Macondo

 

“Nelle notti d’inverno, mentre faceva cuocere la minestra nel camino, soffriva la nostalgia del caldo del suo retrobottega, il ronzio del sole nei mandorli polverosi, il fischio del treno nel sopore della siesta, proprio come a Macondo soffriva la nostalgia della minestra invernale nel camino, del richiamo del venditore di caffè e delle lodole fugaci della primavera. Stordito da due nostalgie opposte come due specchi, perse il suo meraviglioso senso della irrealtà, e alla fine raccomandò a tutti che se ne andassero da Macondo, che dimenticassero tutto quello che lui gli aveva insegnato del mondo e del cuore umano, che se ne fottessero di Orazio, e che in qualsiasi luogo si fossero trovati si ricordassero sempre che il passato era menzogna, che la memoria non aveva vie di ritorno, che qualsiasi primavera antica è irrecuperabile, e che l’amore più sfrenato e tenace era in ogni modo una verità effimera.”

Gabriel Garcìa Màrquez, da “Cent’anni di solitudine” (Mondadori, 2021)

 

Il luogo: Bergen, la città delle sette montagne, tra cultura, pan di zenzero e fiordi norvegesi

 

Ricordate quando nell’articolo dedicato alla casetta al pan di zenzero ho citato la “gingerbread town” più grande del mondo? Bene: Pepperkakebyen (questo il suo nome) è una delle principali attrattive natalizie di Bergen, la seconda città più popolosa della Norvegia, e oggi voleremo proprio lì. Bergen è un centro abitato ricco di fascino a partire dall’area in cui sorge: situata sulla penisola che porta il suo stesso nome, a nord si affaccia sul fiordo di Byfjorden e le montagne circondano il resto della città (soprannominata, in virtù di ciò, “città delle sette montagne”). Molti quartieri sono situati sulle isole circostanti, il che accresce la particolarità del territorio bergense. Ma perchè andare a Bergen, dato che Pepperkakebyen ha chiuso i battenti lo scorso 31 Dicembre? La risposta è semplice: è una città vivace, culturalmente stimolante. Non è un caso che nel 2000 sia stata eletta Capitale Europea della Cultura, nè che la presenza di numerosissimi studenti, molti approdati a Bergen grazie al progetto Erasmus, la renda estremamente frizzante. L’Università di Bergen, infatti, è circondata da un’aura di prestigio e la Norges Handelshøyskole, Scuola Norvegese di Economia, è una delle più rinomate della Norvegia. Il quartiere di Bryggen, inoltre, nel 1979 è stato decretato Patrimonio dell’ Umanità UNESCO. Si tratta, tanto per intenderci, dell’area che include le iconiche e coloratissime casette di legno situate sul lungomare. Ma l’appeal di Bergen non si esaurisce qui: è dal porto cittadino che si possono raggiungere i fiordi di Hardangerfjord  e Sognefjord, due meraviglie norvegesi, collocati a poca distanza. La suggestività di quest’antica città anseatica fondata dal re Olaf Kyrre nel 1070 è del tutto unica. Capitale della Norvegia fino al 1300, quando Oslo prese il suo posto sotto il regno di Haakon V, verso la metà del XIV  secolo divenne la sede di uno dei fondachi della Lega Anseatica ed entrò ufficialmente a farne parte. Da allora, Bergen si tramutò nel centro commerciale più rilevante del paese e tuttora lo rimane.

 

 

Naturalmente, un viaggio a Bergen non può prescindere da una visita al quartiere di Bryggen. Affacciato sulla baia di Vågen, Bryggen è contraddistinto da una serie di casette di legno dai colori vivaci e disposte a schiera che l’hanno reso inconfondibile. Nel 1360, quando Bergen entrò a far parte della Lega Anseatica, Bryggen divenne il quartier generale dei mercanti tedeschi in città: dal porto si esportavano grandi quantità di stoccafisso e si importavano i cereali che provenivano dal centro Europa. In passato Bryggen fu devastato da ben due incendi, ma dopo ogni ricostruzione le casette apparivano più belle di prima. Lì i mercanti collocavano i loro uffici e magazzini, talvolta delle mense, non di rado vi alloggiavano. Oggi, nel quartiere – Patrimonio dell’Umanità UNESCO – proliferano bar, caffetterie, ristoranti, boutique, e le sue viuzze medievali sono disseminate di gallerie e studi d’arte. A proposito di arte: tra i molti musei presenti a Bergen vi segnalo il Bergen Kunsthall, dove potrete ammirare opere di artisti contemporanei nazionali e internazionali, l’Hanseatiske Museum, ricco di reperti e testimonianze risalenti all’epoca in cui Bergen faceva parte della Lega Anseatica, e il Bryggens Museum, situato proprio a Bryggen: qui, nell’antica area portuale cittadina, vengono conservati i più importanti cimeli della Bergen medievale. Assolutamente imperdibile, poi, è il KODE Art Museums and Composer Homes, composto da sette edifici dislocati nel cuore della città. E’ maestoso e focalizzato sull’arte, la musica, l’artigianato e il design scandinavi. Include quattro musei, KODE 1, 2, 3 e 4, e le dimore di tre celeberrimi compositori norvegesi: Ole Bull, Harald Sæverud e Edvard Grieg. Tra i fiori all’ occhiello del KODE risalta la collezione permanente di Edvard Munch; le collezioni Rasmus Meyer e Silver Treasure sono da visitare tassativamente, così come le incredibili mostre di arte contemporanea e design organizzate dal museo.

 

 

A pochi passi da Bryggen troverete la fortezza di Bergenhus, che comprende il Castello Reale, la Håkonshallen e la Torre di Rosenkrantz. Sono tre edifici risalenti all’epoca medievale che vennero edificati su richiesta dei sovrani di Norvegia: nel Castello i re avevano stabilito la loro dimora, mentre la Håkonshallen, un monumentale salone di pietra con travi di legno sottostanti al soffitto a volta, era destinata agli eventi più importanti; qui furono celebrati, tra l’altro, diversi matrimoni reali. La Torre di Rosenkrantz, duecentesca, veniva utilizzata sia a scopo difensivo che residenziale.

 

 

Dato che Bergen ha basato sul commercio del pesce quasi tutta la sua storia, soprattutto durante l’ appartenenza alla Lega Anseatica, visitare il mercato del pesce della Torget è d’obbligo. Al mercato potrete ammirare innumerevoli varietà di pescato, proveniente rigorosamente dal Mare del Nord e mantenuto fresco grazie agli innovativi banconi in legno dotati di un flusso d’acqua continuo. E’possibile anche pranzare: un’occasione unica per gustare “dal vivo” le prelibatezze marine di Bergen.

 

 

Si dice che nel fiordo di Byfjorden si rifletta una luce speciale, impossibile da vedere altrove. Niente di meglio, dunque, che ammirarla dall’ alto in tutto il suo splendore. Fatelo raggiungendo la cima della collina Fløyen in funicolare: lì, a 320 metri sopra il livello del mare, potrete godere di un panorama mozzafiato della città di Bergen e del suo mare. Vale decisamente la pena, anche perchè la funicolare impiega solo cinque minuti per inerpicarsi sull’altura.

 

 

Se invece preferite visitare i fiordi e perdervi nella meraviglia selvaggia della loro natura, sappiate che dal porto di Bergen partono traghetti che li raggiungono quotidianamente. Il Sognefjord è una meta must: vanta una lunghezza di ben 203 chilometri che lo piazza al secondo posto a livello mondiale, mentre è il più profondo in assoluto di tutta la Norvegia. Lo costeggiano montagne imponenti, dalle pareti scoscese, che svettano sul mare ad oltre 1000 metri di altezza, ma proseguendo nel tragitto il paesaggio si fa più a misura d’uomo e rivela una vegetazione rigogliosa, villaggi inaspettati ed aree coltivate con cura.

 

 

Gamle Bergen è un museo open air a 4 chilometri da Bergen dove potrete addentrarvi nelle viuzze acciottolate della città vecchia, minuziosamente riprodotta in cinquanta case di legno corredate di negozi e di antiche botteghe. Alle abitazioni si accede solo tramite un tour guidato, mentre l’accesso alla Gamle Bergen è assolutamente gratuito. All’interno delle case vengono fedelmente replicati l’arredamento e lo stile di vita norvegesi a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.

 

 

E veniamo alla Pepperkakebyen, la città di pan di zenzero più grande del mondo. Pepperkakebyen, composta da casette ed edifici rigorosamente al pan di zenzero, è una miniatura di Bergen splendidamente illuminata: si possono ammirare le vie, le piazzette, le case, i palazzi storici, l’antico porto, le navi, le auto, persino le ruote panoramiche e le giostre di Natale, ma non solo…sono incluse le persone, gli animali, e un trenino percorre un itinerario ininterrotto. L’intera città, golosissima, è ricoperta di glassa, caramelle e canditi. Un vero e proprio incanto, insomma, alla cui realizzazione contribuiscono ogni anno anche i bambini delle scuole elementari e degli asili cittadini.  Purtroppo è troppo tardi per vederla ora, la Pepperkakebyen è un’attrazione tipicamente natalizia; potreste però decidere di visitarla il prossimo Dicembre. Pare che la città al pan di zenzero tornerà attiva dal 23 Novembre fino al 31 Dicembre 2024, ma le date sono ancora da confermare. Consultatele nel sito https://en.visitbergen.com/

 

 

Foto del Sognefjord di Zairon, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Foto via Unsplash, Pexels, Piqsels

 

Il luogo: Copenaghen, per vivere il magico Natale del Grande Nord

 

“Qualunque somiglianza la Danimarca possa presentare con il resto del mondo scompare al tramonto, quando Copenaghen s’illumina. Nel cielo esplodono i fuochi d’artificio del Tivoli. La torre luminosa della Carlsberg risplende come un gigantesco rubino.”

(James Stewart-Gordon)

 

Dove vivere appieno il Natale se non in Scandinavia, nelle innevate lande del Grande Nord? Quest’ anno lo trascorreremo in Danimarca, il secondo paese più felice del mondo in base alla classifica del World Happiness Report. La città che ho scelto è Copenaghen, la capitale danese. Qui morì Hans Christian Andersen, uno dei più noti autori di fiabe. E quest’aura fiabesca sopravvive, in particolare durante le feste, in ogni angolo della città scandinava: non è un caso che Copenaghen venga definita la capitale del Natale. Quando comincia il periodo dell’Avvento, un tripudio di luminarie scintillanti si staglia sullo sfondo del cielo grigio. Le strade e le piazze brulicano di luci, mercatini, Babbi Natale, Nisse dispettosi…annotatevi questo nome (che indica i folletti del folklore nordico), perchè torneremo presto sull’argomento. Nelle vie si insinua il sapore dello zenzero, l’ingrediente principale di tipici biscotti, al’interno dei ristoranti si degusta il menu tradizionale e la Julebryg, una speciale birra scura dedicata al periodo delle feste, abbonda in ogni locale. La stessa Copenaghen, città adagiata sulle isole Selandia e Amager, vanta uno scenario altamente suggestivo che ben si presta ad esaltare la magica atmosfera del Natale. Tant’è che da oltre un secolo, precisamente dal 1904, in Danimarca viene emesso un francobollo natalizio annuale che ha come sfondo la capitale.

 

 

Iniziamo ad esplorare, dunque, la “città delle guglie” danese vestita a festa. L’inaugurazione ufficiale del Natale di Copenaghen coincide con la festa di Santa Lucia: il 13 Dicembre, una spettacolare parata di kayak illuminati invade i canali della città. L’evento prende il via alle 17.00, ora in cui tutte le imbarcazioni, capeggiate da una dove troneggia una giovane biancovestita a simboleggiare Santa Lucia, iniziano un percorso che comprende le zone di Nyhavn, Christianshavn e Højbro Plads. La parata, a cui tutti possono partecipare, si conclude alle 19 nell’antico porto di Nyhavn. La cerimonia è estremamente suggestiva: i canoisti, al baluginio delle candele poste sui kayak, intonano la celebre canzone di Santa Lucia, mentre le sponde dei canali si affollano di gente accorsa per assistere all’evento. Poter ammirare la Copenaghen addobbata e costellata di luci è un vero e proprio privilegio; la città, il porto storico e i suoi canali sprigionano un incanto che non ha eguali.

 

 

Per scoprire la Copenaghen natalizia è d’obbligo visitare lo Strøget, un’area pedonale in pieno centro storico che include la via dello shopping più lunga d’Europa. Lì potrete trovare negozi, boutique, locali, pub e ristoranti di ogni genere e tipo, ma non dimenticate di esplorare le strade contigue: lo Strøget, che a Natale si riempie di luci, ghirlande e antiche melodie, ha un’estensione di circa 100.000 metri quadri. Vi consiglio di fare un salto da Royal Copenaghen, il prestigioso negozio di porcellane danesi, dove è possibile assistere a dimostrazioni di lavorazione della porcellana e gustare deliziosi dolcetti allo zenzero nella pasticceria interna. Nei ristoranti, che proliferano in tutta la zona, non mancate di assaggiare lo Smørrebrød, un sandwich di pane di segale imburrato condito con formaggi, salumi, pesce o carne a volontà; è tassativo, poi, degustare il menu natalizio della tradizione: lo Julefrokost (ovvero “pranzo di Natale“) rappresenta uno degli eventi più attesi nel periodo delle feste. Si tratta di un pasto che può durare dalle 4 alle 8 ore, nel corso delle quali si consumano cibi tipici come il maiale e l’anatra arrosto, le patate al caramello, il cavolo rosso, le aringhe, il prosciutto cotto in gelatina, il patè di fegato, le salcicce e via dicendo, per concludere con il risalamande, un porridge di riso con mandorle tagliate a pezzetti; rinvenire l’unica intera nel proprio piatto è beneaugurale e dà diritto a ricevere un premio.

 

 

Ovunque decidiate di andare, a Copenaghen troverete un’atmosfera festosa e baracchini ad ogni angolo di strada: la città pullula di ambulanti che vendono caldarroste, salmone alla griglia, salsicce, birra, risalamande e il tipico gløgg, un vin brulé scandinavo. A proposito di birra, in Danimarca quella del periodo natalizio è particolarmente rinomata. La cosiddetta “birra di Natale” si chiama Julebryg ed è una birra scura, molto alcolica e aromatizzata la cui distribuzione ha inizio, di solito, il primo venerdì del mese di Novembre: una ricorrenza attesissima che i danesi hanno battezzato J-Dag. La Julebryg viene venduta in carretti posizionati lungo le vie della città ma anche nei locali, dove arriva stipata in sorprendenti calessini. A Copenaghen, una città in cui la causa ambientalista è di primaria importanza, ci si sposta comunemente in bicicletta; la cattedrale di Nostra Signora (Vor Frue Domkirke) non è difficile da raggiungere su due ruote. E’ situata nei pressi dell’Università e nel periodo dell’Avvento chiude i battenti solo in tarda serata. Lì vengono celebrate le messe più suggestive, animate da cori che intonano i canti tipicamente natalizi.

 

 

Nella capitale danese il Natale è molto sentito, si comincia a festeggiare dall’inizio di Dicembre. Questo mese, in Danimarca, è davvero il più magico dell’anno! Se volete assaporarne appieno l’atmosfera, visitate i mercatini: sono sette, dislocati nel cuore della città. Il più grande è quello di Tivoli, il parco più antico del mondo, che vanta oltre 80 espositori: nelle classiche casette di legno, debitamente addobbate a festa, si vendono tipicità culinarie, splendide porcellane, decorazioni natalizie, balocchi e via dicendo. Non va tralasciata una pausa all’insegna del gusto, che vi permetterà di deliziare il palato con le tradizionali aebleskiver (il dolcetto natalizio di cui vi ho parlato qui) accompagnate a un bicchiere di gløgg fumante. Al Tivoli, inoltre, viene organizzato un ricco programma di spettacoli ed eventi. Le grandi giostre sono un divertimento amatissimo da avventori di ogni età; ristoranti, alberghi e una Sala Concerti rappresentano il plus del Parco, dove è presente anche un laghetto e vengono addobbati più di mille alberi di Natale.

 

 

Un altro mercatino da non perdere è quello di Nyhavn, l’antico porto. Qui, tra le luci scintillanti e i tradizionali addobbi di ghirlande, potrete immergervi nella profonda magia che circonda i canali: i bagliori delle luminarie riflessi nell’acqua accentuano il fascino di una zona ricca di caffetterie e ristoranti. A pochi passi di distanza, sulla grande pista di pattinaggio del Broens Gadekøkken, vengono organizzate performance di pattinaggio artistico e tornei di hockey su ghiaccio. Dal 2 al 10 Dicembre, ogni fine settimana è operativo il mercatino che si tiene nel Castello di Kronborg: William Shakespeare ambientò in questa location la sua tragedia “Amleto”. In omaggio al Bardo, nel castello tutte le estati viene organizzato lo Shakespeare Festival, a cui partecipano compagnie teatrali di spicco sia danesi che internazionali. Al termine della via dello shopping più lunga d’Europa, nello Strøget, si trova il mercatino di Kongens Nytorv; è uno dei più grandi della città e propone, tra l’altro, originali souvenir e oggetti da collezione. Notevoli anche gli spettacoli di luci tridimensionali e i numerosi eventi che lo animano. A Højbro Plads si può ammirare un mercatino fitto di alberi di Natale riccamente ornati; molti ambulanti provengono dalla Germania, motivo per cui abbondano specialità culinarie tedesche. In Piazza Nytorv, invece, viene allestito un mercatino che riproduce la fatata atmosfera delle fiabe di Hans Christian Andersen: sono presenti l’autore “in persona” e una miriade di Nisse, i folletti che aiutano lo Julemanden (il Babbo Natale danese) nella produzione e nella consegna dei regali. Parlando di Babbo Natale, è interessante sapere che ogni anno, a Luglio, in Danimarca viene organizzato il World Santa Claus Congress, un meeting di tutti i Santa Claus del globo.

 

 

Mercatini a parte, vi suggerisco di regalarvi l’esperienza di una crociera sui canali o, ancora meglio, di una Christmas Jazz Cruise, dove il percorso viene vivacizzato dai brani tipicamente natalizi eseguiti da una jazz band. Per concludere, qualche curiosità sulle tradizioni del Natale in Danimarca: tra le decorazioni spicca la candela dell’Avvento, adornata con 24 simboli per ciascun giorno del periodo, immagini di abeti e degli immancabili Nisse. Il calendario dell’Avvento è un’altra usanza molto comune. In occasione della Vigilia di Natale, invece, la tradizione vuole che all’esterno della propria casa si esponga un covone di grano destinato agli uccelli. La sera di Vigilia, prima di scartare i regali sotto l’albero (una vera istituzione del Natale danese), si organizza un girotondo e si intonano canti natalizi intorno all’abete. I regali vengono portati da Julemanden insieme alla sua corte di Nisse; a impersonarlo è un uomo della famiglia che indossa il tipico abito rosso di Babbo Natale. Non mi resta che augurarvi un Glædelig jul!

 

 

Foto via Pexels, Piqsels e Unsplash

 

Il luogo: al Carnevale di Venezia con il Principe Maurice

 

E’ un Carnevale più magico che mai, il Carnevale di Venezia 2023: “Take your Time for the Original Signs” (questo il tema su cui è incentrato)  si ispira ai segni dello Zodiaco e ai quattro elementi naturali – aria, acqua, terra e fuoco – invitandoci a ritrovare la nostra essenza più intima, la nostra unicità, nel luccichio delle costellazioni astrologiche da cui siamo rappresentati. Per addentrarci in questo viaggio nei giorni grassi del Carnevale veneziano, ho scelto una guida d’eccezione. E’ il Principe Maurice, Maestro di Cerimonie oltre che suprema icona della kermesse, una figura talmente rappresentativa da essersi guadagnata la nomina di Ambasciatore Ufficiale del Carnevale di Venezia nel mondo. Chi segue VALIUM lo conosce bene, è a lui che ho dedicato lo spazio “Sulle tracce del Principe Maurice”. Oggi, eccezionalmente, “Il luogo” e la suddetta rubrica si fondono in uno straordinario connubio: esploreremo il Carnevale della perla lagunare insieme al Principe, in uno scoppiettante turbinio di luoghi, eventi e manifestazioni. Giocheremo con i quattro elementi per presentarvi location inedite della Venezia carnascialesca e vi inviteremo ad appuntamenti speciali, come quello che si terrà stasera al Museo Correr

 

Il Principe si esibisce all’ Official Dinner Show “Original Sinners”

 

Il tema del Carnevale di Venezia 2023, “Take your time for the Original Signs”, inneggia allo Zodiaco e ai quattro elementi naturali. Puoi raccontarci qualcosa in più su questo affascinante argomento?

Da parte del Direttore Artistico Massimo Checchetto, che è anche lo scenografo del Teatro La Fenice, c’è stata la volontà di affidarsi all’astrologia, ai segni zodiacali e agli elementi della natura. Ma c’è anche un altro segno che domina sulla città, ed è quello simbolico di San Marco: il Leone sta a testimoniare la potenza e l’indipendenza della Serenissima, mentre l’ispirazione allo zodiaco invita ognuno a reinterpretare liberamente il proprio segno astrologico. Gli straordinari spettacoli dell’Arsenale, ormai un must della produzione, sono invece dedicati ai quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco). Per rappresentarli non potrebbe esistere uno scenario migliore. Il 4 Febbraio, uno scenografico corteo acqueo ha solcato il Canal Grande in pre-apertura del Carnevale, mentre il giorno successivo si è svolta una regata capitanata da una gigantesca pantegana di cartapesta: poco prima di arrivare al ponte di Rialto, il corpo della Pantegana si è spalancato lasciando fuoriuscire miriadi di coriandoli e palloncini colorati. Questo evento ha sostituito il volo della Colombina, perché in Piazza San Marco ci sono dei lavori in corso che non è possibile interrompere. La piazza, comunque, non rappresenta più il fulcro assoluto del Carnevale. Lo spettacolo è diffuso ovunque, soprattutto nei campielli…è uno spettacolo di strada così come lo era in passato. Anticamente, il Doge inaugurava il Carnevale permettendo agli artisti di strada di esibirsi in qualsiasi luogo, ed è quello che succede oggi. E’ un ritorno alle tradizioni più remote, mentre di nuovo e di meraviglioso c’è il Dinner Show ufficiale a Ca’ Vendramin Calergi, “Original Sinners”, ideato e diretto da Antonia Sautter: i segni zodiacali sono evocati in uno splendido corner “astrologico”, ma l’evento è dedicato ai sins e ai sinners, ovvero ai peccati e ai peccatori. Il Concorso della “Maschera più Bella” è ormai quasi completamente virtuale. Le maschere sfilano all’ interno di un’ installazione in Piazza San Marco, dove una piccola telecamera immortala i loro costumi in ogni dettaglio. Le immagini vengono diffuse sui social del Carnevale e votate dal popolo del web, dopodichè una giuria qualificata, composta da Massimo Checchetto e dai prestigiosi atelier veneziani Pietro Longhi, La Bauta, Antonia Sautter e Nicolao Atelier, selezionerà la maschera vincitrice tra quelle che hanno ricevuto più voti. Partecipanti e giuria non hanno più un contatto diretto, credo che sia un residuo dei distanziamenti dell’epoca Covid.

 

 

Quali sono i luoghi chiave in cui si sviluppa il Carnevale?

Il Carnevale è diffuso in tutta la città metropolitana. Si sta dando importanza anche alla terraferma, per coinvolgere – oltre che i turisti – l’intera popolazione. I luoghi chiave sono i campielli principali come l’anno scorso. La mappa è la stessa, il format è lo stesso, però sono stati implementati i teatrini. In Piazza San Marco qualche spettacolo viene fatto, ma si punta a non creare un eccessivo affollamento e i cantieri sono piuttosto ingombranti: per non intasare la piazza, ad esempio, il volo dell’Angelo non è stato effettuato. Personalmente sto frequentando le più tradizionali location veneziane: ho voglia di tornare alle origini. In questo momento mi trovo al Caffè Florian, dove vado tutti i giorni a prendere il caffè. Ho voglia di respirare gli odori, i profumi, l’energia che mi ha sempre donato quel locale, un punto di riferimento assoluto del Carnevale perché in passato gli aristocratici si ritrovavano lì dopo la loro sfilata in costume, “el liston delle maschere”. Sfilavano sulla pavimentazione di Piazza San Marco, lungo una fascia decorata che veniva chiamata il “liston”. Tradizione a parte, a Venezia esistono miriadi di locali. Alcuni hanno aperto da poco e sono molto simpatici, freschi, frizzanti. Quest’ anno in laguna c’è una massiccia presenza di giovani provenienti da tutto il mondo: le nuove generazioni, intrigate dal Carnevale, sono approdate a Venezia per scoprirlo in prima persona. Tra le location più imperdibili, poi, c’è sicuramente l’Arsenale, che da un anno a questa parte ospita spettacoli straordinari. “Original Signs” è uno show grandioso, organizzato sul bacino acqueo, che mette in scena i quattro elementi naturali: terra, acqua, aria, fuoco vengono rappresentati in un’atmosfera magica dove la danza, lo spettacolo e la musica si fondono in un connubio eccezionale. A Ca’ Vendramin Calergi, lo storico Casinò di Venezia (è il più antico al mondo), l’appuntamento serale è con gli “Original Sinners” di Antonia Sautter. La formula è quella del dinner show, però si può anche ballare. In questi spazi incantati mi esibisco nelle vesti di performer e di Maestro di Cerimonie.

 

 

Vorrei segnalarvi un’ ulteriore location, il Museo Correr: con l’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia, del quale sono Direttore Artistico, organizziamo eventi di scambio culturale con nazioni di tutto il mondo. E proprio nel Museo Correr oggi si terrà un incontro importante tra la città di Baku, la capitale dell’Azerbaigian, e Venezia. Perché Baku? E’ molto semplice: si trova sulla Via della Seta, la rotta commerciale che congiungeva l’Impero romano con quello cinese. Lo scambio tra Baku e la nostra Associazione va avanti già da qualche anno, ma adesso è improntato alla raffinatezza più squisita. L’ appuntamento, “Profumi e Antichi Merletti sulla Via della Seta”, includerà una visita ufficiale al Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo di Palazzo Mocenigo perché l’azienda sponsor dell’evento ha creato un profumo estremamente pregiato e particolare. Per la sera è prevista invece una cena di gala nella sala da ballo del Museo Correr, l’ex Palazzo Reale voluto da Napoleone. Sarà una soirée esclusiva e dal sapore d’altri tempi, quando gli scambi diplomatici e commerciali venivano sanciti dagli incontri mondani. Nel periodo “Grasso” del Carnevale, comunque, a Venezia si concentra un tripudio di balli e di iniziative.

 

 

Parlaci del tuo ruolo nell’edizione 2023 della kermesse.

Il mio ruolo è sempre lo stesso. Diciamo che sono ormai iconizzato, incorniciato in questo Carnevale. Quando appaio in abiti civili, come in questo momento, vengo riconosciuto e salutato con calore: questo mi gratifica molto. Ho finalmente avuto la possibilità di tornare in Piazza San Marco per presentare le 12 Marie, martedì presenterò la vincitrice che diventerà una sorta di regina del Carnevale. In Piazza San Marco mi sono esibito anche in occasione di un raduno di tutte le associazioni storiche del Carnevale di Venezia, era presente anche la nostra Associazione Internazionale. La mia è stata una piccola improvvisazione di Commedia dell’Arte, un incontro tra Casanova e un’astrologa (“stroega” in veneziano). La storia era buffa: Casanova, in gramaglie perché aveva fatto cilecca la notte precedente, chiedeva a un’astrologa il motivo della sua défaillance. Voleva sapere come mai gli astri si erano accaniti contro di lui. E’ stato un battibecco simpaticissimo: si è scoperto che non c’era nessun problema, Casanova era solo stato vittima della vendetta di un’amante che lo aveva “intorpidito” con una droga a base di bromuro. In sintesi, durante il Carnevale ho la possibilità di esprimermi sia nel ruolo di performer che di Maestro di Cerimonie.

 

Il  Museo Correr

Il Carnevale di Venezia nasce sotto il segno del Leone di San Marco. Che caratteristiche possiede, a tuo parere, di questo segno zodiacale?

Venezia del Leone ha la maestà, e il fatto che sia un leone alato le dà anche quel senso di leggerezza, di sontuosità serena, che potrebbe essere ricollegato all’appellativo di “Serenissima”. Quindi direi che il Leone di San Marco corrisponde esattamente al simbolo del potere di Venezia, all’ imprinting della Serenissima storica. E’ una straordinaria immagine-simbolo: combina la forza e la bellezza del leone con la possibilità di volare sulle ali della fantasia.

 

 

Facciamo un gioco: ti chiedo di abbinare simbolicamente i quattro elementi naturali, uno dei temi portanti del Carnevale 2023, a quattro location veneziane che li rievocano.

Cominciamo con l’Aria. Dove respirare a pieni polmoni l’aria di Carnevale?

Senz’altro a Piazza San Marco. Tutti si danno appuntamento qui. E includo nell’area anche il bacino di San Marco, Riva degli Schiavoni compresa. L’aria del Carnevale, però, puoi respirarla anche di straforo: magari incontri una maschera in una calle stretta e ne rimani inebriato…

 

 

Acqua: citaci una location mozzafiato affacciata sulla laguna.

L’Arsenale. Gli spettacoli si svolgono sul suo bacino acquatico: l’acqua fonde insieme tutti gli elementi naturali ed è l’elemento dominante della città. Segnalo anche il Canal Grande e i vari canali, da esplorare tramite lunghe escursioni in gondola.

 

 

Terra: citaci una location d’eccezione per assaporare i Frutti della Terra, ovvero deliziare il palato

Sant’Erasmo, un’isola a vocazione agricola detta l’”Orto di Venezia”. Lì si assaporano piccole delizie come le “castraùre”, i germogli del carciofo. Ma per godere dei frutti della terra si può anche andare a mangiare alla Trattoria Al Bacan, vicina all’ approdo lagunare dell’isola. E’ un must se si desidera conoscere la cucina tipicamente veneziana.

 

 

Fuoco: citaci la location hot per antonomasia della Venezia carnascialesca.

Il Dinner Show ufficiale del Casinò, che è dedicato al peccato originale. Gli spettacoli sono maliziosi, intriganti e ammiccano a ciò che potrebbe succedere nel dopo-festa, perché “lì non si può”! Quest’anno direi che le fiamme ardono proprio dai nostri peccatori. Ma Venezia è una città talmente magica che il fuoco si può accendere ovunque. Per esempio, con uno sguardo che si intravede dietro la maschera. C’è un’immancabile malizia, dietro ogni maschera. Eros e Thanatos al Carnevale sono sempre presenti. Bruciare di passione, poi, è una bella morte. Non è un caso che sia stata chiamata “la petite mort”…

 

 

Le costellazioni risplendono, e sono visibili, nel cielo notturno. Svelaci una location altrettanto meravigliosa, ma misteriosa e sconosciuta ai più.

Quelle davvero misteriose non sono raccontabili. La location più misteriosa attorno alla quale eventualmente ritrovarsi per carpire quello che è rimasto delle sue energie antiche ed esoteriche è senz’altro la piccola chiesa della Maddalena, piena di simboli massonici e occulti. Entrare non è possibile, ma si può ammirare esteriormente: si trova nel Sestriere di Cannaregio ed è un esempio di architettura neoclassica veneziana. Al suo interno abbondano enigmi che non posso svelare…Il mistero di questa chiesa bellissima, chiusa al pubblico da decenni, ha a che fare con la controversa figura di Maria Maddalena. Mi chiedi se l’ho visitata? Perché vuoi estorcermi segreti impossibili da rivelare? (ride)

 

 

Come concludere il Carnevale in bellezza e soprattutto senza traumi?

La nostra Associazione tradizionalmente organizza un silenzioso corteo in gondola, partendo quasi sempre da Palazzo Pisani Moretta fino ad arrivare in Piazza San Marco. Lì facciamo un grande girotondo a mò di saluto e augurio per ritrovarci tutti l’anno prossimo. Quest’ anno, dopo il girotondo di rito, io mi esibirò in una performance a sorpresa quando la piazza sarà completamente vuota. Il mio sarà un omaggio a questa città, un gesto di ringraziamento per la magia, la gioia, la bellezza, il sogno che continua a regalare a tutti quelli che ci vivono e che vengono a visitarla. Non sarà un evento segreto: semplicemente non lo annuncio, chi c’è c’è e chi non c’è…pazienza!

 

 

 

 

Le Frasi

 

” La prima nevicata non è solo un evento, è un evento magico. Si va a letto in una specie di mondo e ci si sveglia in un altro del tutto diverso, e se questo non è incanto allora ditemi voi in quale altro luogo posso trovarlo. “

                                                               (JB Priestley)

 

Stanotte, dalle mie parti è caduta la prima neve dell’ anno. Per me, che adoro le atmosfere invernali, è davvero un evento magico: non ho potuto fare a meno di omaggiarlo con questo post. Buon weekend a tutti, e che sia all’ insegna del winter wonderland!

 

Il luogo: la Finlandia, il Paese più felice al mondo del 2022

 

“La Finlandia vuol essere scoperta, poichè non ha bellezze sgargianti o violente che l’osservatore superficiale possa cogliere così a volo dopo una fuggevole osservazione. Chi giunge in questo paese deve gettare lontano da sé ogni sorta di inquietudine quotidiana, deve aprire ben bene gli occhi e la mente per sentire e comprendere l’anima del paesaggio e le sue nascoste armonie. Così soltanto potrà tornare felice e ricco di impressioni nuove al suo paese.”

(Börje Sandberg)

 

Dopo aver trascorso il Natale a Tallinn, in Estonia, VALIUM torna nel Grande Nord. Stavolta, ci spostiamo ancora più in direzione della Stella Polare: siamo in Finlandia, un Paese dalla superficie totale di 338.424,38 km2 di cui un decimo è occupata da laghi di origine glaciale. La terra del Sole di Mezzanotte, confinante a est con la Russia, a nord con la Norvegia, a ovest con la Svezia e a sud con il Golfo di Finlandia, è un luogo straordinariamente affascinante. Le foreste ricoprono il suo territorio a perdita d’occhio, occupando l’86% del Paese; nella parte più settentrionale, a nord del Circolo Polare Artico, è possibile ammirare fenomeni quali l’aurora boreale. Lì si estende la Lapponia, il cui capoluogo – Rovaniemi – viene considerato la patria di Babbo Natale. Morfologicamente, in terra finnica si alternano monti (basti pensare alla catena dei Monti Scandinavi a nord-est del Paese), tundra (in Lapponia, dove prevale l’allevamento delle renne), fiumi (come l’ Oulujoki e il suo sistema fluviale), laghi (nell’area sud-orientale è situata la celebre Regione dei Laghi), ghiacciai e una costa frastagliata fronteggiata a sud dalle Isole Aland. Il mare che bagna la Finlandia è il mar Baltico e da ciò si evince che il litorale, soprattutto durante l’ Inverno, sia scarsamente praticabile a causa delle acque ghiacciate.

 

 

Ma qual è, esattamente, il motivo che ci ha spinti fino in Finlandia? La risposta è molto semplice: questo Paese, per il quinto anno consecutivo, è stato eletto il più felice al mondo dal World Happiness Report (elaborato dal Sustanaible Development Solutions Network dellONU). Viene quindi spontaneo esaminare le ragioni che hanno determinato la conquista di tale titolo. Cioè: perchè la Finlandia è un Paese felice, e su quali basi si fonda la sua felicità? Lo scopriremo subito insieme.

 

 

Il rapporto del World Happiness Report, innanzitutto, analizza il livello di felicità – dove per “felicità” si intende un’alta qualità della vita –  di un totale di 156 Paesi relativamente al benessere degli autoctoni, e di 117 rispetto a quello degli immigrati. Vengono presi in esame criteri come il reddito, la salute, la sicurezza, l’ istruzione, il funzionamento delle istituzioni e le caratteristiche a cui si associano, ad esempio la fiducia accordata loro dai cittadini, la presenza o meno della corruzione, la libertà di cui gode il Paese. Un parametro molto importante è costituito dall’ inclusività. Tornando a bomba: quali sono le motivazioni che fanno della Finlandia il Paese più felice del globo?

 

 

L’armonia con la natura

Non è difficile immaginare che la natura giochi un ruolo primario nella decisione del World Happiness Report. I finlandesi adorano vivere in armonia con l’ambiente, la sostenibilità e l’eco-friendly sono parte integrante della vita quotidiana. L’aria è pulita, la natura è uno degli scenari più amati entro i quali muoversi. In Finlandia, passeggiare nei boschi rappresenta uno dei passatempi preferiti: le foreste coprono tre quarti del Paese e raggiungerle richiede, in genere, non più di un quarto d’ora a piedi. Nelle grandi città, inoltre, è possibile usufruire delle immense aree di verde costituite dai parchi. Ma c’è di più. Secondo il principio del “jokamiehen oikeus”, il bosco appartiene a chiunque. Chiunque, cioè, può raccogliere liberamente erbe, fiori, funghi, bacche, oppure pescare con la massima tranquillità. “Everyman’s Rights” è il diritto che tutti hanno di godere responsabilmente dei frutti della natura. L’aria tersa della Finlandia dona a ogni prodotto una marcia in più: anche cibi selvatici come il camemoro, il tipico lampone artico, risultano prelibati, e preparare una cena che inneggia all’ “into the wild” è un’attività incredibilmente emozionante.

 

 

Ripristinare il contatto con la natura, come vi dicevo, in Finlandia è un must. Sono più di 40 i parchi nazionali disseminati nel Paese, tutti raggiungibili in meno di mezz’ora. In ogni parco sono presenti innumerevoli sentieri escursionistici e naturali, esistono aree adibite al campeggio dove è possibile dormire sotto le stelle e pasteggiare piacevolmente attorno a un falò. La varietà dei paesaggi rende ancora più sorprendenti questi istanti in completa armonia con l’ambiente: a sud le foreste sono fitte e rigogliose, a nord lo scenario assume tratti artici in puro stile “winter wonderland”. Non dimentichiamo, poi, che un soprannome della Finlandia è “terra dei mille laghi”. I laghi inclusi nei suoi confini sono ben 188.000 e fanno del Paese il più ricco di acque interne al mondo. A proposito di acqua, va notato che è immancabilmente cristallina: sia quella di laghi e fiumi che quella del rubinetto. A Helsinki è possibile berla senza problemi, viene considerata la più limpida del mondo.

 

 

Relax e detox con la sauna

La sauna fa parte della cultura e delle tradizioni finlandesi, ma non solo: è una vera e propria filosofia di vita. La dice lunga il fatto che, nel Paese, siano presenti ben tre milioni di saune su una popolazione complessiva di cinque milioni di abitanti. In termini di benessere, questo rito tipicamente finnico è senza dubbio il top. Ma non solo: nella sauna ci si ritrova con gli amici, con i colleghi di lavoro e via dicendo, per scambiare quattro chiacchiere mentre ci si rilassa e si usufruisce dei benefici del detox. Durante la sauna, inoltre, l’organismo rilascia un’alta quantità di endorfine, i neurotrasmettitori del buonumore. Lo step finale, che prevede il bagno in un lago ghiacciato, permette di godere appieno della bellezza degli specchi d’acqua del Paese. Non è un caso che l’ UNESCO abbia deciso di includere il più famoso rituale finlandese nell’ elenco del Patrimonio Culturale Immateriale: è una tradizione antichissima (la prima sauna risale al XII secolo) ed estremamente salutare.

 

 

Il paradiso dello sci

Un’ altra attività molto amata in Finlandia è lo sci: complici le basse temperature, si scia praticamente fino a Maggio. Le piste sono numerosissime e in Primavera inoltrata, quando il sole splende quasi tutto il giorno, si scivola lungo le discese sotto la sua luce magica. Anche chi adora lo sci di fondo può godere di vantaggi incomparabili. I percorsi, a miriadi, esplorano scenari da meraviglia che includono laghi, boschi rigogliosi e tutti gli angoli d’incanto del Paese.

 

 

L’ aurora boreale e il sole di mezzanotte: due fenomeni che lasciano senza fiato

La natura regala spettacoli di una magia ineguagliabile. In Lapponia, l’aurora boreale si verifica a partire dall’ Autunno fino alla Primavera per un totale di circa 200 giorni. Ma con il buio dell’ Inverno (i primi di Gennaio c’è una sola ora di luce), quando la neve ammanta il paesaggio di candore, assistere al fenomeno è ancora più emozionante: si tratta di un effetto ottico originato dall’ interazione tra il vento solare e la ionosfera terrestre. Dal loro incontro scaturiscono bande luminose declinate in un’infinità di forme e di colori che mutano continuamente. I cosiddetti “archi aurorali” esplorano nuance che vanno dal verde all’ azzurro passando (sebbene più raramente) per il rosso. Avere la possibilità di ammirarli è un evento che lascia senza fiato per lo stupore.

 

 

L’Estate, in Finlandia, è un periodo elettrizzante. A nord del Circolo Polare Artico, da Maggio ad Agosto il sole non tramonta mai; se ci si spinge più a sud tramonta solo per un istante e poi splende più smagliante di prima. Il cosiddetto “Sole di Mezzanotte” è contraddistinto da una luce straordinaria, praticamente una sorta di alba o tramonto che dura tutta la notte. I colori che prevalgono sono il giallo, l’arancio, il rosa. Questa fase temporale, che segue all’oscurità imperante dell’ Inverno, stimola un’ energia incontenibile nella popolazione: l’attività notturna è frenetica, le saune e i bagni di mezzanotte sono frequentissimi, facilitati anche dalle temperature più alte del mare e dei laghi.

 

 

Sicurezza, ospitalità, inclusività e parità di genere sono la norma

Finora abbiamo parlato di natura e di attività nella natura, ma come vanno le cose in città? Decisamente bene. Le metropoli finlandesi sono sicure, c’è un bassissimo tasso di criminalità. Se perdete il portafoglio è quasi automatico che vi venga riconsegnato, e che ve lo rubino è altamente improbabile. Qui è possibile girare da soli ovunque, sia di giorno che di notte. I servizi pubblici funzionano a meraviglia, la corruzione è pressochè assente e i cittadini guardano al Governo con fiducia. All’ asilo, dove si può accedere a due anni, si insegna ai bambini il concetto di parità di genere: uomini e donne hanno gli stessi diritti e doveri. Proprio nel Settembre scorso, a tal proposito, è entrata in vigore una nuova legge che assegna 160 giorni di congedo parentale a entrambi i genitori; è possibile che un membro della coppia ne ceda 63 al partner o a chi accudisce il bimbo. Le giovani donne hanno anche diritto a 40 giorni di indennità di gravidanza. Per concludere, l’inclusività  è molto importante: in Finlandia, gli stranieri si trovano a operare in un contesto altamente meritocratico che esalta i valori dell’ equità e dell’ accoglienza.

 

 

I finlandesi, un popolo entusiasta ed ospitale

Esistono molti stereotipi sulla presunta introversione dei finlandesi. In realtà si tratta di un popolo che ama aprirsi al prossimo, accogliente e generoso. Sicuramente, i finlandesi hanno molta voglia di raccontarsi e sono a dir poco entusiasti di far conoscere il loro Paese a chiunque lo visiti. A proposito di visite: saprete senz’altro che a Rovaniemi, nella Lapponia finlandese, si trova il celebre Villaggio di Babbo Natale.  E’ qui che Santa Klaus ha fissato la propria dimora, e potete fargli visita ogni giorno dell’ anno. Il Villaggio, inoltre, è attraversato dalla linea del Circolo Polare Artico: oltrepassatela ed otterrete un certificato che testimonierà la vostra impresa!

 

 

 

Il luogo

 

La location più suggestiva dell’ autunno? Senza dubbio, un fuoco e i suoi dintorni. Che siano fiamme che ardono in un camino o quelle di un falò, magari acceso in giardino oppure nei boschi. Ottobre è appena iniziato, ma di notte le temperature calano a picco: non c’è niente di meglio che godersi un po’ di tepore accanto alla fonte di calore che, per prima, diede conforto all’ umanità ancestrale. Sebbene oggi tendiamo a trascurarlo, il fuoco ha rivestito una primaria importanza per lo sviluppo della civilizzazione. Non a caso incarna una valenza emblematica ben precisa in moltissime religioni, culture, persino filosofie. Innanzitutto, è uno dei quattro elementi di contatto tra il microcosmo umano e il macrocosmo naturale (gli altri tre elementi sono aria, acqua e terra). Da tempi immemorabili viene associato all’ energia, alla forza, alla passione, al maschile, quattro termini che per gli antichi equivalevano a un tutt’uno. Si contrappone alla frescura, all’ umidità dell’ acqua con il suo potente calore; tra i punti cardinali lo si identifica con il Sud. L’ esoterismo conferisce al fuoco una funzione purificatrice, vivificante, trasformatrice. Riflettendo la luminosità dello Spirito, è in grado di innalzare qualsiasi cosa a livelli di perfezione sublime. Per gli alchimisti rappresentava il numero 1 in quanto emblema dell’ Unità: dal fuoco si erano forgiati i restanti tre elementi e ciò favoriva la sua associazione con il creare, con il fervore inventivo. Anche le emozioni vissute al massimo, senza timori, rimandavano al fuoco. “Ardente” è un aggettivo in tal senso esemplare. Tornando alla vita di tutti i giorni, il fuoco possiede numerose valenze. E’ convivialità, intimità, calore, anche figurativamente parlando. Attorno al fuoco, in autunno, ci si riunisce per chiacchierare, mangiare caldarroste, bere un calice di buon vino. Oppure per danzare, ascoltare musica, celebrare i più disparati eventi. Da tempi remotissimi, fino al momento in cui è comparsa la televisione, nei casolari di campagna vigeva l’usanza di ritrovarsi la sera davanti al focolare. La cena era appena terminata: il momento giusto per lasciar spazio alle conversazioni, ai racconti, alle leggende, alle dicerie che correvano in paese. Il vino rappresentava una sorta di “pozione magica” inebriante che dava sapore a quelle riunioni. Ai bambini venivano narrate le fiabe, ma al tempo stesso aleggiava il gusto di procurarsi brividi a vicenda. Non è un caso che, di frequente, ci si intrattenesse nel tramandare storie e leggende dagli accenti macabri. Era uno dei modi prediletti per provare e per trasmettere emozioni, amplificandole attraverso la cassa di risonanza della paura; un modo che, al pari della convivialità delle chiacchiere e del vino sorseggiato tutti insieme, alimentava il piacere della condivisione. Proprio lì, di notte, come in una sorta di rituale…mentre ardevano le fiamme del focolare.

 

 

 

Il luogo

 

Un luogo? All’ aria aperta. Che sia nel dehors di un bar o di un locale, in giardino, in un prato, in campagna, di fronte al mare…E’ ora di ricominciare a vivere assaporando le atmosfere frizzanti dell’ Estate in arrivo. E di ripristinare, rigorosamente, il rito dell’ aperitivo troppo a lungo abbandonato giocoforza: potete immaginare qualcosa di meglio, a fine giornata, di un buon drink affacciato sui magnifici tramonti di Giugno? Rappresenta una pausa, o sarebbe più appropriato dire un rituale, all’ insegna della convivialità e del relax “vivace”, quello fatto di chiacchiere, sorrisi e risate liberatorie; momenti che si incastrano mirabilmente nella cornice di una Primavera che presto lascerà spazio alla magia ed alla suggestività del Solstizio d’Estate. La riapertura generale ci sta dando la possibilità di godere delle prime serate di aria tiepida, con i capelli scompigliati da una leggera brezza e il viavai cittadino che non si arresta neppure alle fatidiche otto di sera: anzi, semmai è proprio a quell’ ora che le vie e le piazze cominciano a brulicare di vita. Personalmente, il mio “all’ aria aperta” è sinonimo di “a contatto con la natura”. Perchè non mi stancherò mai di stupirmi davanti alla sua meraviglia, di riscoprirla ogni volta, di ammirare fin nei minimi dettagli la sua perfezione. Come disse William Shakespeare, ” E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene.”: chi mi conosce sa che, non a caso, sono una delle sue più grandi ammiratrici…