
Il mattino ha una fetta di crostata alle more in bocca.
(Fabrizio Caramagna)
E’ uno dei dolci autunnali per eccellenza: la crostata, un’antichissima torta italiana, potrebbe essere descritta come un delizioso connubio di pasta frolla e confettura (sostituita talvolta dalla crema, la cioccolata o la frutta fresca). La sua particolarità sono le strisce di pasta frolla che la guarniscono, rigorosamente intrecciate. A queste si aggiunge un bordo che circonda, o meglio “incornicia”, il dolce, dalla forma tonda anche se non mancano varianti rettangolari. In Italia, infatti, la tradizione vuole che esistano crostate diverse a seconda della regione di appartenenza. Nelle Marche, come pure nel Lazio, è molto diffusa la crostata di visciole. A Sermoneta, in prossimità di Latina, la crostata contiene cannella, ricotta e un liquore aromatico per dolci. In Veneto, tra Treviso e Belluno, la crostata si farcisce con la confettura di marroni, mentre una versione lombarda del dolce lo insaporisce con una manciata di tortelli cremaschi. Nel centro Italia e nell’Italia del Sud esiste una crostata, detta “alla romana”, con ricotta e uvetta. Tornando in Veneto, è divenuta celebre una variante a base di amaretti, zucca e canditi. In Calabria, infine, la crostata è un tripudio di inebrianti sapori: combina la confettura di peperoncini con la marmellata di arance e le mandorle tritate. Il suo nome? Crostata del diavolo, e non poteva essere altrimenti.

Il nome e le origini
Ma come nasce il nome “crostata”? In latino, crustāta indicava sia la crosta, detta crusta, che il participio passato del verbo crustāre, letteralmente “incrostare”. Al termine “crostata” vero e proprio si arriva nel 1600, precisamente nel 1612: è questo l’anno in cui venne riportato nel Vocabolario degli Accademici della Crusca. Cinque anni dopo, nel 1617, Giacomo Pergamino lo incluse ne “Il memoriale della lingua italiana”. La crostata sancì in questo modo il suo ingresso ufficiale tra le tipologie di dolci.

Le radici antiche
Si ritiene che, all’epoca dell’antica Roma, gli “obleidos” fossero gli antenati dell’attuale crostata. Gli obleidos erano un tipico cibo da strada: delle cialde preparate con miele, farina e pezzi di frutta che a loro volta discendevano dalle “obleias” dell’antica Grecia e da certi dolcetti egizi. Tuttavia, sembra che la crostata abbia radici persino più remote nel tempo. L’Accademia Barilla ha individuato le sue origini nella pastiera napoletana, datando la sua nascita nell’epoca paleocristiana (dagli inizi del Cristianesimo al VI secolo d.C.). La pastiera, infatti, viene considerata molto simile alla crostata in quanto consta di pasta frolla farcita. Nell’alto Medioevo, la crostata era il dolce presente durante i banchetti: tra i suoi ingredienti annoverava le spezie, il miele, il formaggio e una manciata di canditi. Con il passar dei secoli, il gusto della crostata divenne sempre più dolce. Bartolomeo Scappi, un noto cuoco italiano vissuto nel XVI secolo, la inserì in molteplici ricette del suo libro “Opera dell’arte del cucinare”, pubblicato nel 1570. Non si limitò, però, a quelle che esaltano la dolcezza di questa torta, e incluse anche svariate ricette di crostate salate. Tra le crostate dolci predominano le ricette di crostate alla frutta, in particolare mele cotogne e amarene. Piuttosto sorprendenti, invece, risultano le crostate salate, che si avvalgono di ingredienti come funghi, formaggio e carne di maiale. Oggi non riusciremmo proprio a definirle “crostate”: si avvicinano più alle tipiche torte salate della cucina inglese.








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