le altre, accanto a Whoopi Goldberg e a Naomi Campbell. Nello stesso anno, la top sudanese viene eletta “Model of the Year” da Models.com, mentre, sin dagli esordi, la sua carriera acquista ulteriore impulso grazie ai prestigiosi fashion magazine che la vogliono in copertina: svariate edizioni internazionali di Vogue ma anche I-D, Numéro, Elle, L’Officiel e moltissimi altri ancora.

 

Adv Valentino Born in Roma eau de parfum

Oggi, Adut Akech è richiestissima. Impossibile non ricordarla sul catwalk della collezione Primavera Estate 2019 di Valentino Haute Couture, una sfilata che ha chiamato a raccolta la “crème” delle modelle black per abbattere la discriminazione razziale a colpi di eleganza sopraffina: la prima immagine che viene in mente di lei è come una visione. Adut indossa uno spettacolare abito color corallo che la avvolge, dalla vita in su compreso il capo, in un tripudio di rose di satin. Il suo volto ebano, in quella cornice, risalta al pari di una pietra preziosa. E se il suo “black pride” non passa inosservato (recentemente si è scagliata contro Who Magazine, che in un articolo a lei dedicato aveva pubblicato la foto di un’altra modella di colore, definendo quell’ errore “inaccettabile e ingiustificabile”), è noto l’impegno della top nei confronti dei rifugiati. A questo scopo collabora con le Nazioni Unite e si prodiga per una maggiore comprensione della loro condizione. Esempio vivente del potere dei sogni, role model con fierezza, Adut incoraggia il prossimo a credere in se stesso, a realizzare obiettivi e aspirazioni. Ce l’ha fatta lei, dopotutto, proveniente da un contesto non certo fertile: il che è indicativo della sua tempra. Il sostegno dei rifugiati la coinvolge  a pieno titolo. Perchè Adut Akech, nonostante la fama e la ricchezza, sarà sempre una rifugiata nel profondo, come ha dichiarato a Marie Claire USA. Una rifugiata che ha combattuto con tutte le sue forze per cambiare il corso del proprio destino.

 

Adut per Versace, AI 2019/20

Adut per Max Mara, AI 2019/20

Adut per Alexander McQueen, AI 2019/20

David Jones Beauty Campaign

Adut per Moschino, PE 2020

Adv Missoni AI 2019/20 by Mert & Marcus

Adut per Marc Jacobs, AI 2019/20

Adut per Saint Laurent, AI 2019/20

Adv Bottega Veneta PE 2019 by Tyrone Lebon

Adut per Valentino Haute Couture, PE 2019

Adut per Victoria Beckham, PE 2020

Adut per Etro, AI 2019/20

Chanel Pre-Fall AI 2018, foto by Karl Lagerfeld

Adut per Versace, AI 2018/19

Adv H&M AI 2019/20

Adut per Marni, AI 2019/20

Adut per Miu Miu, AI 2019/20

Adut per Fendi, PE 2020

Adv Americana Manhasset, AI 2018/19

Adut per Tom Ford, AI 2018/19

Adv Moschino PE 2018 by Steven Meisel

Adut per Chanel Haute Couture, AI 2018/19

Adut per Valentino TKY, Pre-Fall 2019

Adv Coach PE 2019 by Craig McDean

Adut per Saint Laurent, PE 2019